Il pesce palla e il pesce scorpione
Anche questi due pesci stanno arrivando nei nostri mari. Il pesce palla Io l’ho “conosciuto” ai Caraibi, quando, a bordo di Isola Bianca II con Angelo Preden sono rimasto 15 giorni in crociera dalla Martinica a Tobago….eravamo negli anni ’70, ma recentemente l’ho visto anche in Egeo.
Il pesce scorpione invece lo avevo visto nel mar Rosso sempre negli anni ’70, e i suoi colori traggono in inganno tanto da cercare diavvicinarlo; negli ultimi anni “frequento” un’isoletta dell’geo, e sotto una scarpata molto vicino alla spiaggia c’è una “tana” dove ci sono alcuni pesci scorpione…bellissimi, ma quest’anno dovrò farlo presente a qualche responsabile di spiaggia perchè provvedano ad evitare problemi per i bagnanti.
Oggi queste due specie sono presenti da noi, anche in Adriatico, in particolare due pesci scorpione: il primo è stato catturato pochi giorni fa in località Le Castella (KR) da pescatori professionisti alla profondità di circa 24 metri. Il secondo avvistamento è avvenuto il 25 giugno, durante un’immersione ricreativa lungo le coste di Marina di Gioiosa Ionica (RC), a circa 12 metri di profondità. La prima segnalazioni di questa specie nei nostri mari è avvenuta per la prima volta nel 2016.
E’ bene prestare attenzione, per questo ve li presento:
PESCE PALLA
Per anni, gli scienziati sono rimasti perplessi davanti a misteriosi disegni circolari quasi perfetti apparsi sui fondali marini al largo del Giappone. Formazioni affascinanti, simili a opere d’arte, che comparivano e scomparivano senza spiegazione. Ci è voluto un decennio per scoprire il loro autore e il motivo di questa sorprendente creazione.
Il responsabile di queste strutture, larghe quasi due metri, è un minuscolo pesce palla, Torquigener albomaculosus, lungo appena 12 centimetri. Gli scienziati hanno scoperto che questi cerchi non erano altro che elaborati nidi di corteggiamento: i maschi impiegano fino a sei settimane per realizzarli con precisione, accumulando sabbia fine e decorandoli con conchiglie. Lo scopo? Attirare una compagna.
Se una femmina gradisce il lavoro, si posiziona al centro del cerchio, segnalando la sua disponibilità all’accoppiamento, che dura solo pochi secondi. Se invece non è interessata, la corrente marina cancellerà in poco tempo quella meravigliosa opera d’arte, costringendo il maschio a ricominciare da capo.
PESCE SCORPIONE
Il pesce scorpione è una specie appartenente alla famiglia degli Scorpaenidae. Si tratta di un pesce molto vistoso, con un corpo allungato e compresso lateralmente, ricoperto di scaglie rossicce. La testa è grande e appuntita, con occhi sporgenti e bocca ampia. Le pinne sono ampie e vistose, con raggi spinosi velenosi. La colorazione è variabile, ma di solito presenta fasce verticali rosse o marroni su uno sfondo bianco o giallo. Il pesce scorpione è originario dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, ma si è diffuso anche nel Mar Mediterraneo a partire dagli anni ’90, probabilmente a causa del riscaldamento globale e del trasporto accidentale attraverso il Canale di Suez. Si tratta di una specie invasiva, che compete con le specie autoctone per le risorse alimentari e lo spazio. Inoltre, rappresenta una minaccia per la salute umana, in quanto le sue spine velenose possono infliggere dolorose punture a chi lo tocca o lo calpesta accidentalmente. Commestibile e prelibato, il pesce scorpione è una specie protetta dalla Convenzione di Berna e dalla Convenzione di Barcellona, che ne vietano la cattura e il commercio. Tuttavia, può capitare a volte che finisca nelle reti dei pescatori, e ciò espone questi ultimi al rischio di punture. È consigliabile informarsi sulla presenza del pesce scorpione nelle zone frequentate dai bagnanti e dai subacquei, evitare di toccarlo o avvicinarlo e segnalare eventuali avvistamenti alle autorità competenti.
Il veleno del pesce scorpione è una miscela di neurotossine e citotossine che agiscono provocando intenso dolore, gonfiore, arrossamento, nausea, vomito, sudorazione, ipotensione, tachicardia e difficoltà respiratorie, anche se l’animale non è vivo: il contenuto delle sue spine infatti agisce fino a 48 ore dopo la morte del pesce. In alcuni casi, la puntura può causare anche shock anafilattico, paralisi o necrosi dei tessuti. Il trattamento consiste nel lavaggio e nella disinfezione della ferita con acqua dolce, l’applicazione di impacchi caldi per neutralizzare il veleno e la somministrazione di antidolorifici e antistaminici. In caso di sintomi gravi, è necessario ricorrere al pronto soccorso.
La sua puntura, oltre a essere molto dolorosa, può provocare diversi danni e, nei casi peggiori, portare alla morte