lunedì, Settembre 15, 2025

Salire in testa all’albero

Conosco Angelo Preden da molti, molti anni, ho navigato con lui in Atlantico e in Adriatico, mi ha insegnato molto sull’andar per mare, e da qualche anno ha chiuso l’attività di Skipper.  Dopo essere stato tutor di Riccardo Tosetto, gli ha passato le consegne dell’attività e lo ha poi seguito nella preparazione della Global Solo Challenge, la regata attorno al mondo.
Un navigatore come lui, dopo una vita trascorsa in barca (vedi una vita nel vento) non poteva lasciare il mare, e oggi in un modo o nell’altro riesce a dividersi tra impegni familiari e il mondo delle barche: come mentore collabora nella scuola del figlio Andrea www.scuolamareblu.it, oltre ad occuparsi di barche.
Adesso sta seguendo il restyling di un Halberg-rassy 40 e costruisce modellini di barche tradizionali.

So che ha scritto molti articoli sulle attrezzature di bordo, ha inventato una tecnica per calcolare la longitudine a bordo, e gli ho chiesto se mi poteva aiutare scrivendo un articoletto sulle tecniche per salire in testa d’albero. Di seguito il suo contributo: grazie Angelo.

Prima o poi, chi possiede una barca a vela dovrà salire in testa all’albero.
Si può salire con il classico bansigo, il seggiolino in tela con tasche porta attrezzi e un’imbracatura. Se si usa questa soluzione, ricordo che, tramite bozzelli e pastecche, i bozzelli apribili, si può rinviare la drizza, quella unità al bansigo, alla campana del salpa ancora elettrico, togliendo la catena dell’ancora dal barbotin. In questo modo, senza far fatica, si potrà issare chi dovrà intervenire sull’albero.
Altra soluzione: i gradini fissati all’albero. Sono indubbiamente un accessorio molto utile.
Salire in testa all’albero con le proprie forze, sempre in sicurezza tramite un’imbracatura alla quale unire una drizza controllata da un assistente, è tutta un’altra cosa.
Se si naviga in solitario bisognerà avere una cintura con due cordoni ombelicali in modo d’averne sempre uno dei due unito, tramite moschettone, al gradino successivo durante la salita. Esattamente come fanno gli alpinisti lungo le ferrate.
Lo stesso vale per la discesa.

I gradini sì possono trovare già in commercio oppure, per chi possiede manualità, realizzarli con una barra di alluminio anodizzato larga 25 mm con uno spessore di 5 mm. A risultato finito saranno come nella foto.
In commercio esistono barre in alluminio anodizzato o verniciate a polveri, solitamente di colore bianco.
I più esigenti potranno applicare un listello in legno, dove si appoggia il piede, ma non è necessario.
Invece sarà necessario salire sempre con le scarpe e mai a piedi nudi.
Per unire i gradini all’albero sì usano rivetti da 6 mm.
Questi sono in alluminio o in acciaio.
Sappiamo che l’acciaio non va d’accordo con l’alluminio in quanto può creare delle ossidazioni.
Per mia esperienza ho visto gradini, sia in alluminio o acciaio, fissati da oltre 20 anni con rivetti d’acciaio senza alcun difetto.
Se si opta per questa soluzione sarà importante usare una di quelle paste, immergendo i rivetti, che isolano i materiali, tipo quella nella foto.
Sarà importante rispettare la distanza tra i gradini. l’ideale è di 50 cm.

In commercio esistono gradini già pronti da installare, come quello in tondino d’acciaio nella foto


Per chi non ama avere o vedere gradini che sporgono, esistono anche gradini a scomparsa come nella foto.
Tra i difetti dei gradini, il più comune, è quello di vedere le drizze impigliate su questi.I gradini a chiusura non hanno questo problema. Esistono altri sistemi per salire ma, secondo me, bisogna tenere conto che potrà succedere di dover salire mentre si naviga e con la barca in movimento, Pertanto i due modi descritti sono i più sicuri.
Altre soluzioni, che non descrivo, vanno bene se si è ormeggiati.