sabato, Dicembre 7, 2024

Buonasperanza 3

Buonasperanza 1       Buonasperanza 2

Mercoledì 22 luglio
Altra bella giornata di tutto riposo. Alle 10.30 vado in macchina con Tiho a prelevare Ugo da Sobra, dieci minuti o poco più. Panorama mozzafiato dai tornanti che ci portano a vedere anche la costa S dell’ isola. Ben presto siamo di ritorno in barca , si sistemano i bagagli e via col gommino a fare un bagno fuori dalla baia : il Selva (Yamaha) 4 HP 4 tempi di quest’ anno, che sostituisce il capriccioso 5 HP (Selva verace ) 2 tempi degli anni passati , va che è una bellezza, e ci porta in un posto a poche centinaia di metri dove faccio il primo assaggio di ricci -ce ne sono parecchi, ma ne prendo solo tre o quattro- e di patelle -queste invece molto scarse- . Di ritorno in barca per un pasto frugale , in attesa della cena della sera che sarà un po’ più sostanziosa sempre accuditi dall’ ottimo Tiho e signora che preparano ottimi risotti di mare, pesce alla brace, zuppe di pomodoro, degli squisiti calamari alla brace e poco altro : menù un po’ scarno per la verità, ma tutto ottimo, anche le palacinke con cui chiudiamo.

Giovedì 23 luglio
Partenza alle 7.30, visto che sono sveglio già da un’ora , e Mljet ci appare in tutto il suo splendore (altra frase ad effetto , come quella dello smeraldo di Giorgio, ma con quali altre parole si può descrivere un simile incanto ?), con l’ aiuto di un bel cielo terso e di un’ acqua calmissima anche se proprio leggermente increspata procediamo a motore verso ponente, appena possibile ci infiliamo nelle baie e passiamo fra gli isolotti e l’ isola madre come a Prozura – 42° 44′ 03” N, 17° 39′ 11” E – (ci dovrò stare una notte, anche qui), Polace -dove scendiamo a terra col tender per qualche acquisto alimentare – e infine Pomena con i suoi molti e varii  isolotti e la profonda baia aperta -aperta ? ma se pare di stare in un lago ! – a N dove passeremo la notte. Nel pomeriggio Ugo va a terra per una visita al lago Jezero – 42 46 34 N, 17 21 32 E , io rimango in barca sotto l’ isola di fronte agli alberghi per gonfiare meglio il tender, pulirlo, e fare un opportuno bagno rinfrescante : qui vengo intercettato dai Ranger che con buone maniere mi sfilano 90 kuna come accesso al parco per una persona , poi, verso le 8.30, Ugo è di ritorno ed insieme ci portiamo in fondo all’ insenatura Lokva – 42 46 53 N, 17 19 54 E -. Cena, con accompagnamento di quantità industriali di  moscerini che fortunatamente dopo un po’ spariscono grazie anche -forse- ad uno zampirone, nuovo fallito tentativo di connessione sfruttando la wireless di un albergo, stesura di queste cronachelle. Domani vorremmo andare a Lastovo  -c’ero già stato una volta con Elio nel luglio 2005, un’ altra vita- magari fermandoci come consiglia Giorgio vicino agli scogli intermedi : vedremo , speriamo che Eolo e Poseidone ci aiutino , chè noi ci aiuteremo. Poche luci tutt’ intorno, cielo stellato più che mai.
Ma fa caldo , e c’è un po’ di umidità.

Venerdì 24 luglio
Si parte alle 9.00 , presto uno sbuffo da S mi spinge ad alzare la randa immaginando già una gloriosa cavalcata verso Lagosta, e poi -come da copione- si prosegue a motore per la meta ; passiamo vicino agli scogli intermedi, stiamo per proseguire , ma poi …. a quando un’ altra occasione  come questa? Rapida accostata a sn, trovato subito un piccolo ridosso dal poco  vento e dal mare conseguente , e diamo fondo sottovento a Gornij – 42 45 51 N, 17 06 57 E – ; ne valeva la pena , posto affascinante , Ugo va a terra alla ricerca dei suoi adorati volatili , ma è ora di proseguire ; altra sosta a Saplun Beach, il piccolo arcipelago dove ero già stato nel 2005, poi si prosegue per Zakoplatica – 42 46 23 N, 16 52 38 E – ; qui, dopo un giro di ricognizione che ci fa vedere la banchina dell’ “Augusta Insula ” piena zeppa ce ne andiamo all’  “Aragosta” : buona cena , accompagnata dalle angoscianti e per noi inusuali grida delle berte sull’ isolotto di fronte , poi nanna.

Sabato 25 luglio
Giornata senza storia, bagno col gommino fuori dalla baia, Ugo nel pomeriggio in paese da dove torna dicendo di averlo trovato molto carino , io non ne conservo analogo ricordo forse per averlo raggiunto in un afoso pomeriggio di qualche anno fa quando mi trovavo nel mio periodo di massimo splendore (126 kg ,  :-(((   )

Domenica 26 luglio
Si parte per Ubli – 42 44 42 N, 16 49 29 E – per aggiornare la crew list in Capitaneria (che adesso è proprio accanto alla banchina, non più di 50 m) ; qui combino un po’ di casini perchè dico di non avere, anzi di non avere mai avuto, la “licenza” che viene rilasciata all’ ingresso in acque croate , qualche storia ma alla fine mi fanno un duplicato e mi mandano dalla polizia che stà li di fronte . Non sono poi così cattivi come qualcuno dice, anzi alla fine sono abbastanza accomodanti ; forse bisogna anche assumere gli atteggiamenti adeguati. Ci spostiamo poi a Presba – 42 45 26 N, 16 48 40 E – , davanti all’ hangar della Marina Militare, e lì rimaniamo per la notte con qualche patema d’ animo perche col buio si alza un NE che entra dritto dritto e ci porta con la poppa a distanza non proprio di sicurezza dalla costa vicino all’ hangar , mi sveglio per controllare diverse volte ma l’ ancora regge bene.

Lunedì 27 luglio
Partenza verso le 9.00, passiamo vicino al Marina, poi apro il genoa fidando in un grecalino che invece ci dà non più di 1-2 knt, quindi motore e rotta  verso S , sosta per il bagno appena doppiato il capo SW, e successivo ricovero nel catino di Portorosso  (Uska) – 42 44 06 N, 16 53 15 E – .

Martedì 28 luglio
Si parte alle 8.00 diretti a Curzola attraverso gli isolotti Lostovnijaci – 42 49 00 N, 16 59 06 E – , dopo un po’ Ugo vede qualcosa di prua… pesci? …delfini? niente di tutto questo, solo la insidiosa secca peraltro ben evidenziata sulle carte a metà canale ; si prosegue per la punta E di Curzola, e dopo un po’ i tonni ci sono per davvero insieme alle berte: stanno banchettando ai danni delle acciughe che popolano queste acque. Tonni intorno ai 20 kg, belle bestie, un fascio di muscoli, una piccola potentissima coda ed il resto sono solo accessori al servizio di questa straordinaria macchina da guerra. Ugo scatta qualche bella foto, poi lo spettacolo finisce. Raggiungiamo la punta E di Corzula, siamo diretti al marina ACI – 42 57 31 N, 17 08 13 E -, non appena entro il motore si ferma: sarà finito il gasolio? mi pare troppo presto, ma dopo essermi avvinghiato ad un grosso catamarano carico di italiani uno dei quali riconosce subito la barca e si mette a parlare del vecchio, bellissimo, potente, veloce e scomodissimo Maica, verso nel serbatoio la tanica da 20 l di riserva ; il motore riparte subito e con buona manovra prendiamo il posto assegnatoci in uno stretto budello. Docce , cambusa, bancomat e visita alla meravigliosa cittadina arroccata nelle sue mura. Poi cena a terra e a dormire in barca.

Mercoledì 29 luglio
Al mattino, nel locale servizi, mi distraggo un attimo ed il mio meraviglioso asciugamani – pareo velcromunito ultraventennale sparisce, con mio grande dispiacere ; ma dopo gli acquisti in città ripasso dalle docce e lo ritrovo lì, appeso ad un gancio e ben zuppo : sottrazione per errore, o necessità impellente, o che cosa altro? meglio così, comunque. Partiamo e ci dirigiamo al distributore di gasolio; dopo quasi un’ ora di attesa finalmente accostiamo alla banchina, facciamo rifornimento (ma ce ne va meno del previsto, allora perchè si era fermato? solito problema?), stiamo quasi per ripartire quando veniamo investiti da una pericolosissima serie di onde -probabilmente una scia – che sollevano le barche -compresa la mia- e le scagliano con violenza contro la banchina fortunatamente guarnita di numerosi parabordi ma di gomma -purtroppo- piuttosto dura ; riusciamo a controllare la situazione grazie anche ad un grosso parabordo che ci viene fornito da un  motoscafo in banchina dietro di noi  e che riesco a frapporre fra la barca ed i parabordi di gomma ; nessun danno fortunatamente, lo stesso non può dire un cabinato sugli 8 m ormeggiato sottovento alla banchina e che ho sentito “grattare” violentemente contro il cemento.

Questo pericolo è da tener presente, Giorgio aggiorna  :-))) Ripartiamo alle 12.30 diretti ad W , attendendo un buon ponente alzo la randa con una mano e decido di portarmi piuttosto avanti a motore per poi attraversare su Scedro – 43 05 22 N, 16 42 02 E – godendomi un bel laschetto. Dopo poche nm, quando sto ancora costeggiando Curzola, si ripresenta il solito problema col motore che speravo di essermi oramai lasciato alle spalle, medito di tornare a Curzola, poi invece il motore riprende ad andare e poggio su Scedro , sperando di prenderla facilmente con un solo bordo. Apro il genoa, tolgo la mano già presa, e via , finalmente si va a vela ! Ma non doveva essere un laschetto ? Vento da NW che presto arriva a toccare i 26 e passa di apparente, bolina stretta con mure a sn e con Scedro che rimane ancora ben sopravento, toccherà fare dei bordi. Comunque si va ! Come ai tempi del vecchio Passe à Deux, uno alla ruota, uno alla randa, due al verricello del genoa, uno a far rientrare nelle draglie la bugna ed il grembiale, e gli altri quattro alle draglie, a sciacquarsi piedi, gambe, ed anche qualcosa d’ altro! Ma i conti non tornano, mi mancano sette uomini ! Bisognerà fare di necessità virtù , ma come cavolo si fa a cazzare a segno quella scotta ? con la bugna che si impiglia nelle draglie, ed il verricello a due velocità che gira solo ad una perchè impedito dalle partuse (ma ho già trovato la soluzione, a Traù – Trogir provvederò) ? Provo ad orzare come per una virata bretone,  ma il genoa sta già prendendo a collo, devo poggiare subito, comunque, bene o male, riesco con Ugo a mettere a segno le vele per una bolina quasi decente, anzi riesco addirittura a mettere a segno la drizza del genoa che era decisamente lasca. La barca , al rinforzo del vento, è dura sulla ruota anche se la velocità è buona , fra i 6,5 ed i 7 knt. Il pilota la porta bene nonostante la tendenza orziera , ma comunque decido di prendere una mano : che incanto, la ruota tornata leggera, da portare con due dita , la velocità che rimane più o meno quella anzi forse migliora (mi pare addirittura che il pilota la porti meglio di me, ma non lo diciamo a nessuno). Tre o quattro virate, non propriamente da manuale, e dopo tre ore di bolina duretta per dei pivelli come noi Manastir – 43 05 40 N, 16 42 30 E -, sulla costa N dell’isola di Scedro è lì sotto la nostra prua, e l’ altro paio di barche che si erano ingaggiate in questa bolina sono ben dietro, più di quando avevamo cominciato. Con mure a sn si andava per 315-320, con mure a dx ed onda meno cattiva per 240 , il tracciato del GPS confermerà la buona bolina. Brava barchetta, meriteresti un equipaggio più prestante.

Bordi verso Scedro

A Manastir, piccola insenatura con fondale al limite della sopravvivenza, ci imbattiamo in un ormeggiatore munito di pinne e maschera (ha appena finito di sistemare uno dei tre ormeggi del suo ristorante) con cui mi intendo subito: accanto a noi un vecchio ketch con sulla poppa lo stemma del RTYC denuncia chiaramente di aver conosciuto tempi migliori, lo popolano due curiosi individui biondocrinuti di origini indefinibili. Posto molto piacevole, ristorante molto arrangiato ma piacevole anche questo. Ugo fa delle incredibili foto della fittissima macchia che riveste il crinale della collina.

Giovedì 30 luglio
Da Scedro si parte diretti alle Spalmadore – Infernali sulla scorta dei racconti di Giorgio, mai abbastanza lodati ; sostiamo all’ ancora per il bagno a Marinkovac – 43 09 31 N, 16 24 57 E – , posto per la verità troppo affollato, e turbato dalle scie dei molti che di lì passano . Dopo il riposino pomeridiano –consueto anche se poco citato- ci spostiamo di poco a ponente per un passaggio con buon fondale fra due isolotti e dirigiamo su Vela Garska – 43 11 01 N, 16 24 23 E – dove ormeggiamo, con due cavi a terra, nel ramo di ponente: ci atteniamo al divieto chiaramente espresso di dare volta sugli alberi -forse dalle radici deboli visto che crescono in pratica sulla nuda roccia sfruttando qualche interstizio, qualche frattura.

Venerdì 31 luglio
Alle 10.00 partenza per Lesina-Hvar – 43 10 05 N, 16 26 21 E -, non prima di aver scattato delle foto al daino dalle lunghe corna che -tranquillo- si aggira vicino alla riva in cerca di qualcosa da brucare : sarà pure uno stupido animale in una riserva di caccia, ma un’ emozione me la dà ugualmente : spero che riesca a scampare ai fucilatori, ma la vedo dura!

Un daino ci fa visita a Vela Gerska, Lesina

Arrivati a Hvar Ugo scende a terra col tender per una breve escursione anche alla ricerca di una farmacia, io lo aspetto all ‘ ancora per un paio di ore ; la rada è affollatissima, il mare mosso dal poco vento e dalle molte scie di barche varie, tutto sommato una pessima impressione, un po’ mitigata dalle visite notturne a terra che faremo successivamente . Hvar deve essere un incanto in bassa stagione, con poca gente per le strade e per mare : starci così è davvero deprimente. Proseguiamo per Pribinja, dove diamo fondo all’ inizio del ramo  di levante – 43 11 38 N, 11 25 54 E ; bagno, e poco dopo ci domandiamo meravigliati cosa siano quelle chiazze di non so cosa che vediamo galleggiare tutt’ intorno : non mucillagine, quella la conosco, forse infiorescenze di origine terrestre ? Mah ! Cena in barca, Ugo va a dormire , ed io rimango al PC sistemando la mia “compilation C” : titoli, qualche doppione da eliminare, interpreti diversi ; ogni tanto mi sposto in pozzetto, dove si sta da Dio nella notte fresca con un sorsetto di zibibbo ogni tanto : attendo che sorgano le Plejadi, che non vedo da anni e che, dopo gli interventi di qualche mese fa, forse potrò vedere ad occhio nudo. Cassiopea è lì già da parecchio, non ricordo la distanza da Capella ma prima o poi la si vedrà, quindi verso le 2.30 sorge Capella e poi torno giù dandomi mezz’ ora per far sorgere anche le Plejadi : alle 3.00 sono di nuovo in pozzetto, mano al binocolo 8 x 40 da bird watcher e subito eccole lì, inconfondibili, amiche , sempre un incanto : ad occhio nudo solo un baluginio, ma col binocolo eccole chiarissime , imperiose.

Manca all’ appello Aldebaran, ci vorrà ancora una mezz’ ora, sarà per un’ altra volta : per questa sera è bastato lo spettacolo descritto, insieme ai numerosi meteoriti ed al pianeta che rischiara l’ orizzonte meridionale : Giove? Saturno? non ne ho idea, non ho sacri testi a portata di mano, rimarrò nel dubbio ammenocchè qualcuno di voi non mi aiuti.


Sabato 1 agosto
Si parte alle 9.30 per Tatinija – 43 22 11 N, 16 17 13 E – sull’ isola di Solta dove si sosta per il bagno, anche qui molti ricci ben pieni -assaggiatone solo qualcuno così, per gradire- e poche patelle, nel pomeriggio partenza diretti a ponente; si ripercorre -nell’ altro senso- il cammino percorso 12 anni fa con l’ altra Buonasperanza, quella a motore, provando la stessa meraviglia di allora alla visione delle scogliere formate da strati messi in verticale a seguito di chissà quali immani sconvolgimenti e le stesse sensazioni.

Isola di Solta

Nel pomeriggio -alle 18.30- si arriva a Sessola – 43 23 37 N, 16 12 40 E – dove adesso , Giorgio, i ristoranti sono due. Vengo subito avvicinato da uno dei due della coppia da te citata che ne gestisce uno, e invitato per la sera; ringrazio , Ugo va a piedi a Maslinica – 43 23 54 N, 16 12 28 E – per vedere il paese e fare qualche foto, io rassetto la barca dove vengo raggiunto un’ altra volta con il menù del ristorante-bar sulla collina -in bella posizione- : chiedo dove sia possibile lasciare i rifiuti ed il tizio si offre di portarli via lui in macchina ; mi schermisco ma alla fine accetto, tanto so che ricambierò. La cena è davvero buona , filetti di pollo forse alla brace, insalate, patate al forno con cipolla, pane anche questo scaldato alla brace, palacinke (finalmente ho capito cosa sono), birra gelata grazie al secchiello di ghiaccio che mi faccio portare. Mio figlio trova da eccepire sul mojito (si scrive così ?) che ha bevuto prima di cena; era fatto col Bacardi e non col rhum , ma la cena era buona: 360 kuna, 50 € , ed il posto è molto carino, a mezza collina domina la  baia con le barche. Domani pomeriggio si va a Trogir-Traù – 43 30 53 N, 16 14 58 E – , arrivano mammà e Giovanni. Finalmente !!! Spero domani di riuscire ad inviare, le solite scuse per la valanga di byte, ed inoltre perchè ho visto che l’ ultima volta sono partite le mail più recenti e non quelle più vecchie ; però sono tutte numerate, così le potrete cestinare nel giusto ordine!

Domenica 2 agosto
Si parte alle 9.00 per andare a Traù-Trogir . Eravamo già passati da qui una dozzina di anni fa, e ricordo che facendo il bagno vicino ad uno degli isolotti davanti alla punta di Solta avevo individuato un punto dove giacevano sul fondo -inesplose- parecchie bombe da aereo : solo ad un esame più ravvicinato si rivelarono per quello che erano, e cioè dei “falsi” di calcestruzzo con tanto di piani di coda, utilizzati evidentemente solo per esercitazioni. Più avanti si passa da Veli Drvenick – 43 26 45 N, 16 10 06 E – , e poi dall’ “isola del gabbiano” – 43 28 35 N, 16 10 08 E – , così battezzata a suo tempo da noi per una foto fatta ad un vecchio pescatore sulla sua lancetta ed al quale teneva compagnia, impettito a prua, un gabbiano. Ma il  gabbiano ed il vecchio pescatore non ci sono più, c’ è invece un allevamento di tonni – come spiega Giorgio- ed il tutto ci dà l’ impressione  di essere cambiato, come sempre in peggio. Arriviamo al Marina, ormeggiamo, Ugo va in città ed io resto a rassettare la barca. Completato il tutto andiamo al bar del marina io per mangiare qualcosa ed Ugo per uno dei memorabili gelati ai quali, in questi ultimi dodici anni, abbiamo spesso pensato . Ma purtroppo anche qui abbiamo un cambiamento in peggio: la mia bruschetta è buona, ma la gestione è cambiata e d i gelati non ci sono più !!!Non ci sono più le mezze stagioni, non ci sono più i gelati di Trogir, etc ….
Pisolino, ulteriore rassetto, e verso le otto andiamo a prelevare Nanà e Giovanni : subito in barca a sistemare i bagagli e poi cena in città, quindi a dormire.

Lunedì 3 agosto
C’ è da provvedere a qualcosa : Capitaneria, Reception, due galloccette per sistemare una buona volta la regolazione della base randa, un po’ di alimentari e qualcos’ altro, non si riesce a partire prima delle 12.30.
C’ è un po’ d’ aria in poppa, sui 10 knt scarsi: cerchiamo di approfittarne con la randa cazzata al centro ed il motore acceso, io sono giù al carteggio ed Ugo è al timone ; dopo un po’ mi chiama insistentemente e faccio appena in tempo ad uscire per vedere un colpo di vento arrivare da poppa , mare pieno di creste . Comando di andare all’ orza, prua al vento col motore giù di giri : velocemente ammaino e comincio ad aprire il genoa , mentre Ugo si rimette in rotta. Il vento fischia, prendiamo le giuste mure ed apro tutto il genoa : nel frattempo sono passato al timone, meglio non pretendere troppo dai figli che in verità, quest’ anno, spesso si sono dimostrati veramente utili alla gestione della barca. La barca prende il suo passo, spesso sopra i 7 knt con il SE da 20-25 knt che si è stabilito; certo, se alzassi anche la randa, magari con una mano, il discorso cambierebbe, ma sarebbe tutto anche più complicato , invece così è uno spasso , si fila che è un piacere, la barca è docile, al momento della strambata arrotolo un metro di genoa e forse più e lo riapro subito dopo, Giovanni ed Ugo si industriano alle scotte , ci dispiace che si sia quasi arrivati a Movar – 43 30 32 N, 15 57 39 E –  subito prima di marina Kremik – 43 34 07 N, 15 56 20 E – dove intendiamo fermarci per la sosta  balneare.

Verso Kremik, Traù di poppa

Bel bagno, ben ventilato, pisolo e poi le ultime due miglia per il marina Kremik: quanto cambiato dai tempi della Pika, l’ Elan 431 noleggiato proprio qui nel ’98 ! Pontili, fingers, e poi ….. ma è proprio lei, la Pika ! Ci meraviglia rivederla qui dopo tanti anni ! Finalmente trovo nel negozio del marina la girella che cercavo da tempo per la gruetta del fb, e la monto subito. Domani si prosegue per le Incoronate.

Il Comandante veglia e pianifica le rotte

Martedì 4 agosto
Da ieri il Navtex -finora puntuale e preciso- non dà segni di vita dopo il msg QE50; il tempo non mi piace gran chè, il vento nel marina sembra da  NE, le previsioni esposte in bacheca parlano di vento da NW nel pomeriggio e possibili colpi di vento fino a 40 knt. Ci muoviamo,  però, appena messo il naso fuori, troviamo subito il NW bello fresco ; non mi va di prendere una “scotolata” con moglie e figli e torno repentinamente indietro , un bel finger accogliente è una tentazione cui è difficile resistere in questi casi. Giornata tranquilla con gita e cena a Primosten, nello stesso ristorante di dodici anni fa con vista sui tetti della città, dopo una visita al suggestivo cimitero ed una sosta d’ obbligo per l’ aperitivo assisi in precario equilibrio sulle panche segnalate dal Giorgiolano.
Il Navtex tace ancora.

Mercoledì 5 agosto
La situazione meteo sembra un po’ migliorata , il vento dovrebbe essere sostenuto e favorevole, niente temporali, si va. Purtroppo il vento è sostenuto ma non tanto favorevole, anzi proprio sul naso, ma la giornata è bella e risaliamo a motore verso Primosten – 43 35 13 N, 15  55 31 E -ed oltre -dove siamo ben ridossati anche dal mare- prima di fare rotta su Zirije – 43 39 11 N, 15 39 25 E – con il genoa tutto aperto Si naviga bene, buona velocità, riesco a tenermi abbastanza alto rispetto alla rotta diretta, quando raggiungiamo Zirije e siamo quindi protetti dal mare grazie agli isolotti antistanti la velocità aumenta, è proprio un bell’ andare . Dopo Zirije il vento cala e devo avviare di nuovo il motore, ancora qualche raffica da sfruttare col genoa, un incrocio con un bel “Cornish Crabber” (mi pare che si chiami così) che scende con randa aurica, fiocco e controfiocco, e poi via nella baia di Opat – 43 44 22 N, 15 27 07 E – : qui, non avendo prenotato, per noi non c’ è posto.

Un Cornish Crabber alle Incoronate

Capiremo il perchè più tardi, quando i pontili si riempiranno di motoscafazzi carichi di allegri gitanti, e la baia di barche  a vela fra le quali una che viene a dare fondo a pochi m dalla mia ancora, sulla sn, seguita a breve da un’ altra che si accomoda sulla mia dx (tutte e due italiane :-(((   ); i due skipper, con rispettive consorti cinguettanti, evoluiscono perigliosamente a pochi dm da me e da altre  barche finchè, al tramonto e dopo circa due ore di tentativi in formazione con sperimentazione di innovative tecniche di ancoraggio, collassano definitivamente in un unico mostruoso connubio galleggiante -non si sa per quanto- e mi lasciano timoroso del futuro e comunque nella speranza che il vento non cambi, nel qual caso credo che il mostruoso galleggiante potrebbe far danni seri a me e forse ad altri. Nel pomeriggio siamo stati raggiunti dai Ranger che staccano il primo talloncino dai quattro biglietti acquistati a m. Kremik. Nottata ventosa ma tranquilla, Ugo scende a terra prima dalle 19.00 alle 23.00 e poi dalle 4.30 alle 8.00 per delle foto con condizioni di luce particolari che hanno condizionato i nostri programmi  fino ad oggi , i risultati sono -direi- all’ altezza delle aspettative.

Giovedì 6 agosto
Si parte con comodo intenzionati ad andare o a Lopatica – 43 47 20 N, 15 20 06 E -oppure a Vrulije – 43 48 36 N, 15 18 16 E – alla ricerca di panorami e soggetti interessanti, discreto venticello sul naso quindi solo motore vista la nostra scarsa propensione alla fatica, mare calmo, panorami e colori tipici delle Incoronate, magnifici. Un po’ di attenzione e di studio delle carte in formato ridotto, ma fortemente ingrandite, mandatemi a suo tempo da Sergio (l’ Istrian, vero ? o quello d’ oltralpe ? o siete la stessa persona ? Grazie comunque ! ) Ci fermiamo a Lopatica per il bagno e poi decidiamo di rimanere lì anche per la notte, l’ equipaggio va a terra ed io mi fermo a trafficare con trapano, Duralac ed altro per montare due galloccette di alluminio grazie alle quali potrò finalmente, dopo quattro anni di barca, regolare con facilità la base della randa. Era ora! I tre tornano a bordo estasiati dai panorami ed inebriati dai profumi e dall’ odore di brace, tanto che con mozione che ottiene subito l’ appoggio di tutti si rinuncia ai programmati spaghetti alla salvia (proveniente da Opat) e si sbarca a terra al moletto del locale già segnalato da Giorgio. Tutto molto ruspante, in pratica hanno soltanto insalate, patate bollite, ed il pesce. Siamo in quattro, mangiamo insalate varie, patate, una spigola da 700 g circa, un’ orata da 500 g, occhio e croce. Pesce davvero squisito, buono anche il resto, 880 kuna comprese le bevande (birra per tutti ed un paio di coca cola) : giudicate voi. Domani andremo di nuovo tutti a terra per un’ escursione.

Kornat (o pressappoco)

Venerdì 7 agosto
Sveglia con comodo, pur avendo deciso già da ieri per una escursione a terra, su sollecitazione di Ugo che ieri notte ha fatto delle belle foto. Scendiamo a terra col gommino, Nanà ed io, e cominciamo ad inerpicarci; fa caldo, ma c’ è anche un bel venticello ed il panorama è indubbiamente affascinante.
Arriviamo al valico, da dove si può vedere il versante N dell’ Incoronata battuto da un grecale fresco che lascia dietro di sè un bel po’ di creste bianche: pochi alberetti che strappano alla terra nascosta fra le rocce quel po’ di linfa vitale che consente loro di sopravvivere, continuiamo la salita facendoci guidare dagli “ometti”, piccoli cumuli di pietre messi su forse anche da turisti come noi, oppure dai pastori. Giungiamo infine sulla cima della collina da dove lo spettacolo è, come altre volte, mozzafiato e di grandissima suggestione: fatte le dovute proporzioni sembra quasi di essere in un sito archeologico, con quelle pietre ammucchiate a significare forse niente, chissà …. peccato, nessuna foto, le batterie sono a zero! Giù, nella baia, Buonasperanza con Giovanni ed Ugo ci aspetta per portarci più avanti: indugiamo ancora per un po’, lo spettacolo è davvero unico, e le Incoronate cominciano a mostrare qui il loro vero carattere spettrale, o lunare , comunque magnifico ed assolutamente originale. Si riparte alla ricerca di un posto per il bagno, entriamo nella baia di L. Mana – 43 48 14 N, 15 16 18 E – dal varco a NE, proseguiamo verso Levrnaka  – 43 49 06 N, 15 15 26 E –  dove diamo fondo nella baia aperta a SE ; a piedi facciamo le poche decine di m che ci separano dalla baia a N, poi -tornati alla barca- bagno, spuntino, riposino. Nel primo pomeriggio facciamo prua a SW per portarci fuori dai ridossi , ed approfittando di un WNW a 22 knt scendiamo verso Marina Piskera – 43 45 32 N, 15 20 49 E -. C’è un ‘ onda ben formata, ma niente di preoccupante : l’ andatura è troppo larga , mi porto un po’ all’ orza ma Piskera è vicina ; ci lasciamo sulla sn gli scoglietti che prolungano la scogliera e risaliamo verso i pontili. Veniamo fatti ormeggiare alla radice di uno dei primi dove arrivo di prua, a scanso di equivoci per delle raffiche sostenute che si sono alzate : subito dopo, approfittando degli spazi liberi da altre barche cerco di tonneggiarmi su un cavo per portarmi con la poppa in banchina ma mi accorgo che nel frattempo il bulbo si è piantato sul fondo. Con l’ aiuto dei verricelli sulla tuga riesco a tirarmi fuori, mi giro e finisco di ormeggiare decentemente , mentre sul fondo rimane ben visibile l’ impronta del bulbo di Buonasperanza. Ebbene si, lo confesso, sono uno di quelli che preferiscono ormeggiare di poppa : nessuno è perfetto ! Marina Piskera è un bel posto, acqua pulita grazie alla corrente che entra da NW e se ne va da SE, però niente elettricità per ora , soltanto dal tramonto in poi, ed acqua in banchina soltanto dalle 8 alle 12 ; poco male , risciacqueremo la barca domani. Però tutto molto caro, e per una notte 64€.

Sabato 8 agosto
Si riparte dopo il lavaggio della barca ed il rifornimento d’ acqua con rotta inizialmente NE, per lasciarci Piskera a sn e risalire verso Katina – 43 53 28 N, 15 12 23 E – ; trasferimento senza pathos, tutto a motore, riconosciamo i posti già visti nel ’98 e ci fermiamo per la sosta bagno nell’ insenatura S di Isola Lunga – 43 59 22 N, 14 59 21 E, non proprio quella del canale di Katina ma quella immediatamente a ponente ; siamo soli, c’ è un discreto venticello da maestro che ci fa sperare di poterci divertire più tardi. Ma nel pomeriggio, quando ripartiamo per Vrulje – 43 48 36 N, 15 18 16 E -,  il vento cala ; facciamo bordi in poppa, poi accendiamo il motore, infine si arriva a Vrulje, anche questa località visitata anni addietro: ricordo che non riuscivo in alcun modo a far fare testa all’ ancora -una Bruce- che scivolava sulla posidonia come una saponetta ; mi salvò dopo un paio d’ ore di tentativi una moltitudine di locali e barchisti come me che -ormai praticamente buio- mi convinsero ad affiancarmi all’ inglese, con la prua a terra, al moletto sulla sn, dove c’ erano loro che mi acchiapparono al volo -un po’ come si faceva con i dirigibili- consentendomi finalmente di sistemarmi (con il bulbo che ogni tanto si appoggiava sul fondo). La rada davanti all’ abitato è piena di gavitelli molti dei quali con grappoli di barche appesi : non mi piace, quindi torno indietro verso l’ altra lato della rada , ad un quarto di nm circa, e dò fondo lì – 43 48 42 N, 15 17 55 E -: c’ è una bella barca americana, linee classiche, che ci fa compagnia ; ci riordiniamo velocemente e poi via a terra per un giro fra le tre case del paesino . Ci sediamo al bar, mangiamo e beviamo qualcosa, poi al tramonto torniamo verso la barca dove ceniamo.

Domenica 9 agosto
Giornata senza storia… però… stasera c’ è la cena dalla Violetta , la maga Magò della Dalmazia! Memore di quanto detto da Giorgio, oramai nostro Mentore entusiasticamente da  tutto l’ equipaggio accettato, in mattinata le telefono; mi qualifico “sono un amico di Giorgio” , e subito le chiedo se sia possibile avere il polpo con le patate, quello fatto -se non sbaglio- sotto la peka. Violetta è disponibile, prendiamo appuntamento per la sera alle 9, e nel pomeriggio arriviamo a Muna – 43 39 42 N, 15 39 25 E – , nell’ isola di Zirje .
Ci ormeggiamo all’ inglese alla radice della diga foranea, dove comincia lo scivolo, attenendoci alle istruzioni della nostra Bibbia, ma presto i locali ci dicono che lì non si può stare: temporeggio – nel frattempo è arrivato il clochard che mettiamo a tacere con una birra e con dinieghi piuttosto decisi alle sue istanze – , ma poi , visto anche che la banchina adiacente il lungomare è per un buon tratto libera, mi sposto sistemandomi in andana, con la passerella a poppa perchè il fondale risale un po’ vicino alla banchina. Dopo poco tempo arriva un aliscafo, se non sbaglio, che va a sistemarsi proprio dove eravamo noi, e più tardi, dopo che quello se ne è andato, un altro traghetto -più grande- sempre nello stesso posto : banchina decisamente off-limits per noi. Il posto ci delude un po’, a dir la verità, non ci sembra quella Portofino di cui parla Giorgio, però è tutto gratis, non c’ è ressa, ed in più c’è la Violetta! E’ quasi ora di cena, vediamo due Bavaria grandicelli che entrano in porto e , nonostante la disponibilità di spazio in banchina, si sistemano più o meno in mezzo al piccolo specchio d’ acqua con pochissimo calumo, non credo che abbiano dato più di una volta e mezzo di catena; per la verità mi aspetto disastri che fortunatamente, anche grazie alla pressocchè totale calma di vento, non si verificano . Meglio così, la Divina Provvidenza non si riposa mai. Violetta è proprio come la descrive Giorgio, la cena squisita, anche se più del polpo e di un’ insalata non è dato di avere, e ce ne andiamo promettendo di ritornare e di portare i suoi saluti a Giorgio.

La cena dalla Violetta


Lunedì 10 agosto
Partiamo con comodo, verso le 10.30 ; sosta di qualche ora in una baia di Kaprije – 43 41 32 N, 15 42 36 E – rivolta verso SE, poi si prosegue verso Sebenico  – 43 44 00  N , 15 53 22  E  –  tenendo d’ occhio le carte per imboccare dalla parte giusta il canale che porta alla città. Poggiamo verso Zlarin – 43 41 56 N, 15 50 01 E – , lasciandoci sulla sn la meda che segnala il basso fondale di fronte al canale, poi  passiamo  fra il fanale rosso e la fortezza dirigendoci verso l’ interno – 43 43 23 N, 15 51 19 E – ; paesaggio per noi -abituati alle coste rocciose, lineari e scoscese del Salento orientale- molto inusuale, il confine fra la terra ed il mare non è ben definito; ora imbocchiamo un canale che ci porta verso Sebenico, anche qui paesaggio molto intrigante  -siamo per mare o in un lago ?- procediamo alla nostra velocità scortati da una vedetta, dopo un po’ il canale si allarga ed ecco la grande baia di Sebenico; procediamo verso la città che è giusto di fronte, cerchiamo il marina -che non è altro che il solito lungomare attrezzato, e nemmeno tanto riparato viste le dimensioni della baia- ci sono molti posti liberi – ed ormeggiamo facilmente, più tardi la banchina si riempirà. Nel pomeriggio visita alla città, poi cena a terra e quindi in cuccetta.

 

Martedì 11 agosto
All’indomani di nuovo a visitare la città, cercando anche -invano- la piletta per il telecomando del salpaancora; verso le 12 il tempo sembra mettersi al brutto, in lontananza nuvoloni neri e la temperatura cala improvvisamente, mi avvio velocemente verso la barca ma il maltempo mi precede; arrivo che il neverino -è il primo che mi capita- si è già scatenato, piove a dirotto e soffia forte . La passerella, nonostante le legature, è stata spinta sulla barca accanto e non riesco a salire : chiedo ai vicini un mezzomarinaio e così salto a bordo, sistemo la passerella, vado a prua per tirarmi un po’ fuori ; naturalmente sono bagnato fradicio, calzoncini e maglietta, provo a mettere in moto -non si sa mai- ma l’ avviamento non dà segni di vita . Continuo a stare fuori tenendo d’ occhio i parabordi e tutto il resto , i vicini sulla dx -un grande trimarano italiano- hanno toccato con la poppa ed ora si tengono scostati dalla banchina col motore, mi arrivano messaggi da moglie e figli che mi assicurano di essersi rifugiati un po’ lì ed un po’ quì, dopo poche decine di minuti il neverino come era arrivato se ne va, e  vado a controllare il blocchetto d’ avviamento cui credo sia da addebitare la panne senza però risolvere niente, velocemente riesco ad avere un elettrauto che, dopo aver smontato ed essersi portato via per un controllo il motorino di avviamento , trova finalmente l’ origine del guasto : un morsetto ossidato, roba da niente, ma io non credo che ci sarei arrivato da solo; fortunatamente, tutti i guai che ho avuto quest’ anno si sono manifestati quando ero praticamente in banchina, rimanere senza motore in una rada deserta sarebbe stato certamente più spiacevole ! Ci sistemiamo per bene, la barca è pulita come non mai -senza fatica- ma dopo poche ore, intorno alle 17.00, arriva il bis, questa volta con accompagnamento di grandine. Ma oramai siamo esperti, nulla ci fa paura! Parecchie barche che aspettavano di ormeggiare incrociano davanti alla banchina reggendo la sventolata sull’ elica. Subito dopo, passati i nuvoloni, ripartiamo: molto bella la costa della baia a NW di Sebenico, poi imbocchiamo -sulla dx- un canale fra scogliere scoscese e selvagge che ci porta verso Scardona – Skradin – 43 48 56 N, 15 55 22 E – dove siamo ansiosi di arrivare per riconoscere i posti già visitati una dozzina di anni fà. Posti in banchina tutti occupati, molte barche ormeggiate lungo la sponda con cime a terra, molte altre sull’ ancora nell’ ansa del fiume davanti al paese; resta giusto lo spazio per permettere la manovra ai barconi che portano i turisti su fino alle cascate, e per permettere a me di dare fondo correttamente : poco dopo scendiamo a terra con il tender , e facciamo un giro in paese prenotando la cena da “Toni” , se ricordo bene il nome del ristorante alla fine del paese. Si torna in barca e poco dopo di nuovo a terra, da Toni, dove finalmente capisco per bene che cosa è la “peka” che provvediamo a fotografare; buona la cena, pesce ed agnello cucinato sotto la peka, tutto buono nel complesso. Si va a dormire pregustando la visita alle cascate ed all’ isola soprastante per l’ indomani.

In rotta sul Kkrka verso le cascate di Skradin