Barca a vela E VELE… in revisione…
Ho iniziato a seguire Marco Nannini quando ha organizzato la prima Global Solo Challenge (GSC), e nel sito della regata ho trovato moltissimi spunti che poi ho riportato su Rotte di Tutto il Mondo. L’anno scorso ho avuto il piacere di intervistarlo e raccontarvi la sua storia, incuriosito dalla lettura dei suoi articoli, con argomenti trattati con molta accuratezza supportata dall’esperienza delle sue navigazioni in regata attorno al mondo. Inoltre ha già presentato la seconda edizione della regata GSC, della quale avrò modo di parlarvene prossimamente.
Siamo in vista dell’estate, e chi ha una barca o pensa di diventare armatore, magari penserà di cambiare qualche vela per rendere competitiva la sua barca,
Approfittando sempre della sua letteratura e della sua esperienza, del riarmo e della messa in acqua delle barche, ho pensato di proporvi un suo articolo.
Barca a vela: scegliere le vele giuste per le vostre esigenze
Marco Nannini
Quando si parla di vele c’è sempre tanta confusione, tra nomi e sigle, nomi di incomprensibili di materiali tradizionali ed esotici. Non c’è da stupirsi che è il territorio perfetto per eterne discussioni da bar dello sport. Ognuno dice la sua spesso con il solo risultato di aver passato una piacevole serata fra amici.
La verità è che non esiste una vela perfetta, né una adatta a tutti, né a tutte le condizioni. Se aggiungiamo all’equazione il costo è spesso difficile districarsi da quello che sembra un ginepraio infinito di possibilità. Sono tantissime infatti le combinazioni di finiture, tagli e materiali.
La prima domanda che dovete porvi, rispondendo onestamente, è quella relativa all’utilizzo che farete della barca.
Le vostre intenzioni di navigazione dovrebbero essere il fattore numero su cui basare le vostre scelte. Sia i costi sia le caratteristiche delle vele devono essere adatti ai vostri programmi.
Se usate la barca solo in crociera, le vostre preoccupazioni principali dovrebbero essere quelle relative al costo e alla durata delle vele. Ci sono una marea di articoli che descrivono i vari tipi di costruzione per le rande e le vele di prua, avvolgibili, steccate. Potete cercarli online ed è inutile che vi ripeta informazioni facilmente reperibili.
Partenza della OSTAR 2009, con randa e fiocco (avvolto) in Dacron e A1
Il vostro programma di navigazione
Il Dacron è il materiale principe per i croceristi, costa poco e dura molto ed è molto resistente sia ai raggi UV sia al maltrattamento. Questi pregi rendono il Dacron materiale adatto anche alle regate d’altura dove l’affidabilità di una vela può contare di più della sua performance complessiva. Per esempio, alla mia OSTAR del 2009 avevo randa e fiocco in Dacron, perché era il materiale più adatto alle mie esigenze. La mia era una barca da crociera che non avrebbe guadagnato significativamente scegliendo materiali più evolute e dai costi più elevati.
Quando sono passato al Class40 si ponevano due problemi, una randa e un fiocco in Dacron di quelle dimensioni avrebbero avuto un peso complessivo importante. Siccome tutte le manovre di terzaroli sulla randa si fanno in solitaria alla lunga sarebbe diventato faticoso. Inoltre sarebbe stato difficile mantenere una buona performance con un unico set per un giro del mondo, il Dacron si stira nel tempo.
Una possibilità poteva essere quella di avere due rande e due fiocchi a cui far fare mezzo giro del mondo ognuna. Ma sommando il prezzo di due set economici si arrivava al budget necessario per materiali più avanzati adatta per le mie esigenze. In più sarebbero state più leggere e non avrebbero perso la forma. L’utilizzo di queste costose fibre era giustificato sia dall’applicazione che, in ultimo, dai costi. Alla fine infatti ho usato un set solo risparmiando complessivamente sui due set realizzati con materiali più poveri.
Navigazione con Randa e A2
Il peso delle vele e la fatica
Su barche oltre i 40 piedi il peso diventa un fattore insormontabile e infatti non vedrete mai un IMOCA 60 con rande in Dacron. Alla partenza del Vendee Globe, il giro del mondo in solitaria senza scalo, il Dacron non sarebbe di per sé la scelta sbagliata. Anzi, molti problemi di usura sarebbero risolti, in solitaria capita di trovarsi in situazioni scomode dove a pagare sono i materiali. Ma, una randa di quelle dimensioni in Dacron sarebbe troppo faticosa da gestire in solitaria per tutto il giro del mondo. Questo è un problema pratico ancor prima che un problema di performance.
E’ tutto relativo
Parlando di stiramento, perdita di forma e performance dovrete davvero essere onesti rispetto ai vostri programmi. Quando stavamo discutendo il mio programma di regata ci si poneva questo problema. Nel mio caso sapevamo che nel corso di due anni avrei dovuto fare circa 42 mila miglia. Un articolo che ho letto di recente dava alcune statistiche interessanti. Il velista tipico inglese percorre ogni anno circa 2500 miglia, quello italiano circa 1000. Se cadete in questa categoria e davvero utilizzate la barca poche volte all’anno ogni centesimo che spendete per materiali formidabili è sprecato. I vostri problemi saranno altri. La buona manutenzione, protezione dai raggi UV, dalla muffa, o da danni. Per esempio lo sbatacchiare di un fiocco avvolto male durante un colpo di vento in marina.
Fra i due estremi
A partire da questi due estremi ci sono ovviamente tante tonalità di grigio. Ci sono rande super tecnologiche creata per soddisfare reali che non possono essere soddisfatte da una vela in Dacron. Ci sono barche a vela che vengono usate per qualche uscita estiva. Quest’ultima categoria non ha bisogno di altro che la più semplice tele in Dacron. Chi fa qualche regatina se la potrà cavare ancora con materiali economici magari sostituite con frequenza maggiore. Oppure potrebbe avvicinarsi a materiali più evoluti che potrebbero fornire una buona durata e un buon rapporto performance prezzo.
Tanti regatanti si nascondono dietro alle proprie attrezzature per giustificare che sono dei brocchi, e iniziano a spendere quantità di denaro inseguendo il risultato. Spesso non si rendono conto che col passare degli anni e con i vari cambi vela hanno avuto l’opportunità di imparare. Così lentamente hanno migliorato i propri risultati, forse il merito non è esclusivamente della nuova vela in fibra esotica super leggera.
Vele laminate in fibra di Carbonio e Kevlar
Per fare una prova e verificare se il problema sta nella vostra tela potreste provare ad ingaggiare uno skipper più esperto per un giorno di regata. Potrete fare anche un check-up delle regolazioni della barca ed avere un’opinione di un esperto. Ancora meglio sarebbe spendere parte del budget per ingaggiare un allenatore. Un coach vi darà qualche dritta in più su come migliorare la conduzione della vostra barca.
Una buona vela in un materiale o in un altro farà differenza talmente minima all’inizio. Solo quando inizierete ad arrivare costantemente secondi dietro alla barca con le materiali esotici avrete diritto di speculare che fosse colpa dei materiali. Fino a quel momento fate le vostre ammissioni di colpa e cercate i problemi altrove.
Costo beneficio
Durante il mio progetto di fare il giro del mondo con budget molto ridotto valeva un principio base in tutte le scelte. Ogni euro che spendevo doveva essere giustificabile da un guadagno rispetto ai miei concorrenti. In questo senso se per la stagione prossima avete un budget molto basso per tentare di migliorare i vostri risultati vi do un consiglio. Non toccate nulla ed uscite ad allenarvi, vedrete che le cose inizieranno a migliorare.
Il vantaggio ulteriore di un programma di allenamento è che avrete modo di conoscere meglio la barca. Il giorno che effettivamente deciderete di cambiare una vela lo farete con cognizione di causa.
Lo skipper e l’equipaggio, le scelte tattiche e strategiche, l’affiatamento fanno ancora il 95% del risultato. Quando sarete bloccati al top del vostro livello vi potrete preoccupare di come la tecnologia vi può aiutare a migliorare le prestazioni.
Navigazione con tormentina e quattro mani di terzaroli
Vele per navigare in equipaggio ridotto
Se navigate in equipaggio ridotto scegliete un set di vele che ben si adatti a voi riducendo le manovre e la loro difficoltà. Questo vale sia per il crocerista che per il regatante. Le soluzioni che trovate oggi per facilitare la vita del crocerista non sono state sviluppate specificamente per questo mercato.
Arrivano dal mondo delle regate oceaniche in equipaggio ridotto: le calze per gli spinnaker consentono ai solitari del Vendée Globe di gestire spinnaker di dimensioni incredibili. I frullini sviluppati per gennaker volanti sono arrivati anche sulle barche da crociera. I lazy jack e lazy bag sono da sempre usati in oceano ed ora divenute dotazioni comuni fra i croceristi.
Il range di utilizzo
Ogni vela viene disegnata e costruita immaginando le condizioni in cui dovrà essere utilizzata.
Una frase che vi sentirete dire è che una vela è pensata per resistere all’intensità massima in cui è corretto che utilizziate quella vela. Se si viene sorpresi con una vela per venti leggeri da un colpo di vento non è colpa della vela se si rompe.
La colpa è nostra per non aver visto la nuvola arrivare. Spesso quando veniamo sorpresi da un rinforzo del vento tardiamo per pigrizia a ridurre tela al momento opportuno. Di lì a breve causeremo danni che sono esclusivamente dati dal cattivo utilizzo di ciò che abbiamo a disposizione.
Navigazione con Randa e A6
Le manovre corrette
Per allungare la vita di una vela ed evitare rotture dovrete imparare a minimizzare i momenti di stress i materiali. I tessuti si strappano per la sola azione del vento che scorre lungo la vela giusta regolata correttamente.
E’ più probabile strappare un code zero lasciato su oltre il suo range, o strappare la balumina di un genoa lasciato a fileggiare in manovra. Questo è ancora più vero per le vele laminate o tecnologicamente avanzate che se ben sopportano i carichi di lavoro patiscono tantissimo l’essere maltrattate.
Spinnaker e Gennaker
Innanzitutto facciamo un po’ di chiarezza sulla terminologia da utilizzare. In Italia c’è l’abitudine di pensare che lo spinnaker sia quella vela simmetrica che si arma col tangone. Il gennaker sarebbe invece quella vela asimmetrica che si arma su bompresso. Non è così e dovete farvene una ragione, se prendete un catalogo alla sezione andature portanti si parlerà di spinnaker simmetrici ed asimmetrici.
In altre parole la distinzione tra spinnaker e gennaker non ha nulla a che vedere con l’uso del bompresso o del tangone. Non a caso esistono spinnaker simmetrici, che si usano col tangone, e spinnaker asimmetrici che si usano col bompresso. Il gennaker è invece una vela molto più piatta, spesso avvolgibile, pensata per andature di traverso.
Code 0 armato a due terzi del bompresso
Gennaker e Code 0
Un Code 0, divenuto comune solo nell’ultimo decennio, è un gennaker molto piatto che consente di arrivare ad una bolina larga. E’ una vela studiata per venti leggerissimi ed è molto delicata. Può però toglierci da situazioni delicate con pochissimo vento riuscendo a dare passo alla barca ed avanzare anche nei refoli.
La corretta nomenclatura delle vele portanti
Abbiamo stabilito che ci sono gennaker (solo asimmetrici) e spinnaker asimmetrici e simmetrici. Oltre a questi ci sono i Code che per costruzione e caratteristiche sono dei gennaker particolari. Per praticità, nella nomenclatura standard della North Sails, le Asimmetriche iniziano con la A, le Simmetriche con la S. A queste si aggiungono i Code e i fiocchi e genoa indicati dalla lettera J.
Alla lettera segue un numero, progressivo a seconda dell’intensità del vento. I fiocchi e i genoa sono in ordine progressivo, J1, J2, J3, J4. Per quanto riguarda gli Spinnaker, sono tutti quelli con numero pari, solitamente si parte dall’S2, S4, S6 per i simmetrici.
Navigazione con Code 0 in vento leggerissimo
Gli asimmetrici saranno dunque dal più grande al più piccolo l’A2, A4, A6. Esiste anche l’A0, per il quale si intende la vela da poppa più grande e leggera realizzabile per la barca.
Per le portanti, quando il numero è dispari ecco che concettualmente si tratterà di un gennaker. L’A1, A3, A5 sono tutte per andature portanti ma strette, dalla più grande alla più piccola. A regola dovrebbero essere sempre con balumina libera, senza cavo anti torsione, e che siano stazzabili come spi. Infatti se la vela è tagliata come un enorme genoa, e sfrutta un cavo anti-torsione come strallo temporaneo, entriamo nel regno dei code. Il più comune è il Code 0 per venti leggerissimi, leggerissimo e delicatissimo e non è stazzabile come spi.
A, S, J e Code
Il Code 1 si sente raramente nominare mentre Code 3 e Code 5 sono avvolgibili su cavo anti-torsione. Essendo già pensate per venti più forti il Code 3 non stringerà come un Code 0, ma sarà una vela da bolina larga traverso. Il Code 5 è una vela da traverso o lasco con ventone ma può essere sostituito da un A5 senza cavo. Le avvolgibili sono sconsigliabili col vento forte per la difficoltà di avvolgerle con vento forte.
Sul nostro Class40 avevamo pertanto una Randa, Genoa, Trinca (fiocco), Tormentina, Code Zero, A2, A3, Code 5, A6. Avrei volentieri sostituito quel Code 5 per un A5 ma il budget era ristretto.
Ultima considerazione, se denominate con lettera A o S sono tutte in nylon. I Code 0, 1, 3 sono tipicamente in laminato di poliestere. Il Code 5 come l’A5 è in nylon pesante.
Navigazione con Randa e Code 3
Conclusioni
Dal Dacron alle più avanzate tecnologie, i materiali e tagli devono essere adatte ai vostri programmi di navigazione. Soluzioni che facilitano le manovre aprono la possibilità alla conduzione di una barca in equipaggio ridotto. Per i regatanti più accaniti spesso un esame di coscienza e tanto allenamento porterà a molti più risultati che non mettendo mano al portafoglio