Il destriero di Negrini
L’uomo che vuole resuscitare il bolide nato per vincere l’Atlantico
Giuliano Negrini è un mio compagno di scuola, ha frequentato l’Istituto Nautico Sebastiano Venier a Venezia, e da anni gestisce una piccola flotta di navette sui laghi di Mantova per far scoprire ai turisti e agli allievi delle scuole le bellezze del lago fino alle chiuse sul PO. Ci troviamo ogni anno a Castel d’Ario per ricordare il nostro professore di lettere, e l’anno scorso ci parlò di questo progetto che aveva nel cassetto. Sperava di riportare l’Azimut Atlantic Challenge in piena forma, e finalmente è riuscito a partire per la sua realizzazione. La stampa di settore, non solo quella locale, sta parlando di lui, e in questo articolo di Fabio Pozzo racconta una bella storia …d’amore. ha scritto la storia.
Bravo Giuliano
……Negrini arma una flotta di navi fluviali e ha acquistato l’Azimut Atlantic Challenge, la barca con cui nel 1988 Vitelli con Florio e Agnelli, più il passeggero Rockefeller, tentò di conquistare il Nastro Azzurro. “Voglio farla rinascere, come simbolo del made in Italy, magari spinta da idrogeno. Ma non deve essere demolita come il Destriero”
L’Azimut Atlantic Challenge poteva raggiunge i 60 nodi
C’è un uomo che vuole far rinascere l’Azimut Atlantic Challenge. Si chiama Giuliano Negrini e a Mantova lo chiamano “il comandante”, perché è a capo di una compagnia di navigazione. “Voglio recuperare la barca e farla diventare testimonial del made in Italy, sulla rotta tra Mantova e possibilmente Venezia”, dice.
La storia
“L’acquisto di Benetti diede ad Azimut una risonanza mondiale. Mi sembrò dunque il momento di fare qualcosa per consolidare ed ampliare tale reputazione con un’iniziativa valida tanto sul piano della comunicazione quanto su quello tecnico. Decisi quindi di lanciare una sfida per attraversare senza rifornimento l’Atlantico…”. Scriveva Paolo Vitelli in “Sulla cresta dell’onda”. Era la sfida al Blue Ribbon, il Nastro Azzurro, un’idea che, diceva ancora il fondatore di Azimut/Benetti, aveva avuto da Richard Branson, che ci aveva provato con una barca di 15 metri. Nasce da qui l’Azimut Atlantic Challenge.
L’impresa fu tentata nel 1988. Barca di 31 metri, due motori Crm da 1.850 cv, due idrogetti Riva Calzoni, tanti sponsor da Pininfarina (che la disegnò) a Robe di Kappa, da Martini & Rossi a Cesa. E poi Fiat, Sepa, Telettra, Mondo… Cesare Florio comandante, Giovanni Agnelli presidente del Comitato organizzatore, Winthrop Rockefeller a bordo passeggero pagante (1 dollaro). Non riuscì, perché si ruppe un bilanciere dell’alzavalvole di un motore.
La barca
Raggiungeva i 60 nodi, ma non bastò. “L’ho acquistata nel 1999”, racconta il comandante Negrini, al timone di Navi Andes, compagnia di navigazione fluviale (“Rigorosamente passeggeri, no carico”) che ha il suo quartiere generale a Mantova, cinque navi e itinerari sul Po e sul Mincio (“Siamo stati pionieri. Anche nella laguna veneta, sul lago di Bracciano e sul Trasimeno”). “Era a Viareggio, da Benetti, che l’aveva messa in vendita perché aveva bisogno di spazio nel cantiere. E poi l’ho custodita a Mantova”.
Una foto di ciò che resta dell’Azimut Atlantic Challenge pubblicata dalla Gazzetta di Mantova
Negrini rivela che anche Benetti aveva pensato di rilanciarla, in passato, affidando il recupero a Stefano Righini (presso i cantieri Campanella di Savona), ma poi “non se ne fece nulla”. Dismessi i motori Crm, impiegati su uno yacht di lusso finito in Scozia e su un altro in Arabia Saudita; dismessi gli idrogetti. Era rimasto lo scafo in alluminio.
Il rilancio
Negrini dopo 25 anni, ha ridestato l’Azimut Atlantic Challenge dall’oblio. Vuole ricostruirlo, sullo scheletro di quanto rimasto. “Riportarlo allo smalto del passato, utilizzandolo sul Po e magari anche in mare aperto, sino a Venezia. Può portare 80 passeggeri”, spiega. “E’ un progetto ambizioso per la verità, al quale si potrebbero benissimo adattare progetti altrettanto ambiziosi purché italiani, come quello dell’utilizzo dell’idrogeno in campo navale (fluviale, marittimo e da diporto). Abbiamo già avuto contatti con l’Università di Pisa per la ricerca”.
Negrini ha fatto di più Ha contattato Crm, che gli ha procurato due motori – sbarcati dall’imbarcazione Argo acquistata da Giovanni Arvedi ed ex nave spia della Marina militare – che “serviranno nella fase iniziale, nell’attesa di sviluppare una motorizzazione più moderna”, dice il comandante. E poi, ha contattato già diverse ditte dell’epoca, fornitori del primo Azimut Atlantic Challenge. “Sono sponsor, oppure mi vendono i prodotti al prezzo di costo, hanno risposto tutti al progetto”.
Il recupero
L’imbarcazione è attualmente iscritta nel compartimento marittimo che fa capo alla Capitaneria di Porto di Savona. A breve cominceranno i lavori al Porto di Governolo (MN). “Penso che il rinnovo sarà terminato il prossimo anno”, dice Negrini. Che vuole ripristinare i colori, i loghi delle sponsorizzazioni originali quanto a livrea, quindi la sistemazione della plancia di comando come in originale, così come per quanto possibile lo scafo. E poi, vorrebbe ricavare due alloggi per l’equipaggio, un salone conferenze, due bagni di servizio, battagliole, un piccolo bar, una spighetta e due scale di accesso alla barca a poppa, in vetro trasparente, verricello e fari. “La propulsione nel frattempo sarà assicurata da due propulsori azimutali elettrici (200 KW c.a.), più un’elica di prua per le manovre e ci saranno due gruppi elettrogeni (250 KW circa c.a.) per la propulsione, la manovra e per i servizi”, aggiunge.
Negrini sarà presto a Viareggio, per incontrare alcuni operai che vi lavorarono e per recuperare disegni, fotografie, interviste, filmati. Altri documenti li andrà a cercare a Savona. Nel refit si farà affiancare dal Rina. “Terminata la raccolta dei preventivi, presenteremo il progetto del recupero e i costi stimati, durante una navigazione sulla nostra motonave Andes 2000, dal 20 20 al 30 settembre prossimo. La data non l’abbiamo ancora stabilita”. Il comandante dice che la presentazione sarà presieduta dal presidente degli Stati Generali Patrimonio Italiano, Ivan Drogo Inglese, che si è già battuto per il recupero del Destriero, barca che conquistò il Blue Ribbon nel 1992 e che sembra sia stata demolita alcuni mesi fa. “Sogno un futuro per l’Azimut Atlantic Challenge perché non voglio che faccia la stessa fine del Destriero”.