lunedì, Ottobre 7, 2024

Il mio pacifico (6)

Venerdì 12 aprile
Galapagos
isla Cristobal

Siamo alla prima tappa importante della traversata: le isole Galapagos, e vi racconto a caldo le prime impressioni che ho provato e  le sensazioni che ho vissuto, non i giudizi, ma sicuramente da come scriverò mi sentirete VERO.

Da qualche tempo, con chi mi ero un po’ confidato, mi ero espresso senza molto entusiasmo su questa tappa, un po’ per quanto si è già scritto e  raccontato, ed un po’ dopo aver visto  trasmissioni  del tipo “alle falde del Kilimangiaro” in cui si magnificavano queste isole come il non plus ultra del “darwinismo”.

Dopo 24 ore le impressioni sono queste: un’isola dove l’unico obiettivo è spennare il turista, arrivi  in aereo o in barca, dove la tanto paventata isola ecologica a difesa della natura esiste solo sulla carta (dovevate assistere alla minuziosa ispezione igienica a bordo, ci hanno ritirato le arance, controllato anche la carta igienica, per poi scoprire che a terra i marciapiedi sono pieni di cacche delle foche e non mancano le mosche), dove la presenza degli animali marini  (leoni marini e foche) può essere un’attrazione a prima vista, ma dopo 5 minuti la loro puzza fa dimenticare l’idillio iniziale, dove rischi di trovarti una foca in cabina se non chiudi ermeticamente la barca e dove non puoi lasciare il dinghi in acqua perché dopo un po’ lo trovi pieno di questi animali, e voglio vederti poi scacciarli e pulire…stanotte il comandante  ha dovuto alzarsi svegliato all’improvviso dal rumore di un leone marino che era salito a  bordo da poppa e se lo era visto sotto l’albero di mezzana pronto ad entrare in pozzetto…..

Le sensazioni invece sono positive, rilassanti, ma non diverse da quelle di tanti paesini di mare che ti accolgono per esempio in Grecia o in Brasile: sbarchi con il taxi-boat sul molo, e sei accolto da un’atmosfera sonnacchiosa, i negozianti che puliscono davanti all’entrata del locale, i netturbini che puliscono le strade, qualche turista vestito male (che si sente “hippy” perché è alle Galapagos) che si beve un caffè al bar.

Io mi son sentito un  po’ a casa mia, o  meglio a mio agio, come in tanti altri viaggi in Sud America dove mi sono fermato nei paesi  a curiosare, a guardare i negozi, a parlare con le persone, a sentire l’aria che tira.

Per prima cosa mi sono fatto una passeggiata lungo le due vie principali parallele al mare, giusto per inquadrare il territorio: quasi nessuno per strada, gli alberghi chiusi (quindi poco turismo), ho visto dov’è l’ospedale, la Polizia, la scuola, la lavanderia, la ferramenta, il panificio, il ristorante Rosita (dove saremmo andati la sera) e finalmente il bar con HF, dove mi son fermato per trasmettere le news.

E qui la prima sorpresa: mi collego subito, segnale forte, si apre subito skipe, ma quando cerco di aprire internet-explorer  nulla da fare, neppure con Mozilla nè con Google Crome. Chiedo aiuto, non ne trovo, intanto parlo con alcuni amici che vedo in linea, poi decido di cercare una software house per risolvere il problema. Me la indicano, ci vado, e qui mi dicono che in tutte le Galapagos internet è “privato” e per connettersi bisogna installare un software che costa 55$. Per fortuna ero tranquillo, avevo tutta la giornata a disposizione, volevo rilassarmi e finalmente potevo farlo A TERRA  e non in barca, e non li mando a quel paese: ….grazie, sarà per un’altra volta, e dopo 30 metri c’è un centro internet, dove con 1$ rimango collegato un’ora, e trasmetto ciò che voglio, con il solo traffico di dovermi copiare una cartella sulla chiavetta….

Poi me ne sono andato a vedere i prezzi al ristorante, a bermi un buon succo naturale di  mango,  a prendere un po’ di soldi in banca, dove ho trovato un’altra sorpresa: il Banco del Pacifico non riconosce le nostre carte di credito. Sono entrato, ho chiesto del direttore, e mi hanno proposto di farmi da banca usando la carta di credito alla vecchia maniera, con il cartaceo, presentando il passaporto (che non avevo); onde per cui sono rientrato a bordo, ne ho approfittato per   un piccolo “desajuno”, e ..terza sorpresa, ho assistito alla visita dell’agente che ha confermato  le mie impressioni (abbiamo pagato quasi 300$ a testa solo di pratiche per l’entrata), con l’aggiunta del  caro carburante, si sì, avete capito bene, perché ci sono 2 prezzi: uno per gli isolani, ed uno per i turisti.

Infine la quarta sorpresa del giorno: dovremo imbarcare almeno 400litri di gasolio (100 galloni), ma poiché non ci sono pompe sul molo, dovremo ricorrere (ahimè) ad un servizio di consegna  a bordo organizzato dall’agente che ci costerà 1$per gallone…fate un po’ voi…

Dicevo che a parte l’impressione negativa che si riceve da queste scoperte sul caro vita imposte al turista, l’atmosfera è piacevole: sono tutti gentilissimi, appena ridisceso a terra ho risolto i problemi in banca, poi al bar della mattina, dove sono ritornato,  mi son preso prima un bel caffè e poi una coppa di frutta fresca con un  gelato da far invidia al figlio di  Paolo a Verona, mi son fatto una chiacchierata con Paolo G, Franco ed Emy  in skipe, e poi a zonzo, a vedere il mercato comunale, ad assistere ad una partita di  pallavolo molto agguerrita e con molti spettatori, a fare alcune foto a cascate di fiori, alla riva dell’oceano, alle foche, ai granchi e pellicani,  ed infine ho ritrovato il mio “equipaggio”  al completo seduto ad un bar che chiacchierava con …..una ragazza siciliana di 32 anni che da mesi abita qui a San Cristobal, aspettando di capire cosa fare della vita…..

Nel frattempo lei gira mantenendosi con qualche lavoretto (ha detto che fa pagine web, dove non è importante da dove le si fa), ma non aveva i soldi per andare a visitare le ultime isole delle Galapagos…..ha detto di aver scoperto alle Galapagos che c’è anche il mondo di chi gira in barca, e che qui c’è gente che cerca imbarco, e presa dall’entusiasmo si è offerta di fare parte dell’equipaggio, magari più avanti…..no comment, mi veniva da ridere, ed era anche un bel tipo…..

Ne ho visto di velisti arrivati in Polinesia che dicevano di star  bene laggiù solo perché non avevano i soldi per continuare il viaggio né per tornare a casa  e non venivano a mangiare fuori per lo stesso motivo, nè avevano un lavoro, nè avevano voglia di trovarlo, quindi…sopravvivevano…., ma dicevano sempre  che l’indomani sarebbero ripartiti…. bisogna fare i fighi……dalle Galapagos… .E così alla fine ci ridiamo un appuntamento…ciao ciao, domani ci vedremo,  noi stasera andiamo a cena (avendo cura di trovare un ristorante che  salvaguardi chi non mangia pesce…..non chi invece ne vuole…, vedi un po’ come gira il mondo), e per fortuna finiamo da Rosita, dove mi rifaccio lo spirito ed il corpo, alla faccia di chi non mangia pesce……..

  • Carpaccio di pesce ..stupendo, bocconcini di polpa bianca marinata nel lime condita con cipolla, pomodorini, peperone e peperoncino, latte di cocco, olio….uhmmmmm
  • Tonno ai ferri in salsa di chilly, servito con riso bianco
  • Spremuta di naranca, una via di mezzo fra l’arancia e il pompelmo…..fresco…digestivo….

Beh, finalmente mi sono alzato da tavola soddisfatto (non sazio né pieno) , era un po’ che non mi capitava, dal pranzo a Panama con Wilma…

Qui all’equatore giorno e notte durano lo stesso tempo, ed alle 19 è buio di colpo,  e purtroppo alle 20 eravamo di nuovo a bordo: credevo che fosse più tardi, altrimenti mi sarei fermato un a terra ad ascoltare un po’ di musica  (un velista/chitarrista che si mantiene il viaggio suonando nei bar…); sarà per domani, in compenso ne ho approfittato per scrivervi….

Domani visita al mercato, due passi intorno al paese, e domenica gitina nell’isola (spero).

sabato 13 aprile
Galapagos
isla Cristobal

Ieri sera prima di addormentarmi avevo pensato di farmi tutta la giornata a terra da solo, ed approfittarne per fare una bella camminata, un bagno, cercare di risolvere il problema di internet con  il PC piccolo(fly book), ed andare a visitare il centro studi.

E così ho fatto:  stamane, subito dopo colazione, ho chiesto al comandante una giornata di libertà, e me ne sono andato a terra, con tutto l’occorrente per la giornata.

Mi ha dato un passaggio la navetta di una nave crociera che passava vicino a Refola, ed in un attimo ero…in paradiso….a terra, pronto a riempire i pori dei miei sensi di tutte le emozioni che mi aspettavano….e ce ne sono state …

Sapevo che il sabato era giorno di mercato (più fornito del solito), e mi ci sono subito recato per fare un po’ di foto e vedere cosa c’era di buono. Effettivamente i padiglioni erano quasi tutti pieni di contadini che vendevano i loro prodotti, e guardando alcuni scorci sotto il sole  sembrava di vedere la tavolozza di un pittore. Mi son divertito a gironzolare fra i tavoli, mi piaceva la combinazione dei colori  delle varie tipologie di frutta e di verdura: avocado, ananas, banane, meloni, angurie, papaia, tutta frutta locale, oltre a quella di importazione dal continente: uva, mele, fragole, pere. Verdura ce n’era in abbondanza: bei pomodori, carote, aglio, peperoni, cavolo cappuccio, fagioli, piselli, tutta produzione locale. Non mi sono soffermato sui prezzi, non ero di corvè, e mi son divertito a riprendere gli angoli del mercato dove i colori della frutta  mi saturavano l’inquadratura. All’uscita ho pensato di andare a piedi fino all’aeroporto, passando per lo stadio, e mi sono incamminato a quella volta, curiosando lungo la strada: le case non sono belle, anzi sono povere, e mi son chiesto dove finiscono tutti i soldi che prendono dai turisti….forse  nei servizi pubblici, giacché le scuole militari abbondano (ce ne sono 2 nell’isola).

Lo stadio olimpico è ai margini del paese, sopra una collina, ben tenuto, con il prato verde ben curato, pronto all’uso: evidentemente lo sport è ben promosso nell’isola. Poco più avanti c’è la scuola militare navale, anche quella ben  frequentata da cadetti in divisa, e quindi in fondo al viale si arriva all’aeroporto. Piccolino, ben tenuto, efficiente, frequentato da turisti che arrivano a San Cristobal per imbarcarsi sulle navi crociera: oggi era sabato, e mentre ero lì sono arrivati 2 charter….alla faccia della ….crisi.

Ho preso 4 cartoline da spedire in Italia, ed ho speso 1$ , ma con sorpresa ne ho spesi ben 10$ per i francobolli…uno sproposito…., se a questo aggiungiamo che il tabaccaio me ne ha dato una confezione da collezione da 5$  per un  valore in  francobolli da 4$ torniamo al concetto del turista da spennare….e così  ho dovuto comperare un ulteriore francobollo da 1$.

Me ne sono andato sorridendo e ringraziando…che dovevo fare? arrabbiandomi  non risolvevo niente: peccato che i francobolli (fra l’altro veramente belli) l’omino me li abbia attaccati sovrapposti (4 per cartolina), cosi’ non si possono  gustare le foto stampate…..paese che vai, spennata che trovi…

La giornata era assolata, ma si stava bene, e  sempre a piedi me ne sono tornato in centro per  tentare la fortuna in internet; sono stato fortunato, perché alla fine sono riuscito a scollegare il firewall di Mozilla (era lui che impediva il collegamento), ed ho potuto spedire le news e le foto che Emy provvederà a mettere in linea. Una telefonata dalle Dolomiti, una chiacchierata in skipe, un succo di pina (ananas) fresco,  ed arriva l‘ora del desajuno: immaginatevi se mi faccio scappare un piatto  di  cervice di pesce da Rosita, per 10$…..come ieri sera….squisito!

Mi avvio quindi piano piano a visitare la parte ovest del paese e della baia, dove si affaccia una costruzione che avevo scambiato per un albergo, mentre invece ho scoperto essere una delle sedi  dell’università delle Galapagos per la scienza della tutela ambientale: l’Universidad San Francisco de Quito.

Avevo già sentito che in Equador ci sono le miglior università del Sud America, ma non avrei mai immaginato di trovare qui la sede di una facoltà a numero chiuso frequentata da studenti di tutto il mondo. Il segretario mi ha fatto fare un giro per l’istituto, belle aule, luminose, bella documentazione, e belle studentesse, molte americane e canadesi. Credo che questi indirizzi universitari siano molto ambiti per chi abbia voglia di impegnarsi nella tutela del nostro mondo, e venire quaggiù a studiare potrebbe essere uno stimolo, oltre a dare la garanzia di un futuro impiego, purché si abbia voglia di girare…

Rientrando verso il paese incontro un militare con famiglia e parenti che ritorna dalla spiaggia, dove mi avevano visto poco prima fare il bagno, e quando capiscono che sono Italiano lui mi dice subito che è stato a Roma ed ha fatto domanda per entrare a lavorare in Vaticano, lui dice alle guardie Svizzere. Non so se possa essere vero, mi è sembrato strano, certo che parlando ho riscontrato una preparazione in campo religioso che non mi sarei aspettato. Siamo entrati un po’ in profondità sulla crisi religiosa nel mondo, e mi ha sciorinato una serie di capitoli della bibbia  che mi ha fatto subito andare con il pensiero ai testimoni di Geova…altro che guardie svizzere del Vaticano…

L’ho lasciato con tanti auguri per la sua carriera, e me ne sono tornato a bordo, dove ho trovato mezzo equipaggio al lavoro per preparare il pasticcio: alle 14 avevano messo sul fuoco il ragù, alle 17 la besciamelle, e alle 18.30 a bollire la sfoglia, alle 19.30 in forno, alle 20 a tavola……come a casa…..altro che giro del mondo.

Per domani è confermato il giro dell’sola in macchina, alla scoperta della sue spiagge e delle sue particolarità.

 

domenica 14 aprile
Galapagos
isla Cristobal

Beh, non si può certo dire che questa isola sia molto significativa ai fini della rappresentatività delle Galapagos, come mi ero già espresso e come confermo questa sera, dopo la gita  ai siti più importanti raggiungibili  via terra, in pick-up.

La prima meta è stata la galapaguera semi natural, un sito protetto per la riproduzione delle tartarughe giganti (ma non tanto), situato nel versante SE dell’isola.

Per raggiungerlo bisogna oltrepassare un piccolo centro abitato, El Progreso, salire e scendere dalla  montagna, con una  strada piena di buche,  in mezzo alle nuvole ed alla pioggia, ed attraversare le piantagioni di banane, guaiava, mandarini, aranci ed altre ancora, che si estendono a perdita d’occhio. Ci siamo fermati anche  a raccogliere un paio di frutti di guaiava direttamente dall’albero, e parlando con la guida abbiamo saputo che la popolazione che si dedica all’agricoltura è poca, pochissima, sembra 30 persone in tutto, tant’è che  abbiamo potuto costatare che queste piantagioni sono mal tenute nonostante la prospettiva di un’ottima produzione. Evidentemente questo è un popolo di tassisti e pescatori (nei ristoranti c’è sempre a quasi solo pesce, ottimo!!) , non amano molto la fatica dei campi, e nessuno promuove quest’opportunità, neppure pensando ai consumi che il turismo porta nell’arcipelago.

Tartarughe: il sito principale è difficile da raggiungere, perchè si trova a nord dell’isola, ed è raggiungibile solo in barca, dopo 1 ora di cammino nel bosco. Per questo hanno ricreato più vicino artificialmente  un nuovo ambiente protetto, scegliendo 40 fattrici feconde e trasportandole nella nuova galapaguera, dove al dischiudersi delle uova mettono le piccole tartarughe in vasche via via più grandi, per poi lasciarle libere nel “campus”.  Qui il percorso è guidato, le tartarughe libere  sono ben visibili e fotografabili in un ambiente naturale, il tutto  molto indicato ai fini educativi.

La seconda meta sarebbe stata la laguna del junco, ma un acquazzone e le nuvole basse (sembrava di essere nella foresta pluviale)  ci hanno impedito di visitarlo, a meno di non bagnarci completamente.

La terza meta è stata un “mirador”  nel versante est dell’isola, raggiunto per una strada sterrata, fondo vulcanico, completamente immerso nei frutteti. Anche qui lo stato di abbandono era evidente, tant’è che l‘amministrazione dell’isola provvede a tener pulito il terreno  per evitare che tutto si trasformi  in un bosco…peccato!

C’era una chiesetta, abbandonata, un ristorante panoramico sulla cima che domina tutto il crinale fino al mare, e anche qui la guida ci racconta che il proprietario del fondo ha abbandonato le coltivazioni e preferisce lasciare tutto incolto per non avere turisti …..anche questo la dice lunga…..

Ultima tappa, riattraversando l’isola, è  la loberia (lobos), una spiaggia bianca su rocce laviche che si affaccia su una laguna d’acqua trasparente, sullo sfondo onde oceaniche frangenti sul basso fondale  in mille spruzzi reboanti…uno spettacolo per me affascinante.

È presidiata dalle guardie del parco e dalla Polizia,  perchè qui  ci sono  le iguane (che non abbiamo visto), e per l’appunto le foche; mentre qualcuno ha fatto il bagno, io mi sono lasciato ammaliare dall’ambiente. Mi sono seduto sulla spiaggia bianca, in disparte, berretto australiano ed occhiali scuri,   sole  forte, a picco, cielo azzurro, il nero delle rocce laviche, onde da campionato di serf che si abbattevano sulla laguna, un boato continuo, quasi assordante, che entrava nel cervello,…….una droga, che mi ha fatto rimanere estasiato un’ora  aspettando prima un’onda, poi la seconda più alta, mentre  in lontananza vedevo arrivare le altre che si rincorrevano  sull’orizzonte che sembrava vicino, e pensandoci  sembra impossibile che immagazzinino tanta energia da rendere irrealizzabile controllarla, onde che poi senti e vedi esplodere in mille gocce quando frangono sulla barriera corallina: mancavano solo i serfisti  come nel film… un mercoledì da leoni…

Arriva così l’ora del desajuno, ci viene a prendere il pick-up, e finiamo con le gambe sotto la tavola: menu fisso, una zuppa di pesce, buona, ed un  piatto di fagioli con pollo e riso, da bere un succo di limone…..

Domenica pomeriggio il paese è morto: non un bar aperto, non un negozio, solo l’amico che mi ha ospitato per internet  tiene aperta la terrazza dove sta guardando la TV (ma senza fare servizio bar), al fresco, e consente ai clienti che lo conoscono di usare internet.

Io lo raggiungo mentre gli altri rientrano a bordo alla spicciolata, e così facciamo due chiacchiere, vediamo l’arrivo in differita della Ferrari vittoriosa al gran premio in Cina, le partite di calcio dell’Equador, e  poi mi presta il suo PC per collegarmi in internet, dove posso dare uno sguardo alla posta, ai giornali (meglio non sapere nulla, come al solito) e scrivere due email.

Purtroppo non ho con me le news di ieri sera, ve le spedirò alla prossima occasione assieme ad altre considerazioni, se mi verrà l’ispirazione….

Verso le 17 infine rientro in barca: sono tutti a pisolare, disbrigo la borsa, e mi tuffo in acqua per rinfrescarmi, una doccia e mi  re-immergo nella vita di barca.

La sera ci ritroviamo a fare alcune  considerazioni, in pozzetto, con un caffè ed un bicchierino di rum.

Tutti concordiamo che è prematuro trarre conclusioni anticipate sulle Galapagos, ma  quello che abbiamo visto qui a San Cristobal non è certo esaltante. I prezzi per il turista sono molto elevati, ciò che si trova e si vede con riferimento a flora e fauna non è all’altezza della pubblicità che viene fatta su questo arcipelago, i servizi sono cari e le strade molti disagevoli da percorrere. Ci si aspettava perlomeno una coerente offerta di servizi (prezzo-prestazioni-qualità delle stesse), che non abbiamo trovato. Dove finiscono i soldi che il turismo lascia qui?

Invece la scoperta piacevole è stata l’Università delle Galapagos, Universidad San Francisco de Quito,e la forte frequenza di stranieri.

Personalmente, oggettivando ciò che ho visto anche in relazione a ciò che ho già visto in giro per il mondo, devo ammettere che l’aspettativa che si crea attraverso la promozione delle Galapagos è eccessiva rispetto all’offerta, almeno finora. Ho già espresso questo parere, e lo confermo, e per fortuna non mi ero fatto aspettative particolari.

La stessa considerazione vale comunque anche per l’arcipelago delle San Blass, che sicuramente  era più naturale 15 anni fa, mentre ora  pullula di barche, i nativi hanno la televisione nella capanna, hanno costruito un aeroporto, ci sono i ristoranti con le immondizie ammucchiate a cielo aperto dietro alla capanna, ed  una colonia di barche di italiani che vi sosta sei mesi l’anno, se non di più. Per lo meno qui le aragoste costano ancora un’inezia, pochi €uro al chilo.

La  vera sorpresa del viaggio  invece è stata Cartagena,  la parte vecchia della città di Panama, la  costa Pacifica dello stato di  Panama  dall’isola Simca, di Gianni Pigozzi, fino al Costarica, e l’isola Coco.

Tornando a noi:

Tartarughe? Ciò che avevo già visto nella penisola dello Iucatan è stato molto più interessante: una notte in spiaggia a vedere le tartarughe giganti uscire dall’acqua, scavare una buca, deporre le uova, richiudere la buca,  rientrare in acqua, e poi i volontari del centro di assistenza per la specie riaprire la buca per mettere in sicurezza le uova dentro ad un recinto riparato, in un’altra buca,  in attesa della loro schiusa, per proteggerle fino al momento della loro liberazione in acqua.

Foche e lobos? In Cile, lungo i porti del Pacifico, sono presenti ovunque, addirittura in Namibia le otarie coprono un’intera spiaggia..

Sula con le zampe palmate azzurre? Beh, questa non l’avevo mai vista prima….., e  non posso certo confrontarla con i fenicotteri del salar del deserto di Atacama

Granchi rossi? In terra del fuoco ci sono, e comunque non vengono mai nominati come rarità.

In compenso le persone sono gentili, affabili, non sono pressanti nel vendere beni o servizi, forse anche per il fatto che comunque se hai bisogno devi poi andare da loro….

Io mi sono sentito sempre a mio agio, ed ho conosciuto persone desiderose di entrare in contatto.

Chi lavora e chi guadagna? I tassisti, di terra e di mare, gli agenti che fanno da tramite per le pratiche di entrata, le agenzie di viaggi, dove ogni tour giornaliero costa almeno 100$.

I ristoranti costano relativamente poco, 5$ per un menu fisso (assolutamente valido), oppure ogni piatto costa mediamente 10$. Un hugo de pina costa 2$, un caffè 0,5$.

Domani ci si sposterà a Santa Cruz.

mercoledì 17 aprile
Galapagos
trasferimento a Isabela

Vi sareste mai aspettati di mangiare un piatto di canederli (agli spinaci e al formaggio) qui alle Galapagos? A Bordo del Refola sì, come è naturale mangiare un pasticcio con il ragù e la besciamelle, o la pizza. È una delle caratteristiche del comandante, che ha la passione della cucina e non c’è giorno che  forno e fornelli non siano  sia sotto…pressione.

Io, per quanto tenga alla cucina, a bordo sarei propenso a piatti molto più semplici, veloci, e senza tanti fuochi accesi, specie con 30° di temperatura esterna, anche se la cucina di casa è sempre una tentazione.

Ieri sono stato a terra, dopo una notte tormentata per il forte rollio, a causa dell’onda oceanica che entra in porto e obbliga a mettere  come minimo una seconda ancora a poppa, per tenere la prua orientata.  Noi abbiamo prima dato fondo con la prua al mare aperto,  a poi dato volta  ad una boa gialla, di poppa,  con una cima lunga, ma non è servito a molto perchè eravamo un po’ fuori dalla protezione del porto; di notte le onde entravano anche dal traverso e non abbiamo potuto evitare il conseguente movimento: pazienza.

C’era il museo di Darwin da visitare, fin dalla mattina le navi da crociera avevano  sbarcato decine di turisti davanti all’entrata, e mi attendevo quindi un ambiente super affollato. Non vi nascondo che mi ero creato una certa attesa, dopo la buona  impressione che avevo ricevuto visitando l’università a San Cristobal, anche perché da bordo del Refola con il cannocchiale si vedeva che la fondazione  era  costituita da parecchi edifici, e quindi la notorietà del personaggio avrebbe giustificato una proposta informativa e culturale  sulla storia della creazione della specie    all’altezza del nome, oltre ad ospitare specie viventi.

Avvicinandoci   incontro due piccole iguane nere, una sulla strada ed una sul ciglio, poi sotto una piccola serra scoperta vedo una fila di piantine in vaso con attrezzi vari, e l’inizio sembra promettere bene,  ed invece….appena entrati nel sito del museo vedo che  le prime due costruzioni sono in uno stato di abbandono, vetri rotti e intonaco scrostato, entro nella terza ed incontro una guardia del parco  in divisa con la quale scambio due parole. Le chiedo cosa c’è di importante da visitare, ma dal suo sguardo un po’ rammaricato  capisco che non devo aspettarmi molto: ci sono solamente le tartarughe e le iguane. Ma come, con tutti i soldi che i turisti lasciano alle Galapagos, e ci vengono solo per Darwin, non c’è nemmeno una documentazione degna del nome?

Evidentemente va bene così, e mi addentro seguendo le indicazioni sperando di  vedere almeno qualcosa di novo sugli animali. Un capannone purtroppo chiuso attira subito la mia attenzione: George, chi era costui? Era il suo abitante, un maschio di tartaruga gigante, alto un metro, ma è morto qualche anno fa, senza riprodursi nonostante le fidanzate che gli avevano presentato, ed ora dovrebbe essere in america in un museo, imbalsamato….. ecco cosa è rimasto di lui, una leggenda e nulla più…

Lungo il percorso c’è un’altra piccola costruzione che dove veniva gestita la schiusa delle  tartarughe, ora con le gabbie vuote, e nei recinti a terra alcune tartarughe giganti, ma piccole, in un contesto meno curato rispetto a quello di San Cristobal,  ergo nulla di nuovo. Dopo le tartarughe tre recinti   ospitano tre iguana di terra, con la pelle molto colorata, la vera unica novità. Sono molto caratteristici, incazzosi fra loro, con un muso espressivo e la corazza sul dorso, e due occhi che ruotano a 360°. Mi fermo ad osservarli, scatto parecchie foto, appoggiando la macchina al muretto riesco anche a zoomare sul loro muso, e riesco a documentar questa specie. La vedrete con le news.

Il percorso mi porta ad un altro gruppo di edifici, senza presenza umana, con una terrazza panoramica che domina il parco: siamo un po’ alti, sopra gli alberi, e la vista spazia fin dove l’occhio arriva, senza ostacoli, prima sul parco, poi  sul bosco, sul paese, sulla baia dove barche a vela, navi da crociera piccoline e motoscafi dondolano sulle onde.

Ecco, questo è il museo di Darwin, è l’isola di Santa Cruz.

Rientro a piedi verso il centro, molti negozi anche di lusso offrono monili, souvenir, anche di buona fattura, ci sono  ristoranti, bar, passo davanti ad una piccola pescheria dove vedo con sorpresa, fra il pochissimo pesce sul banco, anche dei merluzzi freschi, alcune foche e pellicani che non hanno paura delle persone e  aspettano a bocca aperta gli scarti della vendita, e forse questo palcoscenico offre una dimensione reale della vita del paese. Cerco un bar con HF, ma anche questa volta rimango escluso dal collegamento per il blocco del firewar, molto più potente di quello precedente a S.Cristobal, e non  mi resta che andare in un internet-cafè, dove riesco senza problemi a spedire tutta la posta e a collegarmi in skipe con gli amici in Italia, Paolo M, Paolo B, Renzo, e fare qualche telefonata: la potenza di internet.

Non mi resta che dare un’occhiata al supermercato, mi mangio un bel gelato e rientro a bordo.

Dopo un po’ ci raggiunge il comandante che è andato in sopraluogo per un potenziale punto di alaggio della barca (abbiamo la chiglia sporca, piena di denti di cane, e perdiamo a detta sua almeno 1 nodo di velocità < sulle prossime  3000 miglia  significa maggior carburante e maggior tempo>): avremmo dovuto fare carenaggio a Colon, ma la situazione era sfuggita di mano, ed ora…

Ora il responso è stato negativo, falsa informazione, dovremo arrangiarci all’isola Isabela con qualche immersione con le bombole (il comandante) per una sommaria pulizia alla chiglia con il raschietto di ferro, sulla linea d’acqua (noi marinai) con  un simile raschietto e spazzola. Speriamo di riuscire a combinare qualcosa di buono.

In compenso il comandante è riuscito a procurare 400 litri di gasolio….di contrabbando, a 1$ al litro consegnato a bordo, che ci porteranno di notte al buio proprio come i contrabbandieri….ma ne valeva la pena…

In un clima rilassato (scendere a terra dopo tanti giorni  di navigazione è stato molto utile per tutti) ci prepariamo alla…. faticata con i canederli, buon piatto di montagna, dell’Alto Adige, fatti bollire nel brodo e conditi con burro fuso: buon appetito.