sabato, Dicembre 7, 2024

Giovanni Malquori – Settembre

Intervista del marzo 2023

Giovanni Malquori: musicista di professione, diplomato in pianoforte e successivamente in musica jazz, fondatore della scuola di musica Officine Musicali del Borgo.

 “Non lo so, ma un giorno partirò.” Queste parole mi hanno colpito quando ho iniziato la ricerca su questo personaggio che Antonio mi aveva suggerito di intervistare, e che oggi vi voglio presentare. Volevo conoscerlo un po’ più da vicino, avevo letto il suo libro, coinvolgente, e le interviste che aveva rilasciato avevano acuito in me il desiderio di sedermi con lui nel pozzetto virtuale di RTM. E così immaginandoci con lo sfondo del mare, il profumo del vento ed un pianoforte che suonava abbiamo fatto conoscenza. Ciao Giovanni………..

…….. sono stato affascinato dal pragmatismo con cui ha fatto le sue scelte ed ero curioso di sapere se fosse la sua filosofia di vita o se lui fosse così.

Non saprei, io sono così, il discorso è nato dall’HORROR VACUI che mi ha preso a 30 anni. Che faccio? seguo il sogno costi quel che costi o costruisco qualcosa su cui poi godermi il sogno? Questa era il dilemma, la decisione da prendere….

 

Il sogno interviene sempre quando si parla di te, però o il sogno rimane tale o diventa una filosofia di vita, ed è diverso, soprattutto se parliamo del mare. Da cosa ti viene questa passione?

È una questione che mi sono chiesto parecchie volte, perché ho questo bisogno di viaggiare? mi è venuto da quando ero piccolo, quando guardavo i documentari di Folco Quilici e mi dicevo: se io muoio senza aver fatto o visto quella cosa lì, ho vissuto inutilmente. È un’angoscia che ti pervade finché non realizzi quello che sogni.

 

Posso capirti, per questo motivo mi chiedo se il sogno che tu hai, che diventa angoscia se non lo realizzi…. questa angoscia da dove nasce? Dalla famiglia? dal mare, dagli insegnanti?

No, dalla mia famiglia certamente no, evidentemente questa forza centrifuga mi partiva da una voglia di scappare da dove stavo: mi ricordo che da quando ero piccolo mi dicevo ….. devo viaggiare, devo conoscere il mondo, avevo questa sensazione della precarietà del tempo finito…abbiamo una vita…  e in una vita non possiamo non vedere tutte le cose belle che ci sono state date. Ora, è un discorso da fare per chi crede in un modo o nell’altro, ma qui c’è un mondo bellissimo, c’è una vita, e c’è un fine. C’è comunque è un’angoscia che avevano tutti quelli che hanno superato un confine: sono partiti da un’angoscia altrimenti non hai la spinta necessaria. Pensa a quello che la sera torna a casa, si mette le pantofole, accende la televisione, ed è felice così: meglio di lui non sta nessuno, non ha l’angoscia, ma non ha neanche la spinta ad andar via, quindi questa angoscia è in qualche modo necessaria. Mi ricordo che a 16 anni mi sono comperato una moto 125, facendo il bagnino d‘estate, sono partito con un mio amico e per noi il 125 era il massimo, potevamo fare qualsiasi cosa. Io sono cresciuto in un paesino vicino a Roma, Santa Marinella: sai quelle canzoni di Lucio Dalla tipo “Anna e Marco” quando si vede il paese e si sogna di varcare quello che c’era, di guardare “Oltre la siepe” di Leopardi…… Quindi mi chiedevo: che ci sarà fuori dal paese? il mondo finisce lì dove vivi? Vedevo le persone che avevano il loro confine lì dove vivevano, c’era gente che non era mai andata nel paese vicino…

 

Capita anche a me di riflettere sulle stesse cose …… cose che riconosco anche nella mia vita: penso a quella volta che arrivando al mio paese, Cittadella, in treno, con le valigie dopo 11 mesi di imbarco, su e giù con l’Argentina, un amico era venuto a prendermi alla stazione. Era lunedì, e al mio paese c’è ancora adesso il mercato che richiama persone dai paesi vicini, e vicino a me sulla pensilina una signora parlava con un’amica che le diceva …. vengo da Camposampiero…. Ed io stavo dicendo al mio amico che mi chiedeva da dove arrivavo: vengo dall’Argentina.…..Mi hanno guardato come si guarda un extra terrestre…proprio come dici tu…

Evidentemente io ero stretto in quella realtà, guardavo queste persone, e mi chiedevo: cappero, ma come fanno a non sentire la voglia di esplorare quello che c’è fuori? Ti stavo dicendo dei 125…. appena presi, con il mio amico siamo andati in Svizzera, a Zurigo, passando le Alpi per il Passo del San Bernardino… cose micidiali, perché erano cose in libertà.

Quando avevo 20 anni ho preso il mehari della Citroen, mi ha sempre affascinato l’impresa, ma bisogna prepararsi per farla. La preparazione è la parte più bella del viaggio e con questo mio amico abbiamo passato un anno a smontare pezzo per pezzo questo “mehari”, perché se si fosse rotto nel bel mezzo del Sahara, come poi è successo, poteva essere la fine per noi. Quindi dovevamo essere in grado di riparare tutto e ci eravamo procurati tutti i pezzi di rispetto. Abbiamo preparato questa impresa, siamo partiti nel 1986, non c‘erano cellulari, agenzie di viaggio, niente …HIC SUNT LEONES… per 40 giorni con la nostra macchinetta, siamo stati ospitati dai tuareg, e per me è come se fossi stato sulla luna, perché anche se geograficamente l’Africa è vicina, da un punto di vista culturale il Sahara è assolutamente la cosa più lontana da noi. Tornato dalla luna, ho trovato gli stessi amici, allo stesso bar, a dire le stesse cazzate… ho vissuto dei momenti drammatici, e per anni ho cercato quelle sensazioni vissute nel deserto. Quindi (a parte il fatto che il Sahara dopo il ‘93 è diventato off limits, l’Algeria, il Niger, l’inferno……)  il mare è stata la scelta logica… ci voleva una barca.

 

Ma io non ero ricco di famiglia, e dire <<un giorno farò il giro del mondo in barca a vela>> significava avere i soldi, avere un lavoro che mi permettesse poi di andare via. Già avere un lavoro che ti permettesse di comperare una barca a vela non è scontato, avere un lavoro che ti consentisse di viaggiare non era semplice, e fra l’altro si intrecciava con un mio altro sogno ……(però ti racconto delle cose che mi sembrano una seduta psicoanalitica…) beh,  sono tornato dall’Africa, dove ho incontrato una persona molto importante nella mia vita, che ho poi scoperto essere il proprietario della Caffarel, sembrava una specie di santone…. li sulle dune, con il suo camion, un personaggio affascinante, lui 55 io 20 anni …. vedevo uno con il turbante, su e giù per le dune, espertissimo, io con a mia macchinetta di plastica…e seguivo tutti i suoi consigli, e una sera seduti intorno al fuoco nel Sahara, dopo aver camminato tutto il giorno, parlavamo delle nostre cose e lui mi guardava come un 50enne guardava un 20enne ….e mi disse…

<<ma tu che vuoi fare nella vita?>>…

<<sai, mi sono scritto a scienze politiche perché mio padre……>>

<<si, ma tu che vuoi fare nella vita? qual’è la tua passione?>>

<< …ma che centra la passione con la vita?>>

<< …ma quale è la tua passione più grande?>>….

<<è la musica, ma io ho 20 anni e non posso immaginare che farò il musicista, a 20 anni i musicisti sono già belli in carriera, non è possibile>>…

Lui mi guarda:

<< e secondo te è possibile, con una macchina di plastica, attraversare il Sahara? …. Questa macchia è arrivata sin qui perché ce l’hai spinta tu con la passione, e quindi la passione può farti fare qualsiasi cosa… ti vedo come sei fatto e tu sei come me quando avevo 20 anni, non hai scelta amico mio, devi fare quello che senti ….>>

Quindi tornato dal Sahara sono andato da mio padre, ingegnere, e gli ho detto:<< sai che c’è? mi tolgo dall’università e faccio musica, mi iscrivo al conservatorio…>>

quindi immagina, tragedie che in famiglia….

<<chi hai incontrato che ti ha messo in testa questa cazzata?>> 

Per tornare alla tua domanda iniziale sul pragmatismo…. in qualche modo mi sono messo a studiare come un tedesco, a 26 anni avevo un diploma, a 29 avevo due diplomi e due figli…..e ho cominciato a fare il pianista…quindi c’era anche questo. Ma il pianista mal si concilia con la barca …… allora come conciliare il sogno di girare il mondo con la professione di pianista? E chi mi dà i soldi per avere una barca? io lavoravo in una scuola di musica, davo lezioni, <<se io parto per il giro del mondo al ritorno non avrò più lavoro…>>. Allora mi son detto che dovevo fondare una mia scuola di musica, la costruisco, per cui quando voglio andare via per 5-10-mesi un anno due anni, al ritorno ho la mia casa che mi aspetta.

Il lavoro che ho fatto!!!! non sono uno stacanovista, mi sono messo a tirar su questa attività che di fatto è un’azienda, con tutte le cose che ci sono dietro, e mi sono messo a lavorare in un modo che non avrei mai immaginato, ma in realtà è come se stessi facendo manutenzione alla barca: il lavoro era funzionale alla partenza.

Stai rispondendo a tutte le domande che mi ero preparato, perché dicendomi poco fa che ti sembra di essere in una seduta psicanalitica, rispondi a ciò che cerco, nelle interviste mi piace entrare nell’anima, cerco di sapere quelle cose che di solito non si raccontano. Io non sono un giornalista, sono un ex ufficiale di marina che ha fatto il nautico, ho navigato su e giù per l’Atlantico, ho fatto a 20 anni Capo Horn con la nave passeggeri per capire se era un business da fare, e poi mi sono stancato, stufato….guadagnavo mezzo milione al mese nel 1971 e ho mollato tutto perché ero stanco di essere sempre il Sior 3° o il Sior 2°, non ero  mai Mario, e sono andato in Chiari e Forti a 85.000 lire al mese a controllare che la carta non si aggrovigliasse dietro alla stampante..però volevo cambiare vita, e riconosco in te innanzi tutto una grande curiosità, e la sicurezza, perché hai una sicurezza interiore che ti è stata data dai genitori, dalla famiglia, che ti consente di  fare dei sogni che puoi realizzare, ma ci vuole anche capacità. Ecco perché ho parlato di pragmatismo, coniugare assieme queste caratteristiche non è facile, o le hai naturalmente ….o…

Questo è il focus del mio libro…il sogno…….In realtà  se lo vuoi realizzare devi essere assolutamente pragmatico, perché altrimenti il sogno ti porta a perdere i contatti con la realtà, e ne ho conosciuti di sbandati per mare…..partiti per il giro del mondo  e poi  fermi in qualche porto ad aspettare che tu li faccia verniciare la carena in cambio di due lire.

Anch’io da giovane avevo tre sogni: andare all’Oktober fest a Monaco, andare a vivere il Carnevale di Rio de Janeiro, e poi fare il giro del mondo in barca…e li ho fatti, ma adesso? E adesso?  Capiamo che la spinta la curiosità, e l’irrequietezza che abbiamo dentro (mia mamma mi diceva che sembravo “‘un’anima in pena”) è una caratteristica naturale che teniamo dentro, e non tutti ce l’hanno..

Diciamo che la curiosità e l’irrequietezza, se unite al pragmatismo, portano alla realizzazione di un sogno e per me è diventato un modus vivendi. Oggi ho una scuola di musica quotatissima, suono e sto facendo il giro del mondo, e non mi sento obbligato a ritornare…. anzi, il viaggio deve durare il più a lungo possibile, perché questo è il filo conduttore con il sogno: quando sono stressato mi vado a comperare due grilli, due cosettine per la barca, e mi sento già in viaggio, è come se stessi a bordo, e poi quando sono in barca dopo due/tre mesi di mare, mi vien voglia di tornare a casa, organizzare concerti, cose nuove. Tutto questo fa parte della mia vita, sono elementi che convivono in equilibrio.  il mio sogno iniziale si è modificato in un giro del mondo a tappe, un po’ in barca e un po’ a Roma: in fondo ho delle responsabilità da rispettare, io sono un papà, e non sarei pienamente felice se non ne tenessi conto.  

Quindi trovare non un compromesso ma un equilibrio, fra sogni, desideri e realtà della vita.

Si, non deve essere un compromesso, che ha un’accezione negativa, ma un equilibrio…. se avessi una figlia che non mi parla più da 8 anni perchè me ne sono andato, se recidessi gli affetti solo perché devo inseguire il mio sogno e fare il giro del mondo, avrei fatto male i conti, io  sarei disperato… magari altri no.

Ma adesso chi è Giovanni Malquori: un velista della domenica, un navigatore, un musicista?

Non mi piace definirmi velista. Velista può essere Soldini, quello che fa della vela una professione; quindi quando mi chiedono se sono un velista, rispondo che sono uno che gli piace andar per mare. Il mare mi interessa molto più della vela, ma la vela è il mezzo migliore per godersi il mare. 

Abbinamento musica mare: c’è complementarietà, ispirazione, componi in mare?

No non credo siano complementari, sono funzionali uno all’altro, questo nella mia vita…. se io suonassi 12 mesi all’anno rischierei di avere una certa patina di routine….. che poi ti leva il gusto di suonare se fai sempre la stessa cosa, per cui se io stacco per 4 mesi e vado in barca quando ritorno sono vergine, sono  molto più “assetato”. Che la musica sia abbinata al mare: non vedo dei legami, soprattutto non li cerco, quando sono in barca non suono, voglio staccare, per innaffiare i due vasi prima uno e dopo l’altro.

Quindi il mare e la musica non sono due passioni che si combattono

Assolutamente no, sono due componenti della mia vita, non sono complementari.

E quando navighi senti la musica del mare?

Si, anche perché ascoltare è una cosa passiva, poi quando navigo mi vengono tante cose in testa, posso anche lavorare. Ho appena fatto la traversata dell’Indiano, a settembre, e la sera a volte mi mettevo con il computer a scrivere delle cose che poi avrei dovuto sviluppare qui a Roma. il mio amico mi chiedeva…<<ma ti metti a lavorare qui in mare?>> Ma si…è bellissimo! Non è come andare in ufficio, non è un obbligo… ma se mi viene un’idea, mentre sono in pozzetto, mi metto al carteggio e prendo appunti che poi svilupperò. In barca, soprattutto in traversata sei fertile, 20 giorni senza vedere terra e sei al centro di te stesso.

Hai mai pensato di fare la tua scuola in barca?

Non voglio travasare le due cose in uno stesso contenitore, voglio lasciarle separate, due componenti della mia vita, mi piace fare il mio lavoro, mi piacciono le cose che ho qui a terra, se fossi a bordo non le avrei, ma so di avere la valvola di sicurezza e posso partire. E poi c’è anche un’altra cosa: ho tre figli, ho una responsabilità … non è un peso, è un piacere. Non puoi fingere che non c’è.

 

Certo i figli fanno parte della vita: io lo avrei fatto portandomeli in giro per il mondo in barca i primi sei anni, ma non avrei realizzato altre cose… alla fine ho fatto si il giro del mondo, ho fatto si altre belle cose, ma non ho figli, forse non ero mai pronto… questa è la vita.

Si, per l’appunto, ognuno ha la sua vita… Per me la soluzione è stata cercare un equilibrio tra il mare, il lavoro e la vita affettiva. Se io non avessi dei figli sarebbe un’altra cosa, prendo, vado, parto, forse avrei dovuto fare i conti se mi piace di più suonare o navigare, avrei dovuto trovare un equilibrio solo fra due elementi, la musica e il mare, ma visto che ho dei figli l’equilibrio va trovato su tre elementi, parte lavorativa, il mare e la parte affettiva… 

Ho letto che il tuo sogno era iniziare con la traversata Atlantica. Mi racconti le sensazioni? L’aliseo?

Mi sembrava di volare, perché avevo 39 anni, era il primo volo dopo tanto lottare: il viaggio l’ho preparato non solo preparando la barca, ma contemplando tutte le componenti (lavorative e affettive), e mettendo tutto  in fila in modo da poter partire………

Pensavo: intanto faccio l’Atlantico, almeno se muoio, l’anno prossimo, una prima parte l’ho fatta…Molti mi chiedono perchè io vado sempre a pensare alla morte, ed io rispondo che è proprio questa la parte interessante, perché sai che la vita è una partita che ha un inizio e una fine, come quando vai dagli amici a giocare a poker ma hai paura di perdere e non metti neanche il cip, e alla fine arrivi alle due di notte, vai a casa e non hai giocato. Invece il bello è dire…mi butto, me la gioco, mancano due giri alla fine quindi me la gioco, e questo fa parte dell’angoscia della vita, ti  da spinta per giocartela.

Noto che tiri in ballo per la seconda volta l’angoscia, avere dei desideri, dei sogni delle spinte, vedere e fare, o non sapere se le puoi realizzare è angoscioso…

Avere delle angosce a 20 anni è funzionale, perché ti da la spinta: avevo tre sogni, li ho realizzati e va bene; mi hanno chiesto:

<<e adesso quando avrai finito il giro del mondo che farai?>> ..

<<io riparto…>>

perché l’idea di tornare ad Anzio sarà sicuramente come il giorno che sono uscito da Gibilterra, mi sembrerà di volare, perché mi ero lanciato…è come essere sul trampolino da 10 metri, mi butto o non mi butto, …e poi ti lanci ed è il momento più bello della vita…

Pensiamo su molte cose allo stesso modo, mi dispiace vivere lontano da Roma per non poter avere altri incontri con te, ma vedo che parlando con molti navigatori nasce una empatia bellissima…ho letto che nel 2021 la barca era in Australia, e adesso dov’è?

L’estate scorsa ho fatto la traversata dell’Indiano, pensavo di visitare le Chagos, ma non mi hanno dato il permesso, e quindi sono arrivato alle Seychelles, dov’è la barca adesso. Durante la traversata dell’Indiano, verso la fine, ero un po’ stanco, e inizialmente pensavo di tornare per il Mediterraneo; poi dopo 15 giorni , arrivato a Roma,  mi son detto…<<perché questa fretta? >> E allora andrò giù in Sud Africa e continuerò la risalita verso Gibilterra.

Avevo letto che i tuoi figli hanno sempre vissuto il mare come una vacanza. È un modo per farli innamorare del mare?

No,no, questo è stato scritto 15 anni fa, i figli vivevano il viaggio come una componente della loro vita, Caraibi, Polinesia. ora i primi due hanno 28 e 27 anni, ognuno dei miei figli sta vivendo il proprio sogno, il primo figlio aveva il sogno dei cavalli,  un mondo difficilissimo, era  senza soldi, si è messo a lavorare nelle scuderie, ha rubato il mestiere facendo di tutto, e adesso doma i cavalli…l’ho aiutato  a rilevare una scuderia e fa tutto con una passione incredibile….quando mi ha detto che non voleva continuare con l’università e voleva lavorare con i cavalli ho fatto con lui come fece con me il personaggio nel Sahara.   Con la seconda è stato più facile perchè fa la violinista e ora vive in Germania… anche lei ha realizzato il suo sogno. Il terzo è ancora piccolo.

Il tuo più lontano ricordo con il mare

Lì centra molto l’imprinting della famiglia, mia madre è appassionata di mare come poche persone al mondo, ha 85 anni, ha una casa a Panarea, fa i bagni, prende e parte.…..a nuoto si fa da Cala Junco fino al porto….una volta sono andati a prenderla   con i soccorsi in mezzo al mare, dopo 5 ore che stava a nuotare… Noi da bimbi stavamo sugli scogli, dove lei ci portava, assaporavo l’odore del mare, e io avevo associato quell’odore al piacere profondo di benessere. E la barca a vela è il mezzo più adatto per vivere il mare a 360 °

La tua prima barca… papayaga’??

  

 La mia prima è stata un’Alpa 9.50, la prima che mi son potuto permettere, un po’ disastrata, forse un po’ piccola per girare il mondo con la famiglia, e sono approdato a questa di adesso, un’Alpa 11.50. Oggi un’alpa11.50 sembra una zattera di salvataggio, ma mi ricordo che negli anni ’70 era considerata una nave! Ricordo che il papà di un mio amico aveva un’Alpa 11.50 ed era come se avesse avuto l’Amerigo Vespucci.  Negli anni ’70 l’Alpa 11.50 era il massimo.

Un po’ come adesso avere un 60 piedi

ci tengo a dirti una cosa: adesso sono cresciuto, le cose cambiano, e potrei permettermi forse una barca più grande…  e invece no!  C‘è un trucco nel ricercare quella sensazione che avevi da piccolo. Se penso che quando salivo sull’Alpa 11.50 mi venivano le lacrime per quanto era bella e comoda, quella è la sensazione che voglio riprovare, ricercare ogni volta che entro a bordo, perché se inseguiamo sempre un’altra cosa non siamo mai soddisfatti di quello che abbiamo.

Per esempio la prima notte che ho dormito in una tenda canadese credevo di essere il proprietario del mondo; andavamo con i miei amici sul picco di una montagnetta montavamo la tenda ed eravamo al settimo cielo. Poi mio padre si è comprato un camper, con la veranda, cucina, bagno, ma non è mai stata la stessa cosa, la stessa sensazione: avevamo cercato di riportare le comodità di casa in un camper, ma avevamo solo ricreato una casa scomoda. Con la tenda invece avevamo vissuto la montagna vera. Se ti piace la montagna, secondo me, e se il fisico te lo permette, devi andare con una canadese, solo in questo modo ritrovi quella possibilità di essere a contatto con la terra, il bosco. Ritrovi le emozioni delle prime volte…

Insomma certe sensazioni sono legate alla fatica, al poco confort: chiedi a Messner perché non prende l’elicottero per andare sul K2…

Da giovane provi emozioni che danno sensazioni fortissime……. che spesso non riesci a trasmettere ma ti rimangono nel cervello, come certi alimenti o piatti che mangi. Quando poi diventi grande, cerchi e speri di poterle riprovare e ritrovare ..….. ed è il mio desiderio, vuoi ricreare lo status per riprovare quelle sensazioni o  quei gusti

Ecco, esattamente, questa è la sfida, io non cambierò mai barca, perché ogni volta che ci entro mi riporta a quella sensazione di mare che provavo quando andavo sul 11.50 del papà del mio amico. Mi mettevo a prua e vedevo la falchetta quasi nell’acqua, e mi dicevo:<< ohhhh, che sensazione, che bello,>> …e io ancora adesso mi metto a prua, con la faccia sulla falchetta di tek, a guardare il dritto che solca le onde…..e ritrovo le stesse sensazioni. E questa è una magia che nessun 60 piedi mi può dare,

perché so che dopo un 60’ vorrei un 70’, e con tutte le attrezzature di adesso non è più vivere il mare. A me piace il mare: deve essere un po’ scomodo, come la montagna, bisogna avere un minimo  di vicinanza….non come su un Perini a 4 metri dall’acqua… Mi piace sentirmi salato, farmi la doccettina  con poca acqua,  perché quello mi fa sentire il  mare.. in quel modo io mi risento Jacque Cousteau con la Calipso, che era un altro personaggio che mi ha fatto venire questa malattia che ho adesso. Quando vedevo i suoi filmati mi dicevo: ma questo che vita fa? Quel mare mi fa sentire l’odore dell’alga .….. ecco quello è il mare, io ricerco quella sensazione… tanti tecnicismi non mi interessano.

Tecnicismi: è vero, oggi si fa il giro del mondo con barche che sembrano dei mostri, io seguo le regate, e ammiro questi velisti che si cimentano in quelle prove, le vivo, mi collego più volte al giorno, faccio le simulazioni,  e se avessi 30/40 anni di meno vorrei provare quelle sensazioni… e comunque sono  grandi persone… come d’altronde quei velisti che si cimentano con barche d’epoca senza tanta strumentazione, come ai tempi di Moitessier, e fanno il giro del mondo come la Kirsten nella  Golden Globe Race con Il suo cutter Cape George 36, Minnehaha.

E tu che rapporto hai con la navigazione in solitario?

Conflittuale: solo una esperienza o due piacevoli ma tendenzialmente non amo navigare da solo. In solitario ho fatto dalla nuova Zelanda alle Fiji, una zona non semplice, perché devi partire sulla coda di una bassa pressione. Poi anche altre navigazioni … una barca piccola dà libertà: se non viene l’amico vai lo stesso. Però ti devo dire che a me piace più la condivisione…. che ci prepariamo a cena? Vieni fuori a veder l’orizzonte, vieni fuori a veder l’uccello che vola, il tonno…mi piace la condivisione, edaumenta il piacere.…..stare da solo per stare da solo dopo un po’ impazzisco.

Quindi il solitario …se è necessario lo faccio, non per vocazione, perché mi piace ascoltare la musica assieme, fare due battute, condividere, ci facciamo colazione assieme, facciamo il caffè, ..da solo è bello, l’esperienza si fa, l’ho fatta per dalla Nuova Zelanda alle Fiji ma basta

 Ricordo quando ero giovane ufficiale, e di notte ero di guardia da solo  in mezzo all’Atlantico, la  luna piena che si rifletteva sul mare, e non potevo condividere emozioni e sensazioni con nessuno…

Si, per questo alla fine chi fa queste scelte, va da solo nell’atollo, va rispettato, ma non fanno per me

Il ricordo più bello ed il più brutto

Belli ce ne sono stati tanti, brutto quando sono finito sotto alla petroliera, è stato bruttino, una serie di leggerezze, ero da solo ed ero stanchissimo, ero andato a dormire, avevo messo la sveglia ogni 20’, esco mi faccio il giro di orizzonte e torno giù, evidentemente non ho sentito la sveglia…….BBOOOMMM ho sentito una botta, e mi son trovato sulla fiancata della petroliera, per un minuto ho pensato che era finita, ma poi per fortuna è andata bene…

La decisione più saggia o che rimpiangi di non aver preso

Domanda difficilissima… se non avessi lasciato la barca in Australia non me ne sarei stato due anni /tre senza barca, perché quando l’ho lasciata poi è arrivato il Covid, si sono “chiusi dentro”, e per me è stato drammatico: ho visto come poteva essere la mia esistenza senza questo sogno parallelo…una vita svuotata……che fai? Ti svegli, lavori, ti svegli e lavori, la giornata non è più funzionale a qualcosa che poi sarebbe arrivato. Ed invece questo viaggio che non finisce mai, questa barca che adesso sta ai tropici, poi io la raggiungo, ed è bellissimo. Quando me l’hanno chiusa sono stato tre anni malissimo, malissimo, come uno zombi. Anche se c’era poco da scherzare

Un navigatore che hai come esempio?

Moitessier, come tutti. Se ti devo dire la verità. A proposito di sensazioni, perché alla fine é quella la cosa più importante: ieri dicevo ad una persona…<<non mi manca niente di quello che desidero…..sono il più ricco del mondo….ho ottenuto tutto quello che avevo in testa” E questo va bene anche a proposito della grandezza della barca.

Stavo a Raiatea, ero entrato nel trip, dovevano arrivare i miei figli, avevo il motore che non partiva, aspettavo che arrivassero i pezzi, era agosto ed ero in Polinesia…e me ne stavo con le mie email, con il telefonino perché non funzionava niente. Vicino a me c’era Tamata, e ho conosciuto Francoise, e mentre io ero disperato perché le scheda del frigorifero non era giusta, sempre in internet, chiamavo Papete, e lei tranquilla e beata mi invita a bordo e sento…..l’odore della passione per il mare e per la barca…quelle cime addugliate….non aveva neanche il salpa ancore, non parliamo del frigorifero, niente…….dopo due giorni mette la barca in acqua e parte… se tu insegui la perfezione c’è sempre qualcosa di più perfetto, e non parti mai …vedo della gente che si rovina l’esistenza con le barche, fa un miglio, poi ritorna perché manca qualcosa… Francoise  è partita, senza cesso, senza niente……si è fatta 350 miglia contro vento

<<ci vediamo alle Tuamotu..….>>

il posto più bello in assoluto… ho lasciato la barca in Polinesia tre anni….

Ti è mai venuta voglia di fermarti in Polinesia per vivere?

Non mi piace l’idea di fermarmi, riconosco che è il posto più bello del mondo, magari tornerò in Polinesia risalendo da Magellano, …magari un giorno ci tornerò, non è una rincorsa a cercare il posto più bello del mondo ……ad alcune persone ho detto che  il posto più bello è l’Egeo,  non  mi sarei mosso dalla Grecia senza quella spinta data dalla curiosità, c’è il mare più bello del mondo, ma è un’altra cosa tornare in Grecia dopo un giro del mondo. Roma è la città più bella al mondo, ma non per questo non mi muovo oltre il raccordo anulare. L’Egeo è comunque il mare più bello al mondo. Il mare azzurro dell’Egeo, le sue rade, il meltemi, il mare che ti sottomette ..….…

è una bellissima cosa, devi stare li e rispettare i suoi tempi……questo è il gioco….

Le barche moderne….

Per carità c’è tutto, forse vanno cento volte meglio, però se entro in una barca moderna  non sento quel sapore che c’è in uno Swan di Sparkman & Stephens, o in un Solaris…..una barca fa parte del mare, e una volta le barche  le costruivano per andare in mare,  la cuccetta era più piccola, non era fatta per prendere l’aperitivo,  bisogna fare riferimento al mare come elemento… non puoi avere il pozzetto aperto di 4 metri, le cucine con piano cottura che non ho nemmeno a casa,  mi dispiace, ma non comprerei mai una barca moderna.     

Scriverai un altro libro?

Bella domanda. Ho un po’ di timore, perché nel primo ho raccolto i miei diari di bordo, il libro è stata una mia esigenza, l’ho scritto per me e poi è stato pubblicato,  ha avuto un discreto successo ed ha vinto anche un premio letterario. Ora ho paura di farlo per qualche forma di “obbligo”. Insomma ho un po’ di timore: e se poi non viene bene come il primo? Il primo era un’esigenza, adesso no, però ti posso dire che sto già raccogliendo i miei appunti.

Oggi 9 marzo… cosa c’è dietro l’angolo?

A luglio vado alle Seychelles, faccio un giro per le isole e poi non volevo finire il giro del mondo senza vedere il Sud Africa, quindi vado verso Capo di Buona Speranza. andrò in Sud Africa e poi risalire su…  e poi… penso di tornare su dritto verso le Azzorre… e comunque il libro, se riuscirò a scriverlo, finirà con il ritorno ad Anzio…

Grazie Giovanni, il tuo orizzonte è sempre chiaro, non ha confini, come nei sogni, e mi hai fatto capire che anche per te all’orizzonte c’è sempre il mare, ed è un messaggio importante….