mercoledì, Aprile 24, 2024

Davide Zerbinati – Settembre

Davide Zerbinati: è un velista……. ma non lo fa per mestiere; potrebbe fare lo skipper  …. ma non è certo la sua vocazione; è un grande navigatore …….perchè solca mari ed oceani; è un professionista eclettico…….. perchè le attività che segue gli danno una connotazione “esclusiva”, ed oggi nel mondo degli ingegneri e periti navali è una personalità.
Lo conosco da almeno 20 anni, quando collaboravo l’Istituto Italiano Marchio Qualità, e gli ho proposto di raccontare della sua vita nella rubrica il personaggio del mese per gli amici di RTM e per chi ancora non lo conoscesse.
Ha pubblicato molti libri anche con il Frangente…..quasi uno all’anno…… e la formula è sicuramente un aiuto nel divulgare i segreti per scegliere, conoscere e gestire una barca, soprattutto se si vuol navigare.
Il suo profilo eclettico testimonia come lo spettro delle attività da intraprendere sul mare sia ampio ed interessante, ma non so se tutto questo sia frutto di un piano o di una curiosità progressiva, non escludo  che sia un …… incedere verso nuove esperienze….. ne ha la statura……
Sicuramente il suo racconto è uno stimolo a far capire che anche i sogni (che spesso facciamo da giovani)  si possono realizzare, e come dal mare si possano attingere tante idee per realizzarsi.
Ha un bellissimo rapporto con la sua famiglia, che partecipa alle sue grandi imprese, e con Aluaka a novembre pensa di andare alle San Blass, Covid permettendo…..e gli auguro poi di proseguire verso Ovest sulle orme dei grandi navigatori.
Gli ho proposto di seguire la formula dell’intervista, e quello che mi ha raccontato vi stupirà.
Buona lettura


1. parlami di te……chi sei…..
Gli altri mi definisco determinato, disponibile, competente e affidabile. Sono uno di quelli che ci mette la faccia, abituato alla fatica e a quel briciolo di competizione. Ho fatto studi scientifici e sport individuali come il nuoto e l’atletica dei 100m piani, per finire a giocare a rugby in serie C finché non sono finito a vivere in barca durante l’Università. Sono cresciuto facendo il passaferri perché bisognava adattarsi, e dalle biciclette usate si è passati ai motorini, ma mentre gli altri avevano il Ciao o il lussuoso Fifty, io avevo il Gori con motore Sachs e da li le mani nei motori e nelle due ruote. Ho fatto quindi tanti lavori per necessità e per arrotondare e senza saperlo mi sono arricchito…soprattutto di esperienza.
Ho viaggiato molto e ho imparato le lingue straniere per strada più che sui banchi di scuola. La barca diventava man mano una metro più lunga, era la palestra fisica e mentale per molti lavori, ma anche il mezzo ideale per la fuga dalla civiltà e dagli impegni.

2. il tuo più lontano ricordo con il mare
Mi perdo se ci penso, perché i ricordi sono tanti. Si parte dal lago di Garda (che non è un mare, ma un ricordo), per andare ai primi colpi di Bora in Adriatico o le escursioni in Laguna Veneta. Ogni volta è un esperienza nuova e quindi un ricordo nuovo. Mi è restata ben impressa una navigazione che feci nel Mare del Nord, la prima dall’Olanda al Regno Unito, in questo mare basso, con le correnti, l’acqua marrone ed il cielo grigio, il freddo, l’umido (senza riscaldamento). Ho capito che per navigare per mare ci vuole tanta passione.

3. e la tua prima volta in barca?
Già in fasce ero in barca, ma non appena ventenne partii in solitaria da Sibari fino a Mikonos, il sogno di molti ragazzi, per poi tornare indietro. In realtà doveva venire una ragazza, ma poi è andata meglio così. Ricordo bene che dormii pochissimo per l’adrenalina più che per le condizioni, ma navigai e navigai, feci un sacco di amicizie con tante persone incuriosite, tra cui un gruppo di navigatori Israeliani a cui sostituii il cavo acceleratore che avevo guarda caso di ricambio e che loro non trovavano. Per gratitudine mi invitarono poi in Israele a loro spese e mi fecero visitare il paese.

4. qual è stato il momento della tua vita in cui hai deciso di dedicarti alla nautica?
Fu un amico di mio padre che mi diede un consiglio semplice quanto vero: fai quello che ti piace, poi ti sistemerai. A 18 anni mi piaceva navigare, viaggiavo in estate su diverse barche, per cui mi era naturale farlo, però non volevo finire a fare il randagio in qualche porto; fu allora, sul finire degli 90, che aprirono la facoltà di ingegneria nautica, ai tempi gestita dagli Architetti, e mi dissi che era meglio tenere la passione come divertimento.
A 18 anni feci anche il concorso all’Accademia Navale, ma proprio in Accademia mi passò il mito dell’ufficiale e capii che vent’anni si hanno una volta sola: c’era gente che pensava già alla pensione, mentre io sognavo di girare il Mondo con il Vespucci!
Mio padre aveva rilevato il Cant. Navale Valle Scrivia e già facevamo lavori di manutenzione per le barche che navigavano molto, per cui il mio è stato un percorso naturale, anche se poi ho trovato la mia nicchia con la progettazione, le barche in metallo e le perizie.

5. che ricordi hai del tuo primo impatto con l’oceano? e la prima traversata atlantica?
All’inizio risalendo il Portogallo noti poco le differenze, se non per le maree e la temperatura, poi arriva l’onda, il vento da NW, e li capisci se hai la barca giusta che ha un passaggio morbido e macina miglia senza stressare l’equipaggio.
La nostra prima mini traversata è stato il tratto da Gibilterra a Madeira che si traduce in una bolina larga con 20-30Kn d’aria: viaggiamo bene e arriviamo sotto un cielo plumbeo a porto Santo.
Ecco in Oceano puoi vedere tutti i tipi di nuvole! Questi test ci sono serviti per testare la barca e ottimizzare i dettagli. Per noi la preparazione è la chiave. La prima traversata con la propria barca non ha prezzo perché tu sei con lei e lei ti darà miglia su miglia per portarti al caldo. Abbiamo deciso di partecipare alla ARC+ 2019 quasi per gioco, ma con lo spirito che adottiamo per ogni viaggio: tranquilli e attenti. Siamo usciti da Las Palmas con la coda di una perturbazione che soffiava da una settimana, onde di 3.5m e vento sui 30Kn. Chi non era pronto o ha fatto le scelte sbagliate le ha pagate tutte. Per 48 ore siamo stati spinti a 12kn con surfate a 16Kn, come su un toro meccanico, ma questa velocità ci stabilizzava. Molti hanno rotto il timone o la timoneria, diversi le vele, tangoni…Go Aluaka, Go! In 3 giorni e mezzo siamo arrivati a Capo Verde, ovviamente di notte. Un bel posto. Non abbiamo rotto nulla se non un portastecca! Qui abbiamo fatto assistenza ad alcune barche per ripartire dopo una settimana sempre con 35kn d’aria ma solo per un giorno, poi il vento si è stabilizzato sui 20 e infine è scemato sui 10-15 al centro con l’arrivo del caldo e siamo arrivati in 12 gg a St lucia primi in Categoria dietro di 2 ore al trimarano di Patrick Phelipon nostri bravissimi amici e “avversari”. Quando si riparte?

6. che rapporto hai con la navigazione in solitario?
Sto benone, ma c’è chi mi aspetta a casa e questo è un po’ un boomerang per la testa. Il mio lavoro mi porta ad avere molti contatti e quindi un po’ di pace non guasta. Mi piace molto gestire la barca da solo, posso ritrovare il tempo, me stesso, il mio respiro e se sono lontano dalle reti cellulare meglio. Passo il tempo a pensare o a scrivere oltre a far correre la barca.
Ogni cosa è una sfida piccola o grande e alla faccia del team building, quando hai superato l’impresa ti godi il momento, la stanchezza, un pianto liberatorio

7. il tuo giro del mondo : sogno o realtà
Entrambe!!! La scelta di partire a 40 anni per un viaggio con prua a Ovest è stato definito da più fattori: navigare, testare prodotti ed accumulare esperienza e distribuirla come formazione fa parte del nostro lavoro. Il Mediterraneo è affollato, costoso, comodo e cominciava a starci stretto. Avevamo bisogno di nuovi stimoli, nuove avventure, un nuovo percorso di vita. La barca è stata costruita per fare questo e poi una volta usciti da Gibilterra non si torna indietro.

8. nessun armatore ti ha chiesto fare da skipper per il suo giro del mondo?
Si, più volte, ma spesso si finisce con preparare la barca, dargli la formazione adeguata, e poi molti si fermano sul più bello. Ci sono vari motivi, alcuni lavorativi, altri personali, ma le vere ragioni sono che spesso serve una scusa per fermarsi. Il sogno vale più della realtà per chi non è andato oltre. Dopo l’Arc ho avuto molte richieste.

9. le tue barche e la tua barca ideale….. se esiste una barca ideale
La barca ideale è il riflesso delle nostre esigenze che cambiano con l’età, le miglia percorse (leggasi esperienza) ed il budget. Quindi la barca ideale non esiste se non momentaneamente e personalmente.

Sicuramente Aluaka è il frutto di tante miglia fatte in ogni stagione e sotto ogni cielo, per cui abbiamo optato per la pilot house che ci permette di restare protetti dal caldo, dal freddo e dall’umido sempre. Di fatto è oggi è la zona più affollata e dovrei allargarla tanto da creare uno spazio come su un catamarano.
La barca deve essere veloce e performante, facile da condurre da soli (Si è sempre soli!), semplificare le manovre e le manutenzioni per non avere complicazioni, ma anche avere qualche ridondanza in caso di necessità. Le nostre barche sono state attrezzate con i nostri prodotti testati nel tempo.
Sono molto convinto sul materiale, l’alluminio. Le ultime due barche sono state così e vedendo tante barche in vetroresina rotte ci troviamo bene con questo materiale che non ha limiti di latitudine e offre un margine maggiore di sicurezza. Infatti abbiamo 5 compartimenti stagni, serbatoi integrali, ma soprattutto pinna e scafo sono monoscocca.
Non abbiamo molte cabine, meglio avere spazio e gavoni per caricare le scorte.
La barca precedente era un 44 a spigolo, sempre armato a cutter ed in alluminio, ma più tradizionale nelle forme. Ad eccezione degli interni, fu totalmente smontato e rifatto. Anche questa barca ha scorrazzato tanto arrivando quarta nella Mediterranea Odyssey del 2001, un giro del Mediterraneo dall’Italia alla Spagna e da qui fino in Grecia, ben organizzato da Alfredo Giacon. Vissi a bordo per un anno.
Prima abbiamo avuto un Alpa 38 con cui facemmo 30.000 miglia in mediterraneo, io ci vissi a bordo 3 anni, una barca che con l’esperienza di oggi vedo sbagliata per rifare le stesse cose e prima ancora un Elan 31 costruita in kit, così bene, che venero gli operai dalla Slovenia a vederla (orgoglio per il babbo) un Trident 80, uno Jeanneau Brio e un dinghy in legno. Quarantacinque anni di barche…
Sono sempre stato affascinato dai catamarani ci ho navigato abbastanza per poter dire che quelli più sportivi sono fatti per me, sono abbastanza comodi e veloci, anche se il monoscafo regale altre sensazioni.

10. dimmi tre caratteristiche che deve avere un navigatore
Tenace, paziente, romantico. La prima caratteristica è proprio a determinazione di raggiungere una meta, uno scopo, ma va in conflitto con molte cose e quindi ci vuole pazienza per calmare l’animo, attendere una tempesta.
Se invece dovessi vederla dal punto di vista pratico: meteorologo, multitasking (tuttofare), multilingua.

11. oggi c’è ancora spazio sul mercato per uno skipper?
Certamente, non solo per le barche grandi, ma anche perché è una figura che può essere di aiuto a molti armatori. Lo skipper inteso come navigatore che porta gli ospiti con la propria barca è una figura esistente ma che si deve scontrare con un mercato sempre più aggressivo; l’atmosfera romantica del navigatore con la sua barca, quello che ti può trasmettere, insegnare e come ti può far vivere il mare sono un valore impagabile! Purtroppo il termine skipper è stato violentato da tutti quelli che seduti dietro ad un timone si sentono i re del mondo, ma hanno idee errate dovute alla poca esperienza e bassa umiltà. Una malattia dei tempi moderni.

12. il ricordo più bello da quando navighi…….. ed il più brutto?
Il più brutto non c’è per fortuna, anche se capita di trovare per mare persone maleducate che abusano della tua disponibilità e invadono il tuo spazio magari presentandosi con un compressore di un frigorifero in mano (Successo più di una volta!).
I modelli più belli sono tanti, ci sono dei momenti dove non vorresti mai salpare l’ancora perché sei in equilibrio, ma sai che se ti fermi ancora potresti non partire più, allora hai un conflitto interno e salpi sperando che la prossima meta sia migliore.
Uno dei momenti più belli è stato l’arrivo a Sant Lucia, quando entri in rada di Bolina tra le barca al tramonto e stai per tagliare il traguardo e intanto ti vengono incontro amici e conoscenti con i loro dinghy e ti cominciano a dire: congratulations! You didi t! Ffischi e trombe, applausi, mentre tu cerchi la boa del traguardo e il canale di ingresso del Marina dove ti attende un caloroso staff e un bel cesto di frutta…….. alla fine hai navigato per un cesto di frutta…..
Ci sono stati invece momenti difficili, ma poi tutto si risolve: ad esempio nel 2001 durante la Mediterranea Odyssey dovetti sbarcare a Salina una persona in emergenza medica per una colite e fu portato via subito in aliscafo.
Ho anche aiutato tante persone in difficoltà e questo appaga, non tanto perché ti possono offrire una buona bottiglia, ma perché quello sguardo non lo dimenticherai mai.

13. la decisione più saggia che hai preso
Quella di partire, ma anche quella di cambiare ancoraggio nonostante io fossi arrivato prima o di cambiare rotta e rinunciare ad una meta tanto ambita per la barca e l’equipaggio. Vivi e lascia vivere.

14. hai mai avuto paura? raccontami un episodio in cui ti sei sentito in balia del mare
Un paio di volte da bambino: a 8 anni si spense il fuoribordo e non ci fu verso di farlo ripartire così scarrocciai dalla parte opposta e me ne andai in balia del vento nella baia finendo dalla parte opposta rispetto alla barca. Feci un tentativo con i remi, ma si ruppero entrambe. Parliamo anche del 1985 dove i tender erano delle trappole. Costeggiai così tutta la baia a piedi nudi trascinandomi il gommone finché arrivai stremato alla poppa della barca, dove dopo qualche urlo un vicino di barca francese mi recuperò e fu la volta che omaggiammo noi la bottiglia.
Paradossalmente mi spaventa meno una tempesta, ma ne resto sempre affascinato e impressionato, confidando nella barca.

15. c’è un navigatore che hai avuto come esempio?
Tra gli skipper pro ci sono Philippe Poupon, Skip Novak, Loick Peyron, Philippe Jeantot, Florence Arthaud, Jean Le Cam.
A Cape Verde c’era Alex Thomson con la sua Hugo Boss senza pinna, al bar, dopo una giornata di lavoro, come uno di noi.
Tra gli Italiani seguo Ambrogio Beccaria, incontrato alle canarie con il suo mini prima della vittoria. Ora lui ha raggiunto una interpretazione dei dati meteo di livello superiore.

16. Hai mai pensato di mollare tutto? perchè?
Ci penso ogni giorno, più difficile vivere, sopravvivere sulla terra ferma che in mare tra vento e onde, ma sono ormai parte del sistema e devo portare a termine altri progetti per potermi dedicare alla navigazione a tempo pieno.

17. parlami degli ospiti che hai avuto… ne hai mai sbarcato uno?
Ho portato poche persone e solo una volta ho avuto la necessità di sbarcare una persona maleducata, incapace e che metteva zizzania nell’equipaggio. Aveva sempre il mal di mare, ma quando sentiva le pentole in cucina, si alzava dal letto e si sedeva al tavolo aspettando di essere servito, appena finito il pranzo si sentiva in male e tornava in branda. Un sera l’ho sorpreso fumare nel letto, che poi non è una cosa furba su una barca chiusa che avanza di bolina. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e tutto l’equipaggio è stato concorde.
Fortunatamente conservo le lettere delle persone felici che hanno navigato con me.

18. le tue passioni segrete oltre al mare
I segreti non vanno rivelati

19. se potessi scegliere una città di mare quale sceglieresti per vivere? e un’isola?
Non ho ancora trovato una città che mi soddisfi, mentre di isole ce ne sarebbero un paio, ma spero di finire tagliare le melanzane come Abatantuono nella scena finale del fil Mediterraneo.

20. …..e dopo, se e quando ti fermerai………
Chi si ferma più ormai