Lo Skeg di Davide Zerbinati
Lo SKEG è quella parte antistante al timone che serve a sorreggerlo proteggerlo. Sorreggerlo perché nelle barche più vecchie era la parte terminale della chiglia (chiglia lunga), poi quando i progettisti si accorsero che manovrabilità e velocità miglioravano con le pinne appese e separate dal timone ecco che negli anni 70 nasce lo skeg.
I primi skeg sono lunghi, robusti ed il timone è piccolo o meglio poco profondo. Siccome l’efficienza di un profilo è legata alla sua profondità ecco che nascono skeg lunghi e sottili e infine i semiskeg con la compensazione della pala. Ma lo skeg è sicuro? idealmente sì, ma nella realtà è stato fonte di grossi guai per molte barche. Deve sostenere e proteggere il timone, ma spesso l’attaccatura è insufficiente e spesso sono riportati, cioè laminati e incollati dopo la stampata (almeno non si strappa lo scafo). In caso di urto possono essere l’origine di falle non facilmente stagnabili. La soluzione migliore è avere un semiskeg per la crociera, così che una parte del timone (della pala) sia sacrificabile e una parte solida ad uno skeg corto. Questa soluzione ha dato pochissimi problemi allo scafo.
Ma come è fatto uno skeg? bene essendo un componente stretto, non vi aspettate che sia laminato in un colpo solo, spesso sono due metà incollate da stampo, oppure ci sono dei rinforzi in metallo (Spesso ferro) e poi delle colate di resina.
Le piastre in ferro servono da ancoraggio del calcagnolo che ha il dovere di sostenere il timone. Peccato che il calcagnolo sia in bronzo spesso, le viti in inox e la struttura in ferro, che bella “pila” e dopo 20 anni qui bulloni sono spesso deteriorarti per corrosione galvanica. Molti skeg hanno inserti in legno, ormai marci. Nelle foto il lavoro di estrazione dell’inserto in legno di un Comet 11, rimpiazzato con un pezzo di resina e incollato all’interno.
Lo skeg come tutte le parti della barca è utile se ben fatto e mantenuto.