lunedì, Settembre 15, 2025

L’AIS

Parlare di sicurezza in mare e di strumenti per assicurarla non è mai ridondante, per questo vi parlo ancora dell’AIS e relativi utilizzi su strumenti ed accessori da tenere a bordo.
Disporre di una buona visibilità esterna e creare le condizioni migliori per poter essere avvistati è una delle regole base per una navigazione sicura. Soprattutto di notte, in caso di nebbia o foschia, oppure quando si è all’ancora in rada o si incrociano rotte trafficate. Per questo serve un’attenta vigilanza in coperta e l’utilizzo di tutti gli strumenti previsti dalle norme internazionali, come le luci di via e di fonda, gli strumenti sonori, la radio Vhf, il gps, etc.
C’è poi la possibilità di integrare la dotazione di bordo con ulteriori apparati che si servono delle più recenti tecnologie per monitorare le unità in navigazione. Tra questi l’Ais è quello che negli ultimi anni ha avuto la maggiore diffusione. Vediamone le caratteristiche principali.

Che cos’è l’Ais. La sigla Ais è l’acronimo di Automatic Identifiction System, ovvero un sistema di identificazione automatica per le navi ideato dallo svedese Hakan Lans e sviluppato a partire dagli Anni 90 dall’Imo, l’Organizzazione Mondiale Marittima, per evitare le collisioni in mare. Integra i tradizionali sistemi di osservazione visuale, quelli di ascolto radio o di tracciamento radar.
A differenza di altri strumenti consente di avere numerose informazioni sul tipo di unità, la sua rotta e destinazione.

Come funziona. Il sistema Ais trasmette in tempo reale, su frequenze Vhf, una serie di informazioni che riguardano l’unità sul quale è installato, ricevendo al tempo stesso quelle relative alle altre nelle vicinanze. Funziona con uno strumento ricetrasmittente chiamato trasponder, ci sono poi anche solo i ricevitori di segnale. Le informazioni trasmesse sono di due tipi: statiche, inserite dall’armatore (nome e tipo della nave, numero di registrazione, tipo di carico, codice Mmsi, lunghezza, pescaggio, destinazione, etc.) e dinamiche ovvero ricavate automaticamente dagli strumenti di bordo (posizione, rotta, velocità, etc.). A queste si possono aggiungere poi informazioni sulle manovre, il tempo per arrivare all’approdo più vicino, l’angolo della prua, etc.
La trasmissione radio avviene sul canale Vhf 87 (161,975 MHz) e 88 (162,205 MHz). I dati sono mostrati graficamente su un apposito apparecchio o possono essere visualizzati su computer, schermi radar, chartplotter, etc.

Il limite di portata. La trasmissione del segnale Ais usando le frequenze Vhf ha una portata “orizzontale”, di tipo ottico, che in mare aperto è di circa 25 miglia. Più l’antenna è in alto, maggiore è la portata.

Per chi è obbligatorio. Il sistema Ais è obbligatorio dal 2005 per le navi che superano le 300 tonnellate di stazza (o i 15 metri di lunghezza), per quelle da trasporto di oltre 11 passeggeri, sottoposte alle norme Solas e per i pescherecci di oltre 15 metri registrati in uno dei paesi dell’Unione Europea.
Non sono previsti obblighi, invece, per le unità da diporto.

I modelli in commercio. Ci sono vari tipi di strumenti Ais. I più comuni sono quattro: il transponder di classe A, il transponder di classe B, il ricevitore, il segnalatore d’emergenza Sart.

Il transponder di classe A è lo strumento previsto per le unità obbligate ad avere l’Ais. Ha il display integrato, una potenza di trasmissione elevata (12,5 W), un’alta frequenza di trasmissione (intervalli di tempo da 10 a 2 secondi in base alla velocità), possibilità di registrare ed emettere più informazioni e anche brevi messaggi di testo.
Il trasponder di classe B ha una minore potenza di emissione (2 W), effettua trasmissioni più intervallate (circa ogni 30 secondi) e con meno informazioni riguardo l’unità.
Il ricevitore, invece, non è in grado di inviare messaggi radio, quindi non informa della propria presenza, ma consente di ricevere e visualizzare autonomamente o su altri strumenti i dati trasmessi dalle unità nei dintorni.
Il Sart-Ais, infine, è un segnalatore personale d’emergenza, dotato di gps, che si attiva in caso di caduta in mare e invia le coordinate del naufrago alle unità nei paraggi.

Dimensioni e costi. Per l’acquisto di un trasponder Ais di classe A o B si parte da circa 800 euro. L’apparecchio ha le dimensioni di un chartplotter e necessita di un’accurata installazione per collegarlo agli strumenti di bordo.
Il solo ricevitore è invece di piccole dimensioni, circa quanto un pacchetto di sigarette e ha un costo più economico: si parte da circa 150-200 euro. È alimentato a 12 Volt (ma ci sono modelli autoalimentati con presa Usb), ha un ingresso per l’antenna Vhf e uscite Nmea o Usb per collegarlo agli strumenti di bordo o al computer.
Per il suo funzionamento si può usare la stessa antenna della radio Vhf, dividendo il segnale in arrivo con uno splitter, un apposito separatore di frequenze, anche se è preferibile usarne una specifica per evitare perdite di potenza o interferenze del segnale.

È necessario avere l’Ais su una barca a vela? Non è indispensabile e sicuramente non sostituisce l’occhio di chi naviga, ma disporre a bordo quantomeno di un ricevitore aumenta la quantità di informazioni sulle unità commerciali (ed eventuali altre che usano l’A is) che navigano nei pressi della propria barca e quindi la sicurezza. Non bisogna però dimenticare che non tutte le unità adottano questo strumento e che in alcuni casi può essere disinserito anche da quelle obbligate ad averlo. Il che può portare a brutte disavventure

Pensato per le navi il sistema che identifica automaticamente le unità in navigazione è ormai diventato un must anche nel diporto

Disporre di una buona visibilità esterna e creare le condizioni migliori per poter essere avvistati è una delle regole base per una navigazione sicura. Soprattutto di notte, in caso di nebbia o foschia, oppure quando si è all’ancora in rada o si incrociano rotte trafficate. Per questo serve un’attenta vigilanza in coperta e l’utilizzo di tutti gli strumenti previsti dalle norme internazionali, come le luci di via e di fonda, gli strumenti sonori, la radio Vhf, il gps, etc.
C’è poi la possibilità di integrare la dotazione di bordo con ulteriori apparati che si servono delle più recenti tecnologie per monitorare le unità in navigazione. Tra questi l’Ais è quello che negli ultimi anni ha avuto la maggiore diffusione. Vediamone le caratteristiche principali.

Ais “mob”, il salvavita
I localizzatori personali che trasmettono la posizione con il sistema di identificazione automatica si stanno rivelando gli strumenti migliori per recuperare subito un naufrago.

«L’impatto col freddo fu istantaneo, la temperatura del mare non doveva essere più di 35 gradi e anche se indossavo una muta termica iniziavo a sentire il gelo che si insinuava, rosicchiando le mie estremità e la parte posteriore del corpo. Se non avessi indossato questa protezione sarei morto in pochi minuti. Attaccato alla mia giacca c’era un localizzatore Ais, un dispositivo che una volta attivato avrebbe dovuto avvisare l’equipaggio della barca che ero in acqua e aiutarli a trovarmi.
 L’avevo comprato io stesso prima della navigazione e ora era la mia unica speranza. Lo presi e lo accesi pregando che il segnale avrebbe raggiunto la barca avvisandoli sulla mia posizione. Strinsi la boetta il più possibile nella mia mano, come se potesse aiutarmi a evitare di sentirmi una bambola di pezza gettata tra le onde».

Così il navigatore inglese Andrew Taylor racconta nel libro 179W la sua drammatica esperienza di naufrago in oceano Pacifico durante la Clipper Round the World 2013-14, il giro del mondo al quale partecipano velisti dilettanti. Una brutta avventura conclusasi bene, anche se dopo 90 minuti alla deriva, grazie alla sua posizione segnalata all’equipaggio dal trasmettitore Ais che indossava.
Lo stesso dispositivo che aveva anche il velista John Fisher, scomparso in oceano Pacifico lo scorso marzo dopo essere sbalzato fuori dal Vor Sun Hung Kai-Scallywag nella settima tappa della Volvo Ocean Race, il giro del mondo in equipaggio. In questo caso, infatti, l’equipaggio non   fu in grado di individuarlo perché l’antenna ricevente dell’Ais di bordo era danneggiata.

È un dato di fatto che il localizzatore personale Ais si stia affermando come uno degli strumenti più efficaci per individuare rapidamente e senza complicazioni una persona caduta fuoribordo. È utilizzato da qualche anno dagli equipaggi di tutte le più importanti regate intorno al mondo e dal 2018 è diventato obbligatorio anche tra le dotazioni di sicurezza personali previste dalle Offshore Special Regulations, le regole internazionali di sicurezza, per le regate di categoria 2 (prima lo era per quelle di categoria 1), tra le quali rientrano per esempio la Middle Sea Race e la Roma per Uno. Ma di cosa si tratta esattamente? E quali sono le differenze con le Plb (personal locator beacon), le boette personali satellitari di emergenza?
Il localizzatore Ais è un “mob device”, un piccolo dispositivo studiato per facilitare il ritrovamento di una persona caduta accidentalmente in mare che si serve del sistema di identificazione automatica (Ais) studiato e utilizzato per tracciare il traffico navale al fine di evitare le collisioni in mare (vedi riquadro nella pagina precedente).
Una volta attivato, il localizzatore trasmette per almeno 24 ore un segnale radio di allarme sulla banda Vhf (canali 87B e 88B) visualizzato da tutte le unità che si trovano in un raggio di 4-7 miglia dotate di un ricevitore compatibile con la stessa tecnologia; può essere un ricevitore ad hoc, ma anche lo stesso chartplotter della barca, un personal computer, lo schermo digitale di una radio Vhf, un tablet, etc. In ogni caso il localizzatore Ais deve essere utilizzato in combinazione con uno strumento in grado di ricevere il suo segnale.

Arrivato l’allarme, il ricevitore attiva un segnale sonoro e visualizza sullo schermo un’icona, un cerchio rosso con una X al centro, con le coordinate del dispositivo e il codice internazionale Mmsi: si tratta di un’indicazione preziosa per recuperare al più presto un naufrago anche in condizioni di mare mosso, di scarsa visibilità o di notte. Infatti il ricevitore “segue” costantemente lo spostamento del localizzatore e anche se il segnale viene perso la posizione originaria resta memorizzata.
I vantaggi di questo strumento sono legati al fatto che è facile da interpretare sullo schermo (più di un radar) ed è più preciso della funzione “Mob” attivabile su un chartplotter, che fissa la posizione in cui cade la persona in acqua, ma senza seguire lo scarroccio del naufrago dovuto all’eventuale azione delle onde e del vento.
Diversamente da una pur più potente Plb, la radioboa satellitare personale in grado di attivare subito il complesso sistema di allerta e soccorso internazionale, consente poi interventi immediati da parte del proprio equipaggio. Non solo, il segnale di allarme dell’Ais è trasmesso anche a tutte le unità, munite di analogo ricevitore, nel raggio di 4-7 miglia, il che aumenta le possibilità di essere recuperati se i propri compagni non sono in condizioni o in grado di farlo.
I localizzatori Ais sono di piccole dimensioni, funzionano a batterie, hanno un Gps interno per ricavare la posizione e la possibilità di inserire il codice Mmsi, il numero di identificazione internazionale costituito da 9 cifre con il quale devono essere programmati; tutti i codici Mmsi di questi localizzatori in ogni caso iniziano con la sequenza “972”, che è quella visualizzata sugli schermi quando è inviato l’allarme.
Trasmettono attraverso una piccola antenna, che in genere fuoriesce dallo strumento quando questo si attiva, la loro potenza è bassa, 1-2 Watt, quindi il raggio di azione necessariamente limitato (al massimo 7 miglia) e il segnale può inoltre essere ostacolato dalla errata posizione dello strumento o dalla presenza di onde.

Questi localizzatori possono essere ad attivazione manuale o automatica, in quest’ultimo caso   a contatto con l’acqua o attraverso il giubbotto di salvataggio autogonfiabile (tramite un cavetto che entra in tensione). Quest’ultimo è ritenuto il sistema migliore, perché colloca lo strumento nella posizione ideale, in verticale e leggermente sollevato dall’acqua, e ne rende possibile il funzionamento anche se il naufrago è privo di sensi. Non tutti i dispositivi galleggiano e non sempre quelli che lo fanno riescono a mantenere autonomamente l’antenna fuori dall’acqua. Il mercato propone diversi modelli di Ais Mob, con prezzi che vanno dai 260 ai 400 euro secondo le caratteristiche.
L’Ocean Signal Mob1 per esempio è il più piccolo. È studiato per attivarsi automaticamente con un giubbotto autogonfiabile, ma si può azionare anche manualmente. Ha luce stroboscopica, è impermeabile fino a 10 metri e la batteria dura 7 anni. Il funzionamento è particolare: una volta in funzione invia un primo segnale di allarme alla barca (il ricevitore) “madre”, se entro 5 minuti da questa non arriva un messaggio di “ok” il segnale è trasmesso a tutte le unità nei dintorni (all ship). Dispone anche di  allerta “Dsc” che permette di inviare l’allarme sull’omonimo sistema di chiamata selettiva digitale eventualmente presente nella radio Vhf di bordo.

Il McMurdo Smartfind S10 è stato tra i primi Mob Ais con Gps a essere prodotto. Anche questo può attivarsi manualmente o automaticamente con l’apertura del giubbotto di salvataggio, è stagno fino a 60 metri, galleggiante, ha luce flash a led e un attacco per fissarlo agli abiti. La durata delle batterie è di 5 anni e la potenza di 2 Watt.
Anche il Safelink R10 della Kannad Marine rientra tra i dispositivi Ais Mob più piccoli, attivabile manualmente o automaticamente (tramite giubbotto autogonfiabile), ha luce flash led, cicalino e potenza di 2 Watt. Le batterie durano 7 anni.
Nel W420 one man della Wamblee l’attivazione può essere manuale o automatica a contatto con l’acqua, c’è la luce flash a led e la durata delle batterie è di 5 anni; a differenza degli altri modelli sono sostituibili dall’utente. La potenza è di 2 Watt.
Tra gli ultimi modelli usciti c’è l’Aislink Mob dell’Acr, leggero e compatto, si attiva manualmente o automaticamente (giubbotto di salvataggio), è impermeabile fino a 10 metri, ha luce flash led, potenza di 1 Watt e batterie con durata 7 anni. Dispone di  “allerta Dsc” per inviare l’allarme tramite una radio Vhf dotata di questa funzione.
Anche l’Easy One Dsc della Weatherdock, di fabbricazione tedesca, si attiva manualmente o automaticamente al contatto con l’acqua, galleggia, ha luci led rosse e potenza di 1 Watt; in più può trasmettere un segnale di allarme “Dsc” a 8 unità (closed loop call) il cui numero Mmsi   deve essere memorizzato.
Ricapitolando, un localizzatore Ais amplia sicuramente la gamma dei dispositivi di sicurezza per individuare una persona caduta in mare e più che in concorrenza con la radioboa satellitare personale Plb va considerato un complemento.
Per chi naviga in solitario o affronta tratte oceaniche, per esempio, indossare un Plb resta probabilmente la scelta più opportuna. Per chi fa parte di un equipaggio o veleggia in mari più “affollati”, un localizzatore Ais può rappresentare invece la soluzione migliore per un rapido recupero. Dotarsi di tutti e due gli strumenti, poi, sarebbe la sicura strategia per ridurre ogni rischio.

ACCESSORI. IL MONTAGGIO CONDIZIONA LA RESA
Nei nuovi modelli di chartplotter e di radio Vhf è ormai spesso incorporato anche il software per ricevere i segnali Ais. In caso diverso si può installare facilmente a bordo con poca spesa (tra 100 e i 200 euro) un ricevitore dedicato da collegare al plotter o al pc e utilizzabile anche con software tipo OpenPc o app per tablet. I modelli più evoluti consentono collegamenti wi-fi. Ogni ricevitore Ais ha inoltre bisogno di un’antenna Vhf per funzionare e la sua corretta installazione è fondamentale per le prestazioni dello strumento. Si può usare un’antenna specifica o quella della radio Vhf applicando uno “splitter” per separare il segnale d’ingresso. In quest’ultimo caso si evita di passare altri cavi nell’albero, ma bisogna scegliere uno splitter di ultima generazione, anche amplificato, che non “divida” tra i due apparecchi la potenza del segnale ricevuto abbassandone il rendimento e che non oscuri uno strumento quando l’altro è in funzione.
L’uso di un’antenna dedicata, invece, a fronte di una installazione più laboriosa permette “potenzialmente” di usare entrambi gli strumenti (Ais e radio Vhf) senza interferenze e soprattutto di avere un’antenna di riserva in caso di guasto. Potenzialmente significa che le 2 antenne per non disturbarsi dovrebbero essere su differenti livelli e distanti tra loro almeno 3 metri sul piano orizzontale e 2 metri da quello verticale, non semplice su una barca a vela. Anche il cavo di connessione deve essere adeguato, di tipo coassiale e con parametri uguali o migliori dello standard RG214.