Una vacanza agognata
Ciao a tutti, vi racconto qualche cosa di questa piccola ma agognata vacanza in Croazia.
Di V. Zampighi
Così finisce questa vacanza, la sognavo da 50 anni, quando da bambino dodicenne camminavo lungo i pontili del porticciolo di Lignano Sabbiadoro e con i libri di Salgari nel cuore mi vedevo su quei primi
barchini da diporto, il più grande non superava gli 8-9 metri, a veleggiare nella non lontana Jugoslavia.
Ciao a tutti, vi racconto qualche cosa di questa piccola ma agognata vacanza in Croazia.
Sette giorni sono un po’ pochini per navigare e spero siano almeno intensi, questo penso durante il volo. Equipaggio di amici miei: lo skipper e proprietario, un caro amico contenderista con suo figlio quattordicenne non velista, mia moglie (novizia di questa esperienza) ed io.
La barca: un bel Grand Soleil 40′ progetto di Finot, central cockpit, con randa avvolgibile sull’albero e fiocco rollabile, motore da 120 cv con elica tripala abbattibile (Che ci tornerà molto comodo), costruito un po’ più di 25 anni fa.
Arriviamo al Marina Castela abbastanza presto per imbarcarci ed alle 11 usciamo con direzione Marina Agana in un fiordo molto profondo e ben riparato. Sono previsti temporali e rinforzi e passare la prima notte al riparo con i novizi è stata una buona cosa per ambientarli. Devo dire che si sono ambientati bene e nessuno ha dato segni di crisi durante la settimana, a parte un po’ di noia in alcuni momenti per il quattordicenne ma l’abbiamo messo al timone ed ubriacato bene con tanti consigli che arrivavano da 3 persone differenti. Quasi un caos.
Il mattino seguente dopo aver fatto cambusa partiamo per andare ad ormeggiare a Trau/Trojir perchè sono previsti temporali e groppi per due giorni. La navigazione si svolge tranquilla, nonostante i temporali all’interno con nuvole nere che ci seguono, il ragazzino si diverte a timonare e mia moglie si impossessa dello spazio al giardinetto, crogiolandosi come una lucertolina. Ormeggio, acquazzone e prima fugace visita alla cittadina.
Al mattino dopo, presto, sembra che le previsioni siano state toppate e gli aerei continuano a passare sulla nostra testa, visto che siamo sulla linea di atterraggio. Poi il cielo si copre ed arriva un primo groppo con pioggia. Guardo un aereo che sta atterrando con circa 25 knt di vento in coda e penso che il comandante ha gli attributi … il vento rinforza, rinforza e vedo l’aereo che proprio sulla mia testa accelera, chiude il carrello e se ne va! Il vento rinforza ancora saranno passati oltre i 40 knt, gli strumenti della barca erano spenti e quindi lo stimo. L’aereo seguente ci riprova ma anche lui abortisce l’atterraggio, il groppo aumenta ancora di intensità ed un gommone del marina, legato male va a spasso tra le barche ormeggiate. Per fortuna si incastra sotto due spring e da lì quasi non si muoverà più.
Dura 15 minuti circa, non di più. Poi veloce come era arrivato sparisce e torna il sole. Prendiamo allora il bus ed andiamo a Spalato per vederla. Bus che tarda molto, la gente sbuffa e l’autista, scaricate le persone a bordo, se ne va a riposare. Finalmente si parte e dopo quasi un’ora arriviamo a Spalato e capiamo perchè del ritardo e del groppo. (Probabilmente) una tromba d’aria ha devastato la città, alberi divelti, un intero incrocio spazzato via dalle lamiere di un capannone, macchine distrutte dai coppi e dagli alberi. Un disastro. La città non mi piace molto, preferisco Trojir di gran lunga, e rientriamo lentamente nel caos del traffico.
Il mattino seguente finalmente si parte, anche se con le “orecchie dritte” e l’occhio sul mare, in direzione di Puciska, lungo il lato Est dell’isola di Brac. Quasi puntuale arriva il vento da Nord Est, alza l’onda e le raffiche raggiungono i 27-28 knt, con velatura ridotta ed un po’ di motore cerchiamo allora di riparare a Milna ma il Marina Aci è pieno stipato, così ci spostiamo a Boboviska dopo c’è posto ai corpi morti. Un bel posticino, ben riparato e tranquillo così che possiamo fare un bagno ristoratore all’ingresso del fiordo. Sonni tranquilli, ma il meteo non prevede nulla di buono. Al mattino ripartiamo per provare a raggiungere la nostra meta ma fuori dal fiordo già intuiamo che la giornata evolverà come la precedente e così giriamo i tacchi e ci infiliamo a vela tra i traghetti che passano nello stretto passaggio di Milna, per poi girare verso Nord e seguire l’isola di Solta, rimanendo sottovento. Proviamo ad entrare in qualche baia lungo il percorso ma … le previsioni danno ora vento da NW e siamo con una lunga isola sottovento. Chiudiamo la tela ed accendiamo il motorone, l’onda arriva da NW e poco dopo anche il vento. Ma oramai siamo a Sesula, ci infiliamo dentro e torniamo fuori. Tutto pieno. Abbiamo fame e quindi ormeggiamo con 40 metri di catena davanti allo scoglio che ripara il fiordo e noi.
Siamo 3 barche alla fonda, ben riparati, in un fazzoletto di 300 metri. Mangiamo tranquilli e si lavano i piatti, si mette tutto in chiaro e si salpa. Si navigherà al precario riparo degli isolotti con destinazione nuovamente per il Marina Agana, che ha UN posto disponibile per UNA notte. La navigazione sarà impegnativa, molto, con vento medio sui 28-25-29 knt, ma raffiche che arrivarono a 37 knt. Con calma, con tutto l’equipaggio tranquillo ed il motorone che ci spingeva a destinazione.
Devo dire che ho molto apprezzato il pozzetto centrale, il timone a ruota e le vele rollabili. E detto da un derivista quasi sfegatato …
Alla fine riposiamo tranquilli nel arina, cena al konobo e cazzeggio serale in barca con rum a deliziare il riposo. Il giorno seguente riunione generale dell’equipaggio e lo skipper ci convince, senza troppa fatica, a non allontanarci perchè dovrebbe rinforzare verso le 12-13, quindi bagnetto in una baia appena fuori dal faro rosso. Certo che non si è mai tranquilli e ad un certo punto arriva una grossa goletta, l’AIES riporta di 37 mt, e si ormeggia vicino a noi con cime a terra. Il gommone con i marinai si avvicina e chiedono se anche noi abbiamo bisogno di portare le cime a terra. Risposta: improponibile. Noi ci mettiamo a giocare con il SUP ed a cronometrarci il giro più veloce attorno alla barca, con l’ostacolo di Lucifero (il tender) legato a poppa. insomma ci divertiamo. La barca ruota, il vento si alza e siamo a 20 metri dalla goletta che ora abbiamo proprio sulla poppa. Arriva il tender ed il marinaio ci offre una bottiglia di vino bianco per scusarsi, rimaniamo in attesa della decisione dello skipper … che ringrazia e rifà l’ormeggio 50 metri più in là. Noi siamo un attimo così, basiti. Siamo lì da prima e LUI ci ha ormeggiato vicino … molto salomonicamente il mio amico skipper ci dice, che, visto che non hanno offerto soldi (Come successo alla sua collega l’anno prima, scatenando un netto rifiuto a spostarsi) l’offerta di una bottiglia di vino è molto meno offensiva e non è mai detto che non si debba poi noi avere bisogno di loro. Intanto Eolo si sfoga lungo il fiordo ma oramai è spompato e per 3-4 ore soffierà attorno ai 12-14 knt per poi riposarsi definitivamente. A quel punto togliamo l’ormeggio, siamo attorno alle 18, e andiamo alla fonda davanti al marina assieme ad altre barche. Il fondo è fango e buon tenitore ed i 40 metri di catena fanno il loro dovere. Serata S P L E N D I D A, tranquilla, tiepida, con la Luna che verso le 22.30 nel buio totale, sorge piena e disegna una strada di luce suggestiva. Dormiamo tranquillissimi e lo skipper, rimasto a dormicchiare fuori in pozzetto (ben riparato dalla capottina) verso le 3, una volta che la barca si è definitivamente girata, scende per riposare in cuccetta anche lui. Sabato mattina passiamo dal bakerei e poi dal bar e con calma ci prepariamo a salpare. Non c’è fretta, andremo nuovamente al Marina di Castela, ma siccome c’è il cambio dei noleggi non ci prenderanno prima delle 18. Fuori tutta la tela per bordeggiare lentamente lungo il fiordo, con al massimo 8 knt proprio sulla prua. Il ragazzino si diverte un mondo al timone e raggiungiamo Venisce dove diamo fondo con bagnetto e giochi con il SUP.
Ma quanta è fredda l’acqua in Croazia? Brrrr Pranziamo e partiamo a motore per il Marina Castela. A motore perchè di vento proprio non ce n’era. A Castela pare di essere in un girone dantesco, barche a noleggio che caricano fiumi di viveri, ragazzi che bevono e fanno suonare le casse a volume medio/alto, parlano, ridono …
Fermate il mondo! Voglio scendere! Bè se non fosse per la musica un po’ troppo alta sarebbe anche stato bello, tutto quel folklore. Tedeschi, Inglesi, Austriaci, Cechi … anche qualche australiano, ma con barca di proprietà. Prezzi esorbitanti, come avete detto anche voi, ed una smania di contante incredibile, quando paghi con la carta di credito alcuni sbuffano seccati. Bha!
Così finisce questa vacanza, la sognavo da 50 anni, quando da bambino dodicenne camminavo lungo i pontili del porticciolo di Lignano Sabbiadoro e con i libri di Salgari nel cuore mi vedevo su quei primi barchini da diporto, il più grande non superava gli 8-9 metri, a veleggiare nella non lontana Jugoslavia. Spero di non avervi annoiato ma mi faceva piacere riprendere questa “tradizione” di VeLista, in cui tanti di noi hanno raccontato delle proprie navigazioni.
Sii sempre come il mare, che infrangendosi contro le rocce trova sempre la forza di riprovarci.