lunedì, Ottobre 7, 2024

La bora

Capita spesso di sentire che a Trieste la bora ha soffiato a più di 100 Km orari, e nel Marina Hannibal a Monfalcone , nel passato, alcune barche sono state gettate a terra dagli invasi per la forza del vento.

Ho voluto raccogliere un po’ di informazioni , di storie e di leggende su questo vento, e ve le propongo.

Uno degli aspetti importanti della conoscenza locale e qualcosa che sicuramente incontrerai parlando con i croati, specialmente sulla costa, sono i venti. C’è un vento in Croazia chiamato bura o, in inglese, bora. Diciamolo così: se gli inglesi parlano della pioggia e gli svedesi della mancanza di luce solare, i croati che vivono sulla costa parlano del vento.

La bora è il cosiddetto vento catabatico locale, che in poche parole significa che è causato dal raffreddamento dell’aria su un’area montuosa che poi scorre a valle sotto l’influenza della gravità.

La definizione di bora è un vento forte e secco da nord o nord-est che soffia dal monte Velebit verso il mare Adriatico. La bora fa un freddo gelido anche quando c’è il sole e così provoca la chiusura di strade e ponti, confusione in mare, danni a case e altre strutture. La bora una volta ha persino demolito un mulino a vento in un parco eolico di Pago. È bene essere preparati per questo.


Cos’è la bora
Come abbiamo già menzionato nell’introduzione, la bora è un vento secco da nord/nord-est che soffia dal monte Velebit direttamente verso il mare Adriatico. Soffia nel golfo di Trieste con direzione E-NE. È un vento discontinuo, soffia cioè a raffiche (refoli) alle volte molto forti.

È noto per la sua alta velocità e può raggiungere fino a 200 km/h, il che lo rende uno dei venti più forti e freddi d’Europa. Di solito si presenta durante i mesi invernali e può durare diversi giorni, causando danni a edifici, infrastrutture e vegetazione.

La bora a Trieste viene chiamata bora scura in presenza di cielo coperto, pioggia o neve oppure bora chiara se il cielo è sereno

In Croazia, la bora raggiunge la sua massima forza quando un sistema di alta pressione si deposita sulle montagne innevate situate dietro le Alpi Dinariche lungo la costa, mentre un sistema di bassa pressione rimane calmo a sud sopra il più caldo mare Adriatico. Di notte, quando l’aria diventa più fredda e densa, la bora si intensifica ulteriormente. La temperatura iniziale del vento è così bassa che, nonostante il riscaldamento durante la sua discesa, rimane un vento freddo quando raggiunge le pianure.


Qual è l’origine del vento di bora
Quando parliamo dell’origine della bora, in realtà vogliamo esplorare l’origine della parola stessa. Questa ricerca ci porterà lontano, sia geograficamente che storicamente.

Il vento noto come bora ha nomi diversi in varie lingue, come μπόρα (mpóra) in greco e bora in italiano e inglese.

Il termine croato bura e lo sloveno burja, derivano dal dalla parola slava comune burja, che significa “la tempesta”.

La figura mitologica greca di Borea e il termine greco moderno per il vento del nord βοράς (boras), condividono la stessa radice di bora. Alcuni linguisti storici ritengono che questa radice possa derivare dal termine proto-indoeuropeo *gworhx-, che significa “montagna”, che ha dato origine a parole per “montagna” in slavo e sanscrito.


Quanto è forte il vento di bora
La velocità della bora è proprio lì in compagnia dei venti più forti mai registrati. Raggiunge velocità fino a 220 km/h, mentre le raffiche più forti registrate sono state a 304 km/h nei pressi del tunnel Sveti Rok e 248 km/h sul Ponte Maslenica. In confronto, il vento più forte registrato sulla Terra è stato un uragano che è passato vicino all’Australia a una velocità di 408 km/h.

Nel Febbraio 2012, durante un’ondata di freddo nell’Europa orientale, il vento è stato così forte che la costa si è ghiacciata ed è stata ricoperta di neve a Senj, una città dove la bora raggiunge regolarmente una velocità impressionante. Sull’isola di Pago, la bora ha gettato i pesci dal mare. Strappare le radici dagli alberi e distruggere i tetti è un passatempo comune della bora: ecco perché le case sulla riva sono fatte di pietra.

Consigli per la sicurezza per andare in barca a vela
E’ importante dare priorità alla sicurezza in mare. In primo luogo, assicurarsi di conoscere le regole e i regolamenti dell’area in cui si naviga.

Indossare sempre un giubbotto di salvataggio, anche se si è un nuotatore esperto.

Controllare le previsioni del tempo prima di partire e fare attenzione ai cambiamenti del tempo durante il viaggio.

È anche una buona idea informare qualcuno sul percorso pianificato e sull’orario di arrivo previsto, in caso di incidenti imprevisti.

Assicurarsi di avere a bordo tutta l’attrezzatura di sicurezza necessaria, come razzi di segnalazione, un kit di pronto soccorso e un estintore.

Ricordarsi di prestare attenzione alle altre imbarcazioni e alle altre persone in acqua, e di rispettare sempre i limiti di velocità e le altre regole della navigazione.

Con questi suggerimenti in mente, ci si può godere un’avventura in barca a vela con pace e serenità.

I miti
Toccano corde sconosciute e commuovono.

La leggenda narra di Bora, figlia di Eolo, dio del vento.

Molti, molti anni fa Eolo, scorrazzando per il mondo con i suoi figli, capitò in un verde altipiano che scendeva ripido verso il mare.

Bora, la più bella e amata figlia del Vento, incantata dalla bellezza del paesaggio, si allontanò ed entrò in una grotta dove, sulla via di ritorno dall’impresa del Vello d’Oro, stava riposando l’umano eroe Tergesteo.

Bora si  innamorò subito di Tergesteo, che  ricambiò con uguale passione: i due vissero felici in quella grotta alcuni splendidi giorni felici.

Quando Vento si accorse della fuga di Bora, si mise a cercarla, fino a quando un cirro brontolone gli svelò il rifugio dei due amanti.

Eolo giunse alla grotta e quando vide Bora abbracciata a Tergesteo, infuriato si avventò contro l’umano, scagliandolo contro le pareti della grotta più volte, finché l’eroe rimase senza vita. Poi, calmato ma non rabbonito, Vento lasciò Bora al suo destino.

Bora, straziata dal dolore, incominciò ad urlare e a piangere tanto forte che ogni sua lacrima si trasformò in pietra. Nel tentativo di consolarla, Madre Natura dal sangue di Tergesteo fece nascere il Sommaco, albero che da allora inonda di rosso l’autunno del Carso.

Ma Bora piangeva ancora e ancora e le pietre erano ormai talmente tante, da ricoprire tutto l’altipiano.

Impietosito, Eolo concesse a Bora di rivivere alcuni giorni d’amore fra le braccia di Tergesteo e Nettuno ordinò alle Onde di ricoprire con conchiglie, stelle marine e verdi alghe il corpo dell’eroe affinché diventasse un alto colle, il più bello di quest’angolo di mondo.

Finalmente Bora si placò ma lasciò per sempre l’eco dei suoi lamenti nel fruscio delle fronde.

Dopo molti, molti secoli gli uomini giunti su queste terre si insediarono sul colle di Tergesteo e vi costruirono un Castelliere con le lacrime di Bora diventate pietre.

Il Castelliere con il tempo diventò borgo – villaggio – città. Una città, che in ricordo di questo leggendario amore venne chiamata Tergeste, oggi Trieste, dove ancora oggi Bora regna sovrana, soffiandovi impetuosa.