lunedì, Aprile 29, 2024

L’Egeo di Mario Bonomi – 1 UN OSPITE INDESIDERATO

Prossimamente, nella rubrica Il personaggio del mese vi presenterò Mario Bonomi, l’armatore di Amaltea, con cui ha fatto il giro del mondo, e nel frattempo  non mi sono lasciato sfuggire alcuni suoi racconti e scritti che sicuramente vi interesseranno.

Fra i racconti  sono simpatiche le avventure sugli ospiti indesiderati, mentre sugli scritti ho scelto un percorso “logico”  che un velista potrebbe organizzare prenotando un’imbarcazione a Samos, dove arriverebbe in aereo, per navigare a favore ( o quasi) di meltemi fino a Kos, da dove potrebbe rientrare sempre in aereo.

Tappe: Samos – Furni – Patmos – Leros –  Levitha – Amorgos – Astipalea – Nysiros  – Kos

Buon vento

UN OSPITE INDESIDERATO A BORDO

Era da alcuni giorni che notavamo segni di una presenza indesiderata a bordo: pane sbocconcellato, una mela rosicchiata, una fetta di formaggio priva di un angolo, che sembrava essere stato tolto in fretta da qualcuno che non aveva pensato di prendere un coltello… poi, un pomeriggio, ad Arkì, alla fonda nella baia appena ad est di porto Augusta, un grido proveniente dalla cucina annuncia :“ Topo a bordo!!!”. Scendo subito in cucina e incontro Lores:” Sì l’ho visto passare di corsa, fra me e il fornello, era un bel ratto, aveva le orecchiette tirate indietro… velocissimo”.

In barca non avevamo trappole e decidemmo che, fino a quando non fossimo stati attrezzati opportunamente, avremmo dovuto garantire cibo al roditore, per evitare che ficcasse i denti in cose più preziose come cavi elettrici, guaine, tubi di gomma… Alla sera ci spostammo a porto Augusta e, consci del fatto che in loco non sarebbe stato facile procurarci una trappola, decidemmo di tentare di catturare il ratto con i mezzi di bordo.

“Potremmo provare con la pattumiera, forse funziona” era la voce di Furio, un ottimo bricoleur dotato di tanta fantasia. “La pattumiera, che si apre a compasso dal blocco della cucina, è profonda quasi un metro, ha una grande apertura, ed è in acciaio inossidabile liscio”. Lo guardo dubbioso e:  ” Sì, va bene, ma come fai a farvi entrare il topo?” La risposta giunge pronta:” blocchiamo la pattumiera aperta, copriamo l’apertura con un foglio di giornale, e mettiamo nel mezzo un pezzo di grana…il ratto dovrebbe cadere all’interno”. Non mi sembra una cattiva idea e ci mettiamo all’opera. Detto fatto la trappola è pronta.


Quando, a sera, ritorniamo dalla cena a terra, il foglio di giornale è ancora al suo posto con, in bella mostra, intatto, il pezzo di grana. Dopo qualche battuta sull’avvenimento del giorno, ci ritiriamo per la notte. Sono nel profondo del sonno quando un tramestio mi sveglia…corro in cucina; Furio e Annetta stanno parlando animatamente: il roditore è caduto nella pattumiera ma ne è anche uscito. Furio mi guarda sorridente:” Dovevamo pensarlo, certo la pattumiera è profonda e le pareti non offrono appiglio, ma queste bestiole sono molto agili. La trappola ha funzionato, ma il ratto ha trovato appoggio sufficiente per spiccare un salto e uscire. Avremmo dovuto mettere un po’ di acqua sul fondo e non avrebbe avuto scampo”.

Il giorno successivo saremmo andati a Samos e decidemmo di riprendere lì la caccia al roditore con una trappola seria che non avremmo avuto nessuna difficoltà a procurarci in loco. Ripartimmo tardi da Arkì e giungemmo a Pitagorion di sera…ma era sabato, negozi di ferramenta chiusi… e anche il giorno successivo: domenica.

“Adesso andiamo a cena fuori, poi, al ritorno, vediamo cosa fare, magari riproviamo con la pattumiera, questa volta mettiamo un po’ d’acqua sul fondo.”

Durante la cena valutiamo altre soluzioni… ma nessuna sembra convincente. Per ritornare alla barca ripercorriamo la banchina del porto, affollatissima, come sempre in stagione estiva. Penso alla nostra trappola e a come potremmo migliorarla… non so che non ce ne sarà bisogno… che la cattura si realizzerà in tutt’altro modo.

Saliamo dunque a bordo. Furio apre il tambucio e scende per primo nel quadrato. Qualche secondo dopo ci comunica ad alta voce: “Il topo è entrato nella cabina di sinistra, dove dormiamo noi due “. Annetta si fionda in quadrato, entra con Furio nella cabina e chiude subito la porta. Dal pozzetto sentiamo rumori, colpi, qualche parola, un botto, una risata… Poco dopo Annetta esce dalla cabina. Sul palmo della mano sinistra regge un pagliolo sul quale, coperto da un secchio di plastica trasparente, c’è un bel ratto. Qualcuno chiede:” Come l’avete preso?” La risposta giunge pronta:” Con le mani, come altrimenti?” “Certo, mi son detto: la cosa più naturale al mondo.

Poco dopo brindavamo alla cattura seduti sulle panchine del pozzetto. Ai nostri piedi il pagliolo con il topo. Furio è un animalista convinto e proprio non gli andava né di uccidere il ratto né di buttarlo in acqua. Così abbiamo atteso che il flusso di turisti sulla banchina diminuisse… Poco dopo la mezzanotte Furio camminava  veloce, passando davanti ai bar con fare disinvolto, diretto al fondo della banchina, dove si calafatano le barche da pesca; reggeva, davanti a sé, il pagliolo con il ratto, che certo non poteva immaginare che sarebbe stato liberato.

Al suo ritorno, nel pozzetto di Amaltea, l’ultimo brindisi, questa volta ai “Gatti di Bordo”.


La presenza di un roditore in barca non è un’eventualità rara. Ecco due brevi storielle che ho raccolto da naviganti che hanno vissuto questa esperienza.

Un noto velista originario di Bassano, armatore di un affermato e noto quarta classe che stazionava a Caorle, non lontano dal nostro Maria Vittoria, era in crociera, in Istria, con la sua numerosa famiglia. A Parenzo risultano evidenti i segni della presenza di un topo in barca. Una grande agitazione si diffonde a bordo. Nessuno riesce più a dormire. Qualcuno si appisola, ma al primo rumorino si veglia di soprassalto gridando:” mi stava rosicchiando l’alluce, ne sono sicuro…” Uno scricchiolio della barca, uno strattone su una cima e sono tutti svegli. Ogni tentativo di scovare l’intruso si rivela inutile, i nervi dell’equipaggio sono al limite e qualcuno avanza la proposta di un veloce ritorno a casa. L’armatore, ben noto per la sua tendenza a rimediare a situazioni estreme con estremi rimedi, entra nel marina di Veruda. Poco dopo i vicini di pontile assistono al lavoro frenetico dell’equipaggio che scarica sulla banchina materiale di ogni tipo…sacchi di vele, salvagente, borse, bagaglio personale, cassetta attrezzi, cucina di bordo… fino a quando, sul moletto si è formato un grande mucchio di materiale; da chiedersi come tutta quella roba si trovasse su una barca di 34 piedi. La curiosità degli spettatori cresce…: e adesso…cosa succede? A questo punto vedono l’armatore che si avvicina alla barca con un tubo, da cui esce un abbondante flusso d’acqua e lo introduce nel tambucio. Poco più tardi il risoluto navigante, che osservava chino sull’apertura, il livello dell’acqua che saliva, entra in barca e ne esce subito dopo con un bel ratto che ha tramortito con un colpo di remo.

Ed ecco un’altra vicenda curiosa. Nel marina di Lavrion, mi rende visita a bordo lo skipper di uno Swan 65 charterizzato. Attende clienti svizzeri che hanno richiesto espressamente che la barca issi in crocetta la bandiera di “ospite a bordo”. Mi dice che quella bandiera nazionale sembra introvabile a Lavrion.  Quando gli offro il vessillo rosso-crociato che abbiamo su Amaltea, mi ringrazia con grande fervore. Per lui era importante: nel gruppo in arrivo c’era una signora che gli aveva già creato non pochi problemi per via di un topo in barca.  Il roditore aveva manifestato la sua presenza a bordo nei soliti modi: cibo vario sbocconcellato… con la complicazione che, essendosi nutrito abbondantemente di uva, notoriamente lassativa, sporcava la barca lasciando la traccia dove passava. Lo skipper e il suo aiutante, per due interi giorni, danno al roditore una caccia tanto estenuante quanto inutile… Gli ospiti sono ormai al limite della sopportazione, la signora, poi, sembra presentare i primi segni di pazzia: minaccia lo skipper di sbarcare e di denunciare la sua incapacità alla società intermediaria. La mattina del terzo giorno i due professionisti scorgono il ratto in coperta, a prua. Come si avvicinano, la preda si rifugia nel gavone dell’ancora. Lì è in trappola: non può uscirne se non per dove è entrato. Lo skipper mette la testa nel gavone e, dopo alcuni minuti di perlustrazione con la torcia, scorge l’animale aggrappato sotto la coperta. Poco dopo il giovane ritorna nel pozzetto trionfante, con il ratto trafitto su un arpione da pesca subacquea. Problema risolto…sembra.… Passano alcuni minuti;  gli ospiti, per quanto ancora sotto shock per il vissuto dei giorni precedenti e per l’immagine un po’ truculenta del ratto trafitto, paiono tranquillizzarsi… poi succede l’incredibile: la nostra signora si rivolge allo skipper minacciandolo di denunciarlo di crudeltà all’associazione protezione animali e di esporre reclamo alla società intermediaria segnalandolo come uomo rude e privo di cuore, che, certo, non faceva onore alla società… una vergogna!!