domenica, Aprile 28, 2024

Eugenio Favero – Novembre

Sono al marina S. Andrea di San Giorgio di Nogaro, a bordo di PENELOPE, la bella barca di Eugenio Favero, ed ho appena terminato una chiacchierata con Mario Rossetti che nel vicino marina San Giorgio sta preparandosi a salpare con la moglie per la Grecia. Oggi volevo approfondire alcune riflessioni con due skipper “navigati“, anche per tenervi aggiornati sull’evoluzione di queste figure professionali delle quali si comincia a sentire la mancanza, forse perché sostituiti da altre figure professionali  che fanno il giro del mondo.

Forse io sono rimasto troppo romantico, ma l’”emozione” che provo parlando con gli skipper che hanno fatto (e ancora fanno ancora) un’epoca è impagabile, e spero di trasmettervene almeno un po’…

Mi interessa capire come loro si pongono di fronte all’”andar per mare”, perchè sto notando che negli ultimi anni la proposta è molto cambiata, è cambiata l’utenza, sono cambiati gli stili di conduzione di una barca, è cambiata l’offerta.

Io stesso, leggendo e parlando con velisti e skippers, riscontro che le cose sono cambiate: le flottiglie rendono quasi difficile trovare posto nei porti della Grecia, e rispetto a una decina di anni fa è diminuita la presenza di skippers professionisti che fanno charter con la loro barca.

Nei porti della Grecia le flottiglie riempiono le banchine, non parliamo poi dello Ionio dove in settembre fra Itaca e Cefalonia io stesso ho contato oltre 50 barche attorno a me, per non parlare dei rischi che ho corso quando in porto, al sopraggiungere di un fortunale, l’equipaggio delle barche vicine era in discoteca….

Eugenio con Paola sono fra i pochi rimasti, hanno una clientela selezionata e negli ultimi anni non hanno più fatto la doppia stagione (Caraibi e Italia), ma hanno preferito la Grecia e la Sardegna……e privilegiano la sosta in rada, come leggerete…

Parliamo a ruota libera con Paola:

Una volta la barca era un mezzo per navigare, per vivere il mare e andare in barca era una passione, per lo skipper ed anche per l’ospite. C’era la curiosità per andare a vedere cos’era questa vacanza in barca, anche se magari era nell’immaginario.

Una volta la gente pensava che se avevi una barca eri ricco, perché in Italia la barca era, e forse anche adesso lo è, uno status simbol, mentre non lo è la casa al mare o in montagna.

Pochi avevano la barca, e solo con il tempo educando il mercato si è apprezzata la vacanza in crociera: l’unica differenza rispetto ad una volta è che prima c’erano le crociere in barca a vela e l’offerta del Charter era molto limitata, mentre adesso sono pochi gli skipper professionisti, e le barche sono noleggiate da persone con poca esperienza di navigazione.

Con l’apertura all’imbarco individuale è cambiata l’idea che andare in barca sia costoso, e hanno iniziato ad arrivare persone non giovanissime ed anche famiglie con figli, noi skipper avevamo 30 anni e gli ospiti venivano in barca con la voglia di scoprire il mezzo su cui erano, scoprire il mare, affrontare il mare

Ti facevano le domande:<<…. qual’è il mare più brutto che hai preso??….>> Ed io rispondevo che il mare brutto non me lo ricordavo , ricordo quello bello, perchè le condizioni belle sono molte di più di quelle brutte. Può esserci il rischio, ma non è brutto per questo………

Oggi ci sono tre categorie di persone: i giovani che affittano le barche da Charter, e già nel pomeriggio sono in porto e la sera a ballare, le famiglie fra i 35/45 anni con figli, e cercano la qualità della vacanza, e gli amanti del mare, quelli “senza età” che vanno con gli skippers in Oceano a vivere nuove esperienze

Noi da sempre vogliamo far assaporare la vita di mare, vivere il mare, e nel nostro programma “vendiamo” che si sta in rada tutta la settimana, e chi viene con noi non ha la bramosia di andare a ballare.

Noi abbiamo coppie, famiglie, dai 40 in poi…e con Gigi Nardi ed Irene forse siamo statigli antesignani a fare charter in coppia: ormai abbiamo il nostro standard, uno segue la navigazione e l’altro a bordo che cucina, ed il cliente non si deve preoccupare di nulla.

Una volta la crociera era frequentata prevalentemente dal genere maschile, era un altro modo di vivere la barca, venivano a bordo per cercare di capire cosa significa fare una traversata. Abbiamo avuto oltre un migliaio di persone, e non venivano per raccontare agli amici che erano andati in barca, ma per una loro voglia, esigenza di capire cos’è, com’è andare in barca.

Nelle traversate i primi due/tre giorni le persone erano intontite dal mare, dal vento e dal sole, magari fino a tre gg prima erano chiusi in ufficio e adesso erano tutto il giorno all’aria aperta, in mare; arrivavano in banchina, salivano in barca e si partiva……ricordo che erano stralunati, non mangiavano, e noi a dirgli che dovevano mangiare, iniziare ad integrarsi… …poi al quarto giorno erano già adattati con la barca ed il mare, con i turni e con il lavoro a bordo …….

Durante le traversate verso i Caraibi il nostro metodo era di non fare turni sfalsati… ma una volta stabiliti gli avvicendamenti quelli erano e rimanevano per 20 giorni, così il fisico si abituava: turni di 4 ore per coppia, uno di guardia ed uno al timone, come nella marina mercantile, ……. E quando si arrivava ai Caraibi gli ospiti erano contenti, felici ……….

Mai o quasi mai pilota automatico, timonavano, e si aiutavano fra loro; ricordo Gianni di Valdagno, quando venne a bordo la prima volta aveva 74 anni, e nell’ultima ne aveva 83: un personaggio che creava il gruppo, non era mi stanco, e nonostante l’età non cedeva il timone durante la sua guardia…….e ancora adesso che ha 90 anni tiene i contatti con i giovani ( quelli che hanno 30 anni meno di lui, ahahah) e va in barca…ne sta costruendone una elettrica per andare sul lago di Garda..

Quando mancavano poco all’ arrivo facevano il “toto arrivo”, ma già un giorno prima del “d.day ” nessuno parlava più in barca …  erano tutti tristi perché era finita e sbarcavano con le lacrime agli occhi ………spesso l’equipaggio in Martinica prendeva un appartamento, un furgoncino,  e per alcuni giorni stavano tutti assieme per visitare l’isola, mentre noi pulivamo la barca per l’equipaggio seguente…

Eh sì, oggi la vacanza in barca, specie per i ragazzi giovani, magari appena patentati, è una fuga dalla quotidianità della città, e vivono il mare come un’occasione di evasione: peccato che l’evasione sia spesso costituita dalle serate in discoteca, e l’emozione di una serata in rada appartenga ad un’epoca passata. C’è da dire che anche le barche da charter oggi non sono concepite per stare in rada di notte, perchè in un 42 piedi trovi 4 cabine doppie con bagno ma serbatoi con 300 litri di acqua e 100 di gasolio, per cui va da sé che il mercato si adegua alle esigenze dei clienti…giovani…

Eh si, i ragazzi di oggi non hanno passione per la navigazione, che tu vada a vela o a motore a loro non interessa, tiri su le vele ma dopo 10’ sono con il telefonino in mano, se li porti in spiaggia isolata, acqua caraibica……e chiedi se a loro piace, se per loro è bello <<…. bello? ….…. si…… insomma……>>, ma non gliene frega niente ..….. <<……non c’era niente….>>

Niente? Ma se è quello il bello!!!  <<…..Ma non c’era neanche un baretto per fare l’aperitivo ….>>. Dopo li porti nella spiaggetta dove c’è il baretto per l’aperitivo e ti dicono che c’è troppo casino!!!…. vai tu a capire…

 

Eugenio, che da grande ed attento navigatore  mi dice:

Sai cos’è stata la causa? Il GPS, perché ha reso il mare accessibile a tutti… siamo arrivati al punto che prendono una barca, e non sanno neppure dove stanno andando, perché si fidano solo della carta elettronica… il GPS ha portato al mare anche chi non sa navigare. Una volta navigavi attento alla posizione della barca, al faro, ai punti cospicui, alle secche, navigavi con il sestante, punto nave ogni 15’

Ricordo che, sull’Alpa che avevo, facevo il punto con la bussola da rilevamento e lo facevo  con  tre rilevazioni sui punti cospicui, come ho imparato quando navigavo da Allievo Ufficiale sulle navi, ed avevamo una rotta ad almeno 3 miglia dalla costa ….… e poi guardarsi sempre attorno, guardare il mare, guardare la rotta…oggi non v’è più chi guarda avanti, e neanche indietro…ma il brutto è che coloro che affittano una barca non sanno navigare, ……li metti al timone ma dopo 10’ sono stanchi non conoscono la meteorologia, non sanno leggere le carte, le isobare, non sanno guardare il cielo, e il barometro……nessuno lo guarda più……poi ti dicono che il brutto tempo è arrivato all’improvviso… ma sappiamo bene che non arriva niente all’improvviso ..….in 30 anni non è arrivato niente all’improvviso.

Durante le traversate atlantiche o nei trasferimenti facciamo un po’ di scuola vela…ma solo così, e comunque chi vuole …ma negli ultimi anni nessuno è interessato ……e pensare che ogni giorno sulla mia carta nautica che giace sul tavolo sono segnati tutti i punti giornalieri di tutte le traversate che ho fatto…

Caro Paolo, quella carta nautica è il tuo trofeo, in quei punti nave, in quelle rotte c’è la tua vita, tutta la tua esperienza, e si capisce il tuo amore per il mare, per il navigare, e basta salire a bordo di Penelope e buttare l’occhio in dinette per rimanerne colpiti… almeno per me è stato così …e adesso cerchiamo di conoscere un po’ più da vicino Eugenio Favero, seguitemi….

Sono nato nel 58, in campagna, e quando sono nato mio papà mi ha lavato con l’acqua del fosso. Mi chiamo Eugenio perché stava morendo papa Eugenio Pacelli, e da noi mancava la luce. Niente acqua, la pompa non funzionava, e mio papà mi ha lavato con l’acqua del fosso, e ancora adesso mi dice che se sono sempre stato matto per l‘acqua ……è stata colpa di quell’acqua, che mi ha poi portato al mare. Poi a 10 anni mio papà mi ha regalato due camere d’aria da camion e mi son fatto una zattera che usavo nel fiumiciattolo vicino a casa.

Raccontami il tuo primo rapporto con il mare

Mi sono comperato un gommone di 4 metri con 15 cavalli, e lo mettevo giù in laguna a Venezia: il primo giorno sono uscito e ho navigato finché vedevo terra, il secondo giorno sono uscito un po’ più lontano, e piano piano ho conosciuto tutta la laguna di Venezia, naturalmente con una cartina, e poi con questo gommone andavamo   da Venezia a Pirano per poi scendere lungo la costa con una tendina canadese sopra il gommone di 4,5 metri.

Allora sei stato il primo gommonauta ..

 I primi anni con 15,5 cavalli, io e Giorgio, che ha scritto il libro IL GOMMONE, assieme a sua moglie iugoslava e conosceva tutta la costa, sono arrivato fino a Dubrovnick: la sera tiravo il gommone a terra, montavo la canadese. Era ancora Iugoslavia, non c’erano distributori e dovevamo andare a piedi nei paesi con la tanica a prendere la benzina …per questo forse la mia ex moglie non mi ha sopportato più…ahahah..…

 

Qual è stata la tua prima barca?

Un ricordo triste…un carissimo amico, presidente della lega navale di Treviso, aveva costruito uno Sciarelli 50, Elisir, ed è nato subito un feeling. Andavamo in barca assieme: io intanto avevo iniziato a stare con Paola, usavamo la barca nei week end e nelle vacanze in agosto, con sua moglie ed il figlio che aveva 11 anni.

Nel 1995 abbiamo preso una barca a noleggio alle Cicladi, per stare tutti assieme, pure nel 1996, e ci eravamo ripromessi di portare in Egeo nelle Cicladi il suo Elisir l’anno seguente, ma il 17 marzo 1996 tornando la sera dal lavoro un amico mi avvisa che era morto in un incidente stradale…aveva 40 anni … e pensare che la sera prima eravamo stati assieme fino a tardi in Lega Navale a parlare di barche…

Il mio amico aveva un’azienda che faceva capi in spalla, una grossa sartoria, e  la barca da marzo è rimasta ferma:  a luglio la moglie mi dice<<….andiamo via?….>>

Siamo andati e per non essere soli ho iniziato chiamare un po’ di amici, e con le quote abbiamo iniziato a pagare le spese e fare charter……..l’incipit.…….

Quando ci penso: io e Paola volevamo prendere una barca nostra, ma Walter mi diceva:<<…..queste sono le chiavi…. aspettiamo che Piero abbia 18 anni, poi prendiamo due barche uguali e partiamo noi 4, ognuno con la sua barca……>>. Poi invece tutto è cambiato con la sua morte, ed io ho iniziato da lì a fare charter; a ottobre la barca è stata venduta, e desso l’Elisir si trova in porto a Rimini. …….

Così noi abbiamo iniziato a cercare a nostra prima barca: abbiamo preso il MORGAN,  un first 45 di Frers, una barca bellissima dell’84, e con quella abbiamo iniziato l’attività. L’ho trovata a Roma a Riva di Traiano, la barca da una parte e l’albero da un’altra, sopra una montagna di sabbia: partivamo il venerdì sera io Paola e a volte Ivan, lavoravamo tutto il sabato e domenica per sistemare la barca: aprile, maggio, giugno e luglio…..il 1 agosto sono partito con la gente pagante, e ho fatto il primo giro d’Italia facendo charter e sono arrivato a Santa Margherita.

 

 

Nel frattempo non avevo mollato l’attività, lavoravamo solo d’estate, Paola era in banca e si prendeva le ferie, io chiudevo il laboratorio da giugno a settembre, fino al 2004. In Iugoslavia e Croazia……Barcolana, week end, 500×2…la barca aveva 10 posti, in 4 dormivano in dinette, ma c’era un’allegria a bordo incontenibile.

Nel 2004 la prima traversata atlantica: io lavoravo con Ivan e lo aiutavo, abbiamo preparato la barca, Paola si è presa un anno di aspettativa, io ho dato in gestione il laboratorio…. e siamo partiti con la traversata.

Io avevo già fatto una traversata con una barca da 27 metri, un ritorno, ma una cosa è navigare come secondo, una cosa da primo con la gente a bordo e con la tua barca…

 

Chiedo sempre qual è stata la sensazione la prima volta alle colonne d’Ercole….

Per me è stato bello, ma di più nella traversata: navigare con l’aliseo, bisogna provarlo perchè è una sensazione difficile da trasmettere: mi ha aiutato l’SSB , e ricordo che in Atlantico ero in contatto con le altre barche, anche con il supporto di  Grande Laguna, Daniele,  che è subentrato al posto del compianto Pierluigi Zini. Lo hanno nominato sia su RAI1 sia su Bolina perché ha salvato una barca in Venezuela, andata a scogli, perchè lui ha raccolto la richiesta di aiuto.

Oggi con il satellitare ci si collega senza problemi, e costa anche poco, ma non è più il tempo del Pactor o dell’SSB, a me piaceva molto.. 

 

Ti mancano i caraibi? E il giro del mondo?

Si, mi mancano tanto, anche se non sono più i caraibi di una volta, e per il giro del mondo  ci abbiamo pensato tanto, ma adesso quello che ci ferma sono i genitori.

 

Esiste la tua barca ideale?

Questa, Penelope, se dovessi cambiarla non saprei cosa fare, questa  l’ho creata attorno a me, il progetto era buono, la barca robusta, fatta con i crismi giusti, concezioni moderne……

Io  non ero favorevole alle poppe aperte, ero contrarissimo, ma con questa barca ho dovuto ravvedermi, perché solo una volta ho avuto l’acqua in pozzetto, all’ancora,  alle Eolie, perchè è passato un aliscafo che ha fatto l’onda, ma in Atlantico con 4 metri di onda da dietro non entra niente… questa non è boliniera, ma con il vento da poppa fare 10,11,12 nodi è tanto…..15 giorni da San Martin alle Azzorre… ..dietro di noi c’era uno Swan 45 catch, è arrivato un giorno dopo di noi,  e mi hanno chiesto come avessi fatto:<<…l’ho fatta più corta di voi….>>

 

Tre caratteristiche dello skipper e navigatore

Lo skipper che fa l’intrattenitore, lo skipper che vuol trasmettere un po’ di navigazione, e lo skipper classico, un po’ classico, un po’ rozzo ……..io mi metto in mezzo, mi piace chiacchierare, Paola ancora più di me, raccontare storie di mare, trasmettere l’amore per il mare, anche se ogni tanto è un ambiente un po’ ostile…noi siamo più schiavi in mare che in terra.

 

Lo skipper di ieri e di oggi

Lo skipper di ieri aveva lo spirito del navigatore, a noi piaceva  andar per mare, ed abbiamo lasciato un lavoro certo per cambiare vita. Perchè lo abbiamo fatto? Perché il mare ci chiamava, amore per il mare. Tanti chiedono a Paola se è andata per mare per amore…e io dico di no… non avrei mai voluto che venisse con me, perché ho visto che tutte quelle che si sono innamorate di uno skipper non durano tanto…

 <<…..Preciso che mi sono innamorata di uno che non era skipper….  Lo è diventato assieme a me ahahahah…>> dice Paola

 

Navigare in solitario?

No, non mi piace…. le regate però sono un’altra cosa, c’è agonismo, sfida, io adesso navigo perché mi piace il mare, mi piace condividere, ma quando avevo le regate scaricavo anche le salviette perché pesavano…

 

Mollare tutto?

In effetti io non ho mai mollato tutto, perché uno che molla tutto è un po’ disadattato.

 

Paura?

4 giorni con il vento sempre sul muso, 40 miglia al giorno, alla cappa, aspettare l’alba, aspettare che passasse…si è anche rotto il pilota automatico… non era paura, era una situazione difficile, ma quella volta ho detto a Paola che se arrivavo a terra sarei andato a fare il contadino……ma sono ancora qua.

Ho di buono che anche se sono in difficoltà non trasmetto le mie sensazioni, la paura ce l’ho dentro……forse Paola che mi conosce, vive di più la situazione…

Tutte le volte che è successo qualcosa Paola era pronta a sostituirmi……mi è capitato in un ritorno che eravamo praticamente da soli, con uno che non stava in piedi, ma abbiamo tenuto duro…il ritorno dai Caraibi è sempre duro: anche con l’alta pressione hai 30 nodi sempre sul muso, onde da 4 metri, entri nel cavo dell’onda , non hai vento, pensa all’altezza..

Ricordo l’uscita da Gibilterra con Angelo Preden abbiamo incontrato subito l’aliseo portoghese, fech lunghissimo, onde che correvano più di noi , nel cavo ti giravi a guardare dietro  e vedevi un muro di 15 metri di acqua, e dovevi timonare perché se non tenevi la barca ti traversavi…

Questa barca, la mia, è un velluto…..ma poi  oggi chi naviga seriamente? Io, Omero, Carlo, c’erano Gigi con Irene, Andrea… lui  più seriamente di tutti noi , lui dà la vita per la barca…Io ho navigato con Andrea da New York a Panama, quando è andato giù l’albero….non ci  eravamo accorti che l’albero era ossidato

 

Che navigatori ammiri?

Gigi Nava ed Irene…..mi hanno dato moltissimi suggerimenti   e anche GIORGIO VALLA, con il Lady Samanta… fa ancora il comandante su una navetta di 20 metri, che prima era di Ennio Nardi

 

Rimpianti?

Mi sarebbe piaciuto essere medico

 

Una città dove rifugiarti a vivere?

Sardegna, il mare non invidia niente ai Caraibi

 

Navigare in coppia: quando la decisione?

Non ce lo siamo mai chiesto, siamo andati assieme, ci siamo trovati su questa strada e l’abbiamo seguita

 

Siamo alla fine dell’intervista, per concludere dimmi cosa vuoi fare da grande

finire gli anni vicino al mare… magari in Sardegna, dove c’è il sardo vero, nel sud Sardegna…Cagliari, al Marina del Sole sono di casa, mi chiamano zio…. Ha scelto di vivere lì anche Giorgio Casagrande, ex comandante di navi, ha 90 anni, e faceva scuola vela…. Veneziano…della Giudecca…navigava con bandiere ombra…ha cinque mogli…  vive su un Hallberg-Rassy 29, e vive in marina… è partito da solo per andare in terra del fuoco, arrivato a Capo Verde e lo ha centrato una nave… è stato fermo per un anno ma non ha più proseguito……. è ritornato a casa……..

 

E’ tardi, eravamo seduti in pozzetto e comincia far freddo……..saluto Paola ed Eugenio, con un po’ di stretta al cuore, perchè fra poco loro partiranno per la Sardegna……Mi hanno detto che per me c’è sempre un posto a bordo, magari al rientro a settembre…chissà……

Approfitto del richiamo delle ultime righe per raccontarvi due “cosette da amatori” che ho trovato, rispettivamente un ricordo di Giorgio Valla, Enio Nardi e del Lady Samantha….

   

un amico in ogni porto“…di Sara Teghini                             

Solo un paio di giorni dopo, all’ancora nella meravigliosa rada di Punta Molentis, uno degli incontri più romanzeschi della stagione, soprattutto per me che da anni sento raccontare le storie del Lady Samantha, del suo armatore e del suo comandante. La cosa è andata così: mentre Omero (Moretti…) nuotava e io in acqua con la spugnetta pulivo la poppa, si avvicina un gommoncino. “Ma questa è la barca di Omero “?

Alzo gli occhi e vedo un signore distinto con una maglietta a righe, una bella signora e un cagnolino in braccio a lei. “Sono Giorgio, Giorgio del Lady Samantha.” Quasi affogo e non trattengo un “Ma allora esisti “! Io a nuoto e loro in gommone raggiungiamo subito Omero, che stava meditando a prua come fa sempre, appeso alla catena dell’ancora. Gli si sono spalancati gli occhi e quasi saliva a bordo del tender per salutare Giorgio, ma come fanno tutte le genti di mare quando si incontrano dopo così tanto tempo, nessuno dei due ha detto niente: mentre si stringevano le mani e le spalle si vedevano nei loro occhi e nelle loro risate i ricordi di tante miglia passate sotto la chiglia, di burrasche e di serate a bere rum in pozzetto.

Si decide di vedersi la mattina dopo a bordo della barca di cui Giorgio è comandante adesso – una meravigliosa navetta di ferro restaurata a regola d’arte ed elegante come poche – e nel frattempo Omero racconta all’equipaggio la storia del Lady Samantha, di cui Giorgio è stato comandante per tanti anni, in una di quelle serate che andrebbero fissate in un film, perché più di ogni altra cosa fanno capire cos’è la vita di mare: una lunga serie di incontri e imprevisti, scelte difficili e coincidenze, nello scenario del blu e del vento, del turchese e delle palme che si piegano nell’aliseo, delle onde dell’Atlantico e delle rade più azzurre. 

Così è stata anche la storia del Lady Samantha, un bellissimo ketch di 14 metri: fatto costruire da Enio Nardi alla fine degli anni ’80 ha fatto con lui il primo giro del mondo e poi è passato ad un altro armatore e sotto il comando di Giorgio, che l’ha riportata fino in Polinesia.

Tornata in Atlantico, durante una navigazione da New York ai Caraibi, Lady Samantha ha rotto una sartia ed è stata colta da una burrasca mentre a secco di vele cercava di rientrare in porto per fare le riparazioni. Il comandante (che non era Giorgio) ha chiamato il mayday e ha lasciato affondare Lady Samantha per portare in salvo l’equipaggio, equipaggio che conosciamo e che ancora oggi incontriamo spesso – e ogni incontro, ogni volta, è il pretesto per raccontare la storia da capo, o con qualche particolare in più che emerge dalla memoria, come ne “Le mille e una notte”, e tenere ancora un po’ viva la storia di quella gran bella barca che era il Lady Samantha.


Enio Nardi

E’ stato uno dei primi italiani a lasciare un lavoro sulla terraferma per dedicarsi a tempo pieno al mare e in particola re alla vela. È il 1974 e nella sua vita entrano il Centro Velico d’Altura (scuola di vela), le barche, altri skipper compagni di avventura, gli allievi-amici con i quali dividerà il piacere per i viaggi per mare. Le rotte tropicali sono le sue preferite, ma Nardi vuole prima conoscere le nebbie e le maree della Bretagna e del Sud dell’Inghilterra. Poi finalmente le traversate atlantiche: l’inverno ai Caraibi e l’estate in Mediterraneo, Nardi diventa nell’ambiente nautico italiano “il pendolare dell’Atlantico”, Allora erano poche le barche che macinavano migliaia di miglia come i suoi scafi “oceanici”; Nova Samantha, Coconasse e Lady Samantha. Barche diverse tra loro ma che segnano l’evoluzione nautica dello skipper: col Lady Samantha, l’ultima, nel 1990-92 Nardi compì il giro del mondo. La vita di Enio Nardi è anche una parte importante della storia della nautica italiana degli ultimi vent’anni. Non a caso le scelte tecniche e progettuali dello skipper trevigiano fecero da battistrada a molti italiani che navigarono dopo di lui, seguendo le sue rotte. In questo libro c’è la nautica dei grandi viaggi, la preparazione alle traversate oceaniche, gli allestimenti delle barche, gli amici più cari, i personaggi incontrati in ogni angolo del mondo, i momenti di gioia e di sconforto, le rotte insolite, le isole, fino al meticoloso giornale di bordo del suo giro del mondo: un documento indispensabile a chi vuole seguire la sua scia.