lunedì, Dicembre 22, 2025

5 situazioni che ogni skipper deve saper affrontare in mare

Dalla gestione dei terzaroli al groppo in arrivo: ecco cinque situazioni reali che uno skipper deve saper affrontare per mantenere la sicurezza a bordo.

1) Terzaroli

A cosa servono i terzaroli

  • Ridurre la potenza: Diminuiscono la superficie esposta al vento, riducendo la spinta sulla barca.
  • Mantenere l’equilibrio: Evitano che la barca sbandi eccessivamente, rendendola più stabile e sicura.
  • Adattarsi al vento: Permettono di navigare in sicurezza anche quando il vento aumenta notevolmente.

Come si prendono i terzaroli (manovra semplificata)

  1. Avvicinarsi alla bolina: Portarsi in una posizione di bolina stretta per ridurre la spinta.
  2. Allentare le scotte: Lascare la scotta di randa e il vang per far fileggiare la vela.
  3. Sostenere il boma: Cazzare l’amantiglio per bloccare il boma in alto.
  4. Ammainare la vela: Lascare la drizza della randa fino a quando la prima mano di terzaroli non è a livello del boma.
  5. Agganciare la vela: Incocciare (agganciare) la bugna (l’angolo della vela) al corno di trozza sul boma.
  6. Tirare la borosa: Cazzare la borosa (un cavo specifico) per creare il nuovo tesabase della vela.
  7. Fissare l’eccesso: Usare i matafioni (cordini) per assicurare la parte di vela in eccesso al boma.
  8. Regolare: Mollare l’amantiglio e regolare scotta e altri cavi per la nuova andatura.

Quando dare terzaroli: quando il timone diventa duro e la barca sbanda troppo, mettendo la falchetta in acqua, è il momento di ridurre la vela. Dare terzaroli al momento giusto evita stress sulla barca e mantiene un assetto stabile e sicuro.

2) Lasciare l’ormeggio con vento forte

Per lasciare l’ormeggio con vento forte, prepara la barca con cime e parabordi, poi mollare le cime sottovento e usa motore e timone per sfruttare la forza del vento e allontanarti dalla banchina, manovrando con prudenza e attenzione alle eliche e agli ostacoli, idealmente verso il vento per avere maggiore controllo.

Prima della partenza:

  1. Valuta il vento: Comprendi la direzione e la forza del vento, nonché la sua influenza sulla tua imbarcazione, considerando le sovrastrutture.
  2. Prepara l’equipaggio: Assicurati che tutti sappiano cosa fare e siano pronti a liberare le cime rapidamente.
  3. Parabordi: Posiziona i parabordi piatti per proteggere prua e poppa, fissandoli saldamente.
  4. Cime: Prepara cime di rispetto e assicurati che non ci siano attorcigliamenti con le eliche, specialmente con i catamarani.

 

Sono all’ormeggio, il vento è molto forte e soffia di lato. Devo uscire: come faccio a non finire sulle altre barche? Tengo la cima sopravento a doppino e do gas in marcia avanti. Levo la cima di sottovento e la trappa. La barca si tiene solo sulla cima di sopravento, ma non scade perché è tenuta dal motore. A questo punto faccio filare la cima di sopravento sino a recuperarla del tutto; nel frattempo la barca si è mossa rapidamente ed è uscita dal suo ormeggio.

3) Peggioramento in rada

A bordo di una barca dovrebbero esserci sempre due ancore: quella principale, come le classiche CQR, Danforth, Delta ecc., e una più piccola, per ormeggiare contemporaneamente di prua e di poppa o per gettare due ancore a prua. Quest’ultima operazione si esegue quando si temono condizioni meteorologiche particolarmente avverse. Essa può essere effettuata in due modi: con le due ancore afforcate o appennellate. Nel primo caso entrambe sono date fondo alla giusta distanza dalla barca, disposte in modo che i due ormeggi formino tra loro un angolo di almeno 45 gradi, da preferire se si teme un improvviso salto di vento. Per favorire l’affondamento delle marre nel fondale si possono recuperare una decina di metri di entrambi i cavi (lasciandoli legati alle bitte) per poi mollarli contemporaneamente: la barca prenderò abbastanza velocità arretrando, così che quando i cavi si tenderanno si avrà una maggiore forza sulle ancore. Alla fine della manovra si può capire se un’ancora ara ponendo una mano sulla catena: in questo caso si avvertono chiaramente dei piccoli sussulti, segno inequivocabile che occorre ripetere l’intera manovra. Con le ancore appennellate (ovvero collegate tra loro una dopo l’altra con qualche metro di catena di separazione, in modo che la prima, di solito la più piccola, rafforzi la tenuta della seconda) si ha invece un ottimo sistema per impedire che l’ancora principale ari.

Sono in rada, ci sono poche barche perché è previsto un peggioramento del vento. Non mi aspetto onda, ma molto vento: cosa faccio? Calo più catena possibile, assicuro bene i tendalini con delle cime e lego una cima intorno all’avvolgitore del fiocco. Tiro in coperta il tender e lo assicuro con delle cime. Se in coperta ho dei SUP o altri oggetti di grandi dimensioni, li fisso serrandoli bene con delle cime.

4) Panico a bordo

Il panico a bordo di una barca può derivare da condizioni specifiche come la talassofobia (paura del mare), problemi tecnici gravi (incendio, falla, avaria), o emergenze mediche, e la sua gestione è fondamentale per la sicurezza; per affrontarlo si usano tecniche di respirazione, concentrarsi su compiti pratici, chiedere aiuto tramite numeri di emergenza (112, 1530) o VHF (canale 16), e avere sempre pronti giubbotti di salvataggio e una borsa di emergenza.

Cause comuni di panico in barca:

  • Talassofobia: Una paura irrazionale e intensa del mare e delle sue profondità, che può scatenare ansia e panico.
  • Emergenze tecniche: Incendi, falle nello scafo, problemi al motore o alla strumentazione possono causare forte stress.
  • Condizioni meteo avverse: Mare mosso, tempeste o onde improvvise possono generare ansia.
  • Uomo a mare: La caduta di una persona in mare è un’emergenza che può generare panico.

Come gestire il panico:

  1. Mantenere la calma (o fingere di farlo): Il panico è contagioso e limita la capacità di ragionare. Inizialmente, può aiutare concentrarsi su un compito pratico, come indossare un giubbotto di salvataggio, anche se non c’è un pericolo immediato.
  2. Tecniche di respirazione: Respirare lentamente e profondamente, cercando di espirare più a lungo dell’inspirazione, può aiutare a ridurre i sintomi fisici dell’ansia.
  3. Concentrarsi su pensieri utili: Invece di negare la paura, concentrarsi su pensieri realistici e rassicuranti, o sull’esperienza dell’equipaggio più esperto.
  4. Parlare: Scambiare impressioni sulla situazione con gli altri a bordo può aiutare a sentirsi meno soli e a trovare soluzioni.
  5. Identificare i compiti: Delegare azioni specifiche all’equipaggio, come controllare il motore o allertare i soccorsi, dà un senso di controllo.

Cosa fare in caso di emergenza:

  • Chiamare i soccorsi:
    • Telefono: Comporre il 112 (Numero Unico Europeo) o il 1530 (specifico per emergenze marittime, Guardia Costiera).
    • Radio VHF: Usare il canale 16, ma solo per vere emergenze vitali chiamando Mayday.
  • Prepararsi all’abbandono nave: Se l’incendio non è controllabile o la falla è troppo grande, preparare la zattera di salvataggio e la borsa di emergenza (grab-bag), che contiene essenziali come acqua, VHF portatile ed EPIRB.
  • Indossare i giubbotti di salvataggio: Indossarli appena si riconosce un pericolo, e farli indossare a tutti i passeggeri.

Sono in navigazione di bolina, la barca è molto sbandata, ci sono 21-22 nodi di vento e navighiamo a 8 nodi. Il vento fischia tra le sartie e gli schizzi bagnano il pozzetto. L’equipaggio è molto nervoso, alcune persone cominciano ad avere seriamente paura: come faccio a calmarli?

Lasco fiocco e randa e poggio fino a mettermi al gran lasco. Il vento percepito scenderà a circa 10 nodi, smetterà di fischiare, le onde scompariranno o sembreranno molto più basse. Siamo passati da una scenografia da burrasca a una da passeggiata. Spiego che ciò che hanno visto prima era solo l’effetto del sommarsi del vento reale e di quello generato dalla nostra velocità, ma che il mare non è così agitato e il vento non è così forte. Quando la calma sarà tornata a bordo, tornerò sulla mia rotta.

5) Il groppo

Groppi, come affrontarli in cinque mosse

  1. Una volta avvistato il groppo, attiviamo la prima Zona di Guardia sul radar. Questa è un limite, un perimetro di sicurezza che possiamo scegliere a quale distanza (range) posizionare sul display.

Il radar è uno strumento fondamentale per l’individuazione dei groppi. Nell’immagine l’impostazione della zona di guardia 1 (in verde).

Successivamente posizioneremo la seconda Zona di Guardia che a differenza della prima parte sempre dal centro dello schermo e quindi dalla nostra posizione. Faccio notare che noi siamo sempre al centro dello schermo radar.

È importante sapere che tutti i radar oggi hanno la funzione “chiamata EBL” che sta per “Electronic Bearing Line”, ossia una linea di rilevamento che ci indica l’angolo relativo rispetto alla nostra barca. Puntando questa linea verso il groppo o il target sarà possibile determinare se il rilevamento rimane costante o meno. Adesso le due zone di guardia sono diventate dei perimetri e segnano dei confini che ci faranno capire meglio il movimento del groppo. Il dispositivo suonerà quindi con un allarme quando il groppo varcherà queste “soglie di protezione”.

 

 

 

Concentrazione massima e niente errori in coperta

Vediamo ora la procedura che adottiamo in caso di groppo durante una navigazione non in regata. Il groppo entra nella Zona di Guardia 1 che nella notte abbiamo posizionato per esempio a 12 miglia e ha una traiettoria che va verso la Zona di Guardia 2. Quindi si dirige verso di noi e lo spazio tra la Zona di Guardia 1 e la Zona di Guardia 2 è il momento in cui agire.

 

  1. Dichiaro all’equipaggio il groppo, inutile nasconderlo perché da lì a pochi minuti si accenderà il “frullatore”. Meglio che tutti siano pronti a intervenire, o perlomeno che siano in sicurezza anche sottocoperta, in quanto non è il momento di fare attività che potrebbero risultare pericolose, tipo avere fornelli accesi, etc. Se vorranno uscire in pozzetto dovranno obbligatoriamente legarsi.

 

  1. Più i miei occhi vedono e meno tempo impiegherò a trovare i giusti circuiti all’albero. Non ha senso lavorare al buio perdendo il tempo prezioso. A bordo abbiamo montato sotto il radar una luce a led che illumina perfettamente tutto il triangolo di prua e la zona dell’albero.

In caso di groppi in arrivo, il gennaker va subito ammainato

 

  1. Ammainiamo quindi lo spinnaker o il gennaker come da procedura: fare pasticci in quel momento potrebbe compromettere la vela o peggio rischiare di farsi male. Una regola importante da ricordare e applicare sempre in queste condizioni è: “più sale l’intensità delle condizioni, più bisogna rimanere fedeli al metodo”.

Trinchetta, mano di terzaroli e ritenuta del boma

Voglio che la barca risulti sempre manovrabile anche dentro il groppo e senza vela di prua questo non accade. Ecco perché issiamo la trinchetta, una vela magra, dura, forte, facile da gestire. A bordo di “Flow” la trinchetta quando non lavora, rimane sempre ingarrocciata e pronta sul ponte.

Groppi in arrivo? La presa di terzaroli in notturna

Prendiamo quindi i terzaroli alla randa, se una o più mani lo decideremo al momento, obiettivo primario ora è mettere la barca in assetto.

Trinchetta armata sul ponte e barca in velocità…

 

5 Navigo nel groppo con ritenuta del boma a segno e in andatura sicura. Ricorda che spesso il groppo richiede più lucidità mentale che tecnica: è come se il groppo stimolasse più la testa che le mani dello skipper. Calma e ordine e tutto andrà bene.

Tengo monitorate la direzione e la velocità del sistema: i groppi, in inglese conosciuti come “squall” a volte sono molto veloci. La famosa notte dei sette groppi che citavamo prima avevano una durata media di circa 12 minuti ciascuno.

In quei momenti non esiste la scelta giusta per eccellenza, ogni comandante ha la propria. Questa procedura è ormai per me consolidata, ma ognuno di noi deve trovare quella più affine alle sue competenze e capacità. E a volte bisogna adattarla anche al tipo di barca ed equipaggio con cui navighiamo. È importante in ogni caso pianificarla prima e averla ben chiara in testa perché quei momenti sono molto veloci e l’azione deve essere legata a una chiara esecuzione per non essere travolti dall’evento.

Sto andando incontro a un grosso groppo. È un cumulonembo basso sull’acqua, sotto è nerissimo e vedo quelle che sembrano colonne d’acqua verticali. È la prima volta che mi trovo in questa situazione: cosa faccio?

Ammaino tutte le vele e serro tutto in coperta. Se il tender è al traino, lo sollevo e lo assicuro in coperta. Fermo il fiocco e i tendalini. Mi metto, e faccio mettere all’equipaggio, la cerata e le scarpe da barca. Chiudo i passa uomo e accosto il tambuccio. Il groppo arriverà, farà molto rumore e ci saranno raffiche violente dall’alto verso il basso, ma se la barca è pronta non succederà nulla più di questo.