lunedì, Dicembre 15, 2025

Il lago di Garda

di Enzo Sgambati

Non sono mai stato un velista da lago, ma ho sempre saputo che la navigazione in questo specchio d’acqua richiede molta esperienza. Questo interessante articolo di Enzo Sgambati ci aiuta a capire perchè.

Oggi parliamo del Lago di Garda e del perché quel “piccolo mare” può diventare una trappola per naviganti esperti

Ho passato molti anni della mia vita a navigare sul Lago di Garda. Ho navigato in molti mari e come capita a tutti gli skipper, ho preso le “mie” burrasche, quelle che ti fanno capire che con il mare non si scherza e noi siamo solo piccoli esserini che qualche volta più per necessità che per coraggio, ci troviamo a doverle superare. Eppure, quando ripenso alle situazioni più difficili della mia carriera, alcune delle peggiori mi sono capitate proprio lì, su quel “lago” che molti ritengono un bacino tranquillo dove andare a fare pratica di vela oppure a fare la gita con il gommone.
La verità è che il Garda, per chi lo conosce davvero, è un piccolo oceano racchiuso tra montagne. E tradisce spesso anche i più esperti.

Ma Perché il lago di Garda è così insidioso?

  1. Le montagne che creano un “effetto imbuto”
    Quando il vento decide di scendere dalle valli o di incanalarsi tra le creste, non c’è preavviso che tenga: in pochi minuti può passare da una brezza leggera a una frustata di 40 nodi.
    Il lago diventa un microclima autonomo: ciò che leggi nelle previsioni spesso conta poco. Le montagne comprimono l’aria, accelerano il vento e generano raffiche improvvise e taglienti.
     
  2. In mare hai orizzonte, spazio e segnali per prepararti.
    Sul Garda, invece, tutto succede vicino a te e molto rapidamente. Ogni località del lago ha i suoi venti: il Peler da nord e l’Ora da sud si alzano con precisione cronometrica in regime di alta pressione ma ogni valle, ogni gola e ogni golfo ha le proprie correnti. Solo, per esempio, nel golfo di Garda insistono quattro venti: la “Vinessa” (da Vicenza); la “Gardesana” (che soffia la sera da Garda in direzione di Sirmione e che traversa la barca di colpo con le sue raffiche); l’Ander, che soffia da sud-ovest tra Rivoltella del Garda e Padenghe, e talvolta tra le località Fornaci (Peschiera del Garda) e la Rocca di Manerba; e la Pizzocca o Pizzoccher, che spira da nord-nord-est, nasce dai pendii dietro punta di San Vigilio e scende dal Monte Baldo.
     
  3. Uno dei venti più pericolosi, che porta forti burrasche.
    Sradica ormeggi, capovolge barche e provoca naufragi, è il Ballin (che prende il nome dall’omonimo passo Ballin appunto dove si forma a nord di Riva del Garda) o Ballinot (in dialetto trentino) e scendendo sulla superficie del lago prende velocità e sfruttando “l’effetto Venturi”, accelera quando passa nell’imbuto tra Limone e Malcesine. L’acqua cambia colore, diventando di un verde trasparente quasi caraibico, e il vento prende velocità verso sud, con una potenza che a volte raggiunge i 20 metri al secondo.
  4. Le tempeste estive: la velocità con cui si formano
    Ricordo pomeriggi iniziati sotto un sole limpido che si trasformavano in pochi minuti in un muro di pioggia e vento. A volte, mentre sei impegnato a regolare una vela o a controllare un fiocco, ti accorgi troppo tardi che sopra il Baldo sta già scendendo una coltre nera che finirà su di te in dieci minuti. E quando arriva, arriva davvero: acqua orizzontale, raffiche che ti spingono di lato, onde corte che sbattono la barca come se fosse un giocattolo. 
  5. Onde corte e ripide: un mare in miniatura, ma più cattivo. 
  6. Il lago non ha spazi per far distendere il moto ondoso.
    Le onde, invece di distendersi come in mare, diventano corte, ripide e quasi verticali quando soffia forte.
    Risultato: la barca non cavalca, non taglia… sbatte. E tutto diventa più pericoloso perché le reazioni dello scafo sono secche, violente e spesso imprevedibili.
  7. Sono onde piccole ma cattive, e possono fare molti danni. 
  8. Raffiche che ti colpiscono come pugni.
    In mare il vento, pur ruotando, mantiene una certa coerenza.
    Sul Garda, invece, può cambiare direzione di 20–30 gradi in pochi secondi, con raffiche che non arrivano “graduali”, ma a tratti.
  9. È come navigare in mezzo a colpi di vento che non vedi arrivare finché non li senti sulla vela.


Molti sottovalutano il Garda
.
Ricordo di una notte nella quale dopo essere partito da Castelletto di Brenzone con un Sun Odyssey 33 e con un vento a 18 nodi, navigavo verso Riva del Garda con 8 ospiti a bordo che volevano assistere alla “Notte di Fiaba (lo spettacolo pirotecnico più importante d’Europa che si svolge a fine agosto). Durante il tratto di navigazione da Castelletto di Brenzone alla Val di Sogno (Malcesine) il vento aumentava passando da 18 a 25, a 32, a 37, a 45 fino ad arrivare a 52 con raffiche fino a 55 nodi. Nonostante tutto, riuscì a raggiungere la baia della Val di Sogno. Tutti i gavitelli erano occupati, ma ne scorsi uno libero. Che c…o, pensai, e mi avvicinai. Riuscii ad ormeggiare senza difficoltà, ignaro del fatto che, a tenerlo sul fondo, non c’era un blocco di cemento da settecento chili come previsto dalla norma, ma una semplice pietra, neppure troppo grande. L’avrei scoperto solo la mattina seguente, quando un addetto della Protezione Civile, con un misto di stupore e rimprovero, me lo rivelò, facendomi notare tra l’altro che era di loro proprietà.
Incredibile !
Provai un brivido di terrore puro nel rendermi conto che avevo passato la notte ormeggiato a quella pietra con una barca di undici metri. Eppure, nonostante l’incoscienza involontaria, ero scampato alla buriana. (Preciso che non senza difficoltà la sera precedente con l’aiuto del tender, ero riuscito a sbarcare tuttil gli ospiti).

 

Quella stessa notte, al largo di Malcesine,
due turisti tedeschi che nel pomeriggio avevano noleggiato un 4,70 si erano spinti verso il nord del lago. Sottovalutando le condizioni atmosferiche, così tipiche e insidiose del Garda, si erano ritrovati nel pieno della tempesta. Nonostante le ricerche, non sono mai stati ritrovati.
Purtroppo, chi arriva dal mare pensa che nulla possa sorprenderlo in uno specchio d’acqua chiuso.
E molti, proprio per questo, rischiano più che in mare.
Si entra in acqua con vele troppo grandi, con poca attenzione alle nubi sulle montagne, senza conoscere la ciclicità dei venti locali (Peler e Ora), né le loro versioni “arrabbiate”.
È questa fiducia mal riposta che spesso alimenta le situazioni più difficili.
Non esagero: alcune delle peggiori batoste che ho preso in barca sono state lì.
Temporali improvvisi, raffiche che mi hanno sdraiato la barca senza preavviso, scrosci che rendevano impossibile vedere a pochi metri, onde che salivano da un lato e rimbalzavano dall’altro.
In mare ti prepari, hai previsione, spazio per manovrare.
Sul Garda, a volte, non hai né tempo né spazio né preavviso.
E devi contare solo sull’esperienza e sui riflessi.
Amo troppo il mare per tornare a navigare sul lago, ma devo riconoscere che il lago di Garda è un campo di allenamento severo, che ti forma più del mare stesso. E quando impari a capirlo, a leggerlo, a rispettarlo, diventa uno dei luoghi più affascinanti al mondo per navigare. Ma resta un fatto:

Chi sa navigare sul Garda è pronto a navigare ovunque.
E chi lo sottovaluta… prima o poi ne paga il prezzo.