Occhio ai nodi scivolosi
Molte legature sotto trazione tendono a scorrere. Meglio sapere quali sono e di quanto cedono
Alcuni tipi di cavi sintetici hanno l’inconveniente, se così lo si può chiamare, di essere “scivolosi”; ciò è da imputare sostanzialmente alle caratteristiche di levigatezza delle fibre cui sono composti. In sintesi, possiamo dire che alcuni nodi possono scivolare più del dovuto sotto trazione, o se sottoposti ciclicamente a tensione e laschi.
Questo fenomeno, che non è un difetto, è solo un fattore che il velista deve conoscere e deve essere tenuto in considerazione al momento dell’utilizzo. Anche le impiombature tradizionali sono soggette alla scivolosità delle fibre, è bene quindi avere l’accortezza di eseguire le finiture utilizzando alcuni accorgimenti. Uno dei più semplici, applicabile ai cavi sintetici, è quello di fondere il legnolo che fuoriesce dall’intreccio, appiattendolo in modo da creare un ingrossamento che impedirà il rientro del legnolo stesso.
Un altro metodo, certamente più sicuro e adottato anche sulle gómene d’ attracco delle navi, consiste nel dividere il legnolo terminale a metà e legarlo con la metà del legnolo contiguo, creando in tal modo un sistema di blocco su tutti i legnoli (figura accanto).
Un aspetto importante da non sottovalutare, poi, è dato dall’effetto del calore: in alcuni casi limite la frizione generata dallo sfregamento può alterare la resistenza del cavo stesso. Bisogna evitare anche che un ca- vo sia inferito su bozzelli che han- no le pulegge di piccolo diametro (meno di 5 o 6 volte il diametro del cavo sotto tensione) e controllare frequentemente il buon funzionamento delle pulegge: un bozzello con la puleggia bloccata deteriorerà irreparabilmente e rapidamente il cavo che vi è inferito.
È bene tenere presente inoltre che i nodi di congiunzione vanno considerati sempre come sistemi temporanei; per l’uso permanente, e a maggior ragione quando si tratta di sforzi gravosi o se il cavo è sottoposto a frequenti strappi, è sicuramente preferibile ricorrere alle impiombature che sono classificate universalmente come metodi più sicuri. C’è inoltre da considerare che il coefficiente di tenuta dei nodi di congiunzione diminuisce soprattutto quando i due cavi da unire sono di misure differenti. Vi sono due fattori strettamente correlati fra loro che determinano le caratteristiche di un nodo: la resistenza e la sicurezza, anche se quest’ultima è spesso indebitamente considerata implicita nell’accezione stessa del vocabolo resistenza.
Questi due fattori, tra l’altro, sebbene siano ben distinti, sono impossibili da determinare e valutare separatamente nell’ambito dello stesso collaudo: ciò accade anche perché possiamo avere un nodo che è tenace e non si scioglie, ma che indebolisce il cavo o, viceversa, un nodo che non si rompe ma che tende a sciogliersi.
Nel primo caso il nodo è sì resistente, ma crea indebolimento al cavo in modo elevato, quindi diminuirà il coefficiente di sicurezza, mentre nel secondo caso, avremo un nodo che prima di giungere al punto di rottura tende a scivolare, e anche in questo caso non è certo sicuro. Ogni nodo determina inevitabilmente, e in percentuale differente secondo il tipo di nodo, la riduzione della resistenza di un cavo; in effetti più l’angolo cui è sottoposto il cavo è acuto, tanto minore sarà il carico di rottura risultante. Si consideri per esempio che un nodo semplice posto al centro di un tratto di cavo determina allo stesso una perdita di resistenza di circa il 50 per cento, e la rottura avviene quasi sempre prima o dopo il nodo.
La volta tonda con nodo parlato (figura accanto) è classificato come uno dei nodi di avvolgimento su palo più sicuri, e ciò in ragione del fatto che il carico viene assorbito gradualmente dai giri intorno al punto fisso; con la volta, inoltre, si evita appunto che il carico e gli eventuali strattoni agiscano su angoli acuti. Qualora si tratta di un cavo di materiale scivoloso (ad esempio nylon da ormeggio) è consigliabile effettuare anche una legatura che blocchi la cima con il dormiente. Non è un caso, poi, se la volta tonda con nodo parlato, il gruppo di ancorotto, il nodo parlato e la gassa d’amante, siano i nodi preferiti dai professionisti del mare.
Abbiamo accennato a scivolosità “superiore al dovuto” in ragione del fatto che alcuni nodi sono soggetti a tale fenomeno indipendentemente dalla natura della fibra. Anche perché quasi sempre i nodi che si utilizzano a bordo delle imbarcazioni non lavoreranno mai restando sotto tensione fissa, bensì saranno sottoposti a un numero indefinibile di cicli di tensione e di allentamento o subiranno i cosiddetti “strappi”, quindi sarà bene conoscere i comportamenti di alcuni nodi sottoposti a tali ripetute sollecitazioni.
Il nodo di scotta è detto “normale” quando entrambe le cime escono dallo stesso lato, mentre è a sinistra (sx) quando il dormiente non accavallato esce da questo lato.** Questo nodo, secondo il manuale di Clifford W. Ashley (The Ashley Book of Knots), è adatto per sagole sottili e lisce.
Uno dei maggiori esperti del settore, lo statunitense Clifford Warren Ashley, autore di un libro considerato la “bibbia” dei nodi (The Ashley Book of Knots), ha eseguito numerosi collaudi su alcuni nodi realizzati con cavi di canapa, manilla e sisal, i quali, hanno dato interessanti risultati (vedi tabella sopra). Da queste esperienze si deduce con chiarezza che alcuni nodi che sembrano “immobili” sono invece soggetti a scorrimento; ciò non vuol dire che non sono sicuri, solo che bisogna conoscerne il comportamento in determinate condizioni.
Un esempio valido ci perviene da autorevoli manuali di alpinismo: qualora si debba realizzare un doppio nodo inglese (figura accanto), si consiglia di lasciare un buon tratto di cima in bando da ambo i lati, corrispondente ad almeno 20 volte il diametro, proprio in ragione del fatto che questo nodo, seppure sicuro, è soggetto a scorrimento se sottoposto a strappi. Addirittura se il diametro del cavo è minimo (e a maggior ragione se di kevlar) è consigliabile eseguire un nodo inglese triplo e aumentare la lunghezza dell’imbando. Molto interessante è anche la classificazione di alcuni nodi e impiombature riguardo la perdita di resistenza.
Il nodo piano, indipendentemente dalla percentuale di perdita di resistenza, è uno dei nodi al quale si può ascrivere il maggior numero di incidenti. Effettivamente è uno dei nodi più conosciuti, soprattutto per l’utilizzo nell’allegoria e nelle decorazioni dei lavori marinareschi, ma per quanto riguarda la sicurezza, lascia molto a desiderare. Molti manuali di nodi lo classificano come nodo di giunzione, ma senza riportarne il quoziente di sicurezza; è anche denominato nodo di terzarolo (figura accanto), poiché con la ganciatura, (ma anche senza, perché basta tirare uno dei correnti per far capovolgere il nodo e farlo scivolare) si possono sciogliere rapidamente i matafioni dei terzaroli.
In effetti è sì un nodo di giunzione, ma non troveremo mai un Marinaio (la “m” maiuscola non è a caso) che lo utilizzerà per intugliare due cavi, magari a bordo di un rimorchiatore. Del resto la classificazione data da Ashley a questo nodo e le sue varianti è inequivocabile: lo ha contrassegnato con un teschio con le tibie incrociate!