venerdì, Novembre 14, 2025

ATTACCO PIRATA 

Mi fa piacere riscontrare che non sono il solo fra i miei amici ad aver subito la visita dei pirati: ecco la testimonianza di Angelo Preden, che a sua volta ha provato la “vibrante” esperienza, per fortuna andata a buon fine, grazie al… prosecco.

 

Ho letto sul blog “Rotte di tutto il mondo” l’articolo pubblicato il 20 ottobre 2025 sulla pirateria in mare e l’esperienza vissuta dai protagonisti.
Anch’io ho vissuto, assieme all’equipaggio, un attacco pirata.
Nel gennaio del 2012 mi sono imbarcato, come skipper, in un catamarano Lagoon di 15 metri.

L’abbiamo ritirato dal cantiere, con l’armatore e l’equipaggio, a Bordeaux.
Siamo partiti con tempo freddo e con il solito, mai calmo, golfo di Biscaglia.
Arrivati alla latitudine di Lisbona abbiamo iniziato a toglierci alcuni strati di abbigliamento.
Alle Canarie, finalmente, eravamo in tenuta primaverile.
Dopo i rifornimenti, partenza per i Caraibi.
Destinazione Bequia, un’isola familiare per me.
Siamo arrivati velocemente, in 14 giorni.
Abbiamo toccato anche punte di 18 nodi.
Dopo una crociera tra le Grenadines, ci siamo messi in rotta per l’arcipelago Los Roques, in Venezuela.
Durante la navigazione siamo stati informati che in quel arcipelago non si potevano fare le formalità di entrata e uscita. Questa burocrazia andava fatta a La Guaira, porto Venezuelano.
Buon per noi. Dovevamo imbarcare alcuni ospiti provenienti dall’Italia.

Siamo arrivati a La Guaira dove ci siamo ormeggiati un paio di giorni.
Fatte le formalità, rifornimenti e imbarcato i nuovi ospiti, siamo partiti di sera.
Era buio. Il mare mosso con onde al traverso lungo la nostra rotta.
Avevamo terminato di issare la randa. I motori erano ancora in funzione.
A poppa iniziammo a vedere una lucina bianca che si avvicinava.
Appariva e scompariva tra le onde.
Quando questa luce divenne sempre più vicina iniziammo a sentire urla.
Le parole che riuscii a captare furono “Capitan detiene el barco”(capitano ferma la barca).
L’armatore mi chiese se questi erano della polizia.
Gli risposi che la polizia si presenta in altri modi.
Questo era un lancione con due potenti fuoribordo.
Capii che stavamo avendo visite non gradite.
La conferma é stata una serie di spari d’arma da fuoco.
Ricordo ancora il sibilo di una pallottola che mi passava vicino.
Una di queste provocò un buco nella randa.
Iniziai ad aumentare i giri dei motori, poi spensi tutte le luci e misi il catamarano contro le onde.
Stavo facendo la cosa giusta.
Sentivo le eliche dei motori, dei nostri inseguitori, che uscivano dall’acqua con il classico rumore che fanno quando girano nell’aria.
Avevano difficoltà nell’ avanzare.
Sono stati minuti intensi.
Avevo inserito il pilota ed eravamo tutti sdraiati sul pagliolato.
Tenevo calmi gli altri dicendo che tra poco se ne sarebbero andati.
Così è stato.
Siamo arrivati a Gran Roque e dopo aver dato fondo all’ancora è arrivata subito la barca della polizia per controllare i documenti.
Abbiamo raccontato l’accaduto. Per loro era un fatto quasi normale.
Noi eravamo preoccupati, in quanto, dopo 10 giorni, dovevamo ritornare verso nord in Martinica.
Bisognava fare le formalità di uscita ritornando a La Guaira, ed eravamo in difficoltà.
Ed ecco come siamo stati aiutati dal vino prosecco: abbiamo offerto un brindisi al capo della polizia e ai suoi collaboratori.
Questi gradirono e regalammo un cartone del noto vino.
Invitammo a cena il Capitano della polizia con sua moglie, e durante la cena parlammo al Capitano della nostra preoccupazione.
Ci rispose che avrebbe provveduto lui.
Gli abbiamo consegnato i nostri passaporti e un altro poliziotto è andato a La Guaira, in aereo.
Al suo ritorno avevamo i passaporti timbrati e l’autorizzazione a partire.
Viva il prosecco