venerdì, Novembre 14, 2025

Voglia di leggerezza

Avrei e forse molti di voi avrebbero voglia di un po’ di leggerezza. Stiamo attraversando un momento storico molto faticoso, per me che sono figlio del  dopo guerra…
È difficile immaginare i possibili nuovi equilibri, troppa instabilità che porta inevitabilmente a rendere tutto fortemente precario.
Progetti e approcci al futuro si ridimensionano, tutto rientra sempre più nella logica del carpe diem, ma per fortuna c’è ancora la forza delle giovani generazioni.
Infondere fiducia nelle loro capacità, e impegno nel credere nei fondamenti dei buoni principi, ci permette sia di non gettare al vento le nostre esperienze di vita, vissute nella seconda metà del secolo XX°, sia di confrontarle con la realtà di oggi che lascia poco spazio alla …..fantasia e creatività…….esperienze che per fortuna possiamo ancora raccontare.
Fantasia perché i sogni sono la molla della vita, creatività perché rende possibili i sogni irrealizzabili diversamente.

Lo stretto di Bering e il passaggio a Nord Ovest

Un po’ di storia: La necessità del confine marittimo è sorta all’indomani dell’acquisto dell’Alaska da parte degli Stati Uniti dall’Impero russo. A quel tempo, gli interessi marittimi nazionali erano stabiliti solo al limite delle tre miglia.
Il trattato di acquisto menzionava un confine attraverso il Mare di Bering; tuttavia, con l’introduzione del limite di 200 miglia da parte della Legge del Mare, la questione del confine divenne pressante, poiché nessuna delle due parti poteva produrre le mappe utilizzate durante i negoziati originali di acquisto, e le due parti convennero che il confine fosse inteso come una linea retta su una mappa, ma non concordarono sull’utilizzo della proiezione cartografica:  Mercatore o mappa conforme.
Ciò determinò un’area di contesa di circa 15.000 miglia nautiche quadrate. La linea del 1990 divise la differenza tra le due linee e introdusse diverse “aree speciali” che si trovavano oltre la zona delle 200 miglia, ma in cui le parti cedevano i loro diritti all’avversario.
La maggior parte dell’area contesa nel Mare di Bering fu concordata per affidarla agli Stati Uniti; il Congresso degli Stati Uniti ratificò rapidamente l’accordo, ma l’Unione Sovietica non riuscì a ratificarlo prima del sua dissoluzione nel 1991.. Oggi gli Stati Uniti continuano gli sforzi per rafforzare la linea di confine contro lo sconfinamento dei pescherecci russi, al fine di costruire la prova della “pratica generale dello Stato” che l’accordo del 1990 è effettivamente il confine marittimo tra i due paesi.

Perchè vi ho parlato dello stretto di Bering?  Ho sempre l’abitudine di ascoltare e leggere notizie su ciò che succede ai nostri mari ed oceani,  ai viaggi per mare e alle opportunità che vengono offerte alla logistica, e domenica scorsa ho ascoltato un lungo servizio sulla riapertura del canale di Bering, perchè lo scioglimento della calotta artica apre una via di comunicazione che ridurrà di un terzo il tragitto fra Europa e America, aprendo nuovi fronti di contenzioso fra gli stati che si affacciano su quella “via d’acqua”, e con perdita di traffico sul canale di Suez e inevitabili ripercussioni sull’economia di tutta Europa.

E noi??? ….

Noi, dopo l’apertura del canale di Bering, assistiamo all’importanza strategica che assume la Groenlandia, e questo articolo di Riccardo Renzi ci da una informativa di ciò che sta accadendo intorno al Polo Nord.

Nel lessico della difesa americana, la Groenlandia non è un’isola remota ma una finestra sul Polo Nord. Da lì passano, per geometria terrestre, le traiettorie più brevi di missili balistici intercontinentali lanciati dall’Eurasia verso il Nord America. È su questa logica che nasce e si consolida la Pituffik Space Base, ex Thule Air Base, oggi pilastro del sistema di early warning missilistico degli Stati Uniti.
Gestita dal 12th Space Warning Squadron, la base ospita l’imponente radar phased-array AN/FPS-132 UEWR, un sensore capace di “vedere” un lancio di ICBM o SLBM in pochi secondi, calcolarne rotta e tempo d’impatto, e attivare la catena di comando del NORAD, il network di difesa congiunta USA-Canada.
In questo scenario, la posizione è potenza: a latitudini artiche la curvatura terrestre amplifica la linea di vista e concede minuti preziosi per reagire. Minuti che, in una guerra missilistica, fanno la differenza tra deterrenza e catastrofe.

 

Il nodo invisibile del GIUK Gap
Pituffik non vive isolata tra i ghiacci: è parte di un ecosistema di sensori che abbraccia il cosiddetto GIUK Gap – lo spazio marittimo tra Groenlandia, Islanda e Regno Unito. Durante la Guerra Fredda, questo “imbuto atlantico” era la porta d’ingresso dei sottomarini sovietici; oggi, nella rinascita della competizione tra grandi potenze, conserva la stessa valenza strategica. Chi controlla quel varco controlla il flusso informativo tra Artico e Atlantico: radar, aerei da pattugliamento e satelliti cooperano per offrire una situational awareness continua, trasformando la Groenlandia nel primo anello della difesa continentale nordamericana.

 

L’evoluzione della minaccia
Il radar UEWR di Pituffik nacque per una minaccia “geometrica”, ossia missili balistici classici con traiettoria prevedibile e quota elevata. Ma l’avvento delle armi ipersoniche ha mutato la fisica della difesa. Un veicolo planante ipersonico (HGV) o un missile da crociera ipersonico (HCM) vola a bassa quota, manovra e riduce drasticamente il tempo utile di reazione.
L’orizzonte radar diventa un limite invalicabile: il sensore “vede” tardi, la finestra d’ingaggio si accorcia, e la certezza della traccia si dissolve. Pituffik resta un occhio straordinario verso l’alto, ma non dispone ancora di una “mano” locale per colpire. È questa la vulnerabilità del collo di bottiglia artico, dove la velocità sostituisce la distanza come parametro decisivo della minaccia.

 

Dalla deterrenza statica all’architettura ibrida
Per reagire a questa nuova fisica del rischio, gli Stati Uniti stanno trasformando Pituffik da presidio periferico a nodo centrale della homeland defense.
Dal giugno 2025 la responsabilità operativa è passata a USNORTHCOM, segnando un cambio concettuale: la Groenlandia non è più “avamposto europeo”, ma parte integrante della difesa continentale. Due le linee d’azione:
Dal cielo, con il Tracking Layer della Space Development Agency e i sensori HBTSS, in grado di seguire i bersagli ipersonici lungo tutta la traiettoria, superando i limiti dell’orizzonte terrestre.
Dal mare, con la componente Aegis del Sea-Based Terminal, unica oggi capace di intercettare profili veloci e bassi nella fase terminale.
In prospettiva, l’anello mancante sarà il Glide Phase Interceptor (GPI), progettato per colpire i veicoli ipersonici mentre ancora planano. Ma la vera chiave resta la sensor fusion: integrare i dati di radar, satelliti e piattaforme mobili in un’unica rete decisionale.

 

La nuova competizione artica
L’Artico contemporaneo non è più un deserto bianco, ma un teatro multipolare.
La Russia ha ricostruito basi nella penisola di Kola, dispiegato sistemi missilistici costieri e rompighiaccio nucleari, trasformando la Rotta del Mare del Nord in un corridoio militare ed energetico. La Cina, pur “non artica”, si è autodefinita “nazione quasi artica”, investendo in infrastrutture portuali, ricerca e logistica nella regione, sognando una Polar Silk Road alternativa a Suez.
La NATO, con l’ingresso di Finlandia e Svezia, ha chiuso l’arco settentrionale e rilanciato la sua strategia artica, riscoprendo il valore della deterrenza nelle regioni polari. In questo equilibrio instabile, la Groenlandia resta il cuore sensibile del sistema occidentale: territorio danese con aspirazioni autonomiste, ma anche piattaforma insostituibile per la sorveglianza emisferica. Ogni discussione sulla sua indipendenza, pertanto, ha un immediato riflesso strategico, economico e militare.

 

Il tempo come arma strategica
Pituffik non è solo un radar nel deserto di ghiaccio: è una macchina del tempo geopolitico. Ogni secondo guadagnato nel rilevamento è un secondo in più per decidere, e la decisione è la vera arma di chi difende. In un mondo in cui la traiettoria più breve per colpire l’America passa sopra il Polo, la Groenlandia rappresenta il balcone del mondo libero, e Pituffik ne è il binocolo elettronico.
Nell’era degli ipersonici, il vantaggio non è avere il radar più grande, ma trasformare un lampo all’orizzonte in una scelta utile prima che il bersaglio arrivi. È questo il vero significato strategico dell’Artico: non più fine del mondo, ma inizio della difesa del mondo.