giovedì, Giugno 12, 2025

Giugno – Nicoletta Siviero


L’ho sempre pensato e detto, ma senza presunzione: una donna a bordo fa la differenza, specie se si naviga solo in due. Se poi la formula dura da una trentina di anni e funziona, bisogna fare i complimenti ad ambedue i personaggi.

Mi soffermo solo “due righe” per rimarcare il concetto, perchè troppo spesso noi uomini siamo tacciati di maschilismo, le cronache potrebbero dare ragione a chi lo pensa, ma quando si va per mare, quando la barca ed il mare diventano l’ambiente dove si trascorre …la vita…, dopo 30 anni bisogna riconoscere alla LEI che accompagna il LUI il valore che merita.

E così adesso vi presento la LEI di Alfredo Giacon, il LUI, l’armatore di Jancris, che conoscerete in una prossima intervista.

Anche per Nicoletta Siviero vale la premessa, il leitmotiv della loro esperienza:

«La nostra forza, quella che ci ha fatto superare terribili burrasche e imprevisti di tutti i tipi, è stata la caparbietà e la curiosità di scoprire cosa ci fosse oltre l’orizzonte. Alla fine, dopo trent’anni di avventure ed esplorazioni, posso affermare che seguire i sogni, quelli romantici, ha il grande potere di far fare cose eroiche a persone normali».

Ciao Nicoletta, ma questa premessa, che condivido, chi l’ha scritta? A maggior ragione fra i navigatori ci sono molte persone normali che sono eroi….

Questa è una premessa che non solo condivido, ma posso dire di aver anche vissuto. Lo scrittore naturalmente è Alfredo, ma non sono brava come lui a descrivere quello che si prova quando si vivono avventure come questa.  La frase che sempre mi emoziona è quella che seguire i sogni ha il potere di far fare cose eroiche a persone normali. Perché è proprio vero: io prima di partire ero una persona normale, e poi mi sono accorta che il mio corpo poteva fare cose e superare ostacoli che non avrei mai immaginato. Le lunghe navigazioni ti insegnano tanto, capisci che in situazioni difficili viene fuori una parte di te inimmaginabile nella vita normale. Fare 10/100/1000 miglia ci si abitua, il tuo fisico si adegua ed è forse questa la parte eroica del viaggio.

E Nicoletta Siviero, chi l’ha inventata?

Volevo fare molte cose, tra le quali non avere un lavoro canonico; visto il mio passato di nuotatrice e amante dell’acqua mi sarebbe piaciuto andare nei villaggi turistici e insegnare nuoto. Era un modo per viaggiare e fare una vita l’aria aperta, poi invece le circostanze mi hanno portata a lavorare in un ufficio, visto che ho studiato ragioneria, ma quella non era la mia vita.
 Quindi Nicoletta è stata inventata anche grazie all’incontro con Alfredo, e da lì sono cominciati i loro sogni che poi si sono avverati.

Oggi sei la donna di un navigatore, e non solo. Quali caratteristiche ti contraddistinguono?

Oggi sono la donna di un navigatore, scrittore, ambientalista, ma io stessa mi considero una navigatrice, non mi ritengo un passeggero, sono una parte attiva nella navigazione e nella gestione della nostra Jancris.  Credo che le donne in mare vengano sottovalutate, in barca si è una coppia molto più che in città, altrimenti il navigatore sarebbe un solitario.
Spesso si ricorda, o si premia lo skipper, il comandante, il capitano della barca, ma non c’è solo un LUI. La Lei è una parte importante e spesso indispensabile nella gestione di queste lunghe navigazioni.

Da giovane sei stata una nuotatrice agonista: quindi una grande passione per l’acqua: “emulatrice” o ammiratrice della concittadina Calligaris?

Ho cominciato a nuotare da piccola: prima i corsi e poi il nuoto agonistico; i miei genitori sono sempre stati vicini al mondo dell’acqua, mio padre era un giudice di gara e anche mia sorella nuotava, per cui diciamo che tutta la famiglia era più predisposta verso il mare che non per la montagna. La Calligaris era una campionessa che ci rendeva orgogliosi, era un simbolo per tutti noi atleti più piccoli, perché io essendo più giovane appartenevo ad un’altra categoria. Questo ci dava la spinta a dare il meglio. 

Da nuotatrice sportiva a insegnante di nuoto a navigatrice, comunque già da giovane sempre in mezzo all’acqua. Come mai non hai continuato in quella strada? Magari con incarichi nazionali?

L’ambiente sportivo mi è sempre piaciuto, è il posto dove ho passato la mia giovinezza, avevo tanti amici, gli allenamenti, le gare, le trasferte: sono momenti che ti restano dentro per sempre. Poi diventi grande e un po’ vuoi cambiare: ecco che smetti di nuotare e passi dall’altra parte. Per un periodo ho fatto l’aiuto allenatore di una squadra di bambini, ma la tua vita cambia ancora, inizi un lavoro normale, arrivano altri interessi, e così dopo tanta acqua ti allontani…dall’acqua della piscina.
Passano gli anni, una nuova vita con Alfredo, e le nostre navigazioni mi portano verso altre rotte.
Un giro del mondo, navigazioni dal Brasile al Canada e poi la decisione di esplorare tutta la costa est degli Stati Uniti e infine le Bahamas.
È proprio in questo momento della vita che riusciamo a rientrare a casa x circa 6 mesi l’anno, ed allora che mi riavvicino alla vita di bordo vasca. Torno ad insegnare nuoto e mi sento di nuovo in un ambiente familiare. Ho ancora gli stessi riferimenti, siamo tantissimi ancora a frequentare questo ambiente sportivo con varie mansioni, insegnanti, allenatori, dirigenti, forse sarei ancora in questo mondo se non avessi preso il largo…

Come hai conosciuto Alfredo? Cosa ti ha colpito di lui? Qual è stata la molla che ti ha fatto lasciare tutto e seguirlo? hai fatto un “doppio carpiato” quando hai deciso di “imbarcarti” con lui: dall’acqua dolce all’acqua salata. Quando?

Ho conosciuto Alfredo che eravamo giovani, frequentavano la stessa scuola, ma sono le amicizie che ci hanno fatto incontrare.  Alfredo si fa subito notare per il suo entusiasmo, il sorriso e la positività che sa sempre trasmettere.  Un carattere forte da scorpione al quale è difficile negare qualcosa: ci legava la voglia di una vita diversa, e grazie a lui ho avuto il coraggio di mollare tutto verso l’ignoto.

Raccontami il tuo primo stato d’animo con la barca, con la promiscuità, con gli spazi ristretti…diventare anche un marinaio. Vivere in barca e vivere in terraferma: non è proprio la stessa cosa

Il mio primo approccio con una barca a vela l’ho avuto quando ho fatto la patente. Le uscite invernali, il rientro in porto, gli amici, le bevute in dinette mi hanno rapita. Ho capito che quel mondo mi affascinava e mi incuriosiva.
Gli spazi non li sentivo ristretti, anzi tutto era molto accogliente.
La barca non ha mai tolto nulla alla mia intimità, era tale l’entusiasmo per una nuova vita che non mi sono mai sentita soffocare.

Per una donna di solito è più difficile rinunciare alla propria “intimità”, allo stile di vita, alla giornata “tipo” a terra. Per te com’è stato?

Quando abbiamo deciso di cambiare vita sono state tagliate tutte le catene, mi sono licenziata, la casa è stata affittata, ma le amicizie e soprattutto la famiglia sono state difficili da lasciare. Quando lasci l’ormeggio entri in un nuovo mondo tutto tuo e non pensi più alla quotidianità che avevi prima, è bellissimo partire ed è bellissimo anche tornare. Sono 2 vite completamente diverse ed è una gran fortuna poterle fare entrambe.

Vivere in barca per molto tempo, in spazi “bene o male” ristretti; non ti è mai mancata una casa e una vita in terra, frequentare le amiche?

Una coppia che decide di vivere in barca deve essere assolutamente in sintonia, altrimenti dopo poco la vita a bordo diventa un inferno ed ecco che tutto finisce. Ogni coppia trova il suo equilibrio, quando si sta tanto a bordo e si vogliono fare viaggi importanti con il tempo si impara a fare un po’ di tutto. Stare al timone, partecipare alle manovre, tracciare le rotte, fare manutenzioni e cambusa: sono tutte mansioni intercambiabili, ma è chiaro che poi ognuno trova il suo ruolo e ci si trova così in tale sintonia che alle volte non serve neanche parlare fra noi per concordare quello che si deve fare. Ci sono pregiudizi che danno certi ruoli solo agli uomini e altri solo alle donne, questo non vale assolutamente quando vivi a bordo per lungo tempo. Credo che in condizioni di estrema necessità potrei gestire Jancris da sola, l’unica cosa che non sarei in grado di fare è un ormeggio in banchina soprattutto con le briccole; ricordo quanto esercizio ha fatto Alfredo agli inizi della nostra carriera.

La vita in barca: due cuori e una capanna? È’ proprio l’amore che muove il mondo?

Tantissime volte mi è stato chiesto come si possa andare d’accordo in un ambiente piccolo e stando vicini 24 ore al giorno. Se alla base c’ è amore per il tuo compagno di vita , se ami la barca, il mare ed il viaggio è facile vivere felici senza litigare , non ci sono pressioni esterne come in una vita cittadina.
Ci si crea un piccolo mondo dove solo la meteorologia può interferire.
Quindi l’unico consiglio che posso dare è quello di provare e partire, ma sicuramente non si naviga solo per amore di un uomo, bisogna amare questo tipo di vita in barca, perché non sempre ci sono i bei tramonti con un aperitivo in mano, bisogna sapersi adattare a tante situazioni completamente diverse dalla classica quotidianità a terra.

La tua più grande passione fra quelle intraprese con Alfredo: ti sei espressa in molti campi assieme a lui, compresa la scrittura. Quale ti piace di più?

Alfredo ha tantissime passioni, ma quando l’ho conosciuto mi diceva sempre che avrebbe viaggiato in barca a vela e voleva scrivere un libro: qualcosa di storico, magari romanzato, ed ha sempre avuto interesse per l’archeologia.
Lui di libri ne ha scritto 9 sulle nostre avventure.
Solo uno di questi è a quattro mani: “Il mio cane in barca”, un libro simpatico dove si trovano consigli e dove ci sono cani, gatti, pappagalli navigatori.
Non mi considero una scrittrice, ma sicuramente più un’ispiratrice, viste le avventure vissute insieme.  All’inizio leggevo le bozze, davo una mia opinione, ma non era per correggere, la stessa situazione può essere vissuta con emozioni differenti, che si possono esprimere diversamente: mi piaceva perché rivedevo la nostra vita sulla carta, era una sensazione strana pensare che poi molte persone avrebbero condiviso quei momenti. Alla fine devo dirti che la mia grande passione è stata di seguirlo in mare.

La sensazione di navigare in mare o in oceano, l’impatto con situazioni difficili: come ti ci sei trovata? Eri preparata psicologicamente e come “marinaio” o è stato uno shock?

 Navigare in mare o in oceano sono due cose molto diverse. Entrambi, ma in modo diverso, possono essere molto pericolosi e impegnativi, e quando capitano certe situazioni spesso ti chiedi chi te l’ha fatto fare, perchè sarebbe stato preferibile alzarti presto per andare al lavoro. Momenti difficili ai quali non sei mai realmente preparato, ma poi passano e si dimenticano.  Sono momenti in cui il tuo corpo e la tua mente arrivano a sopportare situazioni che non avresti mai immaginato, ma non ho mai avuto paura per la mia vita. La barca mi ha sempre dato fiducia e anche la sintonia con Alfredo è stata importante.  Ci si preoccupa di più per la barca che per noi stessi, se Lei supera certi ostacoli anche noi li superiamo.

In tutti questi anni ha dato più il mare a te o tu a lui? dimmi tre caratteristiche che deve avere la LEI di un LUI navigatore….

Il mare mi ha dato tantissimo. Non è solo navigare ma anche poter vedere tramonti, albe, delfini, balene, tartarughe, conchiglie, spiagge su isole deserte, ma anche città, grattacieli, ponti. Tutte emozioni grazie alla navigazione.
Noi abbiamo cercato sempre di vivere in sintonia e mai di sfidarlo, la barca a vela con il suo stile di vita credo sia il mezzo ecologico più rispettoso per viaggiare.
Pazienza, passione e sapersi adattare ad una vita fuori dagli schemi sono sicuramente 3 caratteristiche necessarie per vivere a fianco di un Lui navigatore.

Di solito l’intuizione femminile è inconsciamente fedele alla realtà; hai fatto tutti gli oceani: se dovessi paragonarli ad un animale, a quale li abbineresti?

L’oceano Atlantico del nord è graffiante e potente, potrebbe assomigliare a grizzly.
L’oceano Atlantico centrale con il suo vento in poppa ti fa navigare sereno, ma di sera bisogna stare in allerta con i suoi groppi di vento. Più che a un animale assomiglia ad una giungla all’apparenza tranquilla, ma che nasconde animali in agguato.
Il Pacifico, così immenso e potente, si sente tutta la sua energia lo potrei paragonare ad un elefante.
L’oceano Indiano per noi è stato bellissimo, frizzante, veloce ma mai in apprensione, potrebbe essere un animale allegro e rassicurante come un delfino.

Incontri durante il viaggio che ti hanno arricchito particolarmente

Difficile dire quali sono gli incontri belli perché tutti ti restano nel cuore. Con molti navigatori diventi amico per sempre, con altri sono momenti che non dimentichi. Eravamo a Ile la Vache, sotto l’isola di Haiti, ed è stato incredibile vedere lo stupore negli occhi di una intera scolaresca uscita dall’aula quando si sono accorti che eravamo a passeggio con la nostra cagnolina Trudy: fin qui niente di particolarmente strano, se non fosse  che non ne avevano mai visto un cane di colore bianco!
Un altro incontro particolare è stato a Isla Beata, che fa parte della Repubblica Domenicana, un’isola abitata solo da militari e iguane, dove fanno tappa solo i pescatori, un’isola che incuteva timore già  nello scendere a terra: poi  invece siamo stati accolti con un caloroso benvenuto.
In Pacifico incontri sempre persone sorridenti e bambini felici.
Devo dirti che non solo nei posti remoti ma anche nei cosiddetti posti civili abbiamo fatto incontri straordinari, con persone generose, che anche senza conoscerti ti offrivano la loro macchina per fare la spesa o ti offrivano un passeggio sapendo le difficoltà di chi vive in barca.
E poi naturalmente ci sono le persone che hanno fatto la tua stessa scelta, quelli che vivono in barca e viaggiano come te; nascono amicizie che non muoiono mai, anche se ti rivedi dopo anni o anche se sai che non ti incontrerai mai più.

Ti sarebbe piaciuto fermarti in un posto e non tornare? Dove?

Posti belli dove vuoi fermarti ce ne sono tanti e spesso abbiamo provato a comprare un pezzo di terra per poi un giorno fermarci. Ci siamo innamorati della vicina Creta, ma poi abbiamo visto il Brasile e la sua fantastica gente, eravamo molto decisi ma poi il destino ci fa fatto cambiare programma.
Ci si innamora spesso di luoghi diversi da casa, ma non sarà mai per sempre, perché alla fine hai voglia di tornare… per poi magari ripartire.

Hai avuto molti ospiti a bordo: amici, ricercatori, equipaggi. Da “padrona di casa” ritenevi la “tua” barca una “casa aperta” oppure era sempre un’invasione nei tuoi spazi?  Hai mai avuto qualche problema?

Sono stata sempre un pochino gelosa dei miei spazi e delle mie cose ma non in maniera ossessiva. Sono sempre felice di avere ospiti a bordo ma agli inizi forse ero un po’ infastidita da questa invasione, più che altro perché in barca bisogna assolutamente seguire delle regole e certe cose vanno fatte e riposte in un certo modo. Sicuramente mi sono abituata a condividere e lasciar fare, ma sempre con un occhio vigile. Soprattutto nelle lunghe navigazioni condividi ogni attimo, e devi alle volte fidarti degli altri. No, non ho mai avuto problemi, credo sia importante collaborare quando si è “sulla stessa barca”. 

I primi cinque anni a bordo del Jancris in Egeo: anch’io amo quel mare, quel vento, quelle isole, il solo ricordo anche adesso mi fa battere il cuore: era l’inizio di una nuova vita. Quali ricordi?

Gli anni passati in Grecia prima e dopo il giro del mondo sono stati bellissimi, li ricordo come se gli anni non fossero mai passati. 
Prima del giro del mondo, appena lasciata l’Italia, tutto era scoperta, vita nuova, luoghi mai visti, incontri, lingua, cibi diversi, paura e felicità. Sono sensazioni che ti restano dentro e ti mettono il sorriso solo a pensarci.
Quando siamo tornati dal giro del mondo il nostro primo obbiettivo era tornare in Grecia e Turchia per avere conferme. Volevamo ritrovare gli amici di sempre, i profumi, i ritmi della navigazione giornaliera e siamo stati fortunati perché era ancora tutto come l’avevamo lasciato. Erano in fondo passati solo 2 anni.
Adesso invece, che di anni ne sono passati molti di più, sono sicura che molte cose le troveremmo diverse da quei bellissimi ricordi che abbiamo nel nostro cuore.
I nostri punti di riferimento in Grecia sono stati Corfù, Leros, Rodi. Abbiamo passato moltissimo tempo in questi posti tanto da sentirli come una seconda casa
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Ho chiesto anche ad Alfredo del vostro intervento alla TEDx di Padova nel giugno del 2024: «Una vita in mezzo al mare: da sogno a realtà». Condivido la sintesi, ma cosa deve avere o fare una persona per crederci, per realizzarla? Centra il DNA? O basta la volontà? O l’amore? Oppure è imprescindibile? Per te cosa è stato?

Per realizzare un sogno devi crederci e ci vuole tanta volontà perché questa società ti avvinghia con le suoi doveri ed è difficile liberarsene. Non è facile lasciare le cose cosiddette certe per l’ignoto, ed è importante avere accanto una persona che lo desidera almeno quanto te. Posso dire che il DNA può avere una sua importanza: per Alfredo c’è stata la passione trasmessa dal padre amante dei viaggi, invece i miei genitori mi hanno fatto innamorare del mare, e ho sempre pensato che non avrei fatto una vita d’ufficio. Ho cambiato vita grazie al mio grande amore Alfredo che mi ha fatto vivere una grande avventura.

Qual è il libro che porta la firma di Alfredo che ti è piaciuto di più?

Sarò sincera: a parte il primo bellissimo libro che parla del nostro giro del mondo, e l’ultimo che parla di un incredibile viaggio non canonico per le barche a vela, gli altri li ho sempre letti pizzicando qua e là. Non so perché, ma è strano leggere i nostri ricordi: si ha la sensazione di averli già letti.

Siamo in conclusione: hai avuto finora una vita molto intensa. Qualche rammarico? Cosa non rifaresti o cosa rifaresti?

Ho avuto una bellissima vita con ansie, timori, meraviglie, incontri, vita vissuta intensamente tanto che alle volte stento a crederci. Mi ritengo molto fortunata, non cambierei nulla, forse dei bambini avrebbero cambiato qualcosa nella nostra vita, ma evidentemente c’era già un altro disegno.

Dopo gli orizzonti “oceanici”, cosa vedi dietro l’angolo? Cosa c’è per goderti la meritata qualità di vita?

Dopo gli orizzonti oceanici vedo qualcosa di più casalingo, anche perchè in mediterraneo non ci sono molti mesi navigabili. Mi piace passare più tempo a casa con la famiglia e gli amici, una vita più normale, ma mi piace sapere che c’è sempre Jancris che mi aspetta per una bella navigazione in posti nuovi o già visti che ti fanno sentire a casa. Mi piace pensare che quando saremo vecchi resteremo sempre legati al mare magari con un altro tipo di barca o una casetta che mi faccia vedere l’acqua.

E per chiudere: la tua filosofia di vita per dare ragione alla premessa

“Cogli l’attimo ” può sembrare una frase scontata ma quando arrivi a una certa età ne capisci il vero significato.
Alle volte quell’attimo arriva e alle volte invece te lo devi creare, ed è lì che persone normali fanno cose eccezionali.