lunedì, Ottobre 7, 2024

Il mio pacifico (10)

Martedì 18 giugno

Raroia

Tuamotu: una porta di entrata in Polinesia venendo da Panama, lagune con acque trasparenti, fondali con sabbia bianca, il cielo che vi si rispecchia producendo gamme di colori che vanno dal profondo blu all’indaco delle acque basse.

Ciò che vediamo nelle fotografie e nei documentari è tutto vero, ma a una condizione: che ci sia il sole, altrimenti il panorama è piatto e senza distinguere i colori dei bassi fondali è difficile navigare nella laguna.

Avevo voglia dopo dieci anni di rituffarmi in queste acque, di riassaporare il profumo degli atolli, di provare il brivido dell’entrata nelle pass e di navigare fra i reef e le teste di corallo, per poi dar fondo nel “blu dipinto di blu” e provare la sensazione di essere fuori dal mondo, almeno per qualche giorno. Sì, perché anche qui ormai arrivano i segnali del telefono e di internet, e sembra quasi che non si possa vivere senza poter usare questi mezzi, senza fare sapere dove siamo, senza controllare se la banca ha pagato le bollette o se hanno accreditato lo stipendio…

Siamo arrivati domenica a mezzogiorno, dopo una  nottata a motore per assenza di vento, allietati alle 7  durante la mia guardia da due incontri ravvicinati, uno con una nave porta-container che ci ha superato a meno di un miglio di prua, l’altro con un branco di balene  i cui soffi ho colto all’improvviso al nostro traverso a sinistra: dopo un po’ altri soffi a prua, poi a dritta, in poco tempo ci siamo trovati in mezzo al branco, e siamo riusciti a sfilare accanto a due balene di almeno 4 metri che dormivano, con il dorso in evidenza a pelo d’acqua, a meno di 30 metri, anche se poi al rumore del motore si sono immerse.

L’entrata  nella laguna di Raroia è avvenuta senza problemi,  nonostante le perplessità  in atterraggio per la difficoltà di vedere l’allineamento della pass: la corrente in uscita di almeno 4 nodi, nonostante il momento di stanca, produceva un ribollio nell’incontrare l’oceano tale da destare preoccupazione, ma poi è stato tutto semplice. Vale la vecchia regola di preparare l’atterraggio sul plotter, dove con i rilevamenti segnati è facile seguire la rotta prefissata, sperando che il GPS e la carta siano precisi…!!!

A Raroia ci sono due cose da vedere: il paesino, con un bel molo attrezzato, la chiesetta linda, e la calda accoglienza degli abitanti; domenica era la festa del papà e appena sbarcati siamo stati invitati anche noi a partecipare al banchetto, preparato con un ricco pranzo cucinato sotto terra, con un maialino, una tartaruga di mare, pesci, pollo e frutto dell’albero del pane, tutto avvolto nelle foglie di cocco e messe sotto terra in una buca ricoperta di braci, e lasciato cuocere per 12 ore, tutta la notte, degustato poi al suono di un’orchestrina  che  suonava le musiche polinesiane accompagnando i  loro canti.

C’è poi la coltivazione di perle, presente in quasi tutti gli atolli, e abbiamo visitato uno stabilimento con la catena di montaggio all’opera: chi sceglie le ostriche da aprire, chi le apre, i giapponesi (sempre loro) che innestano il seme di plastica che poi viene ricoperto dalla madreperla, e chi richiude il tutto, che verrà re-immerso nell’acqua per completare la produzione di perle nel tempo di due anni.

Ci siamo ormeggiati davanti ad una piccola pass, a ridosso del reef, dopo aver attraversato la laguna in mezzo alle boe (l’allevamento di ostriche) e alle teste di corallo, davanti ad un bosco di alberi da cocco, che proteggono dal vento dell’Est.  Abbiamo ritrovato gli amici di Zoomax, lo splendido Cigalle di Paolo e Anna, e un altro equipaggio spagnolo con tre splendidi ragazzi, e con loro abbiamo piacevolmente trascorso un paio di giorni, fra bagni, nuotate, pesca (polipi), riempiendoci gli occhi di quest’angolo di mondo.

Dulcis in fundo, il giorno appresso, dopo aver assistito all’apertura delle ostriche per prelevare la perla, ci avrebbero  regalato un sacchetto di questi ottimi frutti, che loro di solito vendono, perchè dell’ostrica, una volta svolta la mansione di fattrice, non si butta nulla, come noi facciamo con il maiale: il frutto si mangia, e la cozza (il coperchio) viene mandato in Cina, dove viene lavorato  per ricavarne la madreperla o per farne articoli da regalo, posacenere, tazzine, piattini, etc..)


Mercoledi 19 giugno

L’uscita dalla pass  è stata veloce come l’entrata, con la differenza che abbiamo seguito le altre 2 barche, il Cigalle e quella spagnola, con le quali facciamo il trasferimento a Makemu ;  buoni ultimi della piccola carovana, abbiamo attraversato i frangenti creati dal periglioso incontro fra le correnti in entrata ed uscita, in un ribollio di onde, che per alcuni attimi ci ha tenuto  in loro balia.

Poi il motore ha prevalso e piano piano siamo rientrati nella normalità con il  controllo della barca.

Ora ci attende una notte di navigazione, cosicché domani all’alba con il sole alle spalle faremo la pass di Makemu, secondo atollo delle Tuamotu, dove ci fermeremo alcuni giorni e dove purtroppo ci lascerà Angelo, il portabandiera della Valtellina, grande cuoco e anche grande e buona forchetta.

Il tempo è nuvoloso, la nostra rotta 211°, fa freschino, ma dopo due giorni di splendido sole può starci anche bene, e con venti nodi di vento da SE al traverso si procede bene, anzi non dobbiamo superare la velocità di  5 nodi di media per non arrivare troppo presto.

Vi racconto che cosa è successo stamane.

Da alcuni giorni lo chef di bordo voleva preparar i fagioli con le salamelle: queste ultime le aveva comperate apposta a Nuku Hiva e ci teneva particolarmente a farci assaggiare questo delicato e rinfrescante piatto tropicale. La sera precedente aveva messo a bagno i fagioli,  subito dopo aver preparato gli spaghetti alla carbonara (altro leggero piatto con uova e pancetta), e già stamane all’alba era all’opera.

Io ero uscito a pesca prima delle 8, e già avevo minato i suoi programmi per il mezzodì, rientrando con un polipo di oltre un chilo preso con la fiocina sotto ad una testa di corallo, ma è stato deciso di metterlo in congelatore per un altro momento, con la scusa di frollarlo.

Il pranzo era previsto alle 12, dovendo salpare alle13, il cuoco aveva messo sul fuoco l’acqua per il risotto (riso, fagioli, salamelle), ma è successo un imprevisto: al rientro dalla visita allo stabilimento della lavorazione delle perle, dove oggi estraevano il frutto del peccato (la perla), ci hanno regalato un sacchetto di ostriche già curate e pulite, pronte da mangiare.

Non si poteva dire di no, e salendo a bordo è stato chiesto al cuoco di prepararle a scottadito, per assaggiare una prelibatezza piovuta dal cielo. Apriti cielo: la risposta è stata un deciso no, perchè era tutto pronto, previsto a tavola per le 12, e poi….significava far passare in secondo piano i fagioli con le salamelle,…. con il risultato di un forte battibecco fra il portavoce delle ostriche e il cuoco.

Ci ha messo una pezza il comandante, che con la scusa di combinare mari e monti, zitto zitto ha preparato come antipasto le ostriche, una parte crude e una parte saltate in padella, lasciando spazio al cuoco con il suo secondo.

I due contendenti ora non si parlano, il cuoco permaloso è tutto sulle sue, l’altro (come dicevo è una  buona forchetta oltreché ottimo cuoco), ha mangiato sia questo che quello. Io però ho le salamelle con i fagioli sullo stomaco, e mi son dovuto fare un nescafe Mocaccino per aiutare la digestione…


Giovedì 20 giugno
Makemu

Oggi è stata un’altra giornata che non dimenticherò, credo di quelle che tutti noi amanti della barca e del navigare ci auguriamo di provare nella vita, e che da giovani avremo messo in prima fila come sogno da realizzare.

…mi sembrava di essere in uno stato di grazia, sospeso fra cielo e mare: camminavo verso il confine dell’atollo su una striscia di sabbia corallina, rosa rosa, bianca bianca,  sopra una passerella immaginaria sospesa sopra la  laguna, splendente nelle sue innumerevoli tonalità di azzurro, sotto il sole tropicale di Makemu……

Stamane non volevo rimanere a bordo, faceva un po’ freddo per scendere in acqua, e me ne sono andato con gli equipaggi delle altre due barche con cui stiamo navigando in conserva, in esplorazione prima a terra e poi sul reef.

Il risultato è stato ottimo, colto a piene mani, con tutti i sensi aperti: arrivare sul piccolo motu davanti a noi, con l’impressione di essere il primo uomo che ci metteva piede, arrampicarsi sugli alberi di cocco per coglierne il frutto e berne il contenuto, camminare verso l’oceano mare, sospeso sopra quella passerella che vi dicevo, e non era un sogno, vedere gli squaletti lunghi mezzo metro che venivano quasi a riva, guadare alcuni punti della laguna dove la corrente quasi mi portava via, arrivare sul ciglio dell’atollo oltre il quale c’è …l’america.

Taci e nuota, diceva la barzelletta, ma qui davanti c’è un oceano con oltre 4000 miglia, e fa una certa impressione sentirlo ruggire, con il vento che soffia a oltre venticinque nodi (da SE in questo caso), con la natura che si esprime al massimo  tutto attorno;, vi assicuro che da una forte ebbrezza, quasi un senso di potenza, ed è bello fermarsi  nel silenzio ad assaporare questi attimi, con  gli strumenti  “del soundofsilence” (AH AH AH ) : il canto del  vento, il rombo del mare in lontananza e lo sciabordio dell’acqua sotto i piedi..

Poi la sorpresa sotto acqua: mi sono immerso e  in meno di due metri  di profondità ho trovato di tutto, pesci in quantità e di tutte le dimensioni, coralli di tutti i colori, alcuni blu che non avevo mai visto prima, sono persino riuscito a dare da mangiare a una grossa cernia la polpa di una conchiglia che avevo rotto per far accorrere i pesciolini,   e per finire ho partecipato con i ragazzi alla cattura di un polipo di oltre due chili, che con i tentacoli superava il metro di lunghezza: che soddisfazione!

Domani sarà il 21 giugno, solstizio d’estate, come mi ha ricordato l’amico Paolo B., che lo festeggerà in barca forse a Manganisi, aspettando il sorgere del sole, come ogni anno: qui il vento dovrebbe calare, e conto di tornare a esplorare quest’angolo di mondo per provare nuove sensazioni, ma soprattutto per sentirmi immerso oltre i confini del cielo e dell’oceano mare.


Domenica 23 giugno
Makemu

Venerdì – Si può arrivare oltre  i confini del cielo  e dell’oceano mare, si può! Oggi ci sono andato, e mi sono trovato in una dimensione nuova, con condizioni atmosferiche indubbiamente favorevoli: poco vento, cielo azzurro e sole pieno, laguna calma, e in uno spazio di   poche centinaia di metri c’era tutto: all’interno dell’atollo il motu con le palme e i cocchi, la laguna e la sabbia corallina con tutti i colori pastello della tavolozza, e all’esterno la barriera su cui  frangeva l’oceano mare pieno di blu profondo. La sabbia è prodotta dal secolare frangere dell’onda sul corallo che lo frantuma, per cui è fatta dei minuscoli granelli di corallo,  che creano un effetto difficile da descrivere, che solo al sole si può vedere, e  cambia con l’angolatura dei raggi che li colpiscono: c’è il corallo verde, blu, bianco, rosa, rosso, e quindi i cristalli sul bagnasciuga  riproducono la loro luce quando il sole vi batte contro. Potete immaginare l’effetto, e mi sono affrettato a prendere un sacchetto di quella sabbia per portarmelo a casa, la metterò in un grande vaso, magari con un liquido che la tenga viva,  sperando di riuscire a riprodurre oltre al mero  ricordo  anche i colori,

Unica musica quella del mare, mentre il fronte delle onde si perdeva in un’unica linea all’orizzonte, lungo la barriera, interrotto  da qualche onda più grande che si nebulizzava spumeggiante contro gli scogli.

Avrei potuto rimanere in quello stato di benessere a contemplare questo spettacolo, fronte all’oceano, all’infinito, perfino senza sentire i morsi della fame e della sete, ma il sole cocente che mi bruciava la fronte scoperta mi ha riportato alla realtà, ed ho cambiato scenario andando a  immergermi nel giardino di corallo che c’era nella laguna alle mie spalle.

Altro spettacolo, come anche ieri avevo visto, e veramente le Tuamotu meritano la nomea che hanno per ciò che offrono, non dimenticando comunque che la “conditio sine qua non” è che ci siano sia il sole e possibilmente meno di venti nodi di vento.

Nel pomeriggio sono andato a visitare Zoomax, il Cigalle di Anna e Paolo, cutter in alluminio di Alubat, imbarcazione  cui sono particolarmente affezionato anche perché era una di quelle su cui avevo puntato gli occhi prima di trovare il mio Solaris.

Stasera siamo tutti a cena sul REFOLA, siamo in dieci, e abbiamo un menu  da primato: gli spagnoli portano la frittata di patate e lo sformato di verdura, dal Cigalle arriva il polipo alla galiziana, noi prepariamo l’aperitivo con le tartine alla salsa di avocado e la pasta asciutta con sugo di pomodoro, acciughe, olive e capperi.

Sabato – E in effetti la serata è stata molto simpatica, contornata da abbondanti libagioni: gli spagnoli, sponsorizzati da un ristorante di Barcellona, avevano ancora una scorta di gin e ne hanno portato una bottiglia, e quindi il gin tonic ha aperto le danze, chiuse da grappa al ginepro del comandante e  Rhum.

La mattina sveglia presto per attraversare la laguna prima che il sole fosse alto di fronte, e ho fatto da piccola vedetta lombarda sul musone di prua per controllare che il percorso fosse sgombero da teste di corallo: non si sa mai, ne avevamo avuto la riprova all’andata, quando la superficie della laguna veniva increspata da piccoli atolli sotto il pelo dell’acqua, segnalati anche dal cambio di colore dell’acqua, da blu scuro ad azzurro chiaro.

Domenica – Ieri abbiamo dato fondo nel paesino, da dove stamane  Angelo è ripartito per l’Italia, piccolo rifornimento al supermercato (80 € per prendere …niente…), cena di commiato, e stamane  alle 10 eravamo già in movimento verso la pass ad Ovest, per raggiungere il Cigalle che ci aspettava per proseguire assieme domani verso il terzo atollo che visiteremo: Tahanea.

Dobbiamo navigare verso Ovest, e non possiamo rischiare di finire contro una testa di corallo, che difficilmente vedremmo procedendo contro sole, e quindi alle tredici siamo costretti a fermarci per una sosta tattica in un altro angolo di questo atollo, importunati purtroppo da un bell’acquazzone che per un’ora ci a tolto la visibilità, costringendoci a proseguire con tutti gli occhi fuori dalla testa e l’armatrice di vedetta sulla prima crocetta. Per fortuna tutto è andato bene, e speriamo che l’acquazzone sia stato solo un intermezzo fra la luna crescente e quella calante e non costituisca un precedente per i prossimi quindici giorni; sì, perché fra ieri e oggi è stata luna piena, e il primo giorno di luna calante  o crescente potrebbero anticipare la situazione meteorologica dei quattordici giorni seguenti…..

Anche questo ancoraggio è spettacolare, con colori che mi sono affrettato a fotografare, e più tardi scendendo a terra scopriamo che il sito è stato usato come cimitero forse da un villaggio poi abbandonato, perchè abbiamo trovato tracce di tombe e lapidi dell’altro secolo. Un tramonto da cartolina corona questa bella giornata, e domani proseguiremo lungo costa per il rendez vous  con Zoomax.


Martedì 25 giugno
Tahanea

Lunedì- Oggi ultimo giorno nell’atollo di Makemo, ancorati davanti alla pass di NW. Da qualche tempo desideravo  ardentemente poter nuotare attorno ad una di quelle formazioni coralline che emergono a pelo d’acqua, coloratissime, che però costituiscono il pericolo per la navigazione interna nelle lagune, e oggi finalmente l’ho fatto. Ce n’era una poco distante da Refola, ci sono andato a nuoto, e non avevo mai visto uno spettacolo del genere. La superficie   del banco (testa di corallo-patata) è tutta ricoperta di corallo, di tutti i colori immaginabili, un vero e proprio giardino.

Ci sono arrivato nuotando attraverso un piccolo bosco di pinnacoli che s’innalzavano dal fondo fino quasi a pelo d’acqua, di tutte le forme, come stalagmiti colorate in una grotta marina, e  pesci pure colorati di tutti i colori e taglie che facevano da contorno: i più grossi sembravano i Napoleon, oltre a dentici grigio-azzurri e rosso-arancione, e uno squalo di oltre un metro; ma ciò che non potrò dimenticare è il tappeto color pastello, decorato  di fiori di corallo che, spalle al sole, ho potuto ammirare a pelo d’acqua, attraverso riflessi che solo l’acqua produce.

Nel pomeriggio siamo stati a terra, dove un  piccolo nucleo di capanne serve da base d’appoggio per gli abitanti di Makemo, durante la raccolta del cocco per ricavarne la copra; breve camminata fino alla pass, che vista da terra non sembra destare preoccupazioni, tant’è che domani partiremo presto, senza aspettare che il sole sia alto per consentirci di vedere meglio il passaggio al suo interno.

Martedì- Sveglia all’alba, con il rumore della catena che graffia su una testa di corallo, perché Refola stava brandeggiando; altro che sole: cielo coperto, pioggerella e vento sopra i venti nodi, come aveva previsto Zoomax. L’uscita dalla pass è sempre elettrizzante, in mezzo alla corrente spumeggiante  in uscita  che oggi ci ha fatto superare i 10 nodi, ed  ormai stiamo imparando le regole per governare i  mezzo alla turbolenza. Appena aperte le vele (a bordo è tutto elettrico e non si issa niente…si agisce su  due tasti e si aprono randa e fiocco), abbiamo messo in acqua la traina, e subito ha abboccato un grosso pesce, che ci ha fatto lavorare per tirarlo sotto bordo: era un dorado coloratissimo di oltre 10 Kg, ma purtroppo dopo averlo ripetutamente preso con il raffio sotto le branchie, proprio all’ultimo momento,  issandolo a bordo, per il peso e per gli sbalzi ha strappato la  bocca, ed è piombato in acqua tranciando amo ed esca. Peccato, nell’eterna lotta per la sopravvivenza ha vinto lui, anche se con tutte le lacerazioni ricevute avrà poca vita, e  a mezzogiorno abbiamo dovuto accontentarci del piatto del marinaio, fagioli, tonno e cipolla; parlando di pasti purtroppo siamo tornati da qualche tempo  alla costante presenza giornaliera di paste e patate, e se non è pasta è pizza o risotto, ma poca presenza di pesce e carne,  anche se per fortuna  a tavola la verdura fa la sua presenza, e comunque non posso certo lamentarmi della cucina. Oggi per esempio è stato fatto il pane a bordo, ed era buonissimo, per non parlare dei dolci che durante la presenza di Angelo hanno spessissimo primeggiato a tavola: crostate e torte, al cioccolato o con la marmellata o frutta, e cocktail a base di  banane e Rhum..come si diceva, questa non è una barca, ma un ristorante!

Siamo arrivati a Tahanea alle 14 dopo una veleggiata ad oltre 8 nodi di media, anche se con pioggia e vento,  e davanti ad una pass larghissima abbiamo visto saltare i tonni ed i delfini. Ancoraggio senza storie appena entrati a destra, e domani ci trasferiremo all’interno della laguna ad altro ancoraggio.

 

Venerdì 28 giugno
Tahanea

Mercoledì- stanotte tempo un po’ pazzerello, alternato fra cielo stellato e tempo da lupi, il vento ha toccato i venticinque nodi, pioggia, alba infuocata, ancora pioggia, e poi finalmente sole pur se con molto vento. Siamo scesi a terra per lasciare le nostre impronte anche su questo lembo di sabbia, e abbiamo incontrato due  pescatori: due ragazzi giovani, chiaramente abbronzantissimi,  vivono in questo atollo in una capanna con un giaciglio e una bombola di gas, una barca in alluminio consente loro di pescare alla traina e spostarsi dentro la laguna. Mi sono chiesto come facciano a vivere qui, dove non c’è un villaggio, con il tempo scandito solo dal percorso del sole e per soddisfare gli stimoli della fame…..arrangiarsi, pescando e ricevendo provviste da una nave che settimanalmente passa davanti alla pass…eppure erano sereni, sicuramente non avevano preoccupazioni fiscali ne finanziarie, tantomeno di cercare lavoro o scadenze da rispettare.

Ho pensato che deve essere un po’ come essere imbarcati, oggi si fanno contratti con 60 giorni a bordo  (in mare) e 60 giorni pagati a terra, e magari anche loro periodicamente faranno ritorno al villaggio e alla famiglia, sicuramente in un altro atollo.  Dopo un paio d’ore sono ripassati, altre due chiacchiere, ci hanno fatto vedere il frutto del loro lavoro, fra cui una grossa cernia e ci hanno regalato un bel pesciotto, che abbiamo mangiato poco dopo. Ho pensato che forse sono i guardiani di questo parco naturale marino, perché Tahanea è un atollo protetto, è anche scritto in un cartello all’entrata della pass che abbiamo visitato e fotografato, perchè c’è  una specie rara di uccelli che si potrebbe incontrare in un motu all’interno della laguna. Speriamo che il tempo si sistemi un po’, così avrò altre  cose da raccontarvi.

Giovedì- durante la  notte sono arrivate tre barche, neozelandesi, la prima in avanscoperta e  con le altre dietro  ha attraversato la pass, zitta zitta.  C’era molto vento, ed è stata una bella impresa: io non l’avrei fatta di notte, ma se pensiamo che loro sono arrivati qua passando per Magellano allora tutto si capisce. Le abbiamo trovate la mattina ancorate vicino a noi, ed è stata un po’ una sorpresa, anche perché la notte era stata un po’ tormentata, con pioggia e vento forti, tant’è che abbiamo aspettato che il tempo si sistemasse prima di attraversare la laguna e  andare al nuovo ancoraggio.

Siano partiti alle 9.30 assieme a Zoomax (il Cigalle) e poco dopo vediamo che dietro di noi si sono accodate pure le tre barche arrivate la notte: e così in carovana abbiamo attraversato la laguna noi in testa con l’armatrice sulla prima crocetta a fare da  “Vendetta”, con una navigazione sgombra da patate  di corallo. Si è profilata in lontananza una striscia di sabbia bianca, poi sono apparse sei  barche ( che affollamento, pensando che da due settimane siamo quasi sempre soli) e infine abbiamo calato l’ancora su un fondale chiarissimo, di sabbia bianca, e sgombro da intoppi.

Me ne sono andato quasi subito a terra nuotando, ho trovato sul fondo  tre grosse conchiglie  (quelle che quando le appoggi all’orecchio senti il rumore  del mare), e mi son beato di questa nuova tappa.

Il pomeriggio è salito il vento, e  mi sono dedicato alla videoteca personale: ho visto il film Julie & Julia, due scrittrici famose per i libri di cucina, che prima di scrivere le ricette hanno provato a cucinare ogni piatto seguendo le indicazioni di un ricettario dell’ottocento, adeguando gli ingredienti con i nostri palati e i nuovi preparati.  Non ho potuto fare a meno di pensare ai nostri cuochi di bordo, dove molte pietanze sanno di tutto ma spesso di niente in particolare, come poi è avvenuto  la sera quando avremmo dovuto mangiare pasta con le melanzane  e poi è arrivata pasta con….melanzane, pomodori, acciughe, capperi, olive, aglio e cipolla… accompagnata con  “a me piace improvvisare”.

Per carità, tutto bene lo stesso, “averghene sempre”, ma pensate che non sono ancora riuscito a mangiare un piatto di pasta con pomodoro, semplice semplice, dove possa emergere un gusto unico e deciso…


Sabato 29 giugno

Il comandante ha cambiato programma e arriveremo a Fakarava lunedì, pertanto oggi rimarremo ancora in questo ancoraggio, domani ci trasferiremo alla pass e partiremo domenica sera in modo da arrivare a destinazione con la marea crescente ed il sole alle spalle. Qui bisogna fare i conti  con queste variabili, è indispensabile, con una corrente che può toccare anche i cinque nodi e il sole che di fronte rende impossibile vedere alcunché; alla fine le ore disponibili per l’entrata sono poche, considerato che fa chiaro solo meno di 12 ore e quelle utilizzabili sono solo 8, dalla 8 alle 16  (per la luce), e in questo lasso di tempo ci sono solo due momenti di stanca, prima della marea entrante o prima della uscente, e fra queste due c’è sempre quella da prendere…

Un motivo che ha fatto spostare la partenza è anche una depressione in atto con venti da 20 a 30 nodi, che per fortuna qui non portano pioggia, e l’ancoraggio è protetto dall’onda e dal vento, onde per cui è più igienico aspettare che la situazione migliori. Certo che è un po’ difficile far passare il tempo, siamo senza collegamenti, senza segnale telefonico (qui non ci sono villaggi né antenne), ed anche la connessione con winlink/airmail è aleatoria, causa una scarsa propagazione.

C’è il tempo per qualche piccola riparazione, manutenzione, ieri abbiamo pulito la carena e mi son dato da fare due ore in acqua  a grattare la fascia dal bagnasciuga fin sotto un metro, una nuotata con snorkeling sulla piccola pass, ed ieri sera cena con Paolo ed Anna nostri ospiti per la pizza.

 

Fakarava

Lunedì-Ci siamo arrivati stamane, lunedì 1 luglio, dopo una notturna, direttamente da Tahanea, sempre in compagnia di Zoomax. Trasferimento tranquillo, finalmente  turni da 2 ore da soli, quindi più tempo per stare in compagnia di se stessi, soli con il mare e con i pensieri. È una delle prerogative delle navigazioni notturne, specie in condizioni tranquille,  quando si ha la possibilità di entrare in una dimensione diversa, dove magicamente la comunicazione è libera da infiltrazioni, sia con se stessi sia con l’eventuale amico di guardia con te.

In settimana partirà un altro membro dell’equipaggio, e anch’io inizio a sentire profumo di casa; dopo oltre quattro mesi comincio a sentirne la mancanza, e capisco Tony Coppi, grande amico, velista, navigatore e scrittore,  quando sostiene che un  amico a bordo non dovrebbe mai essere ospitato oltre un mese….io aggiungo che dopo questa seconda esperienza  da imbarcato su barche altrui come “ospite”/membro dell’equipaggio, due mesi sono il massimo che sarei disposto a sostenere in caso  di nuovo imbarco.

La pass di entrata è larga, semplice, abbiamo la corrente a favore, costeggiamo l’aeroporto e dopo aver percorso il canale arriviamo al paese di Fakarava, dove sono ancorate la nave passeggeri  Paul Gauguin ed una decina di barche a vela, fra cui lo Swan 60 italiano Kenta. Il paesaggio non è nulla di particolare, una striscia di terra fra l’Oceano e la laguna interna, un molo per ospitare anche navi da carico, linea internet HF a pagamento e segnale telefonico, finalmente.

Purtroppo la prima notizia che riceviamo è brutta, c’è epidemia di denghe a Papete e alcuni casi sono stati rilevati anche a Mororea e qui a Fakarava, e potete immaginare il nostro stato d’animo: già non si poteva pescare perché in questo atollo è presente la cicutera, l’alga infetta, ora ci si mette anche la zanzara che porta il denghe, in acqua ci sono gli squali, ed ecco che un paradiso terrestre si trasforma in un inferno Polinesiano. Bisogna evitare di farsi pungere dalle zanzare, e quindi immediatamente mettiamo le zanzariere sugli osteriggi, ci ungiamo di olio anti-zanzare (io ho messo quello comperato per i noni), e tiriamo fuori abbigliamenti in lungo. Io per scendere a terra indosso calzini e pantaloni lunghi, e sopra la mantella con le maniche lunghe anti-pioggia, così sono riparato anche da eventuali acquazzoni, anche se sotto il sole faccio la sauna….

Il paese è piuttosto squallido, vorrebbe essere turistico, nulla dell’atmosfera genuina che abbiamo respirato a Makemo,  aggiungo che oggi manca l’energia elettrica e quindi i negozi sono chiusi, e fa specie vedere affissi lungo le strade gli annunci che invitano a non sostare in zone stagnanti e usare prodotti antizanzara, ed un altro che annunzia il sequestro di biciclette a chi venisse trovate a circolare di notte senza fanale, neppure se il conducente porta la pila in testa. Mah, veramente un’atmosfera  un po’ allarmistica e allarmante. Lungo la strada incontriamo parecchi turisti sbarcati dalla nave passeggeri che stanno facendo il bagno sulla spiaggia, lungo la strada, con gli asciugamani per terra, neanche fossero degli zingari…uno spettacolo veramente poco  invitante per le Tuamotu…….dopo l’impressione positiva che invece avevo ricevuto a Makemo incontrando l’altro passeggero.

Atollo che vai, nave che trovi, ma forse anche passeggeri di classe diversa. Se dovessi venire alle Tuamotu e sapessi che mi dovrei arrangiare in quel modo per fare un bagno nella laguna, preferirei rimanere a casa e andare in piscina…. e per fortuna non è il mio caso…

E così passa questa giornata, senza infamia né lode, e domattina presto, dopo una veloce discesa a terra a prendere le baguette che abbiamo ordinato, …. scapperemo verso un altro angolo di questa laguna, dove il denghe non dovrebbe essere arrivato, perché in fondo le zanzare lo contraggono o dalle persone o dall’acqua stagnante e infetta, e dove andremo noi non c’è praticamente niente e nessuno….solo mare.

Martedì- stamane ho conosciuto Antoine, il cantante di …se son bello mi tirano le pietre…; qui a Fakarava lui ha una base di riferimento, è sempre in giro per gli atolli con il suo catamarano giallo Banana Split:  simpatico, biondo, cappellone, abbiamo scambiato due parole al supermercato, giusto in tempo prima che staccassero la corrente.  La settimana scorsa questa  è mancata tre giorni di fila, ora stanno riparando l’impianto, ma viene ugualmente erogata con il contagocce, e tutti  i negozi rimangono chiusi perché dentro il locale è buio e non  funziona il registratore di cassa.

Manca la corrente, manca il collegamento internet e manca il segnale telefonico: Fakarava non è proprio una meta in questo momento simpatica, pensando anche al denghe e alla cicutera. Inoltre dalla luna calante ci si è messo di mezzo anche il tempo, passano spesso  piovaschi e sembra che i prossimi giorni sia prevista pioggia e vento da Sud, e quindi la noia entrerà a far parte della vita quotidiana. Sì, perché quando si è all’ancora e non si può scendere a terra, se piove e non si può stare all’aperto, e in barca  manca l’aria perché bisogna tenere chiuso, se è tutto umido, se c’è poca corrente per usare il computer, se ormai c’è ben poco di nuovo da leggere, rimangono poche alternative e subentra…la noia, e si diventa insofferenti, le piccole cose diventano grandi e la promiscuità a volte diventa pesante. E allora che mi rimane da fare? Scrivere, qualche schema di parola crociata rimasta  da riempire, e pensare, pensare alle cose da fare una volta a casa, al mio rientro in famiglia, dove dopo mesi di assenza può essere difficile riprendere il contatto; pensare al futuro, ai lavori da fare sul soundofsilence, a cercare nuovi stimoli per i prossimi anni, sperando che la salute mi aiuti: credo di aver già dato il mio contributo alla sfiga, e spero che per un po’ di tempo non subentrino altri imprevisti.

Ora ci trasferiamo  in un ancoraggio a dodici miglia più a nord, in compagni di Kenta e Zoomax, tutti “italiani brava gente”, con un po’ di cambusa a disposizione per qualche giorno: oggi abbiamo speso quasi 100 € per prendere poche cose, 6 baguettes, un po’ di pelati, patate e cipolle, papaia cruda da mangiare in insalata, due confezioni di carne congelata, yogurt, formaggio, tre bottiglie di acqua e poco altro….. anche questa è la Polinesia…..forse una delle sue facce