Antonio Solero – Dicembre
Da tempo Antonio (Penati) mi diceva che avrei dovuto intervistare un personaggio che aveva un “palmares” importante, ed avrei dovuto cercarlo a Sappada. Parliamo dell’inverno scorso, e non capivo come un montanaro avrebbe potuto avere un trascorso di mare…. Infatti quando faccio una telefonata e cerco di lui mi dicono che sta facendo scuola sci, quindi……se ne sarebbe parlato in estate. La figlia di Carlo , mio compagno di scuola del Nautico, ha sposato un maestro di sci che abita proprio a Sappada, e per non “abbandonare la presa” gli telefono per chiedergli se riesce a sapere qualcosa su questo Solero. Dopo qualche giorno mi richiama e mi dice che a Sappada lo conoscono tutti, perchè da giovane si è costruito una barca ed ha attraversato l’Oceano, con un’impresa riportata anche dalla stampa locale e seguita dagli scolari delle elementari che l’hanno “immortalata” con disegni tutt’ora esposti nelle aule della scuola.
La cosa mi incuriosisce, e prima dell’estate telefono ad Antonio Solero per conoscerlo, e come spesso capita trascorriamo un’ora parlando di mare, barche e navigatori, le parole profumano di sale, e alla fine ci diamo appuntamento per approfondire la conoscenza ai fini dell’intervista;
Mi racconta anche che entro l’anno dovrebbe uscire un suo libro, e mi ripropongo di prepararla in concomitanza della sua presentazione , che adesso so avverrà con un evento presso la società club velico di Sommacampagna il 5 dicembre.
Antonio è un personaggio ermetico, sintetico, quasi burbero, non immagineresti mai l’esplosione di conoscenze che ha arricchito la sua vita, sia marinara che montanara, e la curiosità che tutt’ora lo caratterizza.
Quando gli ho chiesto di raccontarmi della sua vita, pensando che potesse essere utile come intervista, mi ha preparato uno scritto che effettivamente sintetizza un percorso rocambolesco: scalatore, alpinista, sciatore, sub, ricercatore “lacustre”, “mastro d’ascia”, navigatore, scrittore…. e come potrete leggere sembra lasciare poco spazio ad un’intervista, perchè c’è tanto di quel materiale da scrivere un libro.
Ma chi mi conosce sa che a me interessa capire qualcosa di più dal mio personaggio , qualcosa che non si legge in un libro, vorrei sentire l’odore dell’uomo, l’animo del navigatore, vorrei che il lettore si stupisse….e volesse subito conoscerlo, e sedersi in pozzetto con lui e davanti ad un bicchiere di Rhom navigare fra le esperienze che lo hanno caratterizzato.
E così ho pensato di presentarvi Antonio Solero come lui si è presentato a me… senza averlo mai incontrato di persona.
Ciao Mario, tempo fa mi avevi chiesto informazioni sul contenuto del mio libro. Ti interessava in particolare sapere come si possa arrivare da una vita dedicata agli sport che si praticano in montagna, sci e roccia, alla vela e al mondo subacqueo. Non ho deciso io di vivere esperienze apparentemente così diverse, ma il caso.
Fino all’età di 25 anni i miei obiettivi erano diventare maestro di sci e guida. Il mio paese natale, Sappada, mi permetteva di realizzare questo mio desiderio. La guida alpina locale mi aveva preso a benvolere e iniziato all’arte dell’arrampicata per la quale ero dotato. Avevo al mio attivo diverse salite di grande impegno nelle Dolomiti e nel massiccio del Monte Bianco.
Nella primavera del 1970, subito dopo aver ottenuto il patentino di maestro di sci, vengo invitato a visitare la base operativa del programma Atlantide 2 che prevedeva di completare la seconda parte di un esperimento di vita subacquea nel lago di Cavazzo in Friuli. Conosco il direttore della base che mi spiega le finalità dell’operazione e mi invita a collaborare con loro. Accetto.
Prenderò parte all’esperimento e vivrò per un mese intero all’interno di una struttura subacquea ancorata a 12 metri di profondità. Assieme a me si immergeranno 2 gruppi di 3 persone per 15 giorni ciascuno. L’esperimento si proponeva di verificare la possibilità di lavorare sott’acqua per periodi di tempo molto lunghi partendo da una base ancorata sul fondo. Uscivamo dal nostro habitat due volte al giorno per scendere sul fondo del lago a circa 25 metri dove montavamo e smontavamo una testa di pozzo petrolifera per controllare la nostra efficienza dopo giorni passati sempre in immersione.
Nell’estate del 1972 lavoro come sommozzatore a Marghera. L’attività era fisicamente molto impegnativa perchè mi costringeva a restare con la muta addosso anche per otto ore al giorno. Nelle pause tra una immersione e l’altra guardavo spesso la laguna di Venezia e le vele lontane all’orizzonte che per me erano il simbolo della vacanza e della libertà. Decido, quindi, che avrei passato l’estate successiva navigando. Senza essere mai salito su una barca compero il kit del Promenade 5,80 della Sibma Navale Italiana e costruisco la mia prima barca a Sappada a 1250 metri di quota, con la quale tre anni dopo, nel 1975, navigo da Monfalcone fino a Imperia. L’anno successivo costruisco una barca gemella con particolare attenzione alla solidità e parto da Imperia alla volta del Venezuela. Non avevo dotato di motore il Corto Maltese 2 per una scelta che oggi non riesco a spiegarmi. Ritornerò in Italia nel tardo autunno/inverno del 1977/78, probabilmente primo al mondo ad attraversare da ovest a est l’Atlantico in solitaria su una barca di quelle dimensioni nei mesi invernali.
Parteciperò alla seconda edizione della Minitransat con un Fortunello accorciato e con superficie velica ridotta. Mi piazzerò nono, terzo tra le barche di serie. Nel 1982 mi iscrivo alla prima edizione della Transat des Alizés. L’equipaggio era costituito da ex campioni di sci tra i quali gli azzurri Roberta Quaglia, Fausto Radici e Renzo Zandegiacomo. Arriveremo secondi su 84 barche.
Mi prenderò la rivincita nell’edizione del 1984. In quell’anno, alla partenza da Casablanca, ci saranno più di 250 barche. Arriverò primo in Guadalupa con un giorno e mezzo di vantaggio sul secondo.
Nel 1985 prenderò parte alla Brooklyn Cup, una “lui e lei” con partenza da Portofino e arrivo sotto il ponte di Brooklyn. Non sono riuscito a trovare una barca da regata. Mi è stato messo a disposizione il prototipo di una barca da crociera. Nonostante una grave rottura che ci obbligherà a una lunga sosta nel porto di Tolone riusciremo ad arrivare secondi dopo Paola Pozzolini e Pierre Sicouri. Farò ancora diverse traversate atlantiche poi mi dedicherò al charter e allo skipperaggio.
D’inverno, quando non impegnato ai Caraibi, vivrò in montagna lavorando come maestro di sci. Questa è molto in sintesi la mia biografia sportiva.
Non ho ancora parlato delle affinità tra la montagna, il mondo subacqueo e la vela. So che sto bene in vetta, seduto in rifugio a guardare il tramonto o a bere con amici, sto altrettanto bene all’ancora in una baia ben protetta in attesa della sera. Arrampicare mi fa mi sentire vivo, il pericolo sempre presente esalta le emozioni. Sono le stesse sensazioni che provo sott’acqua o quando navigo in solitaria. Arrampicare, immergersi, navigare sono esperienze intime, personali, che richiedono competenze, equilibrio, autocontrollo e grande amore per la natura.
Nel mio libro parlo di mare e di montagne, di emozioni, di gioie, di paure e di tecnica. Ho cercato di dare spazio alle persone che nel bene e nel male ho conosciuto. Ho potuto portare a termine con successo le mie avventure anche grazie all’aiuto disinteressato di amici e di persone sconosciute.
Mi rendo conto che quanto ti ho inviato non riesce a chiarire in maniera esauriente quali sono le affinità tra questi tre mondi. Possiamo parlarne a voce e vedere se è possibile rendere più interessante il racconto. Aspetto una tua telefonata.
Ciao, Antonio
E così ero rimasto in attesa di incontrarlo, un po’ indeciso su come intervenire, finchè un giorno mi telefona per avvisarmi che sarebbe stato ospite da un amico sul lago di Garda, e se lo avessi raggiunto avremmo potuto conoscerci di persona. Immaginatevi un gruppetto di velisti, a tavola sotto il portico di una villa vista lago, di cosa possono parlare? E ecco che prendendo spunto dalle tante domande che gli ho fatto ho preparato questa mia “lettura” introspettiva di Antonio Solero.
Mi ero preparato un mio file rouge diviso a blocchi, per dare spazio ad approfondire qualche argomento, ma ad ogni domanda ricevevo risposte talmente sintetiche, chiare ed esaustive tali che ho preferito riportare l’intervista ad un’ “intervista”.
Eccola:
della persona………..
Chi sei parlami di te: chi è Antonio? Montanaro, navigatore, scrittore, costruttore di barche?
– Chi sono? Non mi sento scrittore né costruttore di barche, solo montanaro e navigatore.
Com’eri da giovane? I tuoi genitori hanno influito sulle tue scelte giovanili?
– Ero un bambino con un problema cardiaco, quindi considerato fragile. Il problema, una stenosi aortica congenita, verrà risolto con un intervento chirurgico all’età di 23 anni. Ero piuttosto timido. I miei genitori non hanno mai condizionato le mie scelte.
Le ambizioni da giovane quali erano? cosa avrebbe voluto fare da grande? immaginavi così la tua vita ?
– Da giovane amavo la montagna, era tutto il mio mondo. Avrei voluto diventare pilota di aerei.
Quali studi hai fatto ? Ti sono poi serviti nella vita?
– Mi sono diplomato perito aeronautico e ho frequentato la facoltà di sociologia per due anni. La conoscenza della dinamica dei fluidi mi ha permesso di capire il vento e il mare. Alcuni esami da me sostenuti all’università mi hanno aiutato a capire e accettare culture diverse dalla mia.
Di chi è il DNA del viaggiatore?
– La famiglia di mia madre, molto numerosa, è stata una famiglia di migranti, viaggiatori per necessità.
influenza del segno zodiacale?
– Segno zodiacale toro, non credo nell’astrologia e nell’esoterismo.
Tu che vieni dalla montagna, non hai mai visto l’acqua, il mare come antagonista?
– No, mai. Il mare, fino alla scoperta del mondo subacqueo, era rappresentato dalle spiagge dell’Adriatico per le quali non provavo interesse.
Da cosa è nata la prima sfida con le profondità del….lago?
– Dalla curiosità che mi è stata suscitata dai racconti di un sommozzatore che mi aveva offerto un passaggio in autostop.
La scelta di andar per mare è stata una curiosità, una sfida o un sogno oppure è stato ”fulmine sulla strada di Damasco”? – Tutto questo. Interessi e curiosità che poi sono cresciuti nel tempo.
il rapporto con il mare
Quale è stata la molla che ti ha fatto scegliere di fare una barca e fare l’oceano?
– Da sommozzatore, lavorando in agosto al petrolchimico di Marghera con addosso la muta per 8 ore al giorno, le barche a vela che vedevo all’orizzonte erano il simbolo della vacanza e della libertà. Da lì la decisione di costruire la prima barca. Costruendola ho cominciato a pensare all’oceano.
Il tuo più lontano ricordo con il mare
– Un’estate, prigioniero per un mese in una colonia al mare. Una noia terribile. Avevo 11 anni.
E la tua prima volta in barca con chi è stata?
– Con un amico di Monfalcone, Riccardo Cattarini, velista e sciatore. Mezz’ora nel porto di Monfalcone sul suo 4,70. La seconda volta, l’anno seguente, dopo il varo del mio Corto Maltese.
Che ricordi hai del tuo primo impatto con l’oceano? e la prima traversata atlantica? E la colonne d’ercole?
– Di regola ho un rapporto molto tranquillo con le nuove esperienze, quando le vivo per la prima volta le ho già fatte mie attraverso la lettura. Ricordo, all’uscita dello stretto di Gibilterra, il profumo fresco e pulito e il ritmo ampio e profondo delle onde dell’Atlantico, il respiro di un gigante. Le colonne d’Ercole mi hanno emozionato per il loro significato simbolico. La prima traversata l’ho vissuta senza ansie, stavo facendo quanto volevo ed ero mentalmente pronto. Nessuna paura, impegno e fatica sì anche perchè navigavo senza motore e senza pilota automatico.
Il mare per andare in barca o la barca per andar per mare?
– Mi viene da pensare all’uovo o alla gallina, ci vogliono tutti e due.
Che rapporto hai con la navigazione in solitario?
– Con Corto Maltese ho fatto un giro d’Italia in solitario e due traversate oceaniche più una terza, la Mini Transat. Ho compiuto questi viaggi senza ansie ma con molto impegno, serenamente e cosciente dei rischi. Mi piace molto navigare in solitario specie sulle rotte degli alisei, nella stagione giusta e senza traffico commerciale. Molto rilassante. Non molto tempo fa ho riletto quanto scritto a un amico prima di partire dalle Canarie per la prima traversata e una seconda lettera prima del duro ritorno dai Caraibi l’autunno successivo. Sembrava stessi partendo su una nave da crociera rilassato e tranquillo. Avrei volentieri fatto il giro del mondo: in regata, da solo, con equipaggio, senza scalo, a tappe, ma non ne ho avuto la possibilità. Non ho trovato lo sponsor.
Hai mai pensato di navigare in solitario? e fare una regata attorno al mondo?
– Ho regatato in solitario, sono stato il primo italiano a prendere parte alla Mini Transat.
In tutti questi anni ha dato più il mare a te o tu a lui?
– Il mare mi ha arricchito, mi ha permesso di conoscere meglio me stesso, la gente, il mondo. Purtroppo, noi, al mare non stiamo dando ma togliendo.
il navigatore
Cosa pensi delle regate intorno al mondo in solitario?
– Se ne avessi avuto la possibilità una l’avrei fatta volentieri.
Il giro del mondo : come mai non lo hai fatto? Come mai oltre l’Atlantico non sei mai andato?
– Non ero sicuro di potermi autofinanziare, questa è per me la vera impresa.
Cosa pensi della polinesia? Come mai non ci sei andato? Di solito è una meta per un navigatore…
– Un palcoscenico per un film. In Pacifico e nell’Indiano c’è ancora la possibilità di conoscere culture autentiche e non costosi spettacoli per turisti.
Nessun armatore ti ha chiesto fare da skipper per il suo giro del mondo ?
– No.
Le tue barche e la tua barca ideale…. Da chi hai preso il progetto?. se esiste una barca ideale oltre a quelle che ti sei fatto…
– Ho avuto due barche con le quali ho fatto charter, un 40 piedi e un 52 armato a ketch. Con il 52 piedi, progetto di Epaminonda Ceccarelli, one off in acciaio, ho navigato per 25 anni con molta soddisfazione e in sicurezza, ideale per lavorare senza la necessità dell’aiuto di un marinaio. Se dovessi scegliere una barca per viaggiare con amici o da solo vorrei avere un 40 piedi polivalente. Non sono interessato alle barche pensate per dare il massimo alle andature portanti. Esiste anche la bolina.
Dimmi tre caratteristiche che deve avere un navigatore….
– Preparazione, buon senso e autocontrollo.
Oggi c’è ancora spazio sul mercato per un navigatore? E per uno skipper?
– Oggi più che mai c’è bisogno di skipper navigatori. Con i soldi gli armatori possono comperare le barche ma non le competenze.
Il ricordo più bello da quando navighi…….. ed il più brutto?
– Ho soprattutto bei ricordi. In uno solo sono condensati il momento più brutto e quello più bello delle mie esperienze: lo spiaggiamento notturno a Barbuda e l’aiuto che la gente del posto mi ha dato senza chiedere nulla in cambio, indimenticabile.
La decisione più saggia che hai preso e quella che rimpiangi di non aver preso
– Di uscire dal guscio e di aprirmi al mondo cercando di non avere pregiudizi. Non commento i rimpianti.
Hai mai avuto paura? raccontami un episodio in cui ti sei sentito in balia del mare
– Le situazioni difficili e pericolose possono provocare tre reazioni: ansia “campanello di allarme”, paura “sirena”, panico “perdita di controllo”. Se sei preso dal panico ti salva solo la fortuna. Ho spesso avuto ansia e a volte paura, panico mai. La situazione che mi ha portato più vicino al panico l’ho vissuta a fine novembre 1977 in prossimità delle Azzorre durante il mio viaggio di ritorno in Europa con Corto Maltese. Ho passato quasi 20 ore al timone spesso in planata con la sola tormentina di 1,40 metri di superficie a riva, tre volte coricato di lato con le crocette in acqua con il rischio di capovolgermi con una capriola lungo l’asse prua poppa, rischio evitato grazie alla capacità della barca di andare in surf. Se mi fossi fatto prendere dal panico non sarei qui a raccontarla.
Che cosa non rifaresti nella tua vita di navigatore ?
– Potendo rifare quanto fatto con l’esperienza acquisita farei di sicuro meno errori e navigherei di più.
C’è un navigatore che hai avuto come esempio? passato e presente?
– Ho letto con piacere Alex Carozzo, Bernard Moitessier e, soprattutto, John Guzzwell. Con il senno del poi continuo ad apprezzare Guzzwell.
In giro è sempre più pieno di persone che navigano nelle modalità e in condizioni più disparate, quale è stato il tuo personale approccio alla vela e che marinaio sei?
– Da autodidatta, senza troppi azzardi. Mi documentavo, navigavo, miglioravo e allargavo i miei orizzonti. Con poca strumentazione, all’inizio con solo la bussola, in seguito anche il log, il sestante e le effemeridi. Amo ancora adesso consultare le carte nautiche e usare squadrette e compasso.
Hai mai pensato di fare lo skipper a tempo pieno?
– L’ho fatto, la prima stagione invernale ai Caraibi nel 1981 e poi altre due. Da allora ho continuato a lavorare in Mediterraneo fino a oggi.
In oceano hai trovato inquinamento? hai pescato molto? hai incontrato fattorie ? io ne ho incontrato una in mezzo al pacifico…. da lontano sembravano luci di una città
– A volte plastica alla deriva, avevo sempre una traina a mare che recuperavo dopo aver pescato a sufficienza. Non ho mai incontrato fattorie.
Per intraprendere una traversata quale ritieni essere l’elemento più importante?
– La preparazione e competenza dello skipper.
La paura più grande
– In solitario tra le Azzorre e Gibilterra incrociando di notte, non vista, una nave a 10/15 metri di distanza.
La gioia più grande
– La notte tra il 6 e il 7 dicembre 1977 alla vista dei lampi di Capo Sao Vicente, Portogallo, alla fine della traversata ad Antigua.
lo scrittore
Da dove nasce la vena dello scrittore? Cosa vuoi comunicare?
– Non sono uno scrittore. Mi sono divertito a ricordare momenti significativi della mia vita.
Nei tuoi racconti privilegi di più gli aspetti umani del viaggio per mare piuttosto che gli elementi di tecnica di navigazione?
– Ho cercato di non trascrivere un diario di bordo, un manuale. La parte tecnica del racconto è funzionale alla comprensione del libro. Per me molto importanti sono stati i miei rapporti con la gente.
Ci sono degli incontri che ti hanno arricchito particolarmente? senti ancora queste persone?
– Certo, alcune persone di cui parlo le frequento ogni volta che ne ho l’occasione.
Cosa hai scritto nell’ultimo libro per essere certo di essere letto? Cosa ti ha ispirato?
– Ho raccontato le mie esperienze più significative per il solo piacere di ricordarle, non ho mai pensato al successo editoriale.
Puoi raccontarci il piacere e la fatica di scrivere?
– Posso solo dire che è stato faticoso ma piacevole.
l’uomo
Hai mai avuto a bordo presenza femminile? E compagne??
– Certo e ho molta stima delle donne in barca. Se una donna non viene relegata alla cucina e al materassino prendisole diventa rapidamente un buon marinaio e un buon skipper e, spesso, un eccellente timoniere. Ho avuto due compagne con le quali ho navigato in coppia senza ospiti. Bravissime, efficienti, lucide e timonieri migliori di me. Se le donne sono poco interessate alla barca quasi sempre è colpa dei loro compagni che non hanno saputo coinvolgerle.
Credi che per un giovane ci sia posto per vivere ”di mare”? Dove?
– C’è bisogno di giovani marinai e skipper visto quanti incompetenti navigano.
Dimmi in sintesi la tua filosofia di vita
– Seguire i propri interessi e vivere le amicizie senza porsi come unico obiettivo il successo economico.
Il desiderio più grande ….adesso
– Vivere questo momento della mia vita con serenità.
Hai rimpianti?
– Ogni amico che perdo è una parte di me che se ne va. Questo mi pesa molto.
e adesso? Quali progetti per il futuro? cosa vuoi fare …..da grande?
– E’ difficile fare progetti, spero di avere ancora occasioni.
Le tue passioni segrete oltre al mare
– Non ho passioni segrete.
Se potessi scegliere una città di mare quale sceglieresti per vivere? e un’isola?
– Credo Venezia. Venezia è mare, è storia e ancora adesso favorisce i rapporti umani. L’isola di Creta.
Oggi mi sembra tu navighi di meno: qual’è la cosa che ti manca di più della vita di mare? il mare? La barca? L’avventura? La sfida? Con cosa l’hai sostituita?
– Sì, navigo di meno ma questo non mi crea problemi. La vita è come le stagioni, quando arrivano si accettano.
I luoghi che si raggiungono viaggiando in barca hanno un sapore speciale, ma con il tempo cambiano, perchè noi stessi cambiamo. quali avresti voglia di rivedere oggi?
– Avrei voluto navigare in posti in cui mare e montagna si incontrano, in Groenlandia, in Antartide. L’ho potuto fare, ma per poco tempo, in Canada.
Grazie Antonio… quando penso che adesso sei a Cortina a tenere lezioni di sci, non posso che ricordare come la montagna non sia a altro che un mare verticale…. E non ci sono tanti che possono dirlo per esperienza diretta….