venerdì, Aprile 26, 2024

Riccardo Tosetto – Febbraio

Finora, nello spirito di Antonio Penati di presentare  in RTM  navigatori spesso poco conosciuti, con  i personaggi del mese vi ho raccontato  di persone che hanno vissuto la maggior parte della loro vita in barca,  e vi ho presentato molte  persone all’apparenza normalissime, che invece hanno vissuto esperienze imprevedibili.

Alcuni oggi sono navigatori o skippers, tendenzialmente poco presenti nella “carta patinata”,  tutti però caratterizzati da una sana inquietudine che li fa sempre tornare a bordo per navigare, quasi “una malattia del vento”, che chi ha navigato sulle navi “di ferro”  chiama “malattia del ferro”…

Altri  sono velisti che si sono cimentati o si sfideranno nelle regate in solitario: li ammiriamo, ci ispirano, non possiamo dire di poterci relazionare sempre con loro, ma una parte di noi che va in barca a vela vorrebbe provare le stesse emozioni che vivono loro.

Possiamo passare la nostra vita provando nei loro confronti invidia o gelosia delle loro esperienze in solitario, seduti dietro ad una scrivania postando sui  social i nostri commenti non così esperti, ma poi scopriamo che  fra loro alcuni hanno deciso di raggiungere lo straordinario obiettivo, magari con mezzi finanziari diversi, e con la stessa spinta, ambizione e determinazione.

E così ho iniziato a contattare autori di libri pubblicati dal Frangente  (per noi velisti la storia di ogni navigatore è un best seller!!!!!), qualcuno l’ho raggiunto al telefono, altri li ho incontrati personalmente, ed ho iniziato a raccogliere il loro pensiero, con interviste e racconti che parlano di loro.

Nell’ultimo anno mi sono interessato anche alle regate in solitario intorno al mondo, memore di alcuni intervistati che lo hanno fatto e  lo hanno raccontato, chi attorno all’equatore chi sotto i tre capi dell’emisfero australe;  sto altresì seguendo la GGR che emula la regata cui ha partecipato Moitessier, e nel sito di Marco Nannini sto conoscendo i velisti che parteciperanno alla GSC. E’ una regata  studiata e organizzata per coloro che, non avendo il budget per partecipare alla Vendee Globe, ma la determinazione  per affrontare quel percorso, potranno emulare lo spirito di quella competizione.

Fra questi c’è anche un mio concittadino, Riccardo Tosetto, ed ho pensato di intervistarlo perché rientra nello spirito di RTM, dove conosciamo “illustri sconosciuti” che hanno il coraggio e la determinazione di sfidare sè stessi e i tre oceani in una competizione in solitario che li terrà in mare 4/5 mesi, e solo per questo dovrebbero “ESSERE FAMOSI”.

La preparazione per questa sfida non è semplice, anche se parlando con questi navigatori potrebbe sembrarlo, basti tener presente alcuni elementi che caratterizzano  questa sfida:

  • la lunghezza, una navigazione di circa 26.000 miglia nautiche
  • il percorso, che partendo da La Coruña in Spagna nel Settembre 2023, scende fino in Argentina, per poi immettersi nell’onda” dei venti da Ovest attorno al mare australe, doppiando i tre continenti prima di risalire lungo l’Argentina e l’Atlantico  fino a La Coruña
  • il tempo necessario, circa 4/5 mesi
  • l’affidabilità del mezzo,
  • la dimestichezza con la strumentazione di bordo
  • la conoscenza della meteorologia , anche se i routier sono d’aiuto
  • la particolarità della cambusa che deve durare 4/5 mesi
  • last but not least la conoscenza , fiducia , sicurezza in se stessi: determinazione

Ho voluto approfondire  quest’ultimo punto perché mi  interessa capire l’animo di chi si cimenta in una regata in solitario, perchè navigare intorno al mondo in solitario richiede notevoli capacità emotive e un grande sforzo di autoregolazione.

La cosa importante è essere consapevoli dell’interazione tra risorse cognitive, emozioni e regolazione delle emozioni, per capire la nostra capacità di reazione  di fronte alle innumerevoli situazioni, previste o inaspettate, nel corso di un simile viaggio.

Basta che ci chiediamo come affrontiamo i sentimenti di ansia per qualcosa quando siamo a terra, e come invece ci comportiamo quando siamo a bordo!!!!! Quali strategie applichiamo per controllare le nostre  emozioni? Quanta fatica ci costa? Quando ci stanchiamo nel farlo, oppure  su cosa ci concentriamo? Pensando alla navigazione in solitario per 4/5 mesi cos’è che ci può aiutare a minimizzare l’impatto dell’isolamento, dell’incertezza, delle difficoltà? Cosa ci spinge a proseguire, nonostante gli ostacoli e le difficoltà?

Attraverso queste riflessioni (vorrei dire capacità di introspezione) potremmo capire come sapremmo affrontare e comportare,  in simili contesti , in una regata intorno al mondo.

Ecco, nella conoscere Riccardo Tosetto ho cercato di avere un quadro completo non solo sulla sua genesi di skipper ma anche sulle motivazioni che lo hanno spinto ad iscriversi alla regata e alla preparazione conseguente.

Se pensiamo che Riccardo è un campagnolo, così i veneziani chiamavano chi abitava al di là del Ponte della Libertà, può sembrare strano pensare che dalla pianura abbia abbracciato il mare: risulta facile capire che chi abita sul mare faccia il marinaio, che un montanaro faccia lo scalatore o il maestro di sci, anche se poi  non è poi così raro incontrare chi nel mare vede una montagna orizzontale……da scalare…..

Ha  iniziato a navigare da bambino, prima su gommoni e catamarani sportivi e all’età di tredici anni ha iniziato con i cabinati. Quando Andrea Preden gli ha detto che suo padre faceva lo skipper (a quell’età non sapeva certo cosa voleva dire, solo che si stava in mare),  ha iniziato a frequentarlo, prima durante l’estate ma poi anche d’inverno,  a conoscere la barca ed il mare, qualche crociera assieme, a “farsi”  l’esperienza marinara,   finchè quando Angelo a 19 anni gli ha chiesto cosa avrebbe voluto fare da grande gli ha risposto: lo skipper.

E così la sua passione è diventata anche il suo lavoro, e nel novembre 2006 acquista “Blue Drake”  assieme al “maestro e mentore” Angelo Preden e  in soli due anni Riccardo solca tutto il Mediterraneo, trascorre una stagione ai Caraibi ed effettua due Traversate Atlantiche percorrendo più di 25.000 miglia. Il passaggio del testimone è durato due anni, 18 mesi senza mai tornare a casa, poi l’attività in prima persona e per 16 anni l’attività di skipper con successo.

E’ un amante degli sport, della competizione, ha partecipato a due Cento miglia Adriatica (1° e 2° assoluto),a due  Ottanta (1° e 2° di classe), alla Cinquanta (1° di classe), ad  1 Campionato Invernale di Lignano, Podio in diverse regate dell’Adriatico, è informatissimo sul basket, sul calcio, sul nuoto, e quando nel 2021 viene  presentata la GSC   decide che è arrivato il tempo di affrontare anche  questa sfida, avendo sia la disponibilità economica sia  il team per aiutarlo nell’impresa: forse qualche anno fa non era ancora pronto, fra qualche anno chissà, ma adesso è il moment giusto (CARPE DIEM).

Gli ho chiesto quali stimoli riceva dall’andar per mare, con  una regata così impegnativa,  e mi ha risposto che :”<….. la vela ti mette alla prova, devi superare ogni ostacolo mettendoci tutta l’energia possibile, e allo stesso tempo dà emozioni che non possono essere descritte a parole…>”.

Il giro del mondo è sempre stato il sogno della sua vita, un obiettivo che avrebbe voluto realizzare: ci sono vari modi per farlo, lentamente lungo  l’equatore attraverso le Marchesi e la Polinesia, ma a lui piaceva l’idea di farlo doppiando i tre grandi capi nel grande Sud. E’ un po’ come paragonare l’impresa alla scalata dell’Everest,  la massima aspirazione sportiva.

Obportus: ha cercato e trovato la barca che lo cullerà per 5/6 mesi: un 40 piedi, che con un amico  ha portato da San Malo (a nord della  Francia) a Trieste, passando al largo del Portogallo e poi un dritto fino in Sicilia; la seconda parte del viaggio, tra Ionio e Adriatico, è stata decisamente più tosta del tratto oceanico, soprattutto la risalita della Calabria e l’attraversamento dei golfi di Squillace e Taranto hanno dato molto filo da torcere.

Durante la prima tratta in Oceano ha incontrato una grossa  perturbazione con venti che hanno toccato  48/50 nodi, la barca ha raggiunto 19 nodi di velocità e si è comportata benissimo, quindi superato il test dell’affidabilità,  è iniziata la preparazione  del mezzo per la regata per realizzare il grande sogno.

Gli ho chiesto come avrebbe affrontato il discorso della sicurezza: il suo 40 piedi appartiene alla prima serie di questa classe, un po’ più robusta delle ultime serie e quindi un po’ meno veloce, ma in un giro del mondo la sicurezza è più importante della velocità, e concludere il giro è il vero obiettivo che vuole raggiungere.

A differenza di Angelo, che le barche se le costruiva, Riccardo  ha deciso di svuotare il suo 40 piedi e ricostruirlo completamente, aumentando la sicurezza con 6 compartimenti stagni anziché 4 come previsto dal regolamento di regata; è assistito da un  team, composto da progettisti, meccanici, laminatori, tattici e riggers, soprattutto, da amici e collaboratori fidati, il cuore pulsante dello sviluppo della sua barca,  dove Andrea Preden cura la parte progettuale ,  e sarà  un supporto fondamentale durante la navigazione in solitaria.

Mi ha raccontato che rispetto a molti anni fa la sicurezza è aumentata, ci sono i telefono satellitari, il meteo costantemente aggiornato a bordo, un rutier che lo seguirà da casa per suggerire la rotte ideale e comunque il  team in costante.  Il mare non è mai “più” facile, però oggi ci sono aiuti che ai tempi di Moitessier o alle prime Ostar non esistevano, non c’era il GPS, per fare il punto nave si doveva usare il sestante, mentre adesso con una telefonata si comunica la posizione in automatico..

Una piccola divagazione sui rutiers:  sono i meteorologi cha affiancano i navigatori oceanici fornendo, da terra, le previsioni meteo e le indicazioni di rotta per navigare più velocemente possibile e in sicurezza . Una professione che nasce e si sviluppa nella passione per il mare e tutto ciò che lo circonda, e sono una razza particolare……i loro suggerimenti saranno particolarmente utili quando si navigherà sopra la calotta australe, perchè il regolamento  vieta di superare certi limiti a Sud dove il rischio di incontrare il ghiaccio è alto.

Gli ho chiesto come si sta preparando per i momenti difficili: mi ha risposto che mentre l’Atlantico non è poi così difficile, le vere precauzioni dovranno essere adottate a Sud dei  3 capi, dove  imperversano i 40 ruggenti e la vicinanza alla calotta australe porta la temperatura dell’aria a zero gradi e quella dell’acqua a 5/6 gradi, ed è importante evitare il centro delle perturbazioni; per questo l’assistenza dei rutiers è determinante anche sotto il profilo psicologico: non a caso la preparazione della barca sia sotto il profilo strutturale che tecnologico è particolarmente seguita con particolare  attenzione.

 Mi ha detto che al riguardo sta seguendo un percorso dove è seguito da una persona che lo aiuta a prepararsi non solo fisicamente, ma anche mentalmente e psicologicamente, perché il vero rischio è dato dalla capacità di tenere alta la concentrazione e la fiducia in se stessi, e la determinazione al riguardano non gli mancano.

Parlando di questa prossima impresa, ad un neofita può sembrare tutto semplice, ma in verità è molto complessa,  e guai se a Riccardo venisse a mancare l’entusiasmo che invece lo caratterizza, un grande coraggio a superare le difficoltà e una forte determinazione: già partire sarà difficile…

La determinazione è una molla, ma la sicurezza in se stessi è la vera forza, e mi racconta che il format della regata  gli piace, e la proposta di Marco Nannini è arrivata nel momento giusto della vita, in cui aveva realizzato e consolidato l’attività e raggiunto la possibilità di acquistare una barca da regata, oltre ad aver conosciuto persone che lo hanno stimolato, supportato e convinto a prendere la grande decisione: realizzare IL SOGNO della vita.

Il punto debole di Riccardo: è la testardaggine, che diventa però  anche il punto forte, e mi racconta che quando decise di parlarne in famiglia non erano tutti d’accordo, ma il padre disse che tanto non sarebbe servito nulla per distoglierlo dall’idea, lo aveva capito subito, perché quando si mette in testa una cosa…la fa… ed è il grande augurio che gli si può e deve fare adesso.

La barca è un po’ particolare, tecnica, vuota, molto leggera, 4500 Kg, all’interno solo un grande pannello elettrico, con due grandi serbatoi, i ballast, che contengono 1 tonnellata d’acqua che si sposta da un lato all’altro per dare stabilità alla barca nelle andature di bolina, scafo in sandwich di fibra di vetro, albero e vele in carbonio; non c’ il frigo, il fornello è una cosa quasi ridicola.

Approvvigionamento: gli ho chiesto come sarà la dieta, perché in 5/6 mesi non deve essere casuale, ed infatti  gran parte dei pasti sarà  costituita da cibo crio- liofitozzato.

Giusto per: <…La liofilizzazione è un particolare procedimento di essiccazione che ha lo scopo di aumentare la conservabilità di un prodotto, preservando in maniera pressoché completa le sue caratteristiche nutritive ed organolettiche…..>

Mi ha raccontato che in una spedizione di molti mesi, una delle cose più importanti da prendere in considerazione è l’organizzazione del cibo: è importante preparare correttamente la propria alimentazione, in modo da reperire gli alimenti più leggeri e compatti, ma che al contempo offrano il giusto apporto calorico per poter essere al pieno delle energie. Ed è proprio per questo motivo che ci vengono d’aiuto le famose buste di cibo liofilizzato, che con la semplice aggiunta di acqua rinvengono per farci mangiare “gustosi” piatti anche nelle situazioni più estreme. Ma non sarà solo questa la sua dieta. Ci sarà anche pasta, scatolame, prodotti freschi da consumare il primo mese, dieta meno calorica in Atlantico perché le temperature sono alte, mentre il contrario al SUD, e per regolamento di regata potrà portare almeno  mezzo litro al giorno.

Per ora ci sono circa 50 iscritti, ma è in atto una selezione perché non è facile giungere alla partenza, sia per il budget richiesto (che per fortuna non è certo paragonabile a quello della Vendee Globe) sia per le difficoltà che sopraggiungono, per cui si stima che saranno circa 35 barche alla partenza. Ormai mancano solo 10 mesi, e già in primavera porterà la barca a La Corugna, da dove partirà e si concluderà la regata, con un percorso che si snoderà lungo l’Atlantico, poi a Sud si girerà a SN spinti dai venti da ponente, passando sotto Capo Buona Speranza, attraverserà l’Oceano Indiano fino all’Australia, quindi tutto il Pacifico fino a Capo Horn e poi si risale l’Atlantico fino a …casa…

Mi racconta che conta di riuscire a compiere l’impresa in 4/5 mesi…. E a puro titolo di riferimento, mi dice che l’unico Class 40 che ha compiuto questa impresa ha un record di 136 giorni. Ma ribadisce che il primo obiettivo è concludere la regata …..

Seguirò gli sviluppi della preparazione, della partenza, della regata, e sarà un gran piacere tenere informati  tutti gli amici di RTM assieme  i quali auguro un grande…………….

FORZA RICCARDO, e in C..O ALLA BALENA