domenica, Ottobre 13, 2024

La Blanquilla da “Refola” di Alessandro Nodari – seconda parte

Aggiornamento al Notiziario RTM OCEANO ATLANTICO – MAR DEI CARAIBI

Il nostro è un ancoraggio “strategico”: si trova infatti appena sotto la stazione militare, che è l’unico insediamento umano sull’isola; il portolano Cruising Guide to Venezuela and Bonarie di Chris Doyle riporta un villaggio di pescatori, che in realtà non c’è più.
Mentre tiriamo il fiato e ci accingiamo al consueto brindisi per festeggiare l’arrivo, qualcuno ci chiama sul canale 16 del VHF: nonostante Martina parli un po’ di spagnolo, facciamo fatica a capirci nella loro lingua. La comunicazione si interrompe per alcuni minuti e poco dopo una voce femminile, in inglese, ci chiede informazioni sulla barca e sul nostro programma: quanto vogliamo fermarci, dove siamo diretti, quante persone a bordo, etc. Rispondiamo a queste domande e dopo circa mezz’ora ci raggiunge una piccola lancia con cinque giovanissimi militari. In due salgono a bordo, con una pila di carte; quando chiediamo notizie della loro collega che parla inglese, apprendiamo che quella voce in realtà apparteneva al traduttore automatico del computer. Ingegnosi questi giovani! E non solo ingegnosi ma anche molto gentili e disponibili. Hanno una check-list da compilare con i nostri dati e le nostre dotazioni di bordo; elenchiamo e mostriamo tutto, ma quando nominiamo il fucile subacqueo, un arbalete a elastici, ci comunicano che in Venezuela questo attrezzo è considerato un’arma. Come tale, non può entrare nel Paese, deve essere sequestrato ed eventualmente restituito al momento dell’uscita. Inizio un pianto greco sul fatto che ci serve per pescare, che rischiamo di morire di fame, me ne invento una per colore… Disarmati dalla mia insistenza, alla fine accolgono la nostra richiesta di non censire il fucile subacqueo, come se non l’avessimo mai dichiarato.
Ci raccomandano, però, di non nominarlo mai più durante i successivi controlli in acque venezuelane, altrimenti rischierebbero di essere perseguiti per negligenza dai loro superiori.

Questo ancoraggio è contenuto nel portolano raccontato scritto da Alessandro Nodari e Liliana Sannini “Refola. Giro del mondo a tappe”.