Il Mediterraneo
Parliamo del Mediterraneo….e non solo di Martina Bressan e Fabio Florindo
La geografia della Terra non è immobile, anzi: è un sistema vivo, dinamico, con forze incalcolabili e profonde. In particolare, è fatta di placche tettoniche, faglie, spinte e collisioni che, nel tempo geologico, disegnano continenti, fanno nascere o sparire mari. Nel cuore di questo movimento continuo, c’è anche l’Italia che si trova proprio tra Europa e Africa, o meglio tra la placca africana e quella euroasiatica. In questo contesto è arrivata una notizia che sembra sensazionale ma in realtà è già stata confermata dalla scienza: il Mar Adriatico scomparirà e il Mar Tirreno diventerà un oceano.
Per quanto sembri assurdo da immaginare, il Tirreno potrebbe trasformarsi in un vero e proprio oceano, mentre l’Adriatico, stretto tra l’Italia, Croazia e Albania sarebbe destinato a scomparire. Non si tratta di una previsione a breve termine si stima serviranno decine di milioni di anni. Ma il processo è iniziato, ed è misurabile. Tra i primi a studiarlo sono stati, già nel 2008, un gruppo di geologi dell’Università dell’Arizona a Tucson, in collaborazione con scienziati croati. Questi esperti hanno installato una rete GPS nell’area dell’Adriatico per monitorare i movimenti della crosta terrestre. Da questo è emerso che la microplacca adriatica, che rappresenta una porzione mobile della placca africana, si sta muovendo di circa 4 millimetri all’anno verso nord-ovest.
Nel tempo, questo significa che l’Italia e la Croazia si avvicineranno sempre di più, fino a unirsi. Il Mar Adriatico, quindi, sarà progressivamente schiacciato, chiuso dalla pressione costante della placca africana che si infila sotto quella eurasiatica. Durante questo processo potrebbero formarsi nuove catene montuose o anche nuove isole. Se mentre da una parte il mare si chiude, dall’altra si apre. Il Tirreno non solo è un mare dove vengono scoperti sempre nuovi vulcani ma, secondo gli esperti, si sta anche espandendo. Quello che oggi è un mare, domani potrebbe diventare un nuovo oceano, frutto di un fenomeno geologico chiamato rift, cioè l’allontanamento di placche.
Le parole dell’esperto Fabio Florindo, presidente dell’INGV
A confermare questo scenario che interessa il Mar Adriatico è anche Fabio Florindo, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), tra i massimi esperti italiani in materia. Laureato in Scienze Geologiche e con un dottorato in Geofisica ottenuto all’Università di Southampton, il Dottor Florindo ha spiegato queste previsioni: “La grande dinamica è quella della placca africana che preme verso nord, scontrandosi con quella euroasiatica” prosegue poi Florindo “Ma non è un urto lineare: è un puzzle irregolare di micro-placche, subduzioni e spinte oblique.” Una complessità che rende quest’area tra le più interessanti e instabili del pianeta.
Spiega poi il presidente dell’INGV: “L’Adriatico è un promontorio della placca africana che incide il margine europeo. La penisola italiana ruota lentamente verso l’Albania e ciò tra milioni di anni porterà alla chiusura del mar Adriatico, mentre nel Tirreno si aprirà un nuovo spazio oceanico. È una zona mobile, compressa e distesa. E l’Italia è proprio nel mezzo”. Florindo descrive, quindi, l’Italia come una terra letteralmente “nel mezzo” di queste grandi forze. Sotto la Sicilia, ad esempio, la placca africana sta già sprofondando nel mantello terrestre, generando terremoti profondi e alimentando il vulcanismo delle Eolie. Nel Mar Tirreno, invece, si assiste a un processo opposto: una zona di estensione, dove si apre lentamente un nuovo spazio oceanico.
Cosa è successo al Mar Mediterraneo 6 milioni di anni fa
Uno nuovo studio spiega cosa è successo al Mar Mediterraneo circa 6 milioni di anni fa quando questo era diventato una conca arida ricoperta di sale.
L’Università olandese di Utrecht in collaborazione con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha svolto una ricerca sulla crisi di salinità che il Mediterraneo ha affrontato circa 6 milioni di anni fa. In quel periodo, infatti, le acque del Mar Mediterraneo si sarebbero prosciugate e chili di sale si sarebbero depositati nei suoi fondali.
Il Mar Mediterraneo, o Mare Nostrum come lo chiamavano i romani, è stato per secoli la culla delle più grandi civiltà protagoniste del pianeta terra. Ora il Mar Mediterraneo è un mare interno all’oceano Atlantico a cui è connesso a ovest tramite lo stretto di Gibilterra; il canale di Suez, invece, lo collega a sud-est al Mar Rosso e quindi all’Oceano Indiano mentre a oriente lo stretto del Bosforo lo connette al Mar Nero.
Il bacino del Mar Mediterraneo è formato da un articolato sistema di strutture nate dall’interazione tra la Placca euroasiatica e la Placca africana. Milioni di anni fa, però, si pensa che a causa di eventi sismici la crosta terrestre abbia più volte fermato l’afflusso di acqua dall’Oceano Atlantico al Mediterraneo. Questo avrebbe causato una drastica diminuzione dell’acqua presente nel Mar Mediterraneo seguita dal deposito di moltissimo sale.
A studiare questo fenomeno, noto come la crisi di salinità del Messiniano, è stato un team dell’Università di Utrecht che ha collaborato anche con l’Ingv (l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). La crisi di salinità, o evento messiniano, è un fenomeno geologico così chiamato perché avvenuto nell’ultima parte del periodo Messiniano del Miocene (oltre 5 milioni di anni fa).
Gli studi portati avanti dal gruppo di ricerca e pubblicati dalla rivista Nature hanno quindi spiegato questo evento straordinario avvenuto nel tardo Miocene. In quel periodo, la chiusura di quello che ora è noto come Stretto di Gibilterra ha causato l’evaporazione del Mediterraneo e la sua trasformazione in una conca asciutta caratterizzata dalla presenza di moltissimo sale che è stata chiamata “gigante del sale”
Le dichiarazioni degli studiosi sul Mar Mediterraneo
Attualmente il Mar Mediterraneo, oltre a essere sempre più caldo, è ancora un mare più salato rispetto all’Atlantico dato che è connesso con questo solo attraverso lo stretto di Gibilterra. Inoltre, è ancora soggetto a un’alta percentuale di evaporazione che non viene purtroppo compensata dall’apporto dei fiumi che si riversano.
Spiegano gli esperti del gruppo di ricerca che questo periodo di crisi di salinità del Mediterraneo è poi terminato all’incirca 5,3 milioni di anni fa. A porre fine a questo fenomeno, infatti, sarebbe stato un importante riversamento di acque dall’Atlantico, noto come “evento Zancleano“, che ha nuovamente riempito il bacino. Questo evento straordinario ha così spazzato via il “gigante di sale”, la vasta distesa desolata che aveva caratterizzato il Mediterraneo per milioni di anni.
Fabio Florindo, ricercatore dell’Ingv, ha spiegato che questo genere di episodi sono avvenuti più volte nel corso della storia e hanno avuto un forte impatto. Le sue parole in merito sono state riportate da ‘TgCom24’: “Processi caratterizzati dalla formazione di grandi depositi di sale dovuti all’evaporazione, sono avvenuti episodicamente nella storia della Terra e hanno avuto un impatto significativo sul ciclo del carbonio e sul clima globale.”
Questi studi sul passato del Mar Mediterraneo sono davvero molto importanti come hanno spiegato i ricercatori del team: “Lo studio offre un’importante finestra sul passato geologico del Mediterraneo e sull’evoluzione del nostro pianeta, offrendo spunti preziosi per comprendere meglio i processi climatici e ambientali che hanno plasmato la Terra nel corso dei millenni.”