Vele e grasso: le regolazioni doc
Ogni tanto credo faccia bene ricordare quello che ci hanno insegnato alle prime uscite, anche se poi solo in regata e solo i regatanti professionisti applicano con rigore queste regole…
Pensando alla Barcolana n°54, con raffiche a 50 nodi non era facile pensare alle regolazioni di fino, ma se ci fosse stato poco vento, dove l’assetto della barca e delle vele hanno peso, saper applicare le regolazioni avrebbe fatto la differenza…
Riporto per gli appassionati e gli amanti dell’andare a vela un bell’articolo di Giancarlo Basile
Vele e grasso: le regolazioni doc
L’importanza del grasso delle vele è determinante in regata, ma anche il crocierista che si rispetti è bene ne abbia almeno un’idea, se non altro per una questione di estetica: veleggiare con vento leggero e con le vele piatte, per esempio, sia pure allo scopo di prendere il sole e basta, denuncia infatti il tipo di persona al timone, che tutto può essere fuorché un velista.
Non c’è bisogno di aver studiato l’aerodinamica per intuire che una vela grassa è più potente di una magra: basta pensare che la sua potenza deriva dalla capacità di deviare il flusso d’aria che la investe: ovviamente più questa azione di deviazione è marcata più lo è la sua reazione sulla vela.
Naturalmente il grasso, ossia la profondità massima della vela, non dovrà superare un determinato valore, stimabile intorno al 15 per cento della corda di una qualsiasi sezione orizzontale, perché se va oltre questo valore il flusso dell’aria comincia a staccarsi dalla sua superficie, soprattutto sottovento, e si cominciano a formare vortici che precedono lo “stallo”, il quale comporta la brusca e forte diminuzione della portanza dovuta al repentino cambio di tipo di flusso sulla vela, da laminare a turbolento.
Per inciso lo stallo si manifesta anche quando il grasso è quello corretto se il valore dell’angolo di incidenza del vento sulla vela supera un determinato valore critico. Ciò premesso, il grasso delle vele va regolato in base all’intensità del vento apparente, quello che agisce sulle stesse che, come sappiamo, dipende sia dal vento reale che dall’andatura. E, oltre alla profondità massima, occorre regolare anche la sua posizione nel senso orizzontale, importante per contribuire con altre regolazioni ad ottenere l’equilibrio sotto vela, determinando lo spostamento del centro di pressione, ossia del Centro Velico reale.
In pratica con vento leggero converrà che le vele abbiano un grasso generoso posizionato a metà circa di una sezione, che andrà diminuito all’aumentare dell’intensità del vento e posizionato più avanti. Come? Per la randa le manovre da azionare sono il tesabase, la drizza, il cunnigham e il paterazzo: col primo si regola l’entità del grasso, con la drizza e il cunnigham la tensione del lato di inferitura e di conseguenza la posizione del grasso, con il paterazzo in un’attrezzatura moderna priva di volanti si può influire sulla curvatura dell’albero e di conseguenza sul grasso, concorrendo con il tesabase nell’operazione.
All’aumentare dell’intensità del vento, e quindi dell’inclinazione della barca e della sua aumentata tendenza orziera, tutte le dette manovre vanno regolate in modo da aumentarne la tensione: con ciò si ottiene una adeguata diminuzione dell’entità del grasso e il suo spostamento verso prua che contribuirà a mantenere la barca equilibrata.
Per quanto riguarda il genoa le manovre che regolano il suo grasso sono la scotta, la drizza, i punti di scotta e il paterazzo: con la prima si regola l’entità del grasso, con la seconda il suo posizionamento, con il punto di scotta lo svergolamento della vela e quindi in certa misura anche il suo grasso che si riduce con la tensione dello strallo, ottenuta con quella del paterazzo.
Con poco vento la scotta, di bolina, andrà regolata in modo che la vela sia adeguatamente distanziata dalle sartie, la drizza poco in tensione e così pure il paterazzo, il punto di scotta avanzato quel tanto che basta a tenere a tenere i tre indicatori di flusso di sottovento (anche detti tell tales) correttamente orizzontali e quelli di sopravento angolati di circa 20 gradi verso l’alto.
All’aumentare del vento, di bolina, la scotta va tesata di conseguenza, fino a far sfiorare la vela con le sartie, la tensione della drizza va aumentata, il punto di scotta leggermente arretrato in modo da scaricare un po’ la vela in alto, contribuendo così a controllare l’inclinazione e con essa l’equilibrio della barca.
Al lasco il punto di scotta va avanzato all’incirca di quanto si lasca la scotta, controllando gli indicatori di flusso di sottovento che devono essere tutti orizzontali.
Con vento forte il grasso dovrà essere ridotto al minimo mediante la tensione dello strallo ottenuta con quella del paterazzo, cioè di bolina il genoa dovrà essere appiattito il più possibile e la posizione del grasso avanzata al massimo con la tensione del lato di inferitura, ottenuta con la tensione del paterazzo e della drizza, che dovranno entrambe essere molto elevate.