lunedì, Ottobre 7, 2024

Buonasperanza 2

Buonasperanza 1


Domenica 12 luglio
Ieri pomeriggio arrivati al Marina di Tivat (che in realtà si chiama Porto Montenegro). Passato il tardo pomeriggio aspettando Stiepan, il frigorista, che alla fine mi dà buca e si preannuncia per le 08.00 di stamani. Decidiamo di cenare in barca ma a metà cottura del sugo la bombola esala l’ultimo respiro. Malumore in famiglia!   :-((( Ceniamo a terra dove tentiamo anche di ricaricare bombola e telefono con scarsi, anzi nulli, risultati. Ci riproverò in mattinata riuscendo solo a ricaricare il telefono mentre invece per il gas, a causa della ritrovata indipendenza del Montenegro -non ridete, è proprio così- è tutto chiuso e se ne parlerà martedì.

Nel frattempo arriva Stiepan, armeggia con tubi e piastra, ed alla fine sentenzia che ci vuole un filtro nuovo che si trova solo a Pogdorica ; andremo a prenderlo martedì. Nel frattempo si è fatto mezzogiorno, e si è alzato un ponente bello fresco. Decidiamo comunque di andare a cercare un posto per fare il primo bagno della stagione in acque straniere, quindi mi preparo per uscire dall’ ormeggio; fortunatamente il vento, anche se sostenuto (25 knt), è dritto in poppa, e mi consente una buona manovra per uscire dal Marina. Appena fuori ci rendiamo conto del fatto che ridosso sottovento a Stradioti (Sveti Marko) non ce n’ è, quindi decidiamo di provare vicino alle isolette davanti a Perast – 42° 29′ 15”  N, 18° 41′ 46” E.  Accosto a dritta e anche se manca poco allo stretto di Verige -42° 28′ 40” N, 18° 41′ 19” E, apro un pezzetto di genova e spengo il motore. La barca si avvia subito, apro ancora il genova finchè manca un metro o poco più di tela, la barca prende il suo passo sfiorando i sette nodi in una andatura larga ma non troppo, il mare è quasi piatto, non c’ è onda, si sente che vorrebbe più tela ma di alzare la randa non se ne parla nemmeno, lo stretto con i suoi ferry che fanno la spola è lì, vorrei aprire tutto il genova ma invece è ora di chiuderlo, e siamo già nello stretto. Dio, come mi piacerebbe portare la barca come di sicuro la portava Francesco C., vicina al suo limite, scalpitante sotto le sue belle vele bianche.

Mah, chissà, prima o poi ……. Mi sarebbe piaciuto fargli da mozzo in qualche tratta appena appena un po’ impegnativa, invece gli ho fatto da secondo in una anonima Pescara-Termoli, quasi sempre solo in pozzetto perchè lui aveva avuto una giornata pesante e la successiva non sarebbe stata migliore! Passato lo stretto il vento sparisce, ed a motore ci portiamo nei pressi di Perast e poi delle due isolette dove diamo fondo per bagno, pranzo, pennica, visita alla chiesa che raggiungiamo con il gommino, ancora bagno, doccia e poi trasferimento a Cattaro, nel Marina. Cena a terra e poi nanna, domani si perlustra l’ entroterra con uno scooter noleggiato.


lunedì 13 luglio
Veniamo a lunedì. Alle 9.30 vado a ritirare lo scooter, un Suzuki 125 4 tempi (35 E), poco dopo mi accorgo che il faro principale non si accende, torno subito indietro ma non trovo il noleggiatore. Un po’ di telefonate e lui arriva, ma oggi è tutto chiuso, per la solita Festa dell’indipendenza; però riesce a trovare lì vicino un elettrauto che, dopo aver smontato mezzo Suzuki cambia la lampadina e finalmente -alle 11.00- si parte. Si comincia a salire e l’aria si fa bella sottile, quasi frizzante -sensazione dimenticata- mentre un tornante dopo l’ altro arriviamo intorno ai 1300 m. Paesaggi mozzafiato, natura spesso incontaminata, ogni tanto un po’ di schifezze (macchine abbandonate, scheletri di costruzioni iniziate e non finite, ecomostri in fieri, e così via) ma nel complesso direi che una escursione nell’ interno va decisamente fatta.

Dopo un po’ arriviamo a Cettinije, la vecchia capitale, con le ambasciate Liberty ed i palazzi dei Vescovi-Re e del capostipite Principe Nicola, poi autoproclamatosi Re solo sette anni prima di essere deposto dagli Austriaci ; il suocero d’Europa, come veniva chiamato visto che era riuscito a maritare cinque delle nove figlie con altrettanti Re, Principi, o comunque rampolli di famiglie reali europee (altre due rimaste zitelle ad accudire papà o interessarsi delle loro cose, le restanti due dipartitesi in giovane o giovanissima età). Interessante la “reggia” di Re Nicola, niente più della villa di campagna di un facoltoso benestante dell’epoca, però zeppa di onorificenze, cimeli e di doni di altri regnanti: doveva essere un bel personaggio il vecchio Re; curioso anche vedere, in una foto di famiglia con figli, figlie, generi, nuore, e così via, il Re sciaboletta seduto quasi in disparte, uno fra i tanti generi. Bell’argomento, però, la storia del Montenegro, da approfondire: nei secoli popolo fiero che non si piegò mai interamente all’ impero Ottomano, che pure doveva fare paura solo a nominarlo, molte famiglie di potenti armatori con traffici in tutto il mondo, costruttori di fortezze e monasteri; non certo agricoltori, vista la natura aspra del territorio. Dopo la capitale raggiungiamo Budva, sulla costa, dove voglio far vedere a mia moglie il carissimo -nel senso di costoso, 55 a giugno e 67 a luglio- marina e la Cittadella con la sua biblioteca e le sue terrazze che dominano la baia. In serata rientro a Cattaro.


martedì 14 luglio
Ritirata la macchina, questa volta senza problemi, si parte subito verso Bar (sul mare) ed un poco prima di arrivarci si svolta verso il lago di Scutari che viene attraversato -nella parte più stretta- passando su un piccolo ponte e poi su di un istmo; si prosegue senza indugi per Podgorica, dove abbastanza in fretta troviamo il filtro che ci serve per il frigo e poi  visto che il tempo c’ è, dopo un breve ma sostanzioso spuntino, andiamo a dare un’ occhiata al vecchio quartiere turco che a parere nostro è la parte più bella della città; ci colpisce anche il fiume che la attraversa che non è stato per niente irregimentato come di solito succede nei tratti cittadini : ha ancora un aspetto selvaggio, che contrasta piacevolmente con un modernissimo ponte che lo attraversa. Usciamo dalla città per cercare le “Niagara Falls” come pare che qui le chiamino, troviamo invece un altro tratto dello stesso fiume -o di un suo affluente- che scorre in una faglia del terreno larga in alto una ventina di metri, ed invece nel tratto più basso solo uno o due metri, con pareti perfettamente verticali: pare un plastico preparato per una lezione di geologia, è eccezionale, non mi aspettavo di trovare a due passi da casa una formazione come questa!

Rinunciamo alle “Niagara” e ci avviamo verso Bar; prima di arrivarci percorriamo qualche decina di km della stradina che costeggia il lago di Scutari, paradiso degli ornitologi, e poi deviamo per Staribar, la vecchia Bar a qualche km dal mare distrutta dai terremoti e che si sta cercando di recuperare per farne forse una sorta di “Gargonza” balcanica: sarebbe bello se ci riuscissero. E’ ora di andare a Bar, alle 8.00 si fa dogana per il traghetto e mia moglie mi lascia per tornare ad accudire i bambini. Torno verso Tivat dove spero di riuscire a far ricaricare la bombola del gas, e fortunatamente riesco a convincerli a prendersela per farmela trovare carica l’indomani; mi sembra un sogno, son tre giorni che giro per il Montenegro senza cavare un ragno dal buco. Già un paio di mesi fa avevo cercato di comprarne una di riserva, da 0,75, dalla Camping gaz di Lecce, senza riuscirci; ora cercherò anche di trovare un adattatore -probabilmente è illegale, ma che posso farci?- per poter caricare la bombola da un qualsiasi distributore di gas per auto. In Italia quell’ adattatore ce l’hanno- di straforo- tutti, qui credo che non lo conoscano nemmeno. Poco dopo raggiungo Cattaro, restituisco la macchina, e mi avvio verso la barca: cena -fredda naturalmente- e mi rendo conto che sono solo, in una terra ma soprattutto in un mare sconosciuti, con 11 metri e mezzo di barca affidati a me!

Bruno (Massioli), veglia su di me!

Domani mi sposto a Tivat dove mi raggiungerà Stiepan, il frigorista, per cambiare il filtro: l’ ora della verità! Potrò bere le innumerevoli birre – e magari offrirne qualcuna a vecchi amici sconosciuti o nuovi amici trovati in Croazia- che giacciono in cambusa o mi dovrò limitare all’ acqua tiepida? Vedremo, vi farò sapere.


mercoledì 15 luglio

Incontri nelle Bocche
Sono nuovamente solo. In mattinata pulizie e rassetto della barca, poi nel pomeriggio trasferimento nel Marina Porto Montenegro di Tivat, quello dove si pagano (poco) solo i consumi (ma quando sarà completato vedremo che tariffe!) . Dopo un po’ arriva Stiepan che sostituisce il filtro sul circuito del gas ma non lo vedo troppo convinto, il frigo più o meno va ma con quelle tubazioni lì, arrangiate e non prodotte in fabbrica, di più non può fare. Pazienza, meglio che niente; intanto nella stazione INA, dove vado in taxi, mi dicono che la ditta che ricarica le bombole oggi non ha lavorato, sempre per la solita Festa. Ma ieri non lo sapevano?


giovedì 16 luglio
Ennesima inutile spedizione alla stazione INA, non hanno ricaricato perché loro hanno attacchi diversi!

Nel pomeriggio arriva Stiepan che mi ha portato le viti per rimontare la piastra; vista la posizione in cui si trova occorrono viti particolari, quelle che io nemmeno conoscevo e che hanno la punta conformata come una punta da trapano, sicchè si montano direttamente con l’ avvitatore senza dover bucare prima; in un attimo rifisso la piastra, sulla quale mi ero dannato prima senza concludere niente.
Constato che la temperatura nel frigo scende, lentamente ma scende, d’ altra parte fuori dal frigo il caldo è pazzesco!


venerdì 17 luglio
Toh, non mi ero reso conto della data!  Quindi parto tranquillamente intorno alle 11.00, faccio dogana a Zelenika -42° 27′ 01” N , 18° 34′ 17” E -, riparto ed alle 13.30 ed esco dalle Bocche con la randa già alzata. C’ è un po’ di vento ma è dritto sul naso, non mi chiedete di fare bordi, risalgo a motore che dopo un po’ mi fa il solito scherzo: non ricordo se ve lo avevo già detto, ma il mio Nanni Kubota, revisionato veramente a 0 ore con rettifiche e sostituzione di praticamente tutte le parti in movimento, di tanto in tanto cala improvvisamente di giri, sembra spegnersi, poi riparte, poi cala di nuovo, e poi si riprende fino alla volta successiva. Il meccanico che ha fatto la revisione ipotizza -non avendolo potuto vedere perchè il problema si è presentato per la prima volta durante la traversata per Budva- uno spiffero d’ aria da qualche parte nel circuito del gasolio; un meccanico montenegrino aveva fatto un’altra ipotesi intervenendo sul cavo che taglia l’alimentazione, ma il problema si ripresenta un’altra volta.

Il ponte di Ragusa

Comunque arrivo a Gruz-Gravosa, il quartiere periferico della vecchia Ragusa – adesso Dubrovnik – 42° 39′ 29” N, 18° 05′ 08” E – nei tempi previsti, faccio dogana con le complicazioni di cui vi dico nel PS, e finalmente metto la poppa in banchina al marina ACI; sono le 9.00 di sera, mi hanno fatto infilare in un budello strettissimo, fortunatamente non c’ era vento. PS: Pan, pan, pan ……. Occhio ragazzi, ho evitato la multa per un pelo! Partito da Cattaro, passato fra Cavtat ed i suoi isolotti, ho proseguito bel bello per Ragusa-Dubrovnik; anche qui passo a terra dell’isolotto davanti al porto della città vecchia, poi nel canale fra le secche, e sono a Gruz. Mi avvicino al pontile per una ricognizione, poi preparo cavi, parabordi  sulla dritta , e vado a terra ; subito due italiani provenienti da un’ altra barca, forse vedendomi solo, si avvicinano e prendono al volo i cavi dando volta sulle bitte .Uno dei due si approssima e con fare circospetto mi domanda da dove venga , “da Cattaro” è la mia risposta, “non lo dica, dica che è uscito dalle acque territoriali e poi è rientrato, io ho appena preso una multa da 150 E per averlo dichiarato, dicono che dovevo fermarmi a Cavtat”. Rimango interdetto, ” vabbe’, dico, sto venendo da Vieste, e mi precipito a far sparire il giornale di bordo e comparire, invece, la carta del basso Adriatico adoperata per la traversata con tutte le annotazioni sulla rotta; nel frattempo si avvicina un tizio in borghese in bicicletta e mi chiede quale sia l’ultimo porto toccato; “Vieste, Italy” naturalmente, e lo sguardo corre alla vigneta montenegrina che scade proprio l’indomani, ma lui non la vede. Prendo i documenti, ringrazio il malcapitato che mi ha salvato, sbrigo le pratiche e torno a bordo; nel tornare vedo però già allo sportello un altro italiano, gli chiedo da dove venga, “Cattaro”, cerco di dirgli qualcosa ma temo che sia troppo tardi, non so come andrà a finire. Si avvicina di nuovo il tizio con la bici, mi chiede dove andrò, gli rispondo che cercherò un posto proprio lì a Gruz, ma mi dice invece di non andarci, l’ormeggio costerebbe -dice lui- 200€ al giorno, mi conviene andare al marina ACI . Un po’ perplesso mi avvio al marina ACI, passo sotto il ponte, chiamo sul 17 e poco dopo mi fanno entrare e danno il posto. Ci resterò due giorni, finalmente riuscirò a rifornirmi di gas ed a sbrigare altre cosette, ma questo farà parte della cronaca della crociera.


sabato 18 luglio
Espongo il problema del motore al meccanico del marina, esaminiamo le varie possibilità (finalmente qui parlano inglese, e spesso anche italiano), si stringe nelle spalle, mi dice che forse potrebbe venire entro un paio di giorni, ma poi si commuove e mi manda in pochi minuti un suo scagnozzo che subito vede una perdita di gasolio all’ uscita dal serbatoio –ovviando sul momento – e poi si accorge anche che la vite di spurgo dell’ aria del filtro primario è lenta; due possibili strade per l’ingresso di aria nel circuito, speriamo che il problema fosse lì !

Poi vado a far riempire la bombola, sciroppandomi ben più di un km invece dei 200 m promessi, ma almeno vedo risolversi i problemi di cambusa: il frigo infatti continua ad andare, raggiunge la sua temperatura abituale, sulla piastra si forma un notevole strato di ghiaccio: il frigorista montenegrino ha fatto il miracolo! Tornato in barca grondante sudore faccio una doccia senza nemmeno togliermi la maglietta, poi-ricordando le descrizioni di Giorgio della giornata afosa passata lì qualche anno prima – me ne vado dritto dritto in piscina: altra doccia e poi in vasca, però l’ acqua è tiepida, quindi preferisco asciugarmi e conquistare una sdraio dove mi metto a leggere per rilassarmi  un po’: da quest’ hanno mi concedo un altro lusso, gli occhiali da lettura scuri, così posso leggere anche sotto il sole! Poi torno in barca, sistemo la bombola e mi preparo uno squisito panino al formaggio e prosciutto col pane di tre giorni fa riscaldato sulla piastra, quindi riposino in cuccetta. Più tardi prendo il bus per Ragusa-Dubrovnik, dove finalmente riesco a comprare una Sim croata (ma non vi posso dare il numero perchè non lo conosco, e non ho un altro telefono da chiamare). Rientrato a bordo mi preparo la cena: pasta con un sugo a base di pomodori e funghi preparato da mia moglie da quasi una settimana e conservatosi discretamente anche senza frigo: lo apro, c’ è qualche pallino bianco di muffa ma l’odore è buono: lo tengo a lungo sul fuoco rimescolandolo, ed alla fine il risultato sarà egregio . Dimenticavo, lusso nei lussi: pasteggio con birra gelata, avendo avuto l’accortezza di spostare una delle lattine nel frigo proprio a contatto con la piastra, poco prima.  Ghiaccio e fuoco, due problemi forse risolti!


domenica 19 luglio
Qui con le connessioni c’è qualche problema, di libere non ne ho trovate, quella del marina è protetta -taccagni- e non accettano il pagamento in contanti, vogliono la carta di credito che io non ho -e non prevedo di avere in futuro-! Saldo il conto ed alle 9.30 parto, alle 10 alzo la randa ma il vento è sempre sul naso, una decina di nodi. Verso le 10.30, preannunciato dai colori che cambiano e dalle creste pur in uno specchio d’ acqua ridossato, arriva il rinforzo: subito 25 e passa knt, naturalmente sul naso. Vado a prendere due mani tutte in una volta e si ripresenta il problema del motore: ma non ne sono del tutto sicuro, col trambusto dei terzaroli, il contagiri che a volte non va, la musica a buon volume che copriva gli altri suoni, non sono in realtà certo che il problema ci sia stato, ma se c’ è stato è sparito molto rapidamente. Continuo a risalire, ma decido di fare meno strada della già poca che avevo previsto, e vado a cercare il ridosso sottovento a Lopud 42° 40′ 46” N, 17° 57′ 15” E, nella baia Sunij.  Posto molto bello -ma quale posto non è bello se ti dà ridosso da 25-30 knt sul naso?-, acqua pulita, i segni dell’incendio di cui parla Giorgio nel suo massimo successo editoriale quasi non si vedono più, arrivo che ci sono altre 5 o 6 barche, ma in poco tempo siamo più di 30, e per la notte resteremo in una quindicina. Finalmente un po’ di fresco, ne approfitto per rabboccare olio e acqua e constatare che non ci sono più perdite di gasolio. Un po’ prima del tramonto faccio un giretto col gommino, e mi ripropongo un bagno finalizzato alla ricerca di ricci e patelle per l’indomani. Tornato a bordo cena con un piatto di “rosti” arricchito con scampoli di prosciutto montenegrino, panino sempre con l’ottimo pane riscaldato di qualche giorno fa -farcito con formaggio e prosciutto croato- . Vedo anche che il frigo, spento all’ arrivo in rada alle 11.30, ha retto benissimo per queste 12 ore salendo solo di uno o due gradi, non credevo che fosse isolato così bene.* Dopo cena telefonata da casa -Ugo mi raggiungerà a Mljet fra tre o quattro giorni, Nanà e Giovanni a fine mese, a Hvar – e poi mano al pc per scrivere queste cronachelle, che partiranno non si sa quando. Prima di andare in cuccetta starò un po’ fuori, c’ è un bel fresco, l’aria è tersa, lo scenario del cielo stellato mi riporta alla mente quello che vidi a Fanò una notte di 31 anni fa, e un assaggio di zibibbo mi aiuterà a prendere sonno.

*: in realtà, col senno di qualche anno dopo, non è isolato per niente, ad Offanengo usavano stampare la vetroresina e mettere lì la ghiacciaia senza alcun tipo di coibentazione. Si rimedierà dopo una decina di anni, con iniezioni massicce di espanso a cellule chiuse che faranno cambiare la situazione come dal giorno alla notte.


lunedì 20 luglio
Mi trovo a Jakljan  – 42° 44′ 25” N, 17° 49′ 36” E,  nella baia a S dell’ isolotto Kosmec, quella dove l’ancoraggio è vietato. Ma a causa di un cavo elettrico, suppongo, chè di alberghi non si vedono tracce: ci sono due fabbricati in abbandono, c’ è qualche altra barca all’ ancora ma vanno via quasi tutte nel pomeriggio. Stamattina mi sono svegliato verso le 6.00 a Lopud (tranquillo Giorgio, il verde si sta riprendendo, non c’ è ancora il bosco ma la macchia ha riconquistato il territorio ed occorre sapere dell’incendio per vederne le tracce) , Sunj, disturbato dal rollio ; non c’ era più il maestrale sostenuto di ieri, anzi si era messo da scirocco , quindi ho preferito partire subito per fare un po’ di strada verso N : poca, perchè ho appuntamento con Ugo a Mljet fra due o tre giorni. Costeggio tenendomi comunque a qualche centinaio di m da terra, non si sa mai, e nel frattempo si è stabilito un maestralino, dritto sul naso, naturalmente. La costa è molto bella, splendido il passaggio fra Sipan – 42° 43′ 55” N, 17° 50′ 49” – e Jakljan. Gli scogli che Giorgio dice ben visibili sono invece insidiosi se coperti -come oggi- da una ventina di cm di acqua calmissima: li vedo quando li ho ormai al traverso di sinistra, una ventina di m più in là; sembrano anzi le tracce che lascerebbe una balena con problemi intestinali. Passando è meglio comunque mettere una persona a prua con gli occhi ben aperti: io non ne disponevo :-(((  . Mi avvicino all’ elettrodotto con un po’ di apprensione, anche se dopo aver fatto il ponte fra Uglijan e Pasman – 44° 00′ 52” N, 15° 15′ 05” – con un 43′ non dovrei avere mai più problemi; passo, non passo, son passato, ora ho la certezza che il mio albero è alto meno di 46 m! Proseguo per poche decine di minuti, poi accosto a sinistra ed entro nella baia dove conto di passare la notte: è aperta a NW anche se protetta da un isolotto, ma non ci dovrebbero essere problemi : dò fondo su 12 m con 50 m di catena da 8, la Delta da 15 kg fà subito testa, e procedo con tendalino e convogliatore d’ aria . Si sta bene, non fa troppo caldo, l’umidità è sotto il 40% : breve bagno senza scaletta, risalgo dal tender, poi solito ottimo panino vecchio di 5 o 6 giorni riscaldato sul gas con birra fredda –che conquista- e subito dopo stendo le mie vecchie e stanche ossa su una panca del pozzetto. La musica stà già andando da un po’, prendo “Amaltea” e continuo a divorarlo: mi è piaciuto moltissimo -oramai l’ho finito e me ne dispiaccio, molto diverso dai soliti resoconti di viaggi: innanzitutto la barca -21 m di linea classicissima attrezzati con le più moderne diavolerie- rende tutto più comodo e desiderabile, poi la forma -in pratica è un epistolario visto da una parte sola- , ancora l’ autore , che deve essere una persona fuori dal comune per capacità e doti umane . Quando poi ho saputo che trentanni fa circa la sua barca era un Gaia di Benello ….. sarebbe davvero bello conoscerlo. E qualche “ricercatezza ” lo rende anche più simpatico , sono in molti fra noi quelli  che si esprimono in ragione di “tribordo” e “babordo” ?  Credo che cercherò di rintracciarlo tramite l’editore, chissà che non abbia bisogno di un mozzo giovane in periodo invernale! Nel frattempo la sfuriata pomeridiana da NW si va esaurendo, ed a me non sembra vero di stare per il secondo giorno sulla mia ancora, senza essere taglieggiato da nessuno: fino ad ora la situazione è stata molto difficile, da questo punto di vista, con costi che non mi aspettavo. Finito Amaltea ritornano i pensieri di ieri: sono stato spesso considerato un misantropo, forse con qualche ragione, ma in realtà quello che non mi si confà sono le adunanze oceaniche, i ricevimenti, le occasioni in cui si finge di capire cosa dice l’altro senza sentire in realtà quasi nulla per il vociare diffuso, e rispondere sapendo che l’altro capirà molto poco di quello che gli dirai. In effetti da solo ci sto bene, però …… fra due o tre giorni arriva uno dei figli, poi entro la fine del mese l’altro con moglie (la mia, non la sua, anche se appare ben avviato), quindi su quel fronte si tratta solo di avere ancora un po’ di pazienza, però…. però ….. mi mancano gli amici “di barca”, quelli che speravo sarebbero venuti -almeno qualcuno- con me su per l’Adriatico. Mi hanno dato buca, chi per un motivo, chi per un altro: d’ altra parte, non tutti sono sfaccendati come me, e qualcuno ha anche la sua barca da godersi! Come mi hanno dato buca gli amici sconosciuti della Lista: ma com’ è possibile? un tipo simpatico come me! Mah! Proverò a tornare alla carica per settembre. Ma ora basta scrivere, il vento è quasi del tutto calato, le colline fanno ombra su tutta la baia, una barca si è affiancata ma a distanza, è un’ora magica, più tardi mi metterò ai fornelli per un po’ di sugo da aggiungere al poco che ancora mi resta dall’ attività culinaria di mia moglie nelle Bocche.

Le mie compilation continuano ad andare, mi manca una buona compagnia, ci sarà più tardi una telefonata, o forse più di una, dovrò accontentarmi.


martedì 21 luglio
Partenza alle 9.00, con calma. E’ una bella giornata, arietta sottile e acqua calma buona per i gommonauti, io una bella sventolata -non troppo, per carità, giusto per divertirsi un po’- ancora non l’ho avuta , se non quelle montenegrine accompagnate da diluvi, fulmini e -come fa fino dire oggi- quant’ altro. Costeggio Jakljan , costa SW, verso NW : le Elafiti sono un incanto, ogni nuovo scorcio mi fa pensare che ci dovrò tornare con i miei ; così passano Olipa e Mali Vratnik – 42° 45′ 45” N, 17° 45′ 44” E – ; mi fermo qualche ora nell’ ansa sulla sponda N del Canale e riparto nel primo pomeriggio con prua su Porto Camara (Okuklje)  – 42° 43′ 37” N, 17° 40′ 17” E, Mljet , che Giorgio definisce come “uno smeraldo posato su un mare di cobalto” . Veramente l’arietta sottile di stamattina ha ceduto il passo ad un ponente fiacco, sporco, e la veleggiata programmata si tramuta nell’ ennesima smotorata sotto un cielo plumbeo che si riapre solo in arrivo a destinazione. Porto Camara è l’ennesimo incanto, mi accoglie Tiho del Maestral dal suo pontiletto, dove accosto volentieri ricordando il relativo passaggio del Giorgiolano.

Porto Camara, il pontile del ristorante di Tiho

Gli faccio presente di essere solo, ma va bene lo stesso ; sceso in banchina mi presento, lui mi dice di ricordare Giorgio ; è un tipo dalla faccia simpatica, disponibile , gli chiedo di un taxi per andare a prelevare Ugo da Sobra – 42° 44′ 29” N, 17° 36′ 30” E – l’ indomani e dice che mi ci porterà lui, chiacchieriamo un po’ e poi mi viene in mente che, dovendo probabilmente rientrare in Italia alla fine di agosto per qualche giorno, potrei lasciare la barca lì visto anche che il traghetto da e per Bari fa scalo proprio lì vicino, a pochi km, e che lui sarebbe certamente disponibile per gli spostamenti terrestri. E che Porto Camara è riparatissimo da qualsiasi vento e mare. Ottima cena al Maestral, dove mi allargo anche un po’ visto che sono solo, che l’ormeggio è gratis, e che l’indomani c’ è anche la scarrozzata in macchina; la vista sulla baia dall’ alto del ristorante di Tiho è davvero bella, mi ricorda un po’ una analoga situazione a Ponza, da quel ristorante posto su diversi terrazzini verso l’estremità S della baia.

A dormire, poi, sotto un magnifico cielo stellato.