Mario Rossetti – Ottobre
Mario Rossetti è uno dei primi “ragazzi” che negli anni ‘70 ha iniziato il “mestiere” di skipper. Non mi è stato facile trovarlo, non sapevo come rintracciarlo: desideravo conoscerlo ed intervistarlo per poi presentarvelo, in quanto il suo nome mi rimbalzava nella mente fin degli anni ’70, quando ha iniziato a navigare… quasi per caso. Allora abitava a Paese, un paese in provincia di Treviso, anch’io lavoravo in zona, e mi colpiva il fatto che un “terricolo” fosse così famoso nel mondo del Charter… erano i tempi di Angelo Preden, Enio Nardi, Carlo Venco e pochi altri, si iniziava seguendo il mito di Moitessier, facendo crociere o in Mediterraneo o nei Caraibi, ed il nome di Mario Rossetti circolava nelle riviste di settore. Chiacchierando con lui, a bordo di SHALIMAR III, il suo Grand Soleil 52 di German Frers, ormeggiato al Marina di San Giorgio di Nogaro, mi ha raccontato la sua storia, il suo incipit con il mare con le barche ed il charter, e la sua storia merita di essere letta.
Adesso ha 85 anni, ma ha smesso solo 3 anni fa, e la sua passione per la cucina lo ha sempre contraddistinto, come potete leggere in calce…….la sua formula vincente.
Vela, turismo e gastronomia a bordo: è la formula per ottenere il massimo da una crociera, ma il tempo dedicato alla cucina non deve interferire con la parte velica e turistica, quindi ricette semplici che esaltino il gusto primario dei cibi.
Un po’ di organizzazione e pianificazione delle spese ci vuole, ma è tutto molto semplice: si scelga un centro con pescheria, macelleria e mercato della frutta e si dedichi il tempo materiale.
Comprare in pescheria non è difficile, perché ormai i prodotti che vanno ci sono dappertutto; ho visto in Italia (al nord e al sud), in Francia e in Grecia prodotti similari o identici a prezzi quasi uguali. Il pesce è un prodotto ricco e gode di un’ottima distribuzione, arriva ai punti vendita con la medesima freschezza, trasportato in aereo o camion espressi.
All’inizio facevo scuola di vela pratica, nel 70, e dopo poche crociere ho capito che dovevo fare io da mangiare, perché i clienti non erano capaci di fare la spesa né far da mangiare. Loro mi anticipavano i soldi come si fa regolarmente, ed io ho sempre fatto il meglio del meglio, nessuno si aspettava tanto.
Anche perché se si è organizzati, in barca riesce a fare quello si vuole. Io ho tre fuochi e due frigoriferi e non ho problemi. Non uso il forno perché fa caldo in estate.
Io ho quattro fuochi e quando prepari un bel roastbeef ci vuole poco tempo per cucinare: compero i due kg centrali del sotto filetto, lo metto in forno, e mangiano 8 persone in grande abbondanza, tagliato a mano o in macchina, veloce.
Sei famoso per questo, io invece facevo solo capretto e agnello.
Ho fatto tanti di quegli scampi in tutte le maniere, in Croazia facevo base a Spalato in quanto il mercato era uno dei migliori della costa assieme a quello di Zara e Trau, dove ormai ero conosciuto come quello che comprava il pesce migliore.
Allora sei quasi in partenza.
Dovei partire a fine maggio, ho mia figlia in Cambogia e quando viene a casa vorrei vederla. Mi dice che vuole stare con me, ma dopo succede che in 15 giorni ha 200 amiche da incontrare, parte la mattina e torna alla sera, e io riesco a vederla poco.
Comincia a raccontarmi della sua vita, con la sua inconfondibile cadenza veneta, ed io mi sento di casa. Ma chi è Mario Rossetti?
Io sono uno che ha comprato la prima barca nel ’68, prima ero digiuno di barca: è successo proprio per caso, sono andato a Sperlonga, casualmente vedo uno che entra con una barca di 5,40m e regolarmente si insabbia; allora ho organizzato 6/7 ragazzotti e di peso l’abbiamo alzata e rimessa a galleggiare.
Il giorno dopo il proprietario mi si avvicina e: <<…….lei che mi ha aiutato ieri…le faccio fare un giro…>>
Io con quella barchetta non volevo andare, ma non potevo sottrarmi e sono salito. C’era un bel vento che veniva da terra, cielo azzurro, mare perfetto e liscio …..…..salgo sulla barca e…….si sposta da un posto all’altro, tutto silenzio attorno.
Ho guardato dentro e c’era una piccola cuccetta, un fornello mobile, e ho pensato…ma qui ci si può anche fare da mangiare……
Ecco, questo è stato l’incipit, quello che mi ha colpito.
A febbraio 1968 sono stato alla fiera di Genova e ho comperato Najade, una barca di 7,5 metri in compensato marino che facevano a Riva del Garda il cantiere Foletti, e che mi hanno consegnato un anno dopo.
A quei tempi quel cantiere faceva due barche, una da 7,5 e una da 9 metri: pensa che un 7,5m costava meno di 2 milioni, mentre l’Alpa 7 costava 2,7 milioni, e per me era inavvicinabile, per cui ho preso quella perchè era nelle mie possibilità …….
Poi è seguito un Cognac, sempre di 7,5m, ma più potente, più robusta: l’architetto francese Philippe Harlé mi ha mandato i piani, sono andato a Faro Piave da Piero Crosato che ne ha fatte tre.
Quando ero a Faro Piave, chi aveva la barca? non avevano ancora scavato per il porto, e c’erano solo 20 posti, in mezzo alle canne. Ma chi erano i proprietari delle barche? Professori universitari, medici, avvocati…pochi avevano la barca a vela, gli altri posti erano occupati da barchini perché a quei tempi un ‘42 era una barca che pochi potevano permettersela, e chi aveva i soldi andava da Sciarelli.
In seguito ho avuto a disposizione uno show 29 con cui ho iniziato a fare charter, in seguito ho acquistato il Grand Soleil 34, spostandomi a Porto Santa Margherita di Caorle.
Queste sono state le prime quattro barche che ho avuto: poi nel ‘79 ho comperato il Grand Soleil 41 di Jean-Marie Finot presente al varo in quanto la mia era la prima barca messa in acqua, mentre una delle due successive l’ha comperato Velco Barbieri, lo stesso che poi ha costruito 9 Marina Aci in Croazia.
Sono poi passato al Grand Solei ‘39, poi al ‘46 e al ’48 che ho tenuto 20 anni, ma con la voglia del ‘52.
Sono rimasto con la voglia del’ 52 molti anni, perchè quando ho comperato il ‘48 nel ’90 costava sulle 330.000L., mentre il ’52 ne costava 700.000L. senza accessori, finita veniva 1,2 milioni, e allora non potevo; ma l’ho tenuta d’occhio finché l’ho comperata usata quando sono crollati i prezzi dell’usato ..…..da nuova non ce l’avrei mai fatta ad ammortizzarla.
Che studi avevi fatto?
Sono andato a cercarmi un lavoro a 14 anni e il 2 luglio del ’52 ho iniziato a lavorare, facevo il commesso di negozio, da Fabris, a Treviso, in piazza, finché sarei andato militare. Giocavo a rugby con le Fiamme Oro, a Firenze, e sono rimasto due anni a giocare. Li avevo uno stipendio, da guardia di pubblica sicurezza.
Quindi facendo due conti tu hai lavorato a terra fino al 68.
Si, tornato dal militare nel ‘61, volevo fare il rappresentante. Nel frattempo sono andato a lavorare alle confezioni San Remo a Castelfranco Veneto, poi un’azienda di Pomezia mi ha offerto di fare il rappresentante per le confezioni da uomo, due anni, avevano una fabbrica di filatura in provincia di Treviso e facevano drapperie, materie prime per gli abiti. Prendevo 80.000.L alle confezioni San Remo, da loro 220.000, più i premi di vendita, e arrivavo a 400.000L.
Poi mi sono inventato un altro lavoro: il grossista merciaio …ho fatto il rappresentante per due maglifici, e ho scoperto che c’erano delle opportunità da cogliere. Mi son fatto dare il campionario per maglieria da bambini e ho iniziato l’attività di grossista di drapperia.
Il primo anno ho venduto 25.000 capi, e nell’80 ho cambiato ancora.
A Treviso tre personaggi comperano una fabbrica di plastica, hanno trovato uno stampo a Padova, e hanno iniziato a fare barche ..ne hanno fatto tre per mandarle ai Caraibi, tre barche ”cancari” che non ti dico…però sono riusciti a mandarle, ed io ho organizzato tutto. Nel 73 avevo fatto un bel depliant, ho organizzato 50 persone per le crociere ai Caraibi su quelle tre barche. Io avevo già un nome, a quei tempi eravamo in pochi: Angelo Preden con Isola Bianca II, Carlo Venco con Ipanema, Nardi, il Grande Zot e mi trovavo con tutti ai Caraibi.
Io nel frattempo già facevo lo skipper: in inverno vendevo i campionari, a marzo finiva la campagna di vendita, ed io partivo con il Charter da aprile fino a settembre.
Quindi la tua passione per la vela è nata casualmente
Si, credo come quasi tutti, nel 68…con la prima barca ho fatto l’alto Adriatico a piccoli passi. D’altronde ero libero tutto l’estate, dovevo trovare qualcuno che venisse a pagamento, ho mandato a diversi giornali compreso EPOCA, un manifesto, e ricordo il nome di Francesca Oldrini che su Panorama nell’ultima pagina faceva una rubrica di viaggi, e mi ha pubblicato una fotografia con la barca: con quella promozione ho fatto il pieno per tre anni… pieno dal 1 aprile fino a fine agosto.
Navigavo in Istria e Dalmazia, e ho deciso di mollare definitivamente quando sono andato ai Caraibi a lavorare con le tre barche … il primo anno ne ho gestita una, il secondo anno ne ho presa una in affitto. Nel frattempo siamo nell’80, avevo già il Gran soleil 39, dopo il 41, e subito dopo nell’86 ho comperato il 46.
Come potete immaginare sono un po’ impressionato dal racconto: mi parla come fosse stato tutto semplice, tutto normale, e penso a come nascano le opportunità di lavoro, dalla capacità di inventiva delle persone…e Mario è un esempio tangibile e riscontrabile. Gli chiedo della prima volta dell’Atlantico, il passaggio di Gibilterra, le sue impressioni, perchè adesso inizia veramente l’esperienza dello skipper Atlantico.
Nell’81, con il ‘41…. un disastro……siamo arrivati a Gibilterra, atterriamo alle 10 di sera in un porto senza gasolio con un tonno da 50 Kg che avevamo pescato. Dividiamo il tonno con una barca di amici, lo Stormvogel: facciamo festa con loro, e alle 2 di notte partiamo con un tempo indecente… non andavamo avanti, corrente contraria, facevamo bordi, ma sempre a perdere, c’era una tempesta molto forte, mi mettevo davanti al timoniere per proteggerlo dall’acqua, e ho deciso di andare a Tangeri.
Mi porto sotto costa, nel frattempo rompiamo una vela, ma arriviamo a Tangeri, con la barca allagata… ci fermiamo due giorni per aspettare che passasse il brutto tempo e ne approfittiamo per aggiustare la vela e asciugare la barca.
In un’altra traversata l’aliseo l’ho trovato dopo le Canarie… ricordi il Parsifal? Era il 2 novembre 1995…ero al largo di Casablanca, vento contrario, bolina stretta, …la depressione che ha preso il Parsifal in Mediterraneo……, era novembre, la barca tremava tutta, non andavamo avanti, ed ho dovuto mettermi tutta la notte alla cappa, e di colpo sono spariti tutti i rumori. Facevamo 2 nodi, ho mandato tutti a dormire, e pensare che avevo appena messo in forno un dorado, sfilettato, ma quando era pronto ho dovuto liberarmene perchè in forno, con le onde, se si fosse aperta la portella mi sarebbe andato tutto l’olio per terra, e poi non saremmo stati più in piedi……. e con una catena umana ho preso il dorado e ho buttato tutto a mare…
La mattina siamo ripartiti .….…….. la notte del Parsifal, che tragedia ….……..eravamo a 1000 miglia, ma la depressione che hanno trovato….
Tu sei un degli skipper più longevi, che differenza c’è fra le crociere di una volta e quelle di adesso
Agli inizi facevo scuola di vela, la gente veniva anche a fine marzo, andavo in Istria fino a Sansego, ci mettevo anche una notturna, poi tornavo indietro, e così spiegavo la navigazione. Il primo charter: la gente veniva a fare vacanza, facevi 200 miglia alla settimana e piccoli spostamenti. Adesso la gente viene a bordo per divertirsi, poco per navigare, ha smesso di venire ad aprile e maggio, viene da giugno in poi.
Il tuo più lontano ricordo con il mare
Da bambino, alla colonia della Croce Rossa di Iesolo …..…. e pensare che avevo paura dell’acqua: avevo 4-5 anni.
Che rapporto hai con la navigazione in solitario
Mi piace molto, quando tornavo dai Caraibi, magari ero in ritardo, l’equipaggio mi lasciava alle Baleari, e da lì tornavo da solo…mi piaceva, stavo più attento: invece non mi piacciono le regate in solitario, non mi interessano.
Il mare cosa ti ha dato? E tu cosa gli hai dato?
La possibilità di vivere le ultime avventure e agli altri la magia di fare conoscere il mare da un’altra prospettiva
Il giro del mondo: ci hai mai pensato?
No, non ci ho mai pensato. Potevo farlo anch’io, ma costa, è un investimento importante, ed io ho preso la barca per lavoro, per fare un’attività, non ha niente a che fare con il giro del mondo.
Esiste una barca ideale?
Tra quelle che ho avuto forse il Grand Soleil ‘48. Barca velocissima, comoda, potevo ospitare 8 persone.
Le caratteristiche di uno skipper
Tutti gli skipper sanno navigare, mettere a posto una vela o stare al timone, sanno che non si deve interferire con i clienti e non creare dissidi con le ospiti, ma io metto al primo posto saper far da mangiare, comprando quanto di meglio offre il mercato, mostrare sicurezza e competenza anche con molto vento. Saper rispondere con brillantezza ai vari quesiti che gli ospiti pongono durante la navigazione.
I momenti brutti:
…..quando si rompe il frigo, inizio a preoccuparmi…, perchè se si rompe il motore vado a vela, mi è capitato ancora, vado in banchina lo stesso. Una volta sono entrato a Cittanova senza motore, mi son fatto aiutare da un amico per entrare, poi mi hanno trainato fuori per ripartire, e siamo arrivati fin qui a Porto San Giorgio … nel pomeriggio arriva un ponente che ti porta dentro …..…..
Sono sempre stato saggio, non sono avventato, sempre all’altezza. Avevo 30 anni……e sono in barca da 50, e qualsiasi cosa diventa di ordinaria amministrazione, e non ho mai avuto paura…alle Granadine ho fatto 5 giorni senza motore e la gente non si è neppure accorta…
Ricordo le manovre per entrare in porto senza motore, fuori 20 nodi, appena dentro al porto giù le vele, giù l’ancora e accostavo in banchina…manovra da manuale.
Mi fai pensare alle manovre che facevano i “ferry” in Grecia prima che arrivassero le barche con l’elica a prua ..….. in un bicchiere d’acqua gettavano l’ancora, si giravano, ed avevano la poppa affiancata alla banchina pronti ad aprire i portelloni per scaricare i passeggeri e le macchine.
Cosa diresti ad un giovane che vuole iniziare la vita dello skipper?
Iniziare subito, accompagnare gli armatori alla pari, senza prendere molto perché devono solo imparare, contano le ore in barca, bisogna fare esperienza.
In barca sempre conta la cambusa, per una traversata comperare anche il 30% in più, perché quando navighi non ci vuole la rincorsa ad accaparrarsi il mangiare. Non una cassetta di mele, ma tre………altrimenti dopo un giorno tutti se le sono prese e se le sono nascoste.
E poi quando fai le traversate fare i turni fissi ………io facevo turni di 4 ore con due persone io mi facevo dalle 24 alle 4, smontavo e facevo il pane…e la gente era contenta…. Però bisogna fidarsi di chi è di guardia.
Siamo alla fine della chiacchierata, e gli chiedo se abbia rimpianti, se sia contento di stare a Lugano o se gli piacerebbe un’altra città, e infine quali sono i suoi progetti per il futuro.
Adesso non ho rimpianti, a Lugano si vive bene.
Una città? Treviso, mia città natale, ma in tanti anni ho perso tanti amici …
E poi………vorrei tenermi la barca, andare d’accordo con mia moglie Paola, siamo assieme da 33 anni è una bravissima marinaia.
Menu della traversata atlantica sul “SIR ROSS” dal 14.11.95 al 1.12.95
con lo skipper-cuoco Mario Rossetti
Durante i giorni contrassegnati con l’asterisco (*) lo skipper ha sfornato PANE FRESCO e durante tutta la traversata a disposizione frutta fresca: mele, banane, arance, mandarini.