sabato, Dicembre 7, 2024

Stagione degli uragani

Si prevede quest’anno un’attività degli uragani ben superiore a quella che è la norma, all’interno del bacino atlantico.

Le previsioni pubblicate dalla NOAA parlano chiaro: la stagione degli uragani nell’Atlantico va dall’1 giugno al 30 novembre e, con una probabilità dell’85%, si prevedono condizioni non comuni, anzi. Il fatto che possa concretizzarsi una stagione “normale”, ovvero nella media, si attesta intorno al 10%.

Che possa esserci una stagione invece al di sotto della norma è probabile unicamente al 5%.

Si prevedono da 17 a 25 tempeste nominate (con venti di 119 km/h o maggiori), fino alla categoria I, di cui da 8 a 13 potrebbero trasformarsi in uragani (venti di 154 km/h o più), fino alla categoria II. Di questi, da 4 a 5 potrebbero divenire uragani maggiori (venti di 178 km/h o più), di categoria III o superiore. Intervalli dei quali i meteorologi sono sicuri al 70%.

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Le motivazioni

Si prevede una stagione degli uragani anomala nell’Atlantico a causa di differenti fattori. Pensiamo ad esempio alle elevate temperature oceaniche, quasi da record.

A ciò si aggiungono le condizioni in fase di sviluppo de La Niña nel Pacifico, così come la riduzione degli alisei nell’Atlantico e un minore wind shear (fenomeno atmosferico che consiste in una variazione improvvisa del vento, sia in intensità che in direzione).

Elementi che sono alla base della formazione delle tempeste tropicali.

Altro fattore di cui tener conto è l’indice dell’energia ciclonica accumulata(ACE). Ciò misura l’intensità e la durata (combinate) di tutte le tempeste nominate. Stando all’analisi della NOAA, quella da poco iniziata sarà una stagione iperattiva.

 

Le previsioni

El Niño si sta avviando verso la sua naturale conclusione, con una prevista rapida transizione verso le condizioni de La Niña. Stando alle considerazioni dei meteorologi, tutto ciò favorirà un’attività degli uragani molto più dinamica nell’area dell’Atlantico.

Principalmente perché questo secondo fenomeno diminuisce il wind shear ai tropici. Al tempo stesso si deve tener conto dell’abbondante contenuto di calore oceanico nell’Oceano Atlantico tropicale, così come nel Mar dei Caraibi. Elementi che, combinati, generano un quantitativo d’energia bastevole per favorire il generarsi di tremende tempeste.

 

 Ecco cos’altro aspettarsi:

  • Monsone africano – Alta la possibilità di un monsone dell’Africa occidentale superiore alla media. Tutto ciò potrebbe generare delle onde dall’Africa orientale, in grado di avviare alcune delle tempeste atlantiche più forti e di lunga durata;
  • Alisei leggeri – Ciò rappresenta una condizione normale nel corso delle stagioni estive e autunnali. Favorirà l’aumento di forza degli uragani, in combinazione con gli elementi indicati. Una situazione che genererà anche un’interruzione del wind shear, che andrà a sua volta a minimizzare il raffreddamento degli oceani. Il risultato? Un rafforzato sviluppo dei cicloni tropicali.