venerdì, Aprile 19, 2024

la mucillaggine

Cioaciao, in questi giorni sono stato colpito dalla notizia della mucillaggine nel Mar di Marmara, e non ho potuto fare a meno di pensare al rischio che avrebbe corso il vicino Mar Egeo…..

Neanche a farlo apposta il giorno seguente mi ha telefonato l’amico Sandro, compagno di scuola, che si trova a Limnos  ( isola dell’Egeo ad Ovest del  Mar di Marmara ),  per raccontarmi che grosse chiazze di Mucillaggine erano uscite dallo stretto dei Dardanelli e stazionavano a Nord dell’Isola.

Mi sono allarmato, anche se mi sento impotente di fronte a questa possibile catastrofe, perchè amo l’Egeo, le sua acque limpide , le sue isole , e pur sapendo che la profondità di questo mare è elevata, la sua superficie potrebbe riempirsi di questa sostanza. Aggiungiamo  a queste riflessioni il fatto che il mese scorso  davanti a Gragnano nel  golfo di Trieste  si è formata una massa gelatinosa di mucillaggine marrone poco invitante.

Ho pensato quindi di fare una piccola ricerca in internet per conoscere più da vicino questa…..mucillaggine…., riportando altresi l’articolo su Mar di Marmara…. e ve la propongo .

     

Il mare di Istanbul si è riempito di schiuma grigia

È mucillagine marina, prodotta dalle alghe per l’inquinamento e le temperature troppo alte: sta causando diversi problemi ed Il professore di biologia marina dell’Università di Istanbul, Bayram Ozturk, ha definito l’enorme invasione di mucillagine di questi giorni «una catastrofe».

Da diversi giorni i porti, le spiagge ed estese porzioni delle acque superficiali del mar di Marmara, dove si affaccia la nota città turca di Istanbul, sono ricoperti da ampi strati di mucillagine marina, una sostanza grigiastra e vischiosa risultato della reazione delle alghe all’eccessivo inquinamento e alle temperature più alte della norma. Questa invasione di mucillagine sta danneggiando la vita marina e il settore ittico e secondo gli esperti sarebbe la più grande mai registrata nella storia: sabato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato iniziative per provare a eliminare la fastidiosa schiuma grigiastra e per impedire che proliferazioni simili accadano in futuro

La comparsa della mucillagine degli ultimi giorni sta creando preoccupazione in tutte le comunità locali che si affacciano sul mar di Marmara, che separa il mar Nero, a nord, dal mar Egeo, a sud. Spessi strati di questa sostanza gelatinosa stanno intasando i motori e le reti delle barche e impedendo ai pescatori di lavorare liberamente; alcuni sommozzatori hanno osservato che molti pesci e altri animali sono già morti per soffocamento.

Erdoğan ha dato la colpa dell’eccezionale proliferazione di mucillagine allo scarico nel mare di liquami non trattati e all’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici, e ha detto che se il fenomeno dovesse estendersi anche al mar Nero «il problema sarà enorme». Nel frattempo ha mobilitato una squadra di 300 persone per analizzare le possibili fonti di inquinamento e stabilire le prossime strategie da adottare, promettendo di «salvare i nostri mari da questa calamità».

La mucillagine è una sostanza vischiosa prodotta dalle piante per assorbire e trattenere l’acqua, permettendo di resistere alla siccità. Nel caso di quella che si è accumulata nel mare di Istanbul, e che in quantità minori è osservata da anni nel Mediterraneo, è però prodotta dalle alghe marine quando sono troppo ricche di nutrienti, a causa dell’inquinamento o delle acque troppo calde. Di per sé non è dannosa, ma può ospitare batteri e virus in grandi quantità, e quando prolifera in maniera eccessiva crea grossi problemi alla vita marina, proprio come sta accadendo nel mar di Marmara.


Le mucillagini


Mucillagini al largo di Grado 2016 (S. Caressa)

Le mucillagini marine rappresentano un fenomeno del tutto naturale che nel Golfo di Trieste, così come nel resto dell’Adriatico, ha fatto la sua prima comparsa alla fine degli anni ’80, inizio degli anni ’90, ripresentandosi in alcuni casi anche in modo piuttosto massivo negli anni successivi, sebbene le sue prime testimonianze risalgano già al 1729.

La natura di questi eventi è stata argomento di studio di diversi ricercatori e attualmente l’Agenzia effettua costantemente numerose osservazioni nell’ambito delle attività di monitoraggio di svariati progetti e programmi ministeriali che permettono di monitorare la comparsa di tali fenomeni che  pur non essendo nocivi per la salute umana tuttavia hanno un notevole impatto sulla balneazione e sulle attività di pesca.

La formazione di tali aggregati è associabile a fenomeni naturali legati a particolari condizioni meteoclimatiche: le abbondanti piogge e l’elevata portata del fiume Isonzo nei mesi primaverili possono determinare, nelle acque del Golfo, un incremento del carico di sali nutritivi e di particellato organico e inorganico.
Il successivo periodo di stabilità metereologica con repentino aumento della temperatura (inizio estate), può favorire lo sviluppo della componente fitoplanctonica (microalghe).
I processi di produzione primaria del fitoplancton, oltre ad aumentarne la biomassa, producono il rilascio nel mare di essudati in forma colloidale (catene di polimeri a base carboniosa).

Queste sostanze possono formare, per repentini cambi di densità della colonna d’acqua (upwelling) e per effetto meccanico del moto ondoso dovuto al vento, sia schiume superficiali  oppure di colore biancastro, sia microaggregati gelatinosi (neve marina) che, dalla colonna d’acqua, tendono a risalire in superficie soprattutto per l’effetto della produzione di bollicine di gas generate dal metabolimo delle microalghe stesse e dalla comunità batterica che trova in questi aggregati un microambiente ideale per la crescita e lo sviluppo.

Le formazioni di grandi dimensioni definite mucillagini nascono dopo diversi stadi di aggregazione della sostanza inorganica e organica colloidale che in un primo momento origina micronuclei di dimensioni millimetriche dando origine a quella che viene chiamata la neve marina (generalmente sempre presente nella colonna d’acqua); successivamente si formano filamenti, nastri e ragnatele.

I filamenti e nastri  possono crescere in dimensioni via via maggiori fino a formare macroaggregati ben visibili
Le ragnatele, se si presentano ben strutturate e con spessori superiori al metro, possono rimanere intrappolate negli strati d’acqua interessati dal picnoclino ed avere un’estensione areale molto ampia fino a formare un falso fondo.

Con il passare dei giorni le mucillagini subiscono un processo di invecchiamento e la formazione di bollicine di gas al loro interno per effetto dei processi biologici associati alla presenza della comunità microbica.
Ciò aumenta la loro galleggiabilità e tendono a risalire in superficie inglobando micro organismi di tutti i tipi sia animali (mesozooplancton) che vegetali (microalghe) e tutto ciò che galleggia sulla superficie del mare.

Tendenzialmente in questa fase il colore passa da biancastro a giallognolo-marroncino.

  
Aggregati gelatinosi nel 2018                        Neve marina – giugno 2019

 

Nel 2014 Arpa FVG ha pubblicato, in due news, le osservazioni effettuate durante i monitoraggi in mare con telecamera subacquea, che hanno messo in evidenza la formazione di aggregati mucillaginosi di dimensioni millimetriche (neve marina) e centimetriche.

Il primo luglio 2019 gli operatori dell’Agenzia hanno constatato la presenza di formazioni mucillaginose galleggianti sulla superficie del mare nell’area tra Santa Croce e Grignano, lungo la costiera triestina, a circa 1 km di distanza dalla costa.
Esse apparivano come due chiazze di mucillagine di colore marroncino, di circa 3 metri per 2 metri, che avevano inglobato al loro interno foglie, frammenti di macroalghe ed alcuni rifiuti galleggianti (piccoli pezzi di plastica). Sono stati raccolti dei campioni di acqua e muco che appariva di aspetto filamentoso e l’osservazione al microscopio ottico ha rilevato la presenza di numerose specie di microalghe e mesozooplancton, confemando così la naturalità del fenomeno.

Lungomare di Grado – 2019

Schiume galleggianti

La presenza di striscie di schiuma biancastra lungo la battigia spesso sollevano dubbi e preoccupazioni: sono sostanze inquinanti, pericolose?

Le schiume galleggianti in mare sono tuttavia un fenomeno del tutto naturale.

Da un punto di vista fisico la schiuma si forma quando una sostanza in forma gassosa viene inglobata all’interno di un’altra in forma liquida. In mare, ma allo stesso modo sui fiumi o nei laghi, il movimento meccanico dell’acqua, il moto ondoso, il flusso di marea e le correnti superficiali associate all’azione del vento, favoriscono la dispersione di piccole bolle di aria all’interno dell’acqua stessa formando la schiuma.

Questo processo, sia in mare come nei corsi d’acqua, può aumentare notevolmente in presenza di sostanze definite “tensioattive che possono essere sia di origine naturale sia antropica. Tali sostanze hanno la capacità di abbassare la tensione superficiale del liquido favorendo la formazione delle schiume stesse.

I tensioattivi di origine antropica sono quelli contenuti nei detergenti, saponi, detersivi, negli emulsionanti, ecc., e possono giungere al mare attraverso scarichi diretti o indirettamente attraverso i corsi d’acqua.

Le sostanze tensioattive naturali sono, invece, prodotti organici essenzialmente di natura proteica che si formano in seguito ai normali processi fisiologici degli organismi (soprattutto micro e macroalghe quali fitoplancton e fanerogame). Questi prodotti sono sempre presenti in mare, ma alle nostre latitudini, in particolari periodi dell’anno, soprattutto in primavera e a fine estate-autunno, la loro concentrazione può aumentare a causa dei cicli vitali del plancton (crescita delle popolazioni, fioritura, senescenza, degradazione). In queste stagioni, quindi, è frequente osservare sulla superfice marina macchie di schiume che in fine vengono spiaggiate lungo la battigia assumendo un aspetto poco rassicurante.

Pertanto un discreto moto ondoso e l’azione del vento  innescano facilmente il meccanismo di formazione delle schiume che per loro natura tendono ad aggregarsi e ad accumularsi maggiormente in determinate aree a seconda dell’idrologia locale (correnti, ecc.) creando inoltre, dei veri e propri “nuclei di aggregazione”  anche per altri materiali presenti in mare, siano essi di natura organico-biologica (frammenti di materiale vegetale, organismi intrappolati, batteri, ecc.) che inorganica e/o antropica (sabbia, plastiche, ecc.).

Tuttavia il colore biancastro e soprattutto l’aspetto opaco distingue le schiume naturali da  quelle artificiali di origine industriale che presentano un caratteristico aspetto molto più compatto, traslucido e iridescente.

Schiume di colorazioni diverse ad esempio, marroni o rossastre, possono includere microorganismi fitoplanctonici potenzialmente tossici o sostanze di altra natura e pertanto  necessitano di indagini approfondite.

Le formazioni schiumose biancastre pertanto, non rappresentano un pericolo per la salute umana, è buona norma tuttavia evitare di venirne a contatto diretto, per la potenziale presenza di materiali diversi o sostanze indesiderate all’interno delle schiume stesse.