lunedì, Dicembre 15, 2025

L’oceano costa meno dell’Italia

 di Giovanni Malquori

Era Marzo 2023 quando ho pubblicato l’intervista a Giovanni Malquori, e con piacere riporto questo suo articolo sui sogni realizzabili. È un argomento che tratto spesso, e nelle storie dei miei personaggi il sogno diventa realtà, quando non assume il senso di una filosofia di vita.  E mentre proprio recentemente, durante un’intervista a un navigatore che ha passato 2 volte Capo Horn, ci si chiedeva da cosa nasca la voglia di intraprendere certe imprese, e che cosa ci spinga a partire, c’è Antonio Sanson che, senza chiedersi perchè, sta preparandosi per il secondo giro del mondo.

Le navigazioni a lungo raggio sono un sogno realizzabile, tanto più se le si vive pochi mesi l’anno, senza rinunciare a un’esistenza normale. Ed è anche conveniente

Come credo tutte le persone che hanno comprato una barca a vela, anche io ho sempre sognato di arrivare lontano, spinto dagli Alisei, fino agli atolli più sperduti del pianeta. Come tutte le persone che hanno letto i libri di Bernard Moitessier, anche io ho passato notti insonni a pensare come sarebbe stata una navigazione oceanica, con la mia barca, solo tra mare e cielo. Ma come fare per partire?
Affrontare il mare è l’ultimo dei problemi, la vera sfida è mettere le cose in modo da poter mollare gli ormeggi senza strappare via tutto, senza farsi schiacciare dai sensi di colpa che tutti, a più livelli, cercheranno di farti venire.

Per affrontare un oceano, infatti, non servono capacità particolari, serve esperienza e l’esperienza si fa solo navigando. Bisogna avere la giusta paura che ti ricordi il rispetto che si deve al mare. Paura, non panico, ossia un sentimento utile a prevenire gli incidenti sempre in agguato. Le prime burrasche sembreranno non finire mai, ma più ne affronti, e più capisci che la barchetta, se messa in condizione di non sforzare, resiste tranquillamente; e così, burrasca dopo burrasca, si impara a godere della natura anche in condizioni avverse. Sì, è solo questione di abitudine.
E allora perché non partire? Quali sono i problemi?
La mia è stata un’esperienza in antitesi col “mollo tutto e parto”, ho scelto un viaggio a tappe in equilibrio col resto della vita. Una rotta spezzata in più episodi mi ha permesso di non restare troppo a lungo lontano dal lavoro o dalla famiglia, ma soprattutto, mi ha dato la possibilità di integrare il sogno delle grandi navigazioni nella vita di tutti i giorni e questo ne ha aumentato notevolmente i benefici.
Prima della partenza avvenuta nel 2005 però, ricordo che molti dubbi risuonavano nella mia mente e, tra questi, il più frequente era l’aspetto economico del mio sogno. “Quanto costerà – mi chiedevo – tenere la barca in giro per il mondo?”. 

Le navigazioni a lungo raggio sono un sogno realizzabile, tanto più se le si vive pochi mesi l’anno, senza rinunciare a un’esistenza normale. Ed è anche conveniente.
Al netto di molti anni spesi in navigazioni a lungo raggio, posso dire con certezza che molte delle mie paure erano infondate, anzi: in nessun paese in cui sono stato, mantenere una barca costa più che in Italia!
Quando Papayaga, la mia Alpa 11,50, ha lasciato l’Italia nel 2005, pagavo circa 5.000 euro l’anno per il posto barca. Certo, esistevano ed esistono tuttora posti più economici ma le circostanze mi avevano spinto a tenere la barca in quel marina. Approdato in Martinica, nelle Piccole Antille ho avuto modo di constatare che i prezzi per un posto in banchina erano molto inferiori a quelli che normalmente si trovano in Italia: quando ho lasciato Papayaga a Trinidad, per un intero anno, ho speso poco più di mille euro!

Giunto in Venezuela nel 2009, precisamente a Puerto la Cruz, mi è sembrato di trovarmi al luna park: il prezzo del gasolio era di 1 centesimo al litro, la barca in secco mi è costata meno di 200 euro al mese, ho fatto costruire uno sprayhood (cappottina) che ancora ho per 350 euro e ho fatto verniciare l’opera morta con 1.400 euro. Unico problema: l’uso diffuso e disinvolto delle armi. Oggi non è consigliabile navigare a quelle latitudini.
Curaçao è un po’ più cara ma comunque ho disarmato l’albero con 80 euro, fatto costruire un pulpito nuovo con circa 1.000 euro e la sosta in secco è costata sui 300 euro al mese. In più lì c’è il vantaggio che le attrezzature arrivano direttamente dagli Stati Uniti con la catena di negozi Budget Marine e i prezzi in dollari risultano davvero molto convenienti.

A Cartagena, in Colombia, tutti i lavori artigianali sono economici. Personalmente non ho dovuto fare molto ma conosco armatori che hanno effettuato lavori importanti a prezzi davvero irrisori. Anche in Colombia si può acquistare qualsiasi cosa dagli Stati Uniti tramite il rivenditore online West Marine. Prezzi in dollari e minimo sovrapprezzo.
A Panama Papayaga è rimasta un anno a Panamarina per 220 euro al mese; è un bellissimo posto e anche sicuro ma per lasciare la barca alla boa forse è un po’ troppo. Da poco hanno anche la possibilità di tirare a secco le barche. Più costoso è il cantiere di Shelter Bay, all’ingresso del canale di Panama, dove per il mio Alpa 11,50 ho pagato 340 euro al mese per un posto in terra nella “security area”. La moneta in uso è il dollaro americano e anche qui la merce può arrivare dagli Stati Uniti in un giorno.
Una volta attraversato il grande oceano Pacifico ricordo di aver temuto un tracollo finanziario ma passando dall’atollo di Apataki, alle Tuamotu ho scoperto un cantierino che sembrava un Club Med, con spiagge bianche tutte intorno al pontile, dove Papayaga avrebbe potuto riposare per meno di 300 euro al mese. La mia scelta però è ricaduta sul cantiere di Raiatea dove sempre per i soliti 300 euro al mese ho potuto lasciare la barca per quasi un anno.

 E gli aerei? Quanto si spende per raggiungere la barca?
Nel 2005 arrivare in Martinica via Parigi costava circa 600 euro. Oggi cercando in anticipo e magari non proprio in alta stagione si trovano voli anche a 600 euro andata e ritorno. Se hai lasciato la barca a Trinidad, si aggiunge una tratta dalla Martinica che costa sui 100 euro.
Quando ero in Venezuela compravo i biglietti al mercato nero e mi costavano circa 450 euro (Roma-Caracas). Oggi con Air France si trovano voli a 600 euro. Roma–Panama attualmente costa sugli 600 euro e se prenoti un albergo anche modesto (35 euro a notte) ti vengono a prendere gratis all’aeroporto.

Il problema comincia con il Pacifico: raggiungere Papeete via Los Angeles costa anche 2.200 euro a persona ma se ci si muove in tempo si trovano voli anche a 1.800 euro.
Questi sono i prezzi per gli aerei e per tenere la barca in secco quando torni in Italia, ma quanto si spende durante una crociera? Niente. Niente porti, niente marina, niente gavitelli a 200 euro a notte… se esci da Panamarina e vai alle isole San Blas ci puoi restare un anno senza spendere un euro per la barca. Non c’è nulla. Dopo aver rimesso la barca in acqua a Raiatea, sono stato due mesi in Polinesia, navigando tra le Tuamotu e le Isole della Società, senza spendere niente; come unica concessione, prima di far prendere l’aereo ai miei figli, abbiamo passato una notte ai pontili del lussuoso Marina de Papeete, sul lungomare della città. Il costo? 35 euro. 

I gavitelli in tutta la Polinesia sono gratuiti e gli ancoraggi splendidi, la vita non costa come mi ero immaginato e un membro del nostro equipaggio si è anche fatto estrarre un dente del giudizio pagando solo 30 euro.
Insomma, mi ero fatto tanti problemi, poi ho capito che si possono trovare equilibri senza tradire i propri sogni.

N.B. I prezzi dei voli aerei sono stati aggiornati dalla redazione con le tariffe medie del 2025