giovedì, Aprile 18, 2024

Angelo Preden – Giugno

Intervista ad Angelo Preden

Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere maestri importanti, e fra questi  Angelo Preden mi ha insegnato i primi rudimenti, e non certo gli ultimi, per navigare in barca a vela. Con lui ed i miei compagni del Nautico ho fatto una crociera in Istria a bordo di Isola Bianca II, ed in seguito Atlantico, Caraibi, ritorno dalle Azzorre, apprezzando oltre alla sua esperienza la capacità di trasformare la sua passione in professione.

Il  suo nome è legato alla Ostar del 1976, alle  innumerevoli traversate dell’Atlantico, ha inventato numerosi sistemi per semplificare le vita di bordo  come il calcolo della longitudine e l’uso della pompa motore per vuotare la sentina della barca,  e mi sembrava  un ottimo testimonial per RTM nella rubrica dei personaggi del mese: gli ho scritto un’email, gli ho chiesto cosa ne pensava, e questa è stata la sua risposta:

 

 Carissimo Mario,

Con vero piacere ho letto la tua mail dove leggo, prima di ogni cosa , che stai bene , come noi.

Vengo al dunque:

Alla base della mia vita c’è la libertà e la filosofia. 

Il culto della libertà, l’ho ereditato dalla mia famiglia, come sai esuli istriani, che, assieme a molti altri, hanno scelto di abbandonare i propri beni e radici pur di rimanere liberi.

La mia libertà, poi, unita a una costruzione personale di filosofia, mi hanno permesso di coltivare tutte le mie scelte di vita , compresa la passione che ho per il mare e la navigazione a vela al punto di farla divenire, come sai, una professione che oserei chiamare più divertimento che lavoro. 

Ecco, questo è il succo di tutta la storia.

Se ritieni questi concetti interessanti, fammi tu delle domande , alle quali risponderò con piacere.

Ti ricordiamo sempre, e ti inviamo un carissimo saluto

Angelo e Renata
 

Ne ho parlato con Antonio Penati, ed abbiamo deciso  di seguire la strada dell’intervista…….

Come credo di avervi detto  conosco Angelo da almeno 40 anni, ha una dialettica semplice, stringente, concreta,  e quando lessi UNA VITA NEL VENTO, lo ritrovai fedelmente in ogni pagina del suo libro, steso con una scrittura asciutta, diretta e a volte ruvida, senza compiacimenti: spero che anche in questa occasione sia la sua voce a raccontarvi la sua vita.

   

CHI È ANGELO PREDEN?

Alla mia età, posso dire di essere una persona riuscita a vivere facendo come avevo sognato da giovane.

 

CHE SENSAZIONI HAI QUANDO PENSI A ROVIGNO

Rovigno, anche se non ci abito, la ritengo la mia città e della mia famiglia. Nelle mie lunghe navigazioni, quando ritornavo a casa, (il mio porto d’arrivo è sempre stato Venezia) già  la costa Dalmata  mi riempiva di gioia e la vista di capo Promontore, la punta a sud dell’Istria, e poi di Rovigno mi faceva sentire arrivato a casa.

 

QUALE È  STATO IL MOMENTO IN CUI HAI DECISO DI FARE LO SKIPPER?

Quand’ero bambino, sentivo dire sovente, da molti adulti, che il lavoro era una costrizione, dalla quale non ci si poteva sottrarre. Allora non sapevo che avrei fatto lo skipper, ma ho iniziato a pensare che avrei dovuto fare un lavoro che mi avrebbe divertito tutti i giorni. Non volevo aspettare il sabato e la domenica o andare in vacanza o arrivare alla pensione per fare finalmente ciò che si desidera.

 

CHE RICORDI HAI DELLA TUA PRIMA TRAVERSATA ATLANTICA? E DOPO?

Premetto che non ho titoli di studio. Ho iniziato presto a essere libero e a seguire i miei istinti e talenti. Ho sempre avuto una grande curiosità come i lavori manuali di qualunque genere,  i viaggi e la geografia. L’incontro con mia moglie è  stato decisivo. Lei e la sua famiglia hanno sempre condiviso e incoraggiato le mie scelte. Dopo aver fatto molti lavori, come dipendente e indipendente, all’età  di 25 anni, preso dalla grande nostalgia per il mare e la navigazione a vela, che avevo fatto da bambino, ho iniziato a pensare cosa dovevo fare da grande. Non racconterò tutti i dettagli, altrimenti mi tocca riscrivere un altro libro. La mia prima traversata oceanica l’ho fatta partecipando alla OSTAR, la regata transatlantica in solitario che parte da Plymouth, Inghilterra, e arriva a Newport ,USA. È  stata un’esperienza molto forte. Io ho partecipato all’edizione del 1976. Credo quella con più partecipanti. Siamo partiti in 126 barche, tra le quali 12 italiani come Ambrogio Fogar, Ida Castiglioni, Corrado di Maio, Doi Malingri  ecc.

Di tutti questi partecipanti siamo arrivati in 68, tre sono morti caduti in mare e mai trovati, tutti gli altri si sono ritirati  fin dai primi giorni. Dopo le isole Scilly, a sudovest della Gran Bretagna, è iniziata una depressione  meteo che non aveva fine. La regata è tutta nell’andatura  di bolina.

Sono 3000 miglia marine. Io partecipavo sponsorizzato  dal cantiere nautico Giovanni Gilardoni situato sulle sponde del lago di Como. 

Gilardoni costruiva il “Caipirinha ” una piccola barca di 9 metri. Da tempo il cantiere non esiste più. Ho fatto una rotta diretta impegnando 44 giorni. Non esistevano GPS  e rullafiocchi  o telefoni satellitari. Si doveva fare il punto astronomico con il sestante utilizzando il sole. Avevo studiato molto questo argomento sino a quando sono riuscito a perfezionare  un rapido metodo per calcolare la longitudine, mentre per la latitudine facevo il calcolo tradizionale alla meridiana.


A S-Malo , Bretagna, in partenza per Plymouth per partecipare alla OSTAR ’76


A Newport (USA) , LA PARTENZA PER RITORNARE DOPO LA   OSTAR del 1976

Una settimana dopo essere arrivato a Newport, con un mio amico arrivato dall’Italia,  abbiamo iniziato la navigazione di ritorno verso il Mediterraneo.   In 19 giorni, questa volta navigavamo con il vento in poppa, siamo arrivati alle isole Azzorre. Qui si è unito Giovanni Gilardoni. Ci siamo fermati a Tangeri, Ibiza e finalmente Loano, dove siamo stati accolti dalle autorità, parenti, amici e anche la banda cittadina.

Il Salone nautico di Genova volle esporre il “Caipirinha ” come la più piccola barca  italiana alla Ostar ’76 e anch’io ero presente. 

Il piccolo cantiere di Gilardoni produsse più di 250 barche e io ho iniziato  una lunga carriera, 40 anni, come skipper. Mi sono sempre occupato di scuola vela d’altura organizzando navigazioni e crociere e ho anche trasferito altre barche, attraversando l’oceano Atlantico 30 volte,  ho trascorso 10 stagioni ai Caraibi, nelle piccole Antille, da Antigua a Grenada. Per quanto riguarda il Mediterraneo  farei prima a dire dove non sono stato.

 

SE TORNASSI INDIETRO CON GLI ANNI FARESTI UNA VENDE’E GLOBE?

Non sono un regatante. Secondo me partecipare alla Vende’e Globe  è , prima ancora di navigare, un’operazione molto complessa . Non è facile trovare uno sponsor che finanzi una tale regata.

Lo sponsor non finanzia uno skipper che va in giro per il mondo a divertirsi in barca a vela.

Lo sponsor vuole un ritorno come la vittoria, un record o un fatto come naufragio, collisioni con navi o balene, disalberamenti pur d’avere un’attenzione mediatica. 

Nel mio piccolo, non è stato facile convincere Gilardoni a darmi una sua barca.

Avevo già contattato altri cantieri nautici ricevendo risposte negative. Per partecipare alla OSTAR bisogna qualificarsi  navigando per 500 miglia in solitario con la barca che si parteciperà. Io ho fatto queste 500 miglia , nel tratto Loano-Baleari-Loano , nel mese di gennaio, andando incontro ad un golfo di Leone molto agitato. Ho avuto anche grossi problemi che ho risolto.

 

HAI MAI PENSATO DI FARE IL GIRO DEL MONDO CON LA TUA BARCA?
No. Il tipo di  attività  che organizzavo m’imponeva dei limiti. Fino ai Caraibi trovavo clienti italiani, in quanto i costi dei voli e partecipazione alla crociera erano affrontabili. Verso il Pacifico tutto aumentava. Alcuni miei colleghi si sono buttati nella bella avventura di girare il mondo. Hanno visto e vissuto esperienze uniche ma guadagnato poco.

Io ho una famiglia e non potevo commettere errori.

 

PARLAMI DI ISOLA BIANCA II

La prima ISOLA BIANCA a nord di Corfù                  ISOLA BIANCA II

Le mie ex barche portano  il nome di Isola Bianca. Ne ho avute due. Non le ho comprate pronte a navigare, ma le ho allestite io. È un’altra bella impresa. Secondo me le barche  non si dovrebbero somigliare, ma esprimere un carattere ereditato dalla cultura marinara dei loro proprietari. Comprendo che, in una società come la nostra, c’è poco spazio per il romanticismo.  Per questo ci sono molte barche tutte uguali, costruite in serie.

Sempre, secondo me, bisogna conoscere la barca dalla testa del”albero sino al punto più profondo della sentina. La prima Isola Bianca, di 11 metri, è in acciaio con scafo a spigolo. La seconda  di 15 metri, sempre in acciaio.

E’ un progetto di Carlo Sciarelli. Un cantiere di Venezia ha costruito lo scafo grezzo, installando solo il motore, poi ho proseguito facendo tutto da solo. Volevo una barca solida, marina,con linee classiche.

Ora non vi descriverò tutto ciò che ho fatto. Posso solo dire che mi ha dato molte soddisfazioni ma soprattutto sicurezza. Ci siamo trovati in situazioni difficili ma sempre superate. Pochi anni,  prima di terminare la mia professione, l’ho venduta a un medico che intendeva navigare in Oceano Atlantico.

Un paio d’anni, dopo averla venduta, ho trasferito una barca da Trieste a Lanzarote, nelle isole Canarie. Arrivato a Lanzarote ho visto subito Isola Bianca II ormeggiata . Il nuovo proprietario si stava preparando per partire per i Caraibi.  In quei giorni, alcuni  del suo equipaggio  lo informarono che non  potevano partecipare. Per farla breve, invece di prendere l’aereo per rientrare in Italia, trasferii la mia borsa a bordo di Isola Bianca II e partimmo per i Caraibi.

Mi sono trovato in un’altra barca, super tecnologica con tutti i comfort esistenti.

Eravamo in tre, non abbiamo mai toccato il timone. Come al solito faceva dalle 140 alle 150 miglia al giorno. Siamo arrivati all’isola di Saint Lucia. In seguito è stata rivenduta a un altro signore italiano, il quale mi contattò  per navigare con lui. Così la rividi in Sardegna, sempre più sofisticata.

 

ERA LA TUA BARCA IDEALE, SE ESISTE UNA BARCA IDEALE?

Sono convinto di sì. Ognuno di noi ha i propri limiti che possono andare da quelli economici a quelli del saper fare le cose o anche delle proprie conoscenze sui vari argomenti che compongono le nostre vite. Pertanto ognuno si merita le cose che ha. Ovviamente ci sarà sempre qualcosa di meglio, ma se i nostri limiti non lo permettono dobbiamo tenerci ciò che ci meritiamo. Il più delle volte, soprattutto le barche  da diporto hanno costi elevati dettati dall’estetica.

Tutti sappiamo che esiste la funzionalità e l’estetica. Se una barca costa 100, il 50% serve per farla funzionare , l’altro50% per le cure estetiche. Secondo me una barca deve soprattutto funzionare e dopo viene la cura estetica, quella dei saloni nautici, dove i visitatori rimangono abbagliati da tutto ciò che luccica invece di analizzare le caratteristiche marine.  Lasciamo tutti liberi di scegliere. Le barche super estetiche danno lavoro a tanti operai, ingegneri, architetti e tecnici mentre le meno estetiche possono far sognare anche chi non ha grandi mezzi.

 

DIMMI TRE CARATTERISTICHE CHE DEVE AVERE UNO SKIPPER 

Conoscenza della barca, come ho detto prima.

Responsabilità nei confronti di sé stesso e di tutto l’equipaggio. Lo skipper deve mettere al corrente l’equipaggio del funzionamento  di tutto.  Sempre lo skipper non è un superuomo, anche a lui può capitare di stare  male.

L’equipaggio deve sapere tutto sulla sicurezza e come si chiede aiuto tramite la radio VHF o telefoni. La responsabilità va esercitata sia per uscite giornaliere sia per traversate oceaniche. 

Abilità psicologica nel gestire l’equipaggio. Lo skipper deve far sentire tutti importanti, da chi lava i piatti a chi pratica la navigazione astronomica. La buona armonia, a bordo, è determinante.

 

HAI MAI AVUTO PAURA? RACCONTA UN EPISODIO IN CUI TI SEI SENTITO IN BALIA DEL MARE
La paura aiuta ad essere prudenti e attenti a tutto ciò che si sta facendo.

Gli episodi sono diversi.

Siamo stati alla cappa per quasi due giorni in una navigazione oceanica dai Caraibi alle Azzorre.

Il mare era notevole. Non c’era verso di tenere una rotta verso nordest. Si poteva solo poggiare e andare tutto all’opposto. Pertanto rimanemmo alla cappa secca, senza vele. Io ero sempre nel pozzetto a scrutare le nuvole per capire se il vento intendeva cambiare direzione, come ha fatto dopo quasi due giorni. 

Nell’estate  del 2002  ci siamo trovati nel bel mezzo di una tromba d’aria che ha distrutto la pineta dell’isola di Sant’Andrea, meglio conosciuta come Isola Rossa, fuori Rovigno.  Alcune barche sono finite nella pineta. C’è stato anche un morto.

Noi eravamo al largo e grazie alle caratteristiche marine di Isola Bianca II è  andato tutto bene.

Con un’altra barca, non mia, ci siamo rovesciati nel nord Adriatico con bora forte. Io e un altro siamo finiti in mare. Eravamo legati  alla barca con cintura di sicurezza e siamo riusciti a risalire a bordo della barca, che nel frattempo si era raddrizzata..Anche li è terminato tutto per il meglio.

 

C’È UN NAVIGATORE CHE HAI AVUTO COME ESEMPIO

Senza dubbio Bernard Moitessier. 

Sono stato rapito dalla sua filosofia che condivido pienamente. 

 

AVEVI PENSATO DI MOLLARE TUTTO? PERCHÉ?

Come tutte le attività, ho avuto anch’io momenti di difficoltà, ma non ho mai pensato di mollare.

Durante la Ostar ho avuto qualche momento di sconforto, però durava pochissimo. Stavo per giocarmi il futuro.

Anche in altre occasioni di avarie importanti,  nel bel mezzo di una stagione di lavoro, non ho mai mollato. 

 

PARLAMI DEGLI OSPITI CHE HAI AVUTO, NE HAI MAI SBARCATO UNO? 
Nelle mie barche ho ospitato tante persone. Fin dai primi contatti (mia moglie si è  sempre occupata delle prenotazioni) abbiamo sempre spiegato come funzionano le nostre crociere scuola vela. Una volta a bordo, veniva rispiegato il tutto, soprattutto in presenza di nuovi ospiti. Con il trascorrere degli anni avevo una clientela fissa che mi seguiva in tutte le mie proposte. Si sente dire che in barca possono succedere disaccordi.

Nelle mie barche non ho mai visto litigare. Ho visto nascere amicizie durature, amori, convivenze e anche matrimoni. Sono convinto che la presenza di uno skipper preparato che dà dimostrazione della sua professionalità, fa si che nessuno osi mettete in discussione tutto ciò che concerne una vita di gruppo in un contesto, quale una barca in mezzo al mare, dove  può essere anche pericoloso oltre che piacevole.

Il pozzetto, in alcune ore, specie nel tardo pomeriggio o la notte, mi sembrava il divano di un psicoanalista dove le  persone  si svelavano. Sono certo che questo avveniva  grazie alla complicità  del mare e l’assoluta mancanza di stress.

Devo dire che ho imparato molte cose dai miei ospiti che abbracciavano tutte le occupazioni sociali esistenti.

Uno, però, l’ho sbarcato. 

Ero ad Antigua per riportare una barca in Mediterrane . Eravamo in tre e avevo la necessità di avere altri tre componenti. 

Un italiano, che vive ad Antigua, mi presentò tre ragazzi, sempre italiani, disposti a venire. C’incontrammo, spiegai loro di cosa si trattava e poiché erano spesati di tutto esigevo il massimo, avvisandoli che se non rispettavano gli accordi li avrei sbarcati alle Azzorre. Notavo che uno era un po’ lento. Si rivelò poco volenteroso e ritardatario nei turni di guardia. Lo richiamai più volte. Arrivati a Faial andai alla polizia per le solite formalità e dichiarai che una persona sbarcava. Ritornato in barca feci vedere il documento al ragazzo in questione, dicendo che aveva mezza ora di tempo per sbarcare. Noi dovevamo rimanere a Faial  ancora due giorni  e poi ripartire.

Mi prego se poteva restare, non aveva soldi e non sapeva come fare per rientrare in Italia. Gli risposi  che io ero una persona  di parola.

 

HAI RIMPIANTI DELLA TUA VITA

No,non ho rimpianti. Sono consapevole dei miei limiti. Sono riuscito a vivere come desideravo, supportato anche dalla mia famiglia. 

 

CHE COSA NON FARESTI NELLA TUA VITA DA SKIPPER

Alcuni anni prima di terminare la mia professione, come ho già detto, ho venduto la mia Isola Bianca II e ho navigato con altre barche, con i loro armatori. Questo è quello che non farei più. Sono uno spirito libero, abituato a decidere sul da farsi, e dove andare.

Sono stato sempre rispettato sia come persona sia come professionista ma l’armatore e pur sempre l’armatore. 

Imbarcandomi in queste barche, sapevo a cosa andavo incontro e ho gestito con diplomazia questi incarichi che per fortuna sono durati poco.

 

SE POTESSI SCEGLIERE UNA CITTÀ DI MARE,QUALE SCEGLIERESTI PER VIVERE

Amo molto la natura. Non amo l’eccessiva presenza di automobili e cemento. Se potessi andrei ad abitare in una isola greca  come Paxos o  nell’isola di Lussino nella Dalmazia. 

Anche le Canarie mi hanno sempre attratto, soprattutto Lanzarote e Fuerteventura. Altro posto interessante, che mi è sempre piaciuto, è l’isola di Pico alle Azzorre, dove montagna e oceano si accoppiano perfettamente anche nelle culture contadine e marinare.

 

ADESSO CHE NAVIGHI MOLTO MENO, TI MANCA IL MARE? E COSA TI PIACE  DI LUI?

Reggo tre o quattro giorni senza vedere il mare, dopo vado in crisi.

Ho una piccola casa a nord della laguna di Venezia. 

L’acqua  del mare non è limpida e cristallina, come sono sempre stato abituato, ma non si può avere tutto dalla vita. Fra le cose che ho fatto, prima di terminare la professione di skipper, ho acquistato un “Caipirinha ” che ho rivisto e modificato, come al mio solito.

Con questa barca, facendo scuola vela, sono andato da Venezia sino a Kastelorizo, l’isola greca del noto film MEDITERRANEO, e ritorno.

Dopo qualche anno l’ho venduta a una coppia di campioni della canoa divenuti miei amici. Pertanto ogni tanto esco con loro portando anche mia nipote. 

Paolo, il nuovo proprietario istruttore, allenatore e campione di canoa, mi ha regalato una piccola barca destinata alla demolizione. L’ho rimessa a nuovo e veleggio tra la laguna e la costa veneta. Mi sto organizzando per arrivare a Rovigno. Speriamo, per tutti noi, che questa pandemia del Covid termini e si possano riprendere le nostre abitudini. 

Dopo aver “camminato sul mare” andando da prua a poppa delle mie barche, ora cammino molto a terra. Sono andato sovente in Istria camminando lungo la costa o nelle colline da dove si vede il mare. Ho percorso, sempre a piedi, le isole di Cherso e Lussino. Prima le vedevo dal mare. Insomma  cambia la prospettiva ma il mare rimane sempre grande protagonista nei miei pensieri.