sabato, Dicembre 7, 2024

Riflessioni

Sto lavorando  all’intervista  fatta a Filippo Fernè, che uscirà a settembre, per dedicarmi poi a quella rilasciata da Luciano Làdavas.

L’emozione è tanta, la conoscenza di questi personaggi mi suscita grande ammirazione, un po’ di sana invidia, e mi ritrovo ripetutamente innamorato… del personaggio, non dell’uomo…

Sono un inguaribile ottimista, razionale, ma non posso tradire la mia emotività e passionalità, così conoscendomi godo lo stato di eccitazione che provo incontrando, leggendo, pensando o scrivendo di loro.

Ad onor del vero devo riconoscere che mi sono innamorato molte volte, uomini e donne, soprattutto quando percepisco che hanno qualcosa di speciale, di imprescindibile che prima o dopo esploderà, anche se non sempre l’esaltazione “anticipata” ha prodotto poi il risultato sperato.

Alla fine  capisco che questo mi serve per compensare lo stato di scoramento che mi prevarica e pervade quando devo “girare l’angolo” non per mia scelta.

E’ quello che mi sta capitando da quando i miei problemi fisici mi hanno costretto a prendere la decisione di vendere il sound of silence. La consapevolezza di scarsa stabilità ed equilibrio mi costringono a questa decisione, e sto vivendo dentro di me il dolore di una separazione bilanciato dal piacere di continuare a navigare attraverso il contatto quasi fisico che provo nel raccontare di mare, di viaggi, di barche incontrando sempre personaggi, nuovi, che sono andati e ancora vanno per mare.

Antonio Penati mi ha  anticipato da mesi che vorrebbe pubblicare un libro con le prime interviste (le prime 20 perché ne ho fatte oltre 30), e ora più di sempre questo impegno è diventato un puro piacere, attraverso questi incontri continuo ad essere in mezzo al mare, a navigare… Non sono né un giornalista né uno scrittore, la mia volontà è di far parlare questi navigatori con la loro voce, riportando anche attraverso la punteggiatura il loro “slang” (per questo registro e trascrivo la chiacchierata riportando il loro “parlato”), non influenzato dal mio modo di scrivere.

D’altronde il bello di un’intervista è riuscire a trasmettere sensazioni, sensazioni comunicate attraverso linguaggio ed espressioni autentiche, ecco, cosi io navigo, anche nell’oblio …del mio mare.

p.s.= ho affidato il sound of silence al broker svizzero che promuove i Solaris e mi ha  detto… molti velisti non sono navigatori, e molti armatori non sono neppure velisti… infine pochi ne capiscono di barche…. e sempre meno sono navigatori… Il 5% ??? E perciò le barche sono sempre più roulotte galleggianti, stiamo a vedere che destino avrà…