Polinesia 2019. Racconto 5: lo skipper Camille
Lo skipper: Camille
Burbera, autoritaria, carattere molto, forse troppo forte che non ammette di essere contrariata, incapace di coinvolgere e comunicare, di influire positivamente, forse anche per la difficoltà di lingua, abituata a fare tutto da sola e a vivere da sola….in barca… ed infatti è sola.
Non ha molta esperienza dì navigazione, ne di meteorologia, ne è intraprendente al riguardo, specie nella gestione dello spazio-tempo, mentre è molto abile in cucina, dove comunque impone la SUA CUCINA.
Sa gestire la barca, la sua barca, la cambusa, la sua cambusa, ed ha molta manualità.
Per certi aspetti mi riconosco in lei, ma abituato a condividere le situazioni faccio fatica ad accettare il suo comportamento, perché ogni cosa va fatta come dice lei, non si devono prendere iniziative, e non c’è spazio per le repliche.
Vuole fare la transat in solitario, ma non trova lo sponsor che le dia 200.000€…. e difficilmente lo troverà se non cambia carattere….ma a 29 anni è difficile.
Il primo contrasto lo abbiamo avuto subito, prima di mettere piede a bordo: avevo preso il catamarano con 4 cabine, otto posti, ma eravamo in sette. La prima cosa che lei ci ha detto è che avrebbe dormito in cabina, nella cuccetta libera…..senza possibilità di replica……lei deve poter dormire e riposare per fare bene lo skipper… per carità, ci sta, forse l’errore è del proprietario che non ha saputo o voluto gestire in anticipo questo possibile problema, ma se fossimo stati in otto? Come sarebbe finita? Poi abbiamo ceduto in cambio di uno sconto di 600€ sulla cabina, ma mi ha colpito e dato fastidio la presa di posizione di Camille…
Secondo contrasto: io non sapevo che lei avrebbe fatto anche da mangiare, e ben ci sta questa sua predisposizione…..è una brava cuoca…., ma noi avevamo preparato la nostra lista di cibi da prendere al supermercato. Quando si è deciso di procedere con la spesa ci ha detto che siccome avrebbe fatto lei da mangiare avrebbe fatto lei la spesa, e quindi non ha tenuto conto delle nostre idee: conclusione lei ha fatto la sua spesa, e noi abbiamo fatto parzialmente la nostra, con effetto che di 15 kg di pasta e relativi sughi dopo una settimana ne abbiamo usato uno……spaghetti aio e oio …..
Terzo contrasto: avremmo dovuto/ potuto partire subito la domenica mattina per fare le 250 miglia con rotta 55^ che ci separavano da Fakarava, ma sembrava che sarebbe arrivato il Maramu, e bisognava aspettare….non so perché ….forse per una navigazione a vela….per cui lei ha proposto di aspettare in rada a Papete un giorno, forse due. Era domenica mattina.
Lunedì sembrava che si potesse andare, e verso mezzogiorno, quando eravamo in rotta per una seconda baia sempre a Papete, ci chiede se volevamo iniziare il trasferimento: eppure non era cambiato nulla dal giorno prima: vento sempre da ENE, bolina impraticabile con catamarano, si sarebbero potuti/ dovuti fare bordi, in attesa che arrivasse questo fantomatico maramu .
Dopo il primo bordo a guadagnare, lei vira per il bordo a perdere, e dice che avrebbe fatto 6 ore per poi prendere il maramu, solo che il bordo non era solo a perdere, e dopo tre ore vediamo che ci portava indietro. Bruno si innervosisce, lui vero velista abituato ad andare sempre a vela, e dobbiamo faticare non poco a coinvolgere Camille per riportarci nel bordo…..a guadagnare.
Viene la notte, siamo in turno, e quando verso mattina lei accende il motore per insistere nel prolungare il bordo a perdere, decido di prendere posizione: abbiamo fatto oltre 60 miglia a perdere, rischiamo di impiegare una…..settimana invece dei due giorni previsti, e non ha proprio senso continuare cosî, considerato che il vento non cambia e le previsioni non sono fedeli. Errare umano est, perseverare diabolico, pertanto le dico che preferiamo spendere 100€ di gasolio ed accelerare il trasferimento piuttosto di buttarne via 1000 per un giorno perso ad aspettare un vento che non arriva. Ed infatti dopo questo cambio di rotta puntiamo decisi sulla meta, durante la notte il vento rinforza e ci aiuta, non il maramu, e finalmente la sera, al tramonto, giusto giusto prima che faccia buio, entriamo nella pass di Fakarava sud.
Quarto contrasto: all’arrivo a Rangiroa è previsto un ancoraggio appena dentro alla pass, per andare a terra con il dinghi a visitare il paese. Questo ancoraggio è ricavato in un’area relativamente calma ma soggetta a corrente forte che crea un ridosso fra l’onda frangente in uscita sull’oceano e l’onda in entrata frangente nella laguna. Lo sbarco era possibile in una piccola spiaggia al traverso dell’ancoraggio a non più di 30 metri. Orbene, Camille nonostante il nostro parere contrario decide di farci sbarcare sul pontile, alto e senza scala per scendere, dentro alla laguna, nel paese, attraversando la zona frangente in entrata, attirandosi anche considerazioni allarmate dei paesani presenti sul molo. Conseguenze: arriviamo tutti bagnati e rischiamo di farci male nello scendere.
Quinto contrasto: ad Aputaki arriviamo nel pomeriggio e ormeggiamo sul molo, purtroppo davanti al generatore. Dovevamo fare provviste, visitare il paese, dormire la notte per poi trasferirci il mattino al Carenaje, ed eravamo tutti a terra, pronti e incuriositi dalle premesse che avevo fatto su quello che ci sarebbe stato da vedere ( io vi ero già stato).
Improvvisamente, senza consultarci, ci avvisa che partiamo subito perchè c’è troppo rumore, e così in quattro e quattr’otto partiamo per un motu distante 9 miglia. Magari era effettivamente fastidioso rimanere al notte con il rumore del generatore, ma avrebbe potuto chiederci il parere prima di decidere.
Come se non bastasse, e ne combina subito un’altra: appena dato fondo vicino al motu, con il dinghi andiamo a terra a fare snorcheling : Camille, Nanni, Bruno ed il sottoscritto. Dopo mezz’ora io e nanni torniamo a bordo a nuoto, mentre Bruno aspetta Camille che si era allontanata da sola e sarebbe dovuta arrivare subito. Aspetta e aspetta, dopo un’ora, era quasi buio e si era alzato il vento e faceva fresco, lei arriva con due persone che abitavano nel motu, e chiaramente Bruno era incazzato come una vipera per essere stato lasciato al freddo , bagnato ad aspettare….. scorrettezze ed indelicatezze che non si devono fare con un cliente
E mi fermo qui, perchè ormai avete capito che tipo è.
Ad onor de vero devo anche riconoscere che è una brava cuoca, ha sempre voluto cucinare lei , tant’è che la sua precedente esperienza è stata di imbarchi come cuoca, ed ogni giorno faceva un dolce, il pane, la cucina è il suo campo di esibizione.
Ed infatti se dovessi esprimere una valutazione ( non un giudizio), direi che è un’ottima cuoca, una brava marinaia, ma une scarsa skipper.
Non sa gestire i rapporti con i clienti, non sa capire che un conto è fare lo skipper per un gruppo che prende a noleggio un catamarano e chiede una persona esperta del posto per non correre rischi, ed un altro conto è lo skipper che vende crociere con il suo catamarano, noleggia le cabine e porta a spasso dei clienti che pagano….e fa quello che vuole, pur nell’ambito del lecito.
Infatti, quando scopriamo che è sola, che l’armatore le concede di vivere a bordo del catamarano , che dorme in quella cabina, che per non correre rischi sulla navigazione prende tutte le decisioni senza chiedere pareri, che non è abituata a condividere nulla con i clienti, che le piace far da mangiare e mangiare, in pratica è una solitaria con un carattere di m…., tutto diventa logico.
Con noi è stata solo fortunata che siamo gente di mare, abituata a affrontare tutte le situazioni, ma ha corso più di una volta di trovarsi…degli ammutinati…