venerdì, Aprile 26, 2024

Nini Sanna – Novembre

Nini Sanna (Salvatore Sanna Cherchi) amava definirsi marinaio e scrittore. Trascorre la sua vita sul mare: mozzo, capitano di lungo corso, sommozzatore e velista. Fonda una prestigiosa scuola di vela e con gli allievi ottiene numerosi successi in regate nazionali e internazionali. Nelle lunghe serate passate all’ancora in rade solitarie gli viene naturale raccontare episodi in cui il protagonista è il mare, da queste narrazioni nascono i suoi romanzi.

L’ultimo, postumo, è uscito in questi giorni “ e la barca tornò sola”, edito dal Frangente, ed è forse il migliore: si legge tutto d’un fiato, e contiene bellissime pagine di vela, di navigazione, descrive  situazioni vissute in regata sotto il mistral, che solo chi ha navigato nel golfo del Leone può capire

Quando uscirà questa intervista  Nini Sanna  sarà già salpato verso altri lidi….. celesti … ho avuto la fortuna di sentirlo al telefono in Aprile, mi disse che doveva sostenere un’operazione, e che ci saremmo sentiti dopo un mese, ma nel frattempo Ida, sua amica e socia, mi avrebbe inviato la registrazione di un’intervista recente dalla quale avrei potuto trarre spunti per raccontare a RTM la sua storia.

Qualche settimana dopo, ai primi di giugno, l’ho cercato , e non l’ho trovato, ma poi Ida mi ha chiamato per dirmi che era ricoverato in ospedale, mi sembra a San Remo e la situazione  era  molto grave . Neanche a farlo apposta ho poi sentito altri velisti , e nello spirito di RTM, il tamtam del mare,  raccontando di Nini ho scoperto che era conosciuto da….tutti…. e non solo, ho telefonato anche a Ilio, caro amico e grande navigatore e skipper, che abita a Porto Maurizio, per sapere se lo conoscesse, e mi ha raccontato che con lui ha fatto molte regate in doppio, e proprio poco tempo prima gli aveva chiesto di fare la Giraglia assieme…

Il mondo è proprio piccolo, perchè sempre in quei giorni  mi ha chiamato Eugenio per dirmi che   devo conoscere Roberto, da San Remo,  e ……..guarda un po’, l’ho chiamato e mi dice che è pure lui amico di Nini e di Ilio…. il che significa che i VELISTI sono una razza a parte, che si riconosce subito, basta nominare il vento, il mare, la barca……proprio un tamtam del mare.

Solo per “difesa della razza”  cito che molti sono ex capitani di Lungo Corso, e pure Nini lo era, tant’è che prossimamente ne conoscerete altri, seguendo l’apripista Alex Carozzo…

Così ho ascoltato la registrazione in mio possesso , ho cercato qua e là notizie di questo “comandante”, che per chi ancora non lo sapesse  era anche uno scrittore di gialli molto interessante, ed ho deciso di raccontare un po’ di lui…, un’intervista sui generis…

 

Nini Sanna Salvatore, 87 anni,  concepito in Sardegna, nato in Lombardia, ma cresciuto in Piemonte,  ha imparato a nuotare in…campagna… e le prime letture (galeotte furono quelle pagine di Salgari e di Conrad sulle quali fantasticava da bambino)  gli hanno fatto sognare l’oceano, il suo senso di libertà,  l’infinito.        La prima volta che ha visto il mare è stato dal finestrino del  treno, poco prima di Finale Ligure, dove c’era una  colonia dei ferrovieri, e in quel mese di  mare ha ricevuto l’illuminazione che gli ha fatto decidere la sua vita: prima frequentare l’Istituto nautico a Camogli, poi la navigazione, il comando di una nave, infine la passione per  la vela con tutti i successi che son seguiti.

A volte si dice toccati dal destino, e per Nini l’andar per mare è stata una rotta predestinata, perchè  già da studente , con un compagno di scuola, partiti un pomeriggio da Margherita Ligure su un gozzo armato con vela latina, sono stati sorpresi dalla tramontana e non riuscendo a risalire il vento si son fatti la notte in mare, rientrando la mattina appena in tempo per andare a scuola…

Poi è stata la volta del servizio militare, e racconta:

…<<”sono imbarcato sul Vespucci, grazie all’abilità a salire sull’albero e rimanere in equilibrio sulle griselle con le scarpe di cuoio e le nocchia e stinchi sanguinanti…. per scoprire che la prima navigazione  sarebbe avvenuta…in porto, a picchettare la coperta perchè la nave era in disarmo per lavori……”

Leggendo questo particolare mi sono ricordato dei miei primi mesi da militare, quando sui manifesti si leggeva ”vieni in marina, sarai un tecnico e girerai il mondo”, ed io giovane graduato uscito dalle scuole CEMM di Taranto ero stato assegnato alla fregata Margottini; la “sete” di imbarco per sperimentare la nuova vita era tanta, ma non era mai il momento di salire a bordo:   prima la licenza premio , in treno a casa da Taranto a Padova, poi raggiunta la destinazione ad Augusta scoprire che la nave era stata mandata in missione, e quindi altra licenza…in treno  Augusta- Padova- Augusta,   infine sempre in treno ho raggiunto la nave a La Spezia, per cui il mio motto era diventato: “vieni in marina girerai il mondo…ma in treno” … cose che capitano….

E come per me il servizio militare è continuato sul  Vittorio Veneto,  così per Nini Sanna il Vespucci poi ha preso il mare……. e continua a raccontare:…

..<<” promosso capo gabbiere, con la carta vetrata sotto le suole delle scarpe per non scivolare sulle gabbie ( non c’era la cintura di salvataggio) , le nocche escoriate, dita  ed unghie ferite per chiudere le vele, tutto per una bottiglia di fundador e una stecca di sigarette…. Poi corso sommozzatori, attacco e difesa, ricordo la disciplina ferrea nel  “gruppo arditi e gruppo sommozzatori”,  con uso dei respiratori…..sotto il pelo dell’acqua a raccogliere i  frutti di mare per recuperare qualche soldo per la franchigia. In una di queste escursioni notturne  facevo assistenza ad un commilitone che stava “combattendo” con i tartufi, ed è passato  il comandante; mi chiese  cosa facevamo di notte, e gli dico che stavamo raccogliendo i tartufi in apnea……dopo 5’ il comandante si è allarmato perchè nessuno usciva dall’acqua, il respiratore ad ossigeno non fa bolle e non si vedeva, e solo quando il ragazzo è uscito  il comandate Straulino voleva punirci, ma ce l’ha fatta passare liscia……” >>

Una cosa è certa: tutto il militare ha confermato la passone per il mare, ed appena terminati i 24 mesi in marina Nini si è imbarcato sui  LIBERTI, navi scassate reduci dalla guerra, ma molto adattabili, elastiche e resistenti, tant’è che anch’io nel 1970 ho fatto un imbarco sul Cesana, un liberti di 35.000T.

Continua a raccontare:

<<….”si navigava dappertutto, ed ho girato il mondo, si viveva bene,  nei porti si stava molto tempo per caricare e scaricare   si godeva la vita. Poi con le petroliere è cambiato tutto: si stava sempre in mare, senza mai scendere a terra, finchè mi sono stancato   e sono imbarcato  con una strana compagnia con base ai Singapore dove portavamo diverse tipologie di carico, conseguendo il titolo di 3°, 2°, 1° ufficiale e infine comandante su un rimorchiatore di altro mare con incarichi speciali………. Porti inaccessibili, rimorchi su per i fiumi con pericolo di bassi fondali….. ho assistito alla distruzione di foreste per piantare palme da olio…..sempre in mezzo ad  acquitrini, con un evidente disprezzo per l’ecologia….ed è così che il mare mi ha dato spunto per pensare  e raccontare: raccontare ai giovani che imbarcavano le avventure che avevo passato, le burrasche che avevo preso, episodi successi a me e dal raccontarle a scriverle il passo è stato breve, ed ho iniziato con la trilogia di Jacaranda, poi Dragonera e Sangue nella corrente, ambientati sul rimorchiatore, con i profughi in Indonesia, i disastri delle foreste con il fumo degli incendi che si vedeva fino a Singapore, gli orangutan che scappavano dalle fiamme ed i cadaveri cinesi sul fiume: 1,5 milioni ….

Vi racconto adesso alcuni flash per capire come da un episodio vissuto in navigazione nasce un giallo …..io ero primo ufficiale, quindi la storia è vera… in mare (oceano Indiano)  scorgo  una nave che sta bruciando , ci avviciniamo, a bordo non c’è nessuno,  solo un cane ed un gatto; spegniamo il fuoco e rimorchiamo questa nave: nave senza equipaggio è preda, ma arrivano 3 cacciatorpediniere che ci intimano di lasciare la nave ad un rimorchiatore appena arrivato. La nostra compagnia ci  intima di lasciare la nave, ma io che ero il 1 ufficiale, e non volevo lasciarla, era preda dell’equipaggio, ma  non abbiamo potuto far niente… Andiamo  a Durban per fare gasolio, e siamo stati circondati dalla polizia, sono venuti a bordo per frugare cosa avevamo preso a bordo del relitto, perchè c’erano armi proibite, bombe al napalm che i portoghesi usano per spegnere la ribellione in Mozambico… Conclusione: a noi gli armatori hanno dato ore di straordinario, ma da giornalista vengo a sapere che  l’equipaggio del relitto era sceso su un sottomarino……ed ecco che nasce  il giallo…

Continua il suo racconto, di come e quando ha deciso di cambiare vita, dalle navi alle barche a vela.

<<<…durante il riposo fra un imbarco e l’altro tornavo a casa, e  andavo in barca a vela….. , e proprio durante il comando sul rimorchiatore ho deciso di cambiare  vita, impressionato dallo scempio della fauna e della flora che vedevo, la vela è migliore della propulsione a motore, con la vela avrei potuto lavorare a casa, anche se avrei dovuto aspettare perchè avevo moglie e due figli …….con l’ultimo imbarco la nave andava in disarmo, sarei rimasto un anno a terra, e alcune persone mi hanno chiesto di prepararle per la patente: avevo il programma, avevo un cutter del 1923, con la vela avevo confidenza, la navigazione era il mio pane ed ho avuto un ottimo successo. Il dado era tratto,  decido quindi di mette su scuola di vela, prima  SCIAMAL poi VELADOC ; poi è arrivata la concorrenza, preparavano per la patente per pochi soldi, ed ho pensato di dare anche corsi di preparazione, corso base, corso marinaio, corso skipper, regate d’altura  , diverse dalle regate tecniche…le regate d’altura si basavano su scelte tattiche, non sulla velocità richieste dai bastoni… ricordo quando vincemmo la regata dei 1000 Genova-Marsala, regata d’altura, brutto tempo, arrivate 16 imbarcazioni su 54, senza possibilità di fare punti nave e senza strumenti per la navigazione. Mi chiesero come avevo fatto, e risposi con SANNAR ( altro che Sonar), dove quel che conta è   l’uomo, l’esperienza della navigazione d’altura, tutta a bordi, basata sulla stima della velocità e dello scarroccio….. credo di aver fatto un buon lavoro, tant’è che  ho insegnato a navigare   anche Giovanni Soldini, che con me ha fatto il corso regata>>

:<<…..”Con lui abbiamo fatto regate assieme, ed avevo capito che sarebbe diventano grande… alla Giraglia in vista del porto di Imperia c’era poco vento, non si era dormito eravamo in due, stanchi, Giovanni mi dice di mollare i terzaroli, io dico di no, ma lui li ha mollati e abbiamo vinto  …ho capito il suo carattere, la tenacia, la sua voglia di vincere.

 Nei corsi di vela ho avuto molti giovani, non tutti vengono necessariamente per la patente: alcuni  hanno voglia di apprendere i segreti della navigazione, capire il mare, le onde, il vento, imparare ad usare le vele, fare le manovre in tutte le condizioni meteo, affrontare  situazioni  che ti fanno diventare marinaio.

Purtroppo adesso le cose sono cambiate, …oggi ci sono pochi marinai,  arrivano a bordo solo per la MOVIDA, con il telefonino in mano, hanno poca voglia di imparare, vengono per spostarsi da un posto all’altro, cercano la movida nei vari posti che si toccano….e  non hanno rispetto per il mare, buttano tutto in acqua…e purtroppo il mare non ricicla…manca coscienza….

A me Il mare  ha aperto un mondo nuovo, i miei figli mi hanno seguito: uno ha iniziato con il corso di deriva, poi carriera di mare, comandante barca d’epoca, invece la figlia fa regate, è  sempre in mare, ed ora anche i nipoti…. spero di portarli in mare…..

Ultimamente ho passato parecchio tempo in ospedale, ciononostante nel  2019, avevo  un tendine staccato, ho scelto di fare una regata: eravamo  in due vecchi,  85 e 75 anni, con una barca a dislocamento ultra leggero, difficile da portare, e 10 miglia prima della Giraglia eravamo primi , media di 12 nodi con punte di 18, ma poi per troppo entusiasmo abbiamo  aumento vela e nella notte abbiamo avuto molto mare ed il vento  ha strappato il grande spinnaker bianco e rosso … è stato un disastro.

La vela è caduta in mare, e per liberarla  bisognava scendere in acqua a tagliare 100 mq di vela.. abbiamo perso 6 ore…ma alla fine siamo arrivati a Montecarlo nel gruppo di mezzo, 38 ore dopo la partenza da Saint Tropez …. bisogna accettare il mare com’è, accettare il fatto che il tempo passa anche per noi, accettare che non siamo più giovani………perchè arrivato fin qui devo riconoscere che il mare mi ha dato tutto,  da vivere, tante soddisfazioni e mi ha fatto conoscere tante belle persone …. ci vorrebbe un’altra intervista per ricordarle tutte… ”>>>>>>

Riporto per gli amici che vorranno saperne di più una bioqrafia dei suoi libri..

 

Gente di mare
Le storie dei marinai sono di una semplicità assoluta e il loro significato può stare tutto intero nel guscio di una noce”, scriveva Joseph Conrad. “Gente di mare” si rispecchia in questo assioma. Racconti che sanno di sale, di sudore e di profumi esotici. Protagonista è sempre il mare, dai cui capricci gli uomini traggono di che vivere e di che perseguire i propri sogni. Racconti di vita di bordo su navi e barche a vela, di bonacce e burrasche, di pericoli e salvataggi, e di amori fugaci, che si dipanano dai primi approcci del mozzo imberbe alla consapevolezza del navigatore incanutito dagli anni. scopri di più >

 Jacaranda
Singapore, anni ’60: Paolo Ferrante viene ingaggiato come primo ufficiale su Jacaranda, un vecchio cargo malandato diretto in Mozambico. Tra il suo equipaggio raccogliticcio, guidato da un comandante duro e incompetente, aleggiano inimicizie, segreti e connivenze; a esacerbare le tensioni la presenza di una giovane donna, secondo ufficiale e figlia dell’armatore. Nel bel mezzo dell’oceano una scoperta inattesa costringe Paolo a confrontarsi con una proposta pericolosa che lo mette di fronte alla necessità di scegliere tra la l’etica professionale e la fedeltà alla propria coscienza. Il mare con la sua forza travolgente mette a nudo i segreti, scardina i piani e annulla i compromessi in un romanzo avvincente che cattura il lettore e lo tiene con il fiato sospeso fino all’imprevedibile conclusione.

Dragonera
Dopo una sfortunata stagione di charter in Egeo la goletta di Paolo è ormeggiata alla banchina di Castelsardo con il motore fuori uso e un paio di vele sbrindellate. Rimetterla in sesto richiede tempo e soldi e con il conto in banca ridotto al lumicino il progetto di charterizzarla ai Caraibi sta sfumando miseramente. A toglierlo dagli impicci si presenta senza preavviso Frantzisca, una donna fascinosa accompagnata da due uomini mal assortiti, Ivo e Carmelo. Lo strano trio gli propone di noleggiare la goletta per una crociera di un mese, offrendosi di sostenere le spese per le riparazioni oltre al pagamento del noleggio. La meta è lo stretto di Gibilterra passando per le Baleari, con scali intermedi a scelta dello skipper. Paolo, malgrado un’iniziale diffidenza, accetta la proposta. L’atmosfera serena dei primi giorni di navigazione presto si guasta a causa del comportamento insolente di Ivo e dell’avvenenza di Frantzisca. I dubbi di Paolo si fanno via via più fitti, fin quando, una volta giunti a Malaga, una rivelazione chiarisce lo scopo della munifica offerta. La crociera si trasforma repentinamente in una lotta per la sopravvivenza, ma il pericolo non proviene solo dal mare..

Sangue nella corrente
Fine anni ’60. Con l’avvento al potere di Suharto, in Indonesia si instaura il famigerato Orde Baru, il Nuovo Ordine, e i partiti di opposizione vengono messi al bando. I membri del KPI, il partito comunista indonesiano, vengono imprigionati o eliminati. Nei loro confronti nasce una campagna d’odio che sfocia in un’immane carneficina. In questo clima teso Paolo Ferrante, al comando del rimorchiatore Mer de Provence, fa la spola tra Singapore e le isole indonesiane, risalendo fiumi impetuosi circondati da fitta vegetazione tropicale per rifornire di gasolio e macchinari le segherie e le stazioni di trivellazione. Fino al giorno in cui l’armatrice, Veronica Cowen, riceve una richiesta d’aiuto da un vecchio compagno di bordo, il macchinista Lim Sui. Lim e sua figlia, scampati alla persecuzione, sono nascosti nella foresta sul fiume Indraghiri insieme ad altri fuggiaschi in attesa del momento giusto per tentare l’espatrio. In una foresta pluviale tartassata dalle piogge monsoniche, insalubre e insidiosa, il Mer de Provence dovrà muoversi rapido e silenzioso tra i detriti trascinati dalla corrente assieme alle carcasse di uomini e animali. I pericoli, però, non derivano soltanto dalla natura inclemente e dai miliziani di Suharto, ma anche da chi, a Singapore, tira le fila della trama.

La barca tornò sola
Marco Casella, sul lastrico, inseguito dai tirapiedi di un usuraio senza scrupoli, annuncia di voler stabilire il record di velocità del giro del mondo in solitaria senza scalo su Cometa, un piccolo scafo disegnato per le regate in acqua dolce. Nonostante i numerosi tentativi di dissuasione dell’amico Stefano Serra, in una serata di maestrale Cometa lascia alla spicciolata il suo ormeggio e prende il largo. Qualche giorno più tardi la barca viene ritrovata a Saint-Florent, spiaggiata. Lo skipper sembra sparito nel nulla. Stefano, suo malgrado, si mette sulle tracce dell’amico insieme ai colleghi della scuola di vela di cui è a capo, alla moglie di Marco e al suo socio in affari, ma non tutti sono guidati dalle migliori intenzioni…Un thriller giocato sul pelo dell’acqua, tra Sanremo e i Caraibi, una fitta trama di intrighi e colpi di scena che svela poco a poco di contorni di una vicenda in cui vittima e carnefice si confondono.