Profumo di Grecia, di Egeo
Ho ricevuto questa bellissima email da Dieter, un caro amico che ha iniziato a navigare con me e da allora….vive in barca in Grecia. Gli ho chiesto il permesso di pubblicarla perchè ha il profumo del navigatore e del mare, soprattutto dell’Egeo dove lui si è stabilito…
Caro Mario Ti scrivo,
poiché messaggi in bottiglia hanno un loro corso comandato dalla marea,
spero che questa Ti raggiunga in pace con i Tuoi recenti upgrade robotici;
le Tue dritte marinaresche improntate nella mia memoria,
quella emotiva dell’orologio primo, il cuore,
che non misura tempo inflittoci dall’orologio gregoriano …
Orologio gregoriano: unità appunto dichiarato in ‘secondo’ giorni della settimana, che la natura non conosce, mesi – dove sept, oct, nov – rispondono a 09, 10, 11 ed infine anni per illuderci che vi fosse un passato … nel caso specifico il 16 agosto 2015 al passaggio Sithonia > Lemnos)
Il giorno che salpi per il capitolo ‘il mare e tu’,
solo il tempo che natura misura in alba a tramonto,
ad oggi più di mille segni che l’ancora lascia in giro per la nostra Grecia,
arrivi a sentire tuo quel che hai cercato di condividere a bordo del Sound of Silence.
Grazie.
Sei inverni in Marina diversi
ci ha dato ampia occasione a definire per noi l’attributo di ‘gente di mare’.
Chi sempre incontri in rada vale un libro scritto di speranze più forti delle paure, il coraggio di voler incontrare se stessi,
personaggi che ti lasciano più ricco finché appunto questi ‘gabbiani Jonathan’ abbandonano la ‘zona di comfort’ per, ahimè, ridursi ogni inverno in banchina
nello status di pollaio … mio/tuo, privilegi/diritti,
la così detta ‘vita vera’ affollato di pavoneggianti.
Mi ha impressionato allora la Tua testimonianza di quanti all’ Hannibal fanno eseguire la manutenzione ordinaria/straordinaria,
se a conti fatti si elencano su una mano
coloro che si guadagnano il titolo ‘gente di mare’
Pensa che la scorsa estate cominciavo a nutrire la visione di individuare una spiaggia dove tirare a terra la nostra casetta galleggiante per viverla d’inverno come una Tiny House con annessa una costruzione funzionale avendo scartato l’idea di sostituire la barca con una casa in Grecia che avrei anche trovato ad Astipalea.
Ragionandoci a lungo, la Grecia è troppo ricca in coste da esplorare per inchiodarsi da qualche parte da aprile ad ottobre e così una felice coincidenza (chiamiamola così) ci ha fatto conoscere un personaggio di una dinastia di Costantinopoli con vaste proprietà terriere su Lemnos che mi ha letto nel pensiero.
Con alta probabilità troveremo un accordo di usufrutto delle sue terre lungo costa su Lemnos per questo prossimo inverno … la vita è bella………..
Vi riporto dalle news di quell’anno ciò che scrissi per quel giorno che Dieter ha ricordato… tratta dalla Calcidia a Limnos, passando sotto al Monte Ahos…
Giovedì 23 luglio 2015
Sabato sera Dieter deve partire, ha l’aereo a Limnos, e con lo stesso aereo da Atene arriva Franco, per cui ho 3 giorni di ritardo sulla mia tabella di marcia, e non rimane che affrontare una notturna: sono 80 miglia con l’attraversamento dell’Egeo in un tratto impegnativo, anche se non impossibile, e studiate le previsioni decido di partire prima di mezzanotte, in modo da essere sotto il Monte Athos al sorgere del sole, e fare le 30 miglia più dure prima che il meltemi monti.
Riposo assoluto il pomeriggio, un pisolo, finalmente senza l’ossessione di problemi irrisolti, una cena rilassante in pozzetto, ed alle 23 si parte, con una calma piatta che ci accompagnerà fino alla mattina. La guardia è tutta mia, non m fido di lasciare il timone, e fra un cappuccino, un frutto ed un biscotto arriva il crepuscolo mattutino, e noi siamo sotto l’ultimo monastero….ed arriva anche il meltemi: rotta 110, sono solo 6 miglia, prima di uscire dal capo, il mare è formato da NE con onde di almeno 2 metri e rende impossibile avanzare senza l’aiuto delle vele; oltre al meltemi c’è anche il vento catabatico che scende dall’alto del monte Athos dalla parte opposta, e l’effetto lavatrice è molto accentuato.
Siamo sballottati di qua e di la, trinchetta, olimpico e motore a 2000 giri, si fa fatica ad avanzare, nonostante io faccia bordi, e solo dopo un po’ mi sono ricordato che tre anni fa, facendo lo stesso percorso, avevo visto i traghettini passare sotto sotto costa, dove l’effetto catabatico è nullo e c’è anche un minimo ridosso: la profondità c’è, controllo per sicurezza, e detto fatto punto subito verso terra.
È la decisione giusta, come per incanto la situazione cambia da così a così, e l’avanzamento diventa molto facile: spengo il motore, cessa il movimento incontrollabile, si stabilizza la velocità (adesso facciamo 6 nodi contro nemmeno 4 di prima), ed in meno di un’ora scapoliamo il “capo”; l’andatura si stabilizza, il vento è sui 25 nodi, ed anche se il mare è formato (lo prendiamo di pruavia al traverso, quasi al mascone) il sound of silence è docile al timone, galoppa sulle onde ad oltre 7 nodi, olimpico teso e trinchetta cazzata a ferro…. è la mia randa 2 stabilizzatrice….
E così siamo in vista di Limnos, finalmente, dove arriviamo alle 16, in un porto conosciuto ed amato, dove ho molte aspettative: dovrei trovare lo Yankee che mi ha spedito Gianmatteo, l’amico Carlo (il mio compagno del Nautico di Venezia), l’atmosfera rilassata di un’sola che vorrei scoprire, ed ancora il miele di mirto, il pesce fresco, le caciotte di formaggio di pecora e capra, l’Uzo locale, buon pane e biscotti, insomma un ambiente che avevo eletto come possibile rifugio se non avessi avuto la barca…..un po’ come nel film Mediterraneo…..è sarà tutto come nelle aspettative, anzi meglio.
Le origini dell’Hannibal….Hannibal Pelaschier……forse pochi ormai lo sanno, tantomeno i nuovi proprietari
Sono in contatto con Margherita Pelaschier, che vi farò conoscere prossimamente. Da un suo articolo sulla storia della famiglia Pelaschier (suo nonno Adelchi, pro-zio Annibale e papà Mauro), ho trovato le origini del nome del marina Hannibal, a Monfalcone, dove tengo il mio Sound of Silence, e dove qualche volta al bar da Sara ho incontrato Mauro. Annibale Pelaschier, carpentiere fin da ragazzo, sa riparare qualsiasi imbarcazione e aiuta anche i suoi più acerrimi avversari in mare. Tutti i velisti italiani e stranieri lo apprezzano e iniziano a conoscerlo all’estero come Hannibal. Sorrentino, suo timoniere, nel 1966 riesce a realizzare il suo progetto di costruire un marina per la nautica da diporto come quelli del nord Europa. Non ha dubbi sul nome, si chiamerà Marina Hannibal per ricordare l’abilità e la generosità del suo compagno di barca.